Giornali vari, 14 maggio 2012
Anno IX – Quattrocentoventiquattresima settimana Dal 7 al 14 maggio 2012Elezioni amministrative Le elezioni amministrative sono andate molto male per Berlusconi e Bossi e mediocremente per Bersani, che canta vittoria ma ha perso il 5% per cento sul turno precedente
Anno IX – Quattrocentoventiquattresima settimana
Dal 7 al 14 maggio 2012
Elezioni amministrative Le elezioni amministrative sono andate molto male per Berlusconi e Bossi e mediocremente per Bersani, che canta vittoria ma ha perso il 5% per cento sul turno precedente. Senza luce il risultato di Casini, che è rimasto dov’era, il vero vincitore è Beppe Grillo e il suo movimento 5 Stelle. Ha per la prima volta un sindaco (a Sarego, in provincia di Vicenza), va al ballottaggio a Parma, ha raccolto una percentuale di consensi superiore all’8 per cento. Grillo sostiene che l’anno prossimo, alle politiche, prenderà ancora di più e fa capire che potrebbe addirittura raggiungere la prima posizione. È possibile, anche se il voto di protesta puro si è sempre attestato, appunto, intorno a percentuali dell’8-9 per cento, per esempio, l’ultima volta, con i radicali, per poi inabissarsi e far perdere memoria di sé in un paio d’anni. Ma è certo che la situazione italiana è così in movimento che ogni scenario futuro è ipotizzabile.
Berlusconi In base ai dati di queste amministrative – 7 milioni di italiani che hanno rinnovato un migliaio di consigli comunali – la forza del Popolo delle Libertà si aggira intorno al 10-15%, è cioè più prossima alle percentuali della vecchia Alleanza Nazionale che a quelle della vecchia Forza Italia. Berlusconi è disperato e confuso. Giuliano Ferrara ha detto al Tg3: «Berlusconi non sa che cosa fare, non ha la minima idea di cosa fare, l’unica cosa è che ha capito di dover appoggiare il governo Monti. Non ha una strategia per le alleanze, il Pdl si è spappolato molto prima delle elezioni che hanno certificano uno sfilacciamento, ma questo si sapeva: dopo Berlusconi il Pdl è a rischio esistenziale». Per il momento si capisce questo: l’appoggio al governo non verrà meno, ma il Pdl voterà solo i provvedimenti che lo convincono, mettendosi di traverso su tutti gli altri. In caso di fiducia? Mistero. Fine anche dei vertici ABC, cioè Alfano-Bersani-Casini, che, secondo l’entourage del Cavaliere, nuocciono all’immagine del partito. È dichiarata la volontà di reimbarcare Casini, il quale – vista la deludente prova del 6-7 maggio – sarebbe ben disponibile a tornare col centro-destra. Berlusconi ha avuto forti dubbi anche sulla leadership di Alfano e ha avanzato la proposta che a candidato premier nel 2013 potrebbe essere proposta la Santanché. Ma sono tutte idee molto confuse. Il partito è spaccato sull’atteggiamento da tenere verso il governo Monti: gli ex An vorrebbero farla finita, i seguaci del senatore Pisanu dicono con il loro leader che non si può rinunciare né a Berlusconi né a Monti. La spaccatura del partito è molto probabile, senza escludere alla fine la sua dissoluzione.
Lega La Lega è uscita dalla prova del 6-7 maggio con una perdita del 50% dei voti (dati dell’Istituto Cattaneo). Mentre continuano le rivelazioni sulle malefatte della famiglia (il Trota si sarebbe andato a comprare una laurea in Albania), Maroni ha annunciato che alle prossime politiche il Carroccio potrebbe addirittura non presentarsi («per noi conta il governo della Padania, tutto il resto è un mezzo e non un fine»). Bossi, cedendo alle pressioni della moglie, vorrebbe candidarsi segretario al congresso di fine giugno, ma lo stanno convincendo a più miti consigli. I voti della Lega sono finiti soprattutto ai grillini.
Monti La forza del governo Monti è a questo punto un mistero. I partiti lo sostengono malvolentieri, perché sono certi di rimetterci in termini elettorali. Bersani ha detto che il prossimo presidente del Consiglio deve essere uno del Pd, e Matteo Renzi da Firenze gli ha gridato allora che le primarie del 2009 sono preistoria e si devono rifare. Di Pietro gira con un cartello: «Primarie di coalizione», cioè il candidato premier del centro-sinistra vuol essere lui, uomo squisitamente di destra, e di una destra populista. A Palermo la poltrona di sindaco si gioca in un ballottaggio tra presunti alleati, Leoluca Orlando dell’Idv contro Fabrizio Ferrandelli del Pd. D’altra parte, nessuno può assumersi la responsabilità di far cadere i tecnici, che nel Paese godono ancora di una buona reputazione. È praticamente tramontata l’idea di cambiare la legge elettorale con una nuova legge proporzionale: si avrebbe un effetto Grecia (vedi sotto). Idem per tutte le altre riforme di sistema: non c’è il tempo, e non c’è la voglia. Monti deve intanto giocarsi la sua partita in Europa, per tentare di allentare le strette tedesche. In Italia si tratta di fare lo slalom tra la malavoglia dei partiti e l’insipienza dei giornali, che continuano a far titoli drammatici sulla gente che si suicida per motivi economici senza far caso al fatto che i dati sui suicidi per motivi economici sono uguali o addirittura inferiori a quelli degli anni passati (statistiche delle autorità sanitarie riferite dal sociologo e specialista della materia Marzio Barbagli).
Grecia La situazione in Grecia è la seguente: tutti i tentativi di formare un governo normale sono falliti, dato l’esito frammentato del voto che non ha dato a nessuna formazione politica la forza sufficiente per far da perno a una coalizione. Mentre scriviamo si sta cercando di dar vita a un governo d’emergenza, non si sa con quali voti in Parlamento. Le nuove, eventuali elezioni del 17 giugno (probabilissime) sono guardate con terrore: vincerebbe il partito di sinistra Syryza che col premio dei 50 seggi riuscirebbe a formare un governo. Il suo leader Alexis Tsipras, un bel ragazzo di 38 anni, denuncerebbe allora gli accordi con la Trojka (Ue-Bce-Fmi) e aprirebbe un buco nelle finanze mondiali, e specialmente europee, di 200 miliardi. Uscendo dall’Europa e rimettendo in circolazione la dracma bloccherebbe del tutto le importazioni greche, un guaio non da poco dato che in questo momento la Grecia vive quasi soltanto di quello che importa. Interrogati dai sondaggisti, 70 greci su 100 dicono di non volere l’austerità e sempre 70 greci su 100 dicono di non voler uscire dall’Europa. La Grecia ha in questo momento 2,5 miliardi di euro in cassa, con i quali pagherà pensioni e stipendi degli statali fino alla fine di giugno. Il mese prossimo dovrebbe ricevere 30 miliardi, tranche dell’ultimo prestito da 130 miliardi concordato con la Trojka. Prima dovrebbe tagliare costi da 11 miliardi e mezzo. E in ogni caso, se vince Tsipras, non vedrà un euro.
Germania La sonora sconfitta dei democristiani in Nordreno-Westfalia (domenica scorsa: 26,3% dei voti contro il precedente 34,6) annuncia che anche per la Merkel si preparano tempi difficili. L’astro nascente è Hannelore Kraft, 50 anni, sposata con un figlio, che ha portato i socialdemocratici al 39,1 per cento nel Land più popoloso del Paese e potrebbe essere candidata al cancellierato nelle elezioni politiche dell’anno prossimo (ma dovrà prima sgominare i concorrenti interni della Spd). Anche qui, come in Francia, emerge una stanchezza per la politica di rigore difesa a spada tratta in campagna elettorale dal leader renano Norbert Röttgen (adesso dimissionario). Pure i tedeschi, in genere poco disponibili a capire la rabbia greca, vogliono però che si rimettano in circolazione soldi per favorire un qualche sviluppo, non importa se a rischio inflazione o moltiplicazione ulteriore del debito dei nostri figli e nipoti. I prossini vertici internazionali ci diranno se la Merkel, da questo orecchio, ha cominciato a sentirci. Senza peraltro che nessuno possa giurare sul fatto che questa sia la ricetta giusta.