Raffaele Mastrolonardo, Wired giugno 2012, 7 giugno 2012
Expo 2015. Il contagio smart avrà il suo culmine a Milano? – LA STRATEGIA C’È, l’execution, come si dice in azienda, è in buo- ne mani
Expo 2015. Il contagio smart avrà il suo culmine a Milano? – LA STRATEGIA C’È, l’execution, come si dice in azienda, è in buo- ne mani. La prima si articola in due parole: smart city. Per la se- conda la chiave sono i partner adatti. Entrambe sono affidate a Valerio Zingarelli, 58 anni, attuale "chief technology officer" di Expo 2015 (expo2015.org), già padre della rete mobile di Omnitel e Vodafone. È a lui che nel maggio 2011 la manifestazione milanese, fin lì guidata da Lucio Stanca e ora in mano a Giuseppe Sala, si è rivolta come architetto tecnologico. Ed è a Zingarelli che si deve la più definita intuizione progettuale della manifestazione: trasformare l’area espositiva dell’Expo, 110 ettari nei comuni di Rho e Pero, in una cittadina intelligente per mostrare, in linea con il tema dell’evento (Nutrire il pianeta, energia per la vita), come rendere più sostenibili e vivibili le nostre città. Un anno dopo l’insediamento del manager, quella che sta prendendo forma sulla carta è una piccola utopia ultratech che sarà caratterizzata da reti capillari (80 chilometri di fibra, antenne wi-fi ogni 20 metri), banda larghissima (fino a 100 Mbps) e sensori pervasivi ed è destinata a diventare parte permanente di Milano. L’alta tecnologia abiliterà servizi come la telemedicina o [’assistenza ai disabili trami- te realtà aumentata e i 140 mila visitatori giornalieri previsti passeggieranno in ciò che potrebbe arrivare un giorno nei loro quartieri. Magari proprio a partire da Milano che vanta un’estesa rete di fibra ottica e nel cui sistema Expo dovrebbe portare - stime del governo - 11 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati (1,4 solo per le infrastrutture dell’area espositiva). Perché questa utopia diventi realtà non guasta che sulle metropoli intelligenti siano previsti finanziamenti europei per diversi miliardi nei prossimi 10 anni. A rendere "smart" il borgo dell’esposizione universale ci penseranno anche le tasche di Cisco (40 milioni di investimenti), Telecom Italia (42 milioni), Accenture (38 milioni), Enel (circa 30 milioni). A questi partner, oltre al rapporto con 20 milioni di visitatori e un miliardo di spettatori virtuali, sarà concesso qualche privilegio per attirare l’investimento. Per esempio, le sim-card evolute che funzioneranno anche da biglietto elettronico e da carta dei servizi saranno utilizzabili solo da abbonati Tim. Analogamente, i pagamenti wireless potranno essere effettuati solo dai clienti del circuito di carta di credito che si aggiudicherà l’esclusiva. «Motivi di business case», come li definisce Zingarelli, per sperimentare la tecnologià sul campo. Intanto altri colossi sono sull’uscio. Tra questi «un gigante del software e del gaming» per la piattaforma digitale e la promozione dell’evento su console e un vender internazionale per i terminali Android che, insieme agli occhiali per la realtà aumentata, verranno con- segnati ai visitatori. A partire da queste premesse economiche la cittadina intelligente promette sostenibilità smart grid, zero code, navette elettriche che si alimentano in movimento, braccialetti che misurano lo stato di salute del visitatore, identificazione biometrica a prova di travestimento, muri che ci riconoscono e sanno pure cosa dirci, telepresenza con ologrammi per passeggiare con un amico dall’altra parte del mondo. Alcuni osservano che si tratta di una concezione molto ingegneristica e poco partecipativa della città evoluta. «Expo 2015 è un’occasione per le smart city; andrebbe però sperimentato e osservato in loco non solo il funzionamento delle tecnologie, ma soprattutto il comportamento dei visitatori. Non solo dimostratore tecnologico, ma living lab», commenta Andrea Granelli, autore del libro Città intelligenti? Per una via italiana alle smart cities, in uscita in questi giorni. Zingarelli guarda oltre, a un borgo hi-tech che serva da stimolo per un’Italia che arranca. «Immaginiamo un abilitatore di opportunità per l’industria nostrana ormai ferma». A tal fine sono stati pre- disposti dei progetti targati Expo che coinvolgeranno amministrazioni locali, Milano in primis, e partner ict per esportare le soluzioni messe a punto sotto la Madonnina (scuola intelligente, tecnologie per disabili e salute). La speranza è attingere al miliardo di euro di finanziamenti sulle smart city del Miur, per contaminare tutto il paese: «Queste tecnologie possono venire trasferite subito se si creano le condizioni, per esempio, la banda larga». Gli scettici sorridono. Ma intanto strategia ed execution sono in buone mani. Ed è già molto. Basta ricordarsi dove eravamo solo due anni fa.