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 2012  giugno 07 Giovedì calendario

ARTICOLI SUL MEMORIALE DI GOTTI TEDESCHI

Guido Ruotolo, La Stampa 7.6.12
Ior, il memoriale di Gotti fa tremare il Vaticano
Sequestrato durante la perquisizione dai pm che indagano su Finmeccanica
Tra documenti, mail e lettere anche i nomi dei porporati protagonisti della guerra
In alcune conversazioni il banchiere esprime paura: «Temo di essere ucciso»

Ettore Gotti Tedeschi ieri è stato sentito a lungo dai pm di Roma e Napoli

Un imprevisto, un colpo di acceleratore, una perquisizione che produce risultati inaspettati. L’inchiesta sulle mazzette internazionali di Finmeccanica si ritrova a una svolta mentre si apre uno scenario inedito nella storia della Banca Vaticana, lo Ior. Il suo ex presidente, Ettore Gotti Tedeschi, per il secondo giorno consecutivo viene sentito a Milano dai pm napoletani Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock - ma da ieri anche dal procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e dall’aggiunto Nello Rossi (che indagano su una ipotesi di riciclaggio dello Ior) - per spiegare quel suo memoriale sequestrato dal Noe dei carabinieri, che ricostruisce gli ultimi tre anni di vita dello Ior e i contrasti interni alle Sacre Stanze.
E naturalmente per precisare i suoi rapporti con l’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, e quei contratti di finanaziamento del Banco di Santander - di cui lui è rappresentante in Italia con diverse aziende del gruppo Finmeccanica.
La scoperta del memoriale sullo Ior rappresenta sicuramente una clamorosa novità. E ieri sera, la Procura di Napoli ha trasmesso ai colleghi di Roma che indagano dal 2010 sullo Ior per riciclaggio, tutta la documentazione trovata a casa e negli uffici di Gotti Tedeschi che ha a che fare con la Banca Vaticana. Il banchiere avrebbe così deciso di collaborare con l’autorità giudiziaria italiana, temendo addirittura per la sua vita, come sarebbe emerso anche dalle diverse sue conversazioni telefoniche intercettate.
Il memoriale, dunque, è una cronistoria ragionata degli avvenimenti che il banchiere ha vissuto a partire dal 2009, da quando è diventato il Presidente dello Ior, fino agli ultimi giorni di maggio, quelli della sua defenestrazione.
Nei passaggi più controversi, tornanti di quel tormentato rapporto che lo ha visto al centro di contestazioni interne, Gotti Tedeschi ha allegato al memoriale documenti, mail, lettere a sostegno della sua ricostruzione dei fatti.
Una voluminosa documentazione, arricchita da un capitolo che riguarda personalità politiche della storia recente italiana. E tra gli atti sequestrati dalla Procura di Napoli e trasferiti a quella di Roma vi sarebbe anche un carteggio tra il banchiere e Sua Santità, Papa Ratinzger.
Non fa mistero, Gotti Tedeschi della guerra intestina e fratricida tra i diversi schieramenti interni al Vaticano. Una lotta per la «trasparenza» che lo avrebbe visto contrapposto al Segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Nelle sue memorie, Gotti Tedeschi avrebbe indicato anche i nomi dei diversi porporati che si sono schierati in questa guerra interna. Ma soprattuto si sarebbe soffermato sul conflitto con il direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani, uomo di fiducia del cardinale Bertone.
Non sono solo spunti di ricostruzione storica di un clima, quelli indicati nel suo memoriale: l’ex numero uno dello Ior potrebbe aver fatto riferimento a episodi che si prestano a essere approfonditi come indizi di reato. Del resto Roma sta indagando l’ex presidente dello Ior Gotti Tedeschi per riciclaggio, perché sarebbero state segnalate dalle autorità finanziarie, almeno quindici operazioni sospette che vedrebbero coinvolta la Banca Vaticana.
Proprio nel 2010, il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, ha sequestrato 23 milioni di euro provenienti da un’operazione «sospetta» partita da un conto del Credito Artigiano. Soldi poi restituiti quando lo Ior si è impegnato a rispettare l’obbligo della tracciabilità dei conti (che si è pero rimangiato nel gennaio scorso). L’interrogatorio di ieri a Milano è stato «congiunto», fanno sapere gli inquirenti. Insomma, tra le procure di Roma e Napoli non c’è stato e non c’è alcun contrasto. E il fatto che Napoli abbia ritenuto di dover trasmettere a Roma gli atti che riguardavano lo Ior ne è una dimostrazione.
E, dunque, da quello che trapela, nelle perquisizioni dell’altro giorno gli investigatori del Noe dei carabinieri hanno trovato nella disponibilità di Gotti Tedeschi contratti bancari per centinaia di migliaia di euro di finanziamenti da parte del Banco di Santander - di cui l’ex presidente dello Ior è il rappresentante in Italia - nei confronti di società del gruppo Finmeccanica, come Ansaldo-Breda di Napoli o Agusta Westland.
Contratti con commissioni corrisposte che potrebbero nascondere pagamenti illeciti che la Procura di Napoli vuole verificare. Va precisato che Gotti Tedeschi ha solo svolto il compito di mettere in contatto i vertici del Banco di Santander con i rappresentanti delle diverse società di Finmeccanica. "La somma sequestrata nel 2010 23 allo Ior dalla Procura di Roma. Nel provvedimento, il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, motivava la decisione spiegando che si trattava di fondi provenienti milioni da un’operazione poco trasparente partita da un conto Credito Artigiano. di euro La somma è poi stata restituita, ma nel frattempo l’inchiesta è andata avanti"

Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini, Corriere 7.6.12
«Ecco i miei nemici in Vaticano» Dossier di Gotti Tedeschi ai pm
Memoriale sugli anni allo Ior: prove di illeciti e nomi di politici e prelati

NAPOLI — Adesso il banchiere Ettore Gotti Tedeschi collabora con i magistrati. E consegna un memoriale sui due anni e mezzo trascorsi al vertice dello Ior, l’Istituto Opere Religiose del Vaticano che è stato costretto ad abbandonare dieci giorni fa. Lettere e documenti che possono portare l’indagine verso clamorosi sviluppi e avere effetti devastanti proprio sugli equilibri della Santa Sede. Anche perché un intero capitolo è dedicato ai «nemici interni», coloro che tra settembre 2009 e maggio 2012 avrebbero fatto di tutto per convincerlo a lasciare la poltrona. Alti prelati e personaggi esterni al Vaticano di fronte ai quali Gotti Tedeschi avrebbe rivendicato il rapporto privilegiato con il Pontefice con il quale aveva uno scambio epistolare di cui sono state trovate ampie tracce. Non solo. Le verifiche riguardano anche il suo ruolo di vertice presso il banco Santander e i rapporti dell’Istituto di credito spagnolo con le aziende del gruppo Finmeccanica. Sono state infatti trovate copie dei contratti e dei finanziamenti ottenuti, ma soprattutto la lista delle «commissioni» che — questo è il sospetto — potrebbero nascondere il pagamento di tangenti.
Lettere e mail
con politici e prelati
Per comprendere la portata di quanto sta accadendo bisogna tornare a due giorni fa, quando i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico perquisiscono la casa di Piacenza e lo studio di Milano del banchiere, su delega della procura di Napoli. Cercano documenti che Gotti Tedeschi custodirebbe per conto dell’amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi. In realtà le carte «interessanti» sono centinaia, interi faldoni che riguardano gli affari conclusi nelle segrete stanze vaticane. «Gotti Tedeschi non è indagato — precisano il procuratore Sandro Pennasilico e l’aggiunto Francesco Greco — e non c’è alcun interesse che riguardi operazioni di riciclaggio effettuate su conti dello Ior». La documentazione trovata mostra però con evidenza come il banchiere abbia conservato atti che provano numerose operazioni illecite e come si sia cercato di occultare gli elementi compromettenti. Ci sono annotazioni sugli interventi diretti di alti prelati, faccendieri e influenti politici italiani; le mail che il banchiere ha inviato e ricevuto quando si poneva il problema di collaborare con la magistratura di Roma; le lettere che riguardano la gestione di numerosi conti correnti sui quali è transitato denaro di dubbia provenienza.
«Temo per la mia vita», conferma il banchiere ai magistrati. Poi accetta di rispondere alle loro domande. La procura di Napoli non ha però competenza su questa parte d’indagine. L’interrogatorio viene interrotto. A Milano volano il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Nello Rossi. Ieri pomeriggio riprende la verbalizzazione. E il banchiere mostra di voler collaborare, iniziando a ricostruire questi ultimi due anni e mezzo e allegando a ogni pagina del memoriale le missive che spiegano con chi avesse gestito e discusso ogni questione. Spiega che può soffermarsi sulle «pressioni» ricevute, ma anche sugli attacchi respinti. È soltanto il primo appuntamento con i magistrati, altri ne seguiranno anche tenendo conto che con i pubblici ministeri romani una collaborazione — sia pur non in maniera così formale — sarebbe già stata avviata nei mesi scorsi.
I contratti
di Ansaldo e Agusta
Il banchiere avrebbe mostrato disponibilità a chiarire anche i contenuti della documentazione che riguarda Finmeccanica. Orsi definisce «farneticante l’ipotesi che possa aver dato documenti a Gotti e quindi che abbia utilizzato la sua amicizia per motivi impropri», ma i magistrati sono convinti che un «passaggio» ci sia stato e che sia documentato da alcune conversazioni e scambio di mail ed sms tra i due. In ogni caso l’attenzione si è concentrata sui documenti relativi ai rapporti con Santander e soprattutto a quelle «commissioni» che potrebbero celare ben altri interessi. Potrebbe infatti trattarsi di provvigioni mascherate, proprio come sarebbe accaduto in occasione della vendita dei 12 elicotteri da parte di Agusta Westland al governo indiano, almeno secondo quanto racconta l’ex responsabile dei rapporti istituzionali della holding Lorenzo Borgogni. Nuovi atti sugli affari esteri del gruppo e sul ruolo di intermediario del faccendiere Walter Lavitola — tuttora detenuto nel carcere di Poggioreale — con le autorità di Panama sono stati consegnati ai pubblici ministeri di Napoli dai colleghi milanesi che hanno chiesto e ottenuto l’arresto dell’ex presidente della Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini. In particolare si tratterebbe dell’appalto vinto nel 2009 da Impregilo per la realizzazione di un sistema di chiuse del piano di ampliamento del canale.

M.Antonietta Calabrò , Corriere 7.6.12
Le carte di Gotti Tedeschi con politici e alti prelati
«Fughe di notizie, la Santa Sede è sotto ricatto» Padre Lombardi: «Minacce di altre pubblicazioni»
Nuovo interrogatorio per il maggiordomo del Papa
Il banchiere Ettore Gotti Tedeschi ha consegnato ai magistrati un memoriale sui due anni e mezzo trascorsi al vertice dello Ior: documenti che possono portare l’indagine verso clamorosi sviluppi e avere effetti sugli equilibri della Santa Sede. Un capitolo è dedicato ai «nemici interni»: alti prelati e personaggi esterni al Vaticano.

ROMA — Un secondo lungo interrogatorio formale per Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa agli arresti perché accusato di essere il Corvo all’origine di Vatileaks, si è svolto ieri davanti al giudice istruttore Piero Bonnet e al promotore di giustizia Nicola Picardi, assistito dai suoi difensori, Carlo Fusco e Cristiana Arrù. Mentre il Vaticano — sono parole del portavoce della Sala stampa Vaticana, padre Federico Lombardi — si sente «sotto ricatto», soprattutto dopo gli ultimi documenti pubblicati domenica scorsa. Facendo il punto sulla fuga di notizie e riferendosi alle ultime lettere consegnate sbianchettate e firmate dal segretario personale del Papa, monsignor Georg Gänswein, di cui un corvo minaccia la pubblicazione integrale, se non venisse fatta piena pulizia, padre Lombardi ha sottolineato che «non costituivano dei dolci consigli». «È una minaccia grave», ha continuato, anche se il «Papa e la curia non sono in affanno e disorientamento». «Usare la parola ricatto per definirla mi sembra comprensibile. Siamo praticamente arrivati ad una situazione di minaccia, del tipo di un ricatto. Se uno ti dice "se non procedete a dimettere queste persone noi pubblicheremo altre cose molto gravi", credo che la parola ricatto sia comprensibile e plausibilmente utilizzata da una persona che fa commenti». Ma ha aggiunto: «Non vorrei fosse "ufficializzata" come posizione della Santa Sede».
Le affermazioni di padre Lombardi hanno ripreso in sostanza un editoriale firmato l’altro ieri dal gesuita Bernd Hagenkord, capo della redazione tedesca di Radio vaticana. Questo «non è più giornalismo, questo è un ricatto, che fa parte di un gioco di potere che imperversa attorno al Vaticano». Nell’editoriale si afferma inoltre che «al più tardi questo fine settimana è divenuto chiaro che la mediatizzazione appartiene alla storia di Vatileaks. I burattinai probabilmente neppure siedono in Vaticano». Proprio nel giorno in cui importanti cardinali (dal decano Angelo Sodano a Leonardo Sandri) hanno negato qualsiasi divisione tra i porporati.
Oggi non sarà svolta istruttoria perché in Vaticano è giorno festivo per la solennità del Corpus Domini. Semmai, se lo vorrà, Gabriele potrà essere accompagnato (senza manette) ad assistere alla Messa in una delle chiese che ci sono all’interno del piccolo Stato, come è già avvenuto domenica. E potrà, se lo vorrà, vedere di nuovo la moglie. Nella sua cella inoltre può leggere i giornali (niente tv). In base alle norme vaticane, Gabriele può restare in custodia preventiva fino a un massimo di cento giorni.
I magistrati vogliono la verità da lui, che è l’unico indagato. Le domande sono state molte. Ci si chiede, ad esempio, se è stato lui ad apparire in tv (camuffato) durante la trasmissione Gli Intoccabili di Gianluigi Nuzzi (autore del libro Sua Santità), o se conosce la persona che si è autoaccusata in tv di essere il Corvo. Se conosce direttamente o indirettamente un altro presunto corvo da cui sembrano essere state consegnate le due lettere più recenti. La fuoriuscita di notizie è iniziata a gennaio e la vicenda ha avuto un’improvvisa accelerazione la settimana scorsa quando, nello spazio di pochi giorni, il presidente della banca vaticana Ettore Gotti Tedeschi è stato destituito, Gabriele arrestato, e pubblicato il libro di Nuzzi (con documenti su casi di corruzione in Vaticano, rivalità tra i cardinali e scontri sul management dello Ior).

Marco Lillo, il Fatto 7.6.12
Il memoriale Gotti Tedeschi “Vogliono uccidermi”
In casa dell’ex presidente dello Ior, carabinieri e pm trovano un dossier-bomba riservato agli amici: “Se mi ammazzano, qui ho scritto il perché. In Vaticano ho visto cose da aver paura”


Ettore Gotti Tedeschi temeva di essere ucciso e aveva preparato - come polizza sulla vita - un memoriale sui i segreti dello IOR. L’ex presidente della cosiddetta banca vaticana, dal settembre 2009 al maggio 2012, aveva consegnato un paio di esemplari del dossier agli amici più fidati, con una postilla a voce: “Se mi ammazzano, qui dentro c’è la ragione della mia morte”. Martedì scorso, una copia del dossier sullo IOR è stata trovata dagli uomini del capitano Pietro Raiola Pescarini, il comandante del Nucleo Operativo del NOE, quando i Carabinieri dell’ambiente hanno perquisito l’abitazione di Gotti su delega della Procura di Napoli. Proprio per approfondire il contenuto del dossier sullo IOR ieri sono decollati alla volta di Milano i vertici della Procura di Roma. I quattro pm, Giuseppe Pignatone e Nello Rossi di Roma, Henry J. Woodcock e Vincenzo Piscitelli di Napoli, hanno interrogato per tre ore e mezza l’ex presidente dello IOR, visibilmente impressionato dalle informazioni raccolte dagli investigatori, anche grazie alle intercettazioni. Padre Georg e Bertone I pm sono in possesso persino di conversazioni che riguardano il segretario del Papa, Georg Ganswein e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, su argomenti delicatissimi. Inoltre a casa di Gotti Tedeschi sono stati trovati una serie di dossier su personaggi importanti che potrebbero avere avuto rapporti con il banchiere e con lo IOR. Centinaia di pagine che sono state fotocopiate, nome per nome, dossier per dossier, e consegnate ai pm romani. Al termine di questo primo interrogatorio, che si è tenuto nella caserma del NOE immersa nel verde di via Pasuvio, alla periferia di Milano, concluso alle 18 anche per la stanchezza di Gotti Tedeschi, i magistrati si sono aggiornati a nuovi separati appuntamenti con il banchiere nella veste di indagato a Roma e di testimone a Napoli. I pm di Roma hanno preso le carte attinenti alla loro indagine sulla violazione formale delle norme antiriciclaggio da parte dello IOR che sonnecchiava da un anno e mezzo, dopo il dissequestro di 23 milioni dello IOR, e che sembrava destinata all’archiviazione, per Ettore Gotti Tedeschi. La svolta è arrivata dopo le perquisizioni ordinate all’insaputa della Procura di Roma che indagava sullo IOR dal 2010. Dopo l’interrogatorio di martedì condotto dai pm di Napoli (che dovrebbero indagare su Finmeccanica) era montata una certa “sorpresa” dei titolari dell’inchiesta romana, il procuratore aggiunto Nello Rossi e il sostituto Stefano Rocco Fava. Una serie di telefonate tra due magistrati di grande esperienza come il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il reggente della Procura di Napoli, Alessandro Pennasilico, avevano stemperato gli animi. Martedì sera è stato organizzato un interrogatorio congiunto di Gotti Tedeschi nella veste di indagato alla presenza del suo avvocato. Le carte trovate a casa di Gotti sono considerate di grande rilievo investigativo. Non capita tutti i giorni che un procuratore capo di Roma, per di più protetto con il massimo grado di allerta per le sue inchieste a Palermo e Reggio, si sposti in aereo dalla sera alla mattina. E non capita tutti i giorni che si faccia accompagnare dal comandante del Noe dei Carabinieri, il colonnello Sergio De Caprio, alias Ultimo. Così (insieme con Nello Rossi) il procuratore che ha arrestato Provenzano e il carabiniere che ha messo i ceppi a Riina, sono volati a Milano per interrogare, non Matteo Messina Denaro, ma l’ex banchiere del Papa. L’odore dei soldi Un risultato inatteso dell’azione dei pm partenopei Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio che ex ante cercavano le prove del riciclaggio della presunta mazzetta da 10 milioni di euro, in ipotesi girata dal presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi alla Lega Nord e a Cl in occasione della vendita da 560 milioni di 12 elicotteri della controllata Agusta-Westland, al Governo Indiano. Le carte sullo IOR sono emerse a sorpresa inseguendo questa mega-tangente, negata dai protagonisti, che per ora esiste solo nei racconti dell’ex direttore centrale Finmeccanica Lorenzo Borgogni. Indagando su Orsi, i pm napoletani si sono imbattuti nei primi mesi dell’anno nel suo amico Gotti Tedeschi che proprio in quel momento era al centro di uno scontro di potere epocale all’ìnterno del Vaticano. Se Orsi confidava a Gotti Tedeschi i suoi problemi con le inchieste giudiziarie, l’amico banchiere aveva problemi ben maggiori all’interno del Vaticano. Nelle sue lunghe conversazioni di questi giorni con gli amici Gotti Tedeschi aveva confidato di avere scoperto in Vaticano cose di cui aver paura. Stimava sempre il Papa ma si fidava ormai di pochissime persone Oltretevere, come il presidente dell’AIF, l’Autorità Antiriciclaggio con la quale aveva cercato di fare sponda per aprire gli archivi segreti dello IOR, il Cardinale Attilio Nicora. E poi il segretario del Papa George Ganswein, al quale cercava di spiegare perché la linea del segretario di stato Tarcisio Bertone, contraria ad aprire all’autorità giudiziaria italiana i segreti dei conti IOR, fosse miope e sbagliata. “Se seguiamo la linea di Bertone, non usciremo mai dalla black list”, spiegava ai suoi interlocutori Gotti Tedeschi, aggiungendo che forse era proprio quello che volevano i cardinali. Perché così potevano continuare a nascondere la verità alle autorità italiane. La sensazione è che Gotti Tedeschi nella contesa dello IOR, almeno da quanto emerso dagli atti di indagine dei magistrati napoletani, abbia svolto un ruolo positivo, opponendosi alle lobby contrarie alla trasparenza. E forse anche per questo temeva per la sua vita. La scorta Si potrebbe pensare a un eccesso di preoccupazione dettata dallo stress se non fosse per i precedenti sinistri. Gotti Tedeschi era soprannominato “il banchiere del Papa” e temeva di fare la fine del “banchiere di Dio”: Roberto Calvi, ucciso e impiccato con una messinscena al ponte dei Frati neri di Londra. Negli ultimi mesi Gotti Tedeschi aveva assoldato una scorta privata e si era rivolto a un’agenzia di investigazione per avere protezione. Sapeva bene però che i vigilantes non rappresentavano per lui una garanzia di sopravvivenza. La sua polizza sulla vita erano le carte che aveva maneggiato, i segreti che custodiva. Per questa ragione aveva stilato il memoriale. Non immaginava però che sarebbe finito nelle mani della giustizia italiana.

M. L. , il Fatto 7.6.12
La guerra fredda tra Opus Dei e lobby Usa
Dalla legge antiriciclaggio al dominio sulle finanze
Il ruolo dei Cavalieri di Colombo


L’interrogazione parlamentare porta la firma di due deputati del Pdl vicini all’Opus Dei, proprio come l’ex presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi. Alfredo Mantovano e Alessandro Pagano ieri hanno interpellato il ministro della Giustizia Paola Severino sull’attività svolta nelle ultime ore dai pm di Napoli nei confronti dell’ex banchiere del Papa. L’ex sottosegretario agli Interni e il suo collega siciliano, recentemente condannato in appello a 5 mesi per abuso di ufficio, hanno chiesto chiarimenti “se Gotti Tedeschi sia stato sottoposto a perquisizione nella propria abitazione a Piacenza e nel proprio studio a Milano senza essere formalmente indagato”. I parlamentari si chiedono se “uno strumento così invasivo non poteva essere evitato, o quanto meno preceduto, da un invito a mettere a disposizione i documenti”. Insomma i deputati del Pdl avrebbero preferito una telefonata dei pm per avvertire il banchiere di cosa stavano cercando e magari permettergli di nascondere i documenti. Mantovano e Pagano poi vagheggiano di un “tentativo di una articolazione della magistratura italiana di intromettersi in attività di un organismo di uno Stato estero”. A proposito di intromissioni forse è il caso di notare che il ministro interrogato, Paola Severino, era fino a pochi mesi fa l’avvocato di Ettore Gotti Tedeschi. L’interrogazione di Mantovano-Pagano fa riflettere sul ruolo degli amici dell’Opus Dei in questa storia a cavallo tra Italia e Vaticano.
DAGLI ATTI dell’indagine è possibile intravedere uno scontro titanico tra l’Opus Dei e i Cavalieri di Malta per contendersi l’influenza sulle finanze vaticane. Gotti Tedeschi è un uomo chiave del sistema Opus Dei, consigliere dell’Alerion dell’O-pus Dei Pippo Garofano, socio del fondo F2I di Vito Gamberale, del quale Gotti è consigliere. Ma soprattutto Gotti, a partire dagli anni Novanta, è il rappresentante in Italia del Banco Santander di Emilio Botin. Banchiere spagnolo potentissimo legato, anche per via di una sorella, all’onnipresente Opus Dei. E non è un mistero che il nemico numero uno di Gotti, l’uomo che ne ha chiesto e ottenuto la testa al cospetto del Segretario di Stato e del Papa, è Carl Anderson, Consigliere Supremo, cioé capo, dell’Ordine dei Cavalieri di Colombo. Anche Anderson, il segretario americano del board dello IOR che ha firmato la cacciata del banchiere piacentino, ha alle spalle un colosso. L’Ordine da lui guidato è stato fondato nel 1882, ha base nel Connecticut e vanta un patrimonio di 17 miliardi di dollari e 1,8 milioni di iscritti. Dietro la contesa sulla governance dello IOR e sulle scelte da fare di fronte alle richieste di cooperazione giudiziaria da parte italiana, se ne staglia una seconda ben più importante. I Cavalieri di Colombo, secondo la lettura offerta da parte degli amici di Ettore Gotti Tedeschi e registrata agli atti dagli investigatori, farebbero parte di una sorta di associazione di fratellanza simile alla massoneria che avrebbe però proprio il compito di fronteggiare l’incremento del peso dei massoni nella Chiesa. Secondo questa lettura, Gotti Tedeschi sarebbe rimasto vittima del potere crescente dei Cavalieri e degli Stati Uniti nella Segreteria di Stato. È americano anche l’uomo chiave della partita che il Vaticano sta giocando sullo scacchiere europeo per uscire dalla lista nera dei paesi poco affidabili sotto il profilo dell’antiriciclaggio, quell’avvocato Jeffrey Lena che – dopo aver gestito oltreoceano le cause per i casi di pedofilia – grazie al suo legame con lo Studio legale Grande Stevens di Torino, è diventato il punto di riferimento della Segreteria di Stato anche per le questioni legali che affliggono lo IOR.
IL 4 LUGLIO prossimo nella sezione plenaria dell’organismo europeo Moneyval che si terrà a Strasburgo si deciderà il destino dello Stato Vaticano, la delegazione vaticana sarà guidata formalmente dal cardinale Ettore Balestrero ma sostanzialmente è Lena l’uomo che menerà le danze. E, se l’avvocato della Fiat, Franzo Grande Stevens, era il legale al quale si rivolgeva lo Ior per eludere le richieste del pool di Mani Pulite sul destino della mazzetta Enimont nel 1993, il duo formato da Lena e da Michele Briamonte, sempre dello Studio Grande Stevens, oggi consiglia il Vaticano sulle strategie da adottare per rispondere alle richieste della magistratura italiana.