Francesco De Dominicis, Libero 6/6/2012, 6 giugno 2012
MARIO CONFESSA: STAVO CON I «NEMICI»
Per dietrologi e complottisti è l’apoteosi. Alla base delle anomale bocciature rifilate dalle agenzie di rating all’Italia, quelle finite sotto la lente della procura di Trani, ci sarebbe la manina del premier Mario Monti. Insomma sarebbe riconducibile all’attuale inquilino di palazzo Chigi il disegno internazionale che, partito nel 2010 dagli Stati Uniti, sede delle tre sorelle Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s, è stato completato a Roma a novembre scorso. E l’obiettivo, in qualche modo, è stato centrato: fare fuori l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi facendo leva proprio sulla pressione dei mercati internazionali. Tutto (o quasi) pure grazie a Monti che per un certo periodo ha fatto parte di un alto organismo di Moody’s. Come dire che stava con i nemici. Il diretto interessato nega tutto. Sta di fatto che la bomba rimbalzava da qualche giorno e ieri è deflagrata. Un po’per merito di alcuni blog indipendenti. E poi grazie alla gran cassa di Dagospia oltre che del sito di questo quotidiano. Tutto nasce dal curriculum di Monti pubblicato sul web dell’Università di New York: lì si dice che il Primo ministro siederebbe tuttora nel Senior european advisory council di Moody’s. Apriti cielo. La bufera si è immediatamente abbattuta su palazzo Chigi. Il premier, in evidente imbarazzo e incalzato da Libero, ha affidato a una nota ufficiale la sua spiegazione. E mai come stavolta si tratta di una excusatio petita, eccome. L’accusa, del resto, è pesante. Sarebbe stato Monti a tagliare il rating dell’Italia in modo da favorire le dimissioni del Cavaliere e consentire, quindi, il suo approdo al Governo. Un quadro inquietante che, secondo qualcuno, avrebbe potuto portare addirittura all’iscrizione dello stesso Monti nel registro degli indagati a Trani. C’è da dire che il piemme Michele Ruggiero non è un pavido: giusto ieri ha messo sotto inchiesta la sede newyorkese di S&P, nell’ambito di uno dei due filoni d’indagine volta a fare luce sul meccanismo dei giudizi sui conti pubblici del nostro Paese. Tra le ipotesi c’è la manipolazione del mercato. Il professore della Bocconi si è messo in trincea. Secondola nota ufficiale di palazzo Chigi, Monti ha fatto parte di quell’organismo di Moody’s solo dal 2005 al 2009. Come dire che l’addio è avvenuto in tempi non sospetti. E comunque quel board sarebbe un salotto più o meno insignificante: la presenza nel direttivo «comportava la partecipazione a due-tre riunioni» l’anno per «scambi di vedute su integrazione europea e politica economica della Ue e non la valutazione, neppure indiretta, di stati o imprese». Difficile credere che l’ex commissario Ue si incontrasse con personaggi del calibro di Hans Tietmeyer (ex presidente Bundesbank) o Francis Mer (ex ministro francese) di fatto per prendere il tè. Monti si dichiara estraneo alle manovre delle agenzie di rating. E in ogni caso, dice palazzo Chigi, quella consulenza sarebbe nota da un pezzo. Peccato che il curriculum del premier sul sito del Governo riporti solo la data di nascita (marzo 1943) e quella di nomina a senatore a vita (novembre 2011). Una scelta di «sintesi» che non sembra casuale. Oltre al ruolo in Moody’s (oscurato pure sul sito della Bocconi), a esempio, non vengono pubblicizzati altri incarichi “scomodi”, come quello nella banca d’affari americana Goldman Sachs o alla Coca Cola. La faccenda è poco chiara. Il giallo resta. Ottenere spiegazioni da Moody’s ieri è stato impossibile, visto che tutto lo staff della comunicazione risulta «out of office», fuori ufficio: in vacanza o giù di lì. Non resta che aspettare gli sviluppi di Trani. twitter@DeDominicisF