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 2012  giugno 08 Venerdì calendario

ARTICOLI DI OGGI SUL MEMORIALE GOTTI TEDESCHI

il Fatto 8.6.12
Conflitto d’interessi
La sottile differenza tra cliente ed ex cliente
Quando uno dei maggiori penalisti su piazza, quale senza dubbio è Paola Severino, diventa ministro della Giustizia, il campo di gioco del conflitto d’interessi diventa impervio per forza di cose. E il caso Gotti Tedeschi ne è una dimostrazione esemplare. Due giorni fa l’agenzia Adnkronos faceva notare come l’ex presidente dello Ior fosse ancora difeso dallo studio Severino, per l’esattezza dall’avvocato Elisa Scaroina, nell’indagine per riciclaggio condotta dalla procura di Roma. Dettaglio imbarazzante, visto che il Guardasigilli, tra l’altro, veniva sollecitato da un’interrogazione parlamentare a valutare la correttezza dei magistrati nelle perquisizioni a casa e nello studio milanese di Ettore Gotti Tedeschi, suo cliente.
Ma c’era un’inesattezza. La stessa agenzia di stampa ieri mattina ha precisato come in effetti Paola Severino abbia sospeso ogni sua attività professionale dopo la nomina a ministro, cancellandosi dall’albo. In occasione delle perquisizioni dell’altro ieri il banchiere piacentino è stato assistito dall’avvocato Fabio Palazzo dello studio Pisapia (che sarebbe poi il sindaco di Milano).
MA PALAZZO non era mai stato il difensore di Gotti Tedeschi. È stato chiamato proprio martedì mattina, quando sono scattate le perquisizioni, e quando l’ex presidente dello Ior è stato interrogato nuovamente dai magistrati romani, quindi in veste di indagato, quindi con l’assistenza di un legale.
Agli uffici giudiziari romani fino a pochi giorni fa risultava ancora il nome di Paola Severino come difensore di Gotti Tedeschi, per la banale ragione che il ministro ha sospeso l’attività ma non lo ha notificato a tutti i titolari delle inchieste in corso su suoi clienti. È un fatto però che Palazzo, chiamato all’improvviso a occuparsi di un caso a lui ignoto, si sia rivolto proprio alla collega Scaroina per avere istruzioni e ragguagli. I legali dello studio Severino sono ancora quelli più addentro al caso, che effettivamente non aveva registrato importanti sviluppi nei sei mesi di vita del governo tecnico. E sono loro quindi a trasmettere il sapere specifico ai colleghi subentranti nella difesa di Gotti Tedeschi.
ORA È EVIDENTE che l’avvocato Severino, cancellando il suo nome dall’albo degli avvocati, ha radicalmente risolto - dal punto di vista formale - ogni ipotesi di conflitto d’interessi. Ma il mestiere del penalista-Guardasigilli è inevitabilmente complicato. Agli uffici del ministero, in via Arenula a Roma, sono state depositate le rogatorie (richieste di indagini all’estero rivolte alla magistratura di un altro Paese) connesse all’inchiesta romana per riciclaggio a carico di Gotti Tedeschi. E negli stessi uffici su cui oggi regna l’avvocato Severino stanno arrivando le rogatorie provenienti dal Vaticano per indagare in Italia sulla fuga di notizie dagli uffici della Curia e del Papa, l’intricata storia che vede al centro in questo momento proprio Gotti Tedeschi. Passaggi delicati per il Guardasigilli, forse addirittura imbarazzanti.

il Fatto 8.6.12
Lettere e note riservate: tutte le trame che infiammano Oltretevere

Veleni e inchieste, sospetti e corvi. Un vero e proprio Vati-gate. Il 10 febbraio il Fatto pubblica per la nota in tedesco sulle presunte rivelazioni dell’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, consegnata dal cardinale colombiano Dario Castrillón Hoyos al segretario del Papa, nella quale veniva ipotizzato un complotto omicidiario ai danni di Benedetto XVI. Qualche giorno prima, il 27 gennaio era uscita la lettera in cui l’ex segretario del Governatorato, monsignor Carlo Maria Viganò, denunciava furti nelle ville pontificie coperti dal direttore dei Musei Vaticani, monsignor Paolo Nicolini. Passa meno di un mese. È del 20 febbraio il memo concordato dall’ex presidente dello Ior Gotti Tedeschi con il ministro Tremonti, per attutire gli effetti sulle casse vaticane dell’offensiva europea contro le agevolazioni Ici. È stata pubblicata anche la lettera in cui l’ex direttore dell’Avvenire Dino Boffo minacciava il presidente della Cei Bagnasco di rivelare il ruolo svolto dal direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian nella pubblicazione degli articoli diffamatori nei confronti di Boffo da parte del Giornale di Feltri. Questi documenti sono riproposti, con l’aggiunta di altre carte riservate, nel libro di Gianluigi Nuzzi, di Chiarelettere.

il Fatto 8.6.12
Il riciclaggio vaticano. Le ombre sui quei 23 milioni
Gotti Tedeschi è iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione alla movimentazione sospetta di 23 milioni di euro, sequestrati nel settembre 2010 e poi restituiti allo Ior. Si tratta di operazioni ritenute dagli inquirenti di piazzale Clodio caratterizzate da omissioni punite dalle norme antiriciclaggio. Per quella vicenda è tuttora indagato anche l’allora direttore generale Paolo Cipriani.
Marco Ansaldo, Repubblica, 8.6.12
Gotti Tedeschi e il memoriale Ior "Sequestrato, non l’ho dato io" E il governo pensa alla scorta
Il banchiere ai pm: non seguivo i conti, ero al vertice
Nel pc prelevato dall’abitazione dell´economista le e-mail scambiate con il Pontefice
CITTÀ DEL VATICANO -Una scorta per Ettore Gotti Tedeschi. All´ex presidente dello Ior si sta pensando di assegnare una vigilanza armata dopo che l´economista, cacciato due settimane fa dal Consiglio di amministrazione della banca vaticana, ha detto ai magistrati che l´hanno interrogato per due giorni di temere per la propria vita.
I giudici hanno valutato come effettive le sensazioni espresse da Gotti. Già negli ultimi mesi il banchiere piacentino si era autonomamente dotato di una protezione privata. Ma ora del provvedimento si potrebbe occupare, vista la delicatezza del caso, lo stesso capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli.
Per l´ex numero uno della banca del Vaticano gli interrogatori e la lunga perquisizione non sono stati indolori. I magistrati hanno portato via un´enorme quantità di materiale. Hanno sigillato un armadio con dentro 50 faldoni. E trovato le sue e-mail personali inviate direttamente al Papa.
«Non è vero però che fra i documenti sequestrati ci fosse anche un memoriale del dottor Gotti Tedeschi – precisa il suo legale, l´avvocato Fabio Palazzo - E inoltre il mio assistito non ha consegnato spontaneamente, cioè per sua decisione, alcun materiale: i pm di Napoli e Roma hanno acquisito tale materiale attraverso un sequestro da loro disposto». Dentro vi erano degli appunti di lavoro, spiega il legale, «che contenevano elementi utili per controbattere alle accuse che gli erano state fatte quando è stato sfiduciato nel suo ruolo di presidente dello Ior».
Nell´interrogatorio condotto a Milano dal procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e dall´aggiunto Nello Rossi, Gotti ha spiegato: «Allo Ior ero una figura di vertice, non mi occupavo di conti». E sulle carte sequestrate l´avvocato Palazzo assicura che non si fa riferimento a casi di riciclaggio. Certo, dice, si parla dello Ior, di «problemi relativi ai conti, di procedure anti-riciclaggio che avrebbero consentito di entrare nella "white list", e che qualcuno aveva ostacolato o ne aveva criticato l´applicazione». Che dopo la defenestrazione dalla banca vaticana Gotti stesse preparando una contromossa a difesa della propria onorabilità, è dunque vero. Ma il destinatario del suo memoriale non erano i magistrati, ma più probabilmente i vertici del Vaticano. Emerge così, come è evidente da tempo, l´esistenza di un filo diretto di Gotti con la figura di Benedetto XVI. E lo scambio di e-mail con Benedetto XVI trovate ora a Gotti non sono una sorpresa. Il Pontefice gli aveva affidato, d´accordo con il Segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, l´obiettivo della "trasparenza", con il compito di adeguare il forziere vaticano agli standard normativi internazionali. Un mandato vissuto da Gotti Tedeschi come una vera e propria "mission".
E´ così poi maturata la determinazione di Gotti Tedeschi di cercare una sponda diretta nel Papa, reagendo al brusco siluramento e mettendolo a parte della propria verità. Parte delle carte da lui custodite sarebbero state destinate a Ratzinger, per confluire in un "memorandum" che di certo era nei suoi desideri. Gotti vorrebbe ora incontrare il Papa, in forma riservatissima. Ma c´è chi dubita che ciò possa avvenire, perché risulterebbe imbarazzante per il Pontefice.

Repubblica 8.6.12
A colloquio con Benedetto XVI tre cardinali e il segretario particolare: "Per il bene della Chiesa non emergano i dissidi"
Il Papa impone la tregua su Bertone "Ora l’unità, ma pronto a intervenire"
Sono escluse per il momento delle azioni plateali sulla Segreteria di Stato
Martedì sera prima gli incontri singoli con i porporati, poi la riunione a cinque
CITTÀ DEL VATICANO - Il Papa con Bertone. Ma solo per ora, e per ragioni tattiche. Se però le critiche dentro il Vaticano, all´interno della Chiesa italiana, e nell´opinione pubblica continueranno, allora Benedetto XVI non tarderà a far sì che l´incarico di Segretario di Stato cambi di mano.
E´ quello che è stato deciso in un incontro ristretto voluto dal Pontefice poche sere fa con un pugno di cardinali, assente Bertone, ma presente il segretario particolare del Papa, don Georg Gaenswein. Una riunione volta a sancire una tregua nelle divisioni fra Eminenze diverse e le loro cordate, a controllare il ciclone scatenato dai documenti interni diffusi sui media, e soprattutto a ricompattare le fila al vertice dell´Istituzione ecclesiastica così toccata dalla vicenda.
Gli incontri, perché in realtà sono stati più d´uno, si sono svolti la sera di martedì, due giorni dopo il successo della visita compiuta da Benedetto a Milano, ma anche dopo la bufera di polemiche esplose a livello mediatico sul cardinale Bertone. Vi hanno partecipato, all´interno del Palazzo apostolico, 3 porporati, padre Georg e, ovviamente, il Papa. Prima Joseph Ratzinger ha voluto parlare con le Eminenze uno per uno, da solo. Poi, li ha riuniti tutti e tre, alla presenza del suo segretario.
«I dissidi interni al Vaticano ci possono essere – vengono così riferite le parole del Pontefice durante la piccola seduta finale con i convenuti - però non devono emergere all´esterno. Noi dobbiamo pensare a ricompattare l´unità della Chiesa». La parola chiave del Papa è stata, anzi, questa: «Facciamo squadra per difendere la Chiesa». «Non i singoli – ha precisato ancora, guardando i suoi negli occhi – ma la Chiesa stessa». La sostanza del discorso di Ratzinger è che solo l´unione può far uscire integra l´Istituzione ecclesiastica da questo frangente difficile.
La decisione del Pontefice è, dunque, quella di riabilitare Bertone agli occhi dell´opinione pubblica, sostenendolo con più puntelli. L´ultimo in ordine di tempo: l´intervista rilasciata ieri all´Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede, dal cardinale decano Angelo Sodano. Nell´articolo, il predecessore di Bertone alla Segreteria di Stato, con il quale in passato ha avuto non pochi motivi di attrito, affermava che fra i cardinali ci sono solo normali diversità di opinione. Dichiarazioni prudenti e improntate all´unità, che si accoppiavano per nulla a caso l´altro ieri con quelle del cardinale argentino Leonardo Sandri, un´altra Eminenza di peso ma senza particolari rapporti di condivisione con Bertone.
Che cosa ha assicurato il Santo Padre ai due esperti porporati, considerati fra gli anti-bertoniani? Che presto si occuperà lui stesso della Segreteria di Stato, e che la questione verrà risolta, ma con i tempi giusti. La scelta fatta da Ratzinger dimostra, ancora una volta, quanto il Papa sia a conoscenza, soprattutto ora, della gran parte dei meccanismi che girano intorno alla vicenda, e dei suoi protagonisti. Tuttavia il Pontefice ha escluso in modo tassativo l´ipotesi di intervenire adesso, in maniera plateale, nei confronti del suo principale collaboratore, suo amico da tanti anni. Una decisione che potrebbe risultare devastante, se fatta subito, per l´immagine della Chiesa nel mondo. Se ci si arriverà, Benedetto compirà questo passo senza clamore, secondo le tradizioni consolidate dell´istituzione, a tempo debito.
Ieri sera il Papa, che ha continuato nella giornata a monitorare la situazione interna, ha celebrato messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, per la solennità del corpo e del sangue di Cristo, il Corpus Domini. Ha poi presieduto la tradizionale processione eucaristica che, percorrendo via Merulana, ha raggiunto la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Il giorno prima, nella lettera inviata ai parroci della Diocesi di Roma, il cardinale vicario Agostino Vallini aveva fatto un riferimento implicito alla vicenda dei "corvi", cioè i diffusori delle lettere segrete vaticane, scrivendo: «Rivolgo un invito particolare a partecipare numerosi a questo momento ecclesiale per ringraziare il Signore del dono inestimabile dell´eucaristia, per testimoniare pubblicamente la nostra fede e l´unità della Chiesa di Roma intorno al suo vescovo. In un momento in cui la sede di Pietro è fatta oggetto di gravi e ingiuste illazioni, che disorientano la gente, desideriamo elevare al Signore la nostra fervente preghiera per tutti, perché ci conceda il dono dell`unità e della pace».
(m.ans.)
Guido Ruotolo La Stampa 8.6.12
Gotti, il memoriale doveva essere spedito a tre fedelissimi
Oltre al Papa i destinatari erano un giornalista, un avvocato e un amico
Due pagine, il memoriale. E una risma di allegati. Di copie di mail, lettere, documentazione ritenuta importante per difendersi dai nemici interni e delle Sacre Stanze, e dalle contestazioni che il «tribunale» dello Ior, il cda, gli aveva rivolto nel processo che poi si è concluso con la sua destituzione.
Ettore Gotti Tedeschi, l’ex numero uno dello Ior defenestrato il 24 maggio, aveva paura di essere ucciso e per questo aveva consegnato una copia del memoriale alla sua segretaria, dandole indicazioni precise che nel caso in cui gli fosse accaduto qualcosa avrebbe dovuto far recapitare il materiale completo degli allegati a tre precisi indirizzi che corrispondono a quello di un giornalista, di un avvocato e di un suo amico personale. Un’altra copia, invece, era indirizzata al Pontefice attraverso il suo segretario particolare Padre Georg Gänswein.
Di certo, pochi giorni prima che fosse destituito, Ettore Gotti Tedeschi aveva chiesto udienza privata al Santo Padre (incontro che poi è saltato per ovvii motivi di opportunità). Il banchiere temeva per la sua vita perché aveva chiesto «trasparenza», perché voleva che anche la Banca Vaticana rispettasse la normativa internazionale sull’antiriciclaggio. Ma forse Gotti Tedeschi sospettava che alcuni conti anonimi e cifrati nascondessero identità di esponenti della criminalità mafiosa?
Nel carteggio telematico allegato al memoriale, vi sono anche mail scambiate con il segretario del Papa, don Georg, sul conflitto che lo contrapponeva al direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani. E con la segreteria di Stato, nelle quali ritornava e spiegava le ragioni perché si dovesse entrare nella «white list», dopo aver adottato le procedure antiriciclaggio.
Dopo i due interrogatori milanesi con la Procura di Napoli e con quella di Roma (il secondo giorno), per Ettore Gotti Tedeschi ha parlato il suo legale. Dalle indiscrezioni è emerso che lui si è difeso davanti ai magistrati ricordando di essere stato «una figura di vertice dello Ior»: «Non mi occupavo di conti».
Il suo legale, l’avvocato Fabio Palazzo, precisa che il memoriale e gli allegati sequestrati in due copie nel corso delle perquisizioni, «in realtà non sono altro che una documentata ricostruzione della bontà e della correttezza del suo operato nei tre anni di presidenza dello Ior. In questi appunti che sono stati definiti il memoriale, Gotti Tedeschi ha voluto replicare alle diverse contestazioni del cda dello Ior, alla base della sua rimozione».
L’avvocato Palazzo ricorda anche che la documentazione acquisita dalla Procura di Napoli - che a sua volta ha trasmesso ai colleghi di Roma il materiale Ior - è stata sequestrata dai carabinieri del Noe, «all’esito delle perquisizioni eseguite». E non dunque consegnate dall’ex presidente dello Ior alla magistratura. Va anche ricordato che gli investigatori hanno clonato i computer presenti nell’abitazione e negli uffici milanesi di Gotti Tedeschi.
Su tutta la documentazione Finmeccanica d’interesse della Procura di Napoli, e alla base della decisione di procedere con la perquisizione dell’abitazione piacentina e dei suoi uffici milanesi, l’avvocato Palazzo non è in grado di confermare l’avvenuto sequestro di contratti di finanziamenti da parte del Banco di Santander (di cui Gotti Tedeschi è il rappresentante in Italia) e le aziende del gruppo Finmeccanica: «In un armadio del suo ufficio - spiega il legale - sono stati sigillati 47 faldoni».
L’ex numero uno dello Ior è stato interrogato come testimone, ma essendo indagato di reato connesso dalla Procura di Roma è stato sentito alla presenza del suo legale.
La procura di Roma, infatti, gli ha contestato la violazione formale della normativa antiriciclaggio nell’ambito del fascicolo che ha portato, due anni fa, prima al sequestro e poi al dissequestro di 23 milioni di euro. Un operazione sospetto con il Credito Artigiano.
C’è poi un secondo fascicolo sempre aperto dalla Procura di Roma, che riguarda una quindicina di «operazioni sospette» di riciclaggio di denaro attraverso depositi Ior su banche italiane. In questo secondo fascicolo sarebbero coinvolti una decina di sacerdoti che avrebbero riciclato alcune centinaia di migliaia di euro. Tra loro Salvatore Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini (quest’ultimo appare anche nelle indagini sul G8) nonchè monsignor Emilio Messina.
di Fiorenza Sarzanini Corriere 8.6.12
Ior, Gotti Tedeschi voleva inviare il dossier al Papa
Ai pm le mail con Bertone e sui conti della mafia
ROMA — Aveva tre destinatari il memoriale preparato dal banchiere Ettore Gotti Tedeschi «se dovesse succedermi qualcosa». E una copia doveva arrivare al Papa attraverso monsignor Georg Gaenswein. In tutto sono circa duecento pagine: un’introduzione di due cartelle, decine e decine di mail e altri appunti inseriti tra gli allegati, alcune pagine dell’agenda personale che documentano incontri e colloqui. In quelle carte sono indicati «gli amici e i nemici» dell’ex presidente dello Ior.
Ci sono le richieste di aiuto presentate nei momenti di difficoltà a numerose persone, comprese quelle più vicine al Pontefice come monsignor Gaenswein. Ci sono i resoconti degli scontri avuti con il cardinale Tarcisio Bertone e soprattutto con il direttore generale dell’Istituto per le Opere di Religione, Paolo Cipriani. Perché anche durante l’interrogatorio con i magistrati romani — il procuratore Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Nello Rossi — Gotti ha ribadito di essere sempre stato «osteggiato perché volevo la trasparenza, soprattutto su alcuni conti». Un riferimento neanche troppo velato ad alcuni depositi «cifrati» che potrebbero essere in realtà riconducibili a esponenti della criminalità organizzata. E proprio questo spiegherebbe i timori che Gotti ha esternato prima a persone fidate e poi ai pubblici ministeri motivando la sua scelta di collaborare dopo il sequestro del memoriale: «Temo per la mia vita».
L’armadio con 47 faldoni
Dell’esistenza del memoriale Gotti aveva parlato nei giorni scorsi con alcune persone. È possibile che uno di questi telefoni fosse intercettato e che in questo modi i magistrati abbiano scoperto l’esistenza del carteggio. All’alba di martedì, quando i carabinieri del Noe sono entrati nel suo ufficio di Milano e nella sua casa di Piacenza per ordine della procura di Napoli, lo hanno sequestrato insieme ad altri documenti. Complessivamente, specifica l’avvocato Fabio Palazzo «si tratta di 47 faldoni che erano stipati in un armadio» e riguarderebbero anche le attività svolte quando era al vertice della Banca Santander, i contratti di finanziamento per le aziende del gruppo Finmeccanica, altri rapporti commerciali che passano proprio dallo Ior ma che nulla avrebbero a che vedere con il periodo durante il quale Gotti rivestiva la carica di presidente.
Quando gli viene chiesto conto del carteggio che secondo alcune indiscrezioni Gotti avrebbe addirittura voluto consegnare al Pontefice il banchiere chiarisce: «Ne avevo affidato una copia alla mia segretaria e le avevo detto che se mi fosse accaduto qualcosa avrebbe dovuto consegnarlo ad alcune persone che le avevo indicato: un mio amico, il giornalista Massimo Franco e un avvocato». Effettivamente una seconda copia viene consegnata ai carabinieri proprio dalla segretaria e Gotti esclude che in circolazione ce ne possano essere delle altre.
Lo scontro sui conti segreti
Ai magistrati romani Gotti chiarisce, come del resto aveva già fatto in passato dopo il sequestro dei 23 milioni transitati per lo Ior, che «io sono sempre stato al vertice, dunque non mi occupavo della gestione dei conti». Non nega però di non aver ottenuto risposta quando aveva chiesto di sapere a chi fossero intestati alcuni depositi che risultavano registrati in maniera cifrata. Un netto rifiuto era stato opposto dal direttore generale Cipriani «che è sempre stato contrario alla linea di trasparenza che volevo intraprendere». Il sospetto è che in realtà su quei conti ci siano soldi della mafia e proventi di altre attività illecite, comprese le tangenti pagate a politici e alti funzionari dello Stato. Ed è proprio per questo che Gotti evidentemente temeva «per la mia vita, ho paura che possano ammazzarmi».
Nell’introduzione del memoriale Gotti elenca «i passi da fare per entrare nella "White List" dell’Unione Europea» e le personalità che si oppongono. In questo contesto cita il cardinale Tarcisio Bertone, gli «altri oppositori», ma anche coloro che lo appoggiano, e allega le mail con i collaboratori di Benedetto XVI.
Molto altro si potrà scoprire analizzando il contenuto dei suoi computer. I magistrati hanno già copiato l’intero archivio informatico che sarà esaminato nei prossimi giorni alla presenza del legale e di un consulente. Poi Gotti dovrebbe essere nuovamente interrogato sia dai pubblici ministeri romani, sia dai napoletani. La sua collaborazione viene ritenuta preziosa, ma gli inquirenti appaiono convinti che i documenti consegnino elementi importanti per ricostruire numerose operazioni sospette.
Marco Lillo, il Fatto, 8.6.12
Anche al papa il memoriale Gotti Tedeschi
La guerra dello Ior e la paura di Gotti Tedeschi di essere ucciso: “Consegnate il mio memoriale a Benedetto XVI
Se mi succede qualcosa fate arrivare questo memoriale con tutte le carte allegate sulle questioni di cui mi sono occupato negli ultimi tempi al mio amico avvocato (...), al giornalista del Corriere della Sera, Massimo Franco e anche al Papa, tramite il suo segretario don Georg Ganswein. Queste erano le volontà apposte a margine del memoriale scritto da Ettore Gotti Tedeschi e trovato a Milano dai pm di Napoli. L’ex presidente dello IOR, rimosso all’improvviso dall’incarico era impaurito per la sua vita. Durante la battaglia durissima che lo aveva contrapposto alla Segreteria di Stato sulla questione della normativa anti-riciclaggio aveva consegnato alla sua segretaria una copia del memoriale con le carte più scottanti.
OLTRE all’originale, trovato in casa del banchiere a Piacenza, i Carabinieri del Noe coordinati dal capitano Pietro Raiola Pescarini, martedì hanno trovato una seconda copia nell’ufficio di Gotti Tedeschi presso la sede del Banco Santander di Milano in via Boito, a due passi dalla Scala.
I Carabinieri sono sobbalzati leggendo l’appunto: Gotti Tedeschi temeva davvero di potere essere ucciso. Lo si comprende dal livello dei destina-tari del dossier che aveva preparato per spiegare le ragioni di un’eventuale morte sospetta.
Il banchiere pensava di far conoscere all’opinione pubblica i retroscena delle lotte intestine del Vaticano mediante uno dei giornalisti più importanti del Corriere della Sera come Massimo Franco.
Il notista del principale quotidiano italiano negli ultimi tempi si era occupato a più riprese di Gotti e del Vaticano. Il giorno dopo la perquisizione era uscito sul Corriere un suo articolo nel quale si legge: “Gotti Tedeschi conosce ogni documento e i suoi avversari sanno che sa. Forse la spiegazione più plausibile è che aspetta un cenno dal Papa”.
E PROPRIO al Papa, Gotti voleva fosse consegnato il memoriale che in realtà si compone solo di due pagine più decine di fogli allegati che ne costituiscono la parte più esplosiva. Nell’introduzione sono schematizzati gli avvenimenti più delicati nei quali il banchiere aveva avuto un ruolo di protagonista o di testimone. In corrispondenza di ogni passaggio delicato, nel breve memoriale c’era un rimando a un documento o a un appunto che precisava nel dettaglio gli avvenimenti sommariamente descritti. I magistrati di Napoli hanno sequestrato nell’ufficio del Santander, oltre ai contratti dei finanziamenti elargiti dalla banca spagnola a Finmeccanica, anche un intero armadio contenente 47 faldoni, più due computer. Tutto questo materiale è stato sigillato ed è a disposizione degli inquirenti che però ne prenderanno visione solo nei prossimi giorni, alla presenza del difensore e dei suoi consulenti.
L’INCHIESTA dei pm napoletani Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio riguarda le presunte mazzette pagate secondo l’accusa (partita dalle rivelazioni dell’ex direttore centrale di Finmeccanica Lorenzo Borgogni) a Lega e Cl in occasione della vendita al governo indiano di 12 elicotteri Agusta Westland nel 2010. E per questa ragione tutte le carte che, invece, sono inerenti allo IOR, saranno trasmesse alla Procura di Roma dove è aperto dal 2010 un fascicolo che vede indagati il presidente Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani per violazione della normativa anti-riciclaggio. Da questa indagine ne è nata una seconda che vede indagati alcuni prelati per riciclaggio ma non il presidente Gotti Tedeschi. Proprio su questo secondo filone si concentrano il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Nello Rossi e il sostituto Stefano Fava. E, proprio nell’ambito di questa indagine per riciclaggio, Gotti Tedeschi sta collaborando. L’ex presidente dello IOR non aveva un ruolo operativo e infatti a lui si contesta solo la violazione minore degli obblighi formali e non i singoli episodi, puniti più pesantemente, di presunto riciclaggio. Gotti ha accettato di parlare mercoledì scorso con i pm romani che avevano la copia del memoriale e delle lettere trovati dai colleghi napoletani sul tavolo.
L’AVVOCATO Fabio Palazzo però precisa che nel memoriale “Gotti Tedeschi non fa riferimento a nessun caso di riciclaggio, ma parla di come risolvere problemi relativi ai conti, adottando adeguate procedure anti-riciclaggio, che se applicate, avrebbero consentito al Vaticano di entrare nella white list, e che qualcuno aveva ostacolato, o comunque ne aveva criticato l’applicazione”. Per il legale dell’ex presidente dello IOR “Gotti Tedeschi non era a conoscenza di nessun caso di riciclaggio”.