Erika Dellacasa, Corriere della Sera 06/06/2012, 6 giugno 2012
DOPPI INCARICHI (MEZZI STIPENDI). LA GIUNTA PART TIME DI DORIA —
Il pomeriggio è iniziato con l’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi nell’atrio del Comune a un banchetto di raccolta firme contro il gioco d’azzardo. Poi un fremito ha percorso la sala Rossa quando ci si è accorti che l’assessore Isabella Lanzone non era in aula. Si pregustava il colpo di scena. Invece lei è arrivata a pochi minuti dall’inizio e si è seduta nel posto sbagliato, senza il cartellino «assessore».
Trentotto anni, lunghi capelli biondi, il neoassessore al Personale è al centro di un caso politico: il problema si chiama doppio incarico. Il sindaco Marco Doria aveva promesso una giunta a tempo pieno. Ma ancora ieri Lanzone non aveva deciso: sarà un dirigente della Asl di Genova part time o un assessore part time? «Sto valutando». Potrebbe rinunciare a fare l’assessore? «Ritengo questo incarico un onore e sono entusiasta di dedicarmici». Ma il nodo del suo rapporto di lavoro con la Asl non lo scioglie e rimanda a una dichiarazione concordata con il sindaco: «Sono una dipendente pubblica e ho un posto di lavoro a cui ho diritto di non rinunciare come del resto prevede la legge».
Il consigliere della Federazione delle sinistre Antonio Bruno, dopo le dichiarazioni di Lanzone sul diritto di difendere la carriera e sul fatto di non aver votato, le ha chiesto un passo indietro. «Non ho votato — spiega l’interessata — perché residente a Udine». Avrebbe votato Doria? «Non avevo visto il programma...».
Risposte opache? «È una tosta», assicura chi la conosce. E non sembra colpita neppure dall’articolo del Secolo XIX che racconta come Lanzone abbia un discreto patrimonio immobiliare realizzato anche partecipando a un’asta dell’Inail, istituto di cui il fratello è stato dirigente. Ma dovrà restituire un appartamento perché ha perso la causa con un altro partecipante all’asta. Fatti privati, si può dire.
Vuole invece chiarire la sua posizione Pino Boero, neoassessore alla Scuola dimessosi da prorettore ma non dalla cattedra: «Rimango in Università, garantisco 120 ore di didattica. Prenderò il 50% dello stipendio da assessore, ma questo non significa essere part time. Se poi correggo i compiti degli studenti di notte sono fatti miei». Comunque «prendo sei mesi per capire se funziona. Lo valuteranno anche sindaco e rettore».
Stipendio dimezzato anche per Paola Dameri (assessore a Casa e Immigrazione) che diraderà ma non chiuderà l’impegno da ricercatrice in Università. Ha lasciato la presidenza di Datasiel, società informatica della Regione Liguria, Francesco Oddone: si è arreso sull’inopportunità del doppio incarico. E proprio dalla Regione (da cui dipendono le Asl) arrivano i primi mugugni su Lanzone, aperti quelli del Pdl, sussurrati quelli dei nemici-amici. Stringi stringi, è il cattivo pensiero, chi è manager nel pubblico non molla lo stipendio per la politica. Come dice Lanzone, lo consente la legge.
Erika Dellacasa