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 2012  giugno 07 Giovedì calendario

Spaak: un set da incubo subivo scherzi terribili - Nel «Sorpasso» lei è Lilly, la figlia di Bruno, fidanzata con un uomo molto più adulto

Spaak: un set da incubo subivo scherzi terribili - Nel «Sorpasso» lei è Lilly, la figlia di Bruno, fidanzata con un uomo molto più adulto. Che cosa la interessò di quel ruolo? «Avevo letto il copione e avevo trovato la storia molto divertente, in più seppi che avrei lavorato con attori importanti, che conoscevo già, e questo naturalmente mi interessava. Avevo 17 anni, non è che potevano offrirmi parti diverse da quelle di una ragazzina». Come andò sul set? «Malissimo, soprattutto con Gassman, mi facevano scherzi tremendi... Io ero timidissima, la mattina alle 7, quando arrivavo sul set, dopo il trucco e tutto il resto, essere accolta in quel modo era molto faticoso». Che cosa le diceva? «Di tutto, mi insultava, mi chiamava troia, puttana...». E lei come reagiva? «Io non reagivo, ero paralizzata dal terrore, d’altra parte c’era tanta gente presente, il regista, gli attori, ma nessuno impediva che quella cosa accadesse. Era un’epoca diversa, il femminismo non era ancora nato, e sui set, in genere, le donne erano un’assoluta minoranza, un rapporto di tre a dieci. Molti attori si comportavano così, per esempio anche Jean-Paul Belmondo, però i suoi scherzi erano più buoni». Tipo? «Magari alla fine delle riprese prendeva il tubo dell’acqua e ti innaffiava, oppure ti metteva una puntina da disegno sulla sedia dove stavi per sederti». E con Jean-Louis Trintignant come andò? «Trintignant era una persona deliziosa, non si poteva che volergli bene, era introverso, rispettoso, un vero amico, non aveva nessuna delle caratteristiche comuni agli attori di quell’epoca». Perchè «Il sorpasso» è entrato nella storia del costume italiano? «Ha saputo cogliere la fase di un’Italia che si rialzava, alla fine del dopoguerra, e iniziava a conoscere il benessere, ad affacciarsi sul mondo della superficialità, delle sfide stupide, del pensare che si possa essere immortali. Insomma, in quel film si individuavano i pericoli e i difetti di una maniera di pensare e di vivere che poi avrebbe contagiato tutti. “Il sorpasso” era proiettato nel futuro e ne aveva intravisto il degrado». Lei lo ha mai rivisto? «No, non l’ho più rivisto, ma non rivedo mai i miei film, sarebbe come guardare le immagini di un’altra donna, preferisco vivere nel presente e nel breve futuro». [