Giornali vari, 30 aprile 2012
Anno IX – Quattrocentoventiduesima settimana Dal 23 al 30 aprile 2012Conviene dividere la materia di questa settimana in capitoli, peraltro tutti intrecciati tra di loro: le prossime elezioni e relativi pericoli; la cosiddetta rivolta fiscale italiana; le tasse che ci aspettano
Anno IX – Quattrocentoventiduesima settimana
Dal 23 al 30 aprile 2012
Conviene dividere la materia di questa settimana in capitoli, peraltro tutti intrecciati tra di loro: le prossime elezioni e relativi pericoli; la cosiddetta rivolta fiscale italiana; le tasse che ci aspettano.
Elezioni Domenica e lunedì prossimi si vota in Francia (presidenziali, Sarkozy contro Hollande), in Italia (amministrative), in Grecia, in Germania (regionali nello Schleswig-Holstein). L’euro corre grossi rischi, in particolare per il voto greco e per quello francese. In Grecia i partiti contrari all’euro e alla politica di austerità avrebbero una maggioranza del 60%. Queste formazioni, non si sa ancora come coalizzate, potrebbero bocciare il piano di austerità imposto da Ue-Bce-Fmi e tornare a far circolare la dracma. Conseguenze impossibili da calcolare. Analoghe preoccupazioni accompagnano il voto francese: la vittoria di Hollande, segnando forse la fine dell’asse franco-tedesco e l’abbandono della politica rigorista, potrebbero indurre i grandi fondi mondiali a tentare il colpo di grazia sull’euro, vendendo a man bassa titoli francesi, spagnoli e italiani. Anche qui è difficile disegnare i contorni di uno scenario comunque da brivido. Il voto tedesco, se marcasse una nuova sconfitta dei liberali, potrebbe indurre la Merkel a elezioni anticipate in vista di una nuova Grosse Koalition con i socialdemocratici. Sarà un caso, ma martedì 24 aprile nella Saar si è proprio formato un governo di coalizione Cdu-Spd. Si voterà poi, nel corso dell’anno, di nuovo in Germania (13 maggio, NordReno-Westfalia), quindi, a fine mese, in Irlanda (le banche tedesche hanno prestato, solo negli ultimi due anni, cento miliardi a quelle irlandesi) e poi in Francia (politiche), quindi quasi certamente in Olanda, dove gli antieuropeisti potrebbero segnare altri punti. Il capo degli antieuropeisti olandesi, cioè lo xenofobo Geert Wilders, ha commissionato un sondaggio a Londra da cui risulta che l’uscita dell’Italia dall’euro sarebbe relativamente semplice e, passato un periodo di tormenti, redditizia. Gran Bretagna, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Belgio, Olanda, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria – dodici paesi che stanno applicando le politiche di austerità – sono tutti in recessione.
Rivolta fiscale Forse è solo un effetto della campagna elettorale, dato che da noi si vota domenica e lunedì in 948 comuni (tra cui Verona, Monza, Genova, Parma, Piacenza, Lucca, L’Aquila, Taranto, Lecce, Catanzaro, Palermo), ma la Lega, benché devastata dagli scandali e dalle divisioni interne, è scesa nuovamente in campo per invitare i comuni a disdire il contratto con Equitalia e non incassare l’Imu. I lettori ricorderanno: Equitalia è l’agenzia del fisco che riscuote le tasse e perseguita chi è scoperto in fallo. Relativamente all’Imu, Equitalia dovrebbe dividere i soldi incassati a metà tra Stato e Comuni, ripartizione che i sindaci contestano alla radice reclamando per sé tutto l’importo disponibile. Dicono che requisendo la metà della cifra lo Stato mette in pericolo servizi per 585 milioni. In ogni caso, all’appello di Maroni, promotore di un Lega Unita Day a Zanica in provincia di Bergamo, hanno risposto 500 sindaci del Carroccio, due dei quali (quelli di Morazzone e di Calalzo) hanno già disdetto il contratto con Equitalia. Si sono schierati contro lo Stato anche 40 sindaci del Pavese, 131 della Basilicata, 377 della Sardegna e, in Sicilia, il comune di Agrigento. Milano, pur dissentendo dalla rivolta fiscale, tentenna. Il sindaco Pisapia ha detto: «Se su battaglie giuste ci sono possibilità di azione, credo sia dovere di un amministratore perseguirle».
Imu Ci aspetta in effetti una sequenza di tasse piuttosto impressionante, caricata oltre tutto dalle addizionali comunali e regionali che, da sole, valgono – secondo calcoli della Uil – più di duemila euro l’anno a famiglia, l’equivalente cioè di una tredicesima. La prima di queste tasse è proprio la tanto contestata Imu, o Imposta Municipale Unica, con la quale si sono sostituite l’Ici, abolita da Berlusconi, e altri balzelli locali. Il calcolo di questa Imu è talmente complesso che lo stesso governo ha deciso di procedere a un incasso progressivo, un primo versamento computato all’incirca sulla vecchia Ici e due o tre rate successive a partire da Natale. I comuni protestano anche per questa rateizzazione, che ritarda l’arrivo dei fondi. All’Imu propriamente detta va aggiunta anche una Imu-bis, applicata per ora solo da 20 comuni, e destinata alla costruzione di un’opera pubblica: si tratta di un’addizionale dello 0,5 per mille da applicare alla prima Imu, cioè alla rendita catastale rivalutata. Se il Comune, alla fine dei dieci anni, non avrà ancora costruito l’immobile, la tassa dovrà essere restituita.
Altre addizionali I comuni possono comunque rifarsi, almeno parzialmente, della mano severa dello Stato applicando addizionali o tasse anche sull’Irpef, sui rifiuti, sul soggiorno negli alberghi cittadini, sull’Rc Auto. Sull’Irpef (cioè la nostra dichiarazione dei redditi) possono imporre un di più sia i Comuni che le Regioni. L’addizionale comunale vale mediamente 157 euro l’anno, è stata sbloccata da Tremonti, viene applicata al momento da 341 comuni, otto dei quali città capoluogo. I 341 comuni diventeranno naturalmente molti di più dopo le elezioni (c’è tempo per deliberare fino al 30 giugno). L’aliquota più alta – lo 0,9 per cento – è quella di Roma (Alemanno, per inciso, è contrario alla rivolta fiscale). Il gettito previsto per questa addizionale è di 3,4 miliardi.
Sulla nostra dichiarazione dei redditi possono intervenire anche le Regioni, come ammesso da Berlusconi e confermato, con rincaro, da Monti, che ha portato l’addizionale all’1,23 per cento. Mediamente dovremo sborsare altri 371 euro l’anno, per un incasso complessivo di 11 miliardi, di cui 2,4 miliardi da attribuire alla decisione del governo in carica (76 euro a testa). Ne abbiamo già sentito gli effetti nelle buste paga di gennaio e febbraio, ma a maggio c’è una verifica sui conti della Sanità e questo potrebbe portare a un incremento dello 0,3 per cento, che è già stato applicato in Campania, Molise e Calabria.
Rc Auto L’addizionale sull’assicurazione della macchina va a beneficio delle Province, quell’ente che anche l’Unione Europea ci ha invitato a colpire («accorpatele!»). C’è già una tassa del 12,5 per cento su ogni contratto Rc Auto, ma le Province possono aumentarla di un altro 3,5 per cento, occasione che, dal 2010 a oggi, non si sono lasciate sfuggire 68 province su 90 (34 si sono aggiunte quest’anno). Napoli, Bari, Potenza, Torino – tra le altre - hanno adottato l’addizionale massima. Questa addizionale costa in media 133 euro ad automobilista e dà un gettito di 1,8 miliardi. Rappresenta da sola il 40,9 per cento delle entrate di tutte le Province. Altro guaio: una parte di questa tassa (40 euro) non è deducibile perché destinata al Servizio Sanitario nazionale (il Servizio Sanitario Nazionale ci costa ogni anno intorno ai 180 miliardi).
Soggiorno e rifiuti Chi va in vacanza potrà trovarsi sul conto dell’albergo un di più di 5 euro, la tassa di soggiorno reintrodotta da Tremonti (la tassa di soggiorno è stata una riscoperta, venne adottata per la prima volta nel 1910). Non tutti applicano la tariffa massima: a Firenze si paga 1 euro a notte (anche in campeggio), a Ragusa 1 euro anche negli agriturismi (perquisiti nel week end dal fisco), a Genova l’euro si versa anche nei Bed & Breakfast. Il gettito complessivo dovrebbe essere di 1,2 miliardi (22 euro a testa a settimana, ma in un cinquestelle di Venezia o Firenze anche 35 euro). C’è infine la tassa sui rifiuti, le cui cartelle stanno arrivando in questi giorni. In 12 comuni sono già stati annunciati aumenti (tra questi Milano, dove dicono però che la tassa non si toccava dal 2002), altri rincari sono previsti a Torino, Siracusa, Bari, Latina.