Marco Del Corona, Corriere della Sera 05/06/2012, 5 giugno 2012
«EVOCA TIENANMEN» LA CINA CENSURA L’INDICE DELLA BORSA —
La Borsa di Shanghai indaga. Perché se non si è trattato di un sofisticatissimo boicottaggio, significa che persino il caso sembra chiedere che la leadership cinese affronti pubblicamente i fatti della Tienanmen. Centinaia o migliaia di vittime, a seconda delle stime, nella notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 non hanno ancora un posto nella storia pubblica del Paese, un dramma liquidato come «disordini» e insurrezione «controrivoluzionaria» e rimosso. Ma ieri l’irrazionale — o, appunto, una manipolazione beffarda e sapiente — si è imposto: la Borsa è infatti crollata di 64,89 punti, una cifra che riproduce la data dell’anniversario. Se 4 giugno si scrive 6-4 (prima il mese, poi il giorno) i 64,89 punti in meno sembrano stare per 6-4-89, 6 giugno 1989, e questo spiega come i termini «Borsa», «indice composito» e altri si siano aggiunti a tutte le parole vietate dalla censura, da «Tienanmen» a «35 maggio» (la data «che non esiste» inventata su Internet).
La coincidenza si è poi fatta clamorosa quando ci si è resi conto che i listini hanno aperto ieri a 2.346,98 punti. A leggere il numero al contrario, ecco l’89 dell’anno fatidico, il 6 che sta per giugno, il 4 del giorno e poi un 23 che allude involontariamente al ventitreesimo anniversario. La Rete ha cominciato a fremere di richiami e messaggi, nello sbalordimento di autorità nervose.
Il ministero degli Esteri cinese, infatti, aveva dovuto respingere «la brutale ingerenza» degli Stati Uniti che avevano chiesto la scarcerazione di chi sta ancora scontando condanne legate all’89. Secondo la fondazione statunitense Dui Hua si tratta di una dozzina di persone, dato che avrebbe trovato un’anonima conferma da parte di una fonte governativa. Come ogni anno decine di attivisti sono stati invitati a lasciare le loro città per qualche giorno o sono stati fermati, interrogati o messi agli arresti domiciliari. E come ogni anno a Hong Kong a decine di migliaia (stavolta 180 mila, secondo gli organizzatori) hanno tenuto una veglia di commemorazione, forti del fatto che la città è con Macao la sola località dove parlare della Tienanmen e ricordarla è consentito.
Il nervosismo ai vertici della Repubblica Popolare viene amplificato dalla congiuntura economica non rassicurante, benché l’inflazione sia stata messa relativamente sotto controllo: rallentamento della crescita, ipotesi di un minipacchetto di stimolo. Soprattutto, nell’anno del congresso del Partito che in autunno dovrà indicare i nuovi leader, il dibattito sulle riforme politiche è venuto allo scoperto. Era stato lo stesso premier Wen Jiabao, che nel 1989 era collaboratore del segretario del Partito (poi rimosso) Zhao Ziyang, a dichiarare quanto le riforme politiche siano essenziali. Indicazione generica ma sufficiente per corroborare le voci secondo le quali Wen avrebbe tentato di aprire la discussione sul 1989 nel Partito. Ad aggiungere materia, c’è pure il memoriale di Chen Xitong, ex sindaco di Pechino in carcere per corruzione, pubblicato a Hong Kong: parla del 4 giugno come di una tragedia evitabile, invita a fare i conti. E si è fatto sentire per lettera persino l’attivista cieco Chen Guangcheng, da due settimane a New York: «La ruota della storia non si ferma. Credo che questo possa valere anche per il 4 giugno». Ieri e oggi, insieme.
Marco Del Corona