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 2012  giugno 05 Martedì calendario

DIMMI CHI TI RITRAE E TI DIRO’ CHI SEI —

Nel salone delle feste dell’Eliseo il grande fotografo e cineasta Raymond Depardon rivela l’immagine, coperta fino all’ultimo da un drappo rosso, che considera «la consacrazione della carriera»: il ritratto ufficiale del presidente della Repubblica, da esporre in tutti i municipi e scuole di Francia. Uno scatto che a occhi non esperti e ormai abituati all’iPhone potrebbe ricordare le foto filtrate di Instagram, e che è frutto invece di una Rolleiflex del 1960 usata avendo alle spalle un potente proiettore e un gigantesco pannello bianco «per ottenere luce morbida e omogenea».
Depardon, 70 anni a luglio, ha tirato fuori dal cassetto «una macchina fotografica nobile, adatta all’occasione, la stessa che mi servì per Marlon Brando, Edith Piaf e Charles de Gaulle». François Hollande ha scelto Depardon dopo averlo conosciuto personalmente anni fa, nella sua Tulle, in Corrèze; la capacità di Depardon di raccontare il silenzio nei documentari (come in Dix minutes de silence pour John Lennon) e di cogliere i «tempi morti» nelle foto, quello stile unico perché mai appariscente sono piaciuti al «presidente normale». «Di questa foto apprezzo soprattutto il verde, che evoca la campagna e i contadini che tante volte ho fotografato in passato — ha detto Depardon — e poi ci sono le mani di Hollande: ho scelto un piano americano apposta. Le mani si devono vedere».
Il ritratto ufficiale è uno dei momenti più importanti del complesso rituale dell’Eliseo, perché quella foto accompagnerà i francesi per almeno cinque anni in tutti gli uffici pubblici; per il presidente è un modo di comunicare chi è, quel che vuol fare. «François Hollande voleva essere fotografato all’aperto — dice la sua direttrice di gabinetto, Sylvie Hubac — non rinchiuso nel palazzo. È una foto in movimento, il presidente ha lo sguardo rivolto alla Francia ed esprime allo stesso tempo attenzione e umanità».
Scelte, non a caso, diverse da quelle del predecessore: se Hollande ha chiamato un grande artista per una foto in esterni, nel 2007 Nicolas Sarkozy si fece ritrarre — nel chiuso della biblioteca — da Philippe Warrin, fotografo delle celebrità e dei reality tv. L’ambientazione di Sarkozy ricorda quella di de Gaulle e poi di Mitterrand (pur seduto, tra le mani gli Essais de Montaigne), mentre l’immagine di Hollande evoca in parte Jacques Chirac (fotografato da Bettina Rheims), il primo a mostrarsi nei giardini dell’Eliseo. Una nuova freccia all’arco di quanti, come il filosofo Tzvetan Todorov, giudicano tutto sommato Hollande «uno Chirac di sinistra».
Alla delicata arte del ritratto ufficiale si presta, negli Stati Uniti, l’ormai celebre Pete Souza, il fotografo che segue Barack Obama facendo ogni giorno da 500 a 1.000 scatti, mentre Vladimir Putin ha scelto la poco titolata ma avvenente 26enne Yana Lapikova, finalista di Miss Mosca 2008. Tranne questo caso, il fotografo ufficiale è un professionista esperto, chiamato a cogliere i simboli scelti dall’équipe di comunicazione del leader. Per andare sul sicuro la brasiliana Dilma Rousseff si è affidata a Roberto Stuckert Filho, figlio del fotografo ufficiale del presidente João Figueiredo e fratello di Ricardo Stuckert, ritrattista di Lula. Dilma indossa, come i predecessori, la tradizionale fascia comune a quasi tutta l’America Latina, ed esibisce un’acconciatura curata da Celso Kamura, il più celebre coiffeur brasiliano.
Il capo di Stato dai ritratti fotografici migliori è la regina Elisabetta II d’Inghilterra, che nel 2007 chiamò a Buckingham Palace la grande Annie Leibovitz. «In una delle telefonate preparatorie — raccontò poi la Leibovitz — non riuscii a fare a meno di raccontare quanto mi era piaciuto il film The Queen con Helen Mirren. Dall’altra parte del filo il Palazzo rispose con un lungo silenzio». La regina d’Inghilterra è l’unica ad avere diritto a un ritratto olografico, tridimensionale, realizzato nel 2004 dall’artista Chris Levine, che tra i 10 mila scatti necessari fece pure quello, rimasto celebre, della sovrana a occhi chiusi.
Anche il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano si è sottoposto all’incombenza della fotografia ufficiale, il 15 maggio 2006, ma è impossibile sapere chi fece lo scatto: il Quirinale, interpellato, preferisce tacere il nome del fotografo.
Stefano Montefiori