Fabio Tonacci, la Repubblica 5/6/2012, 5 giugno 2012
LA SUPER SQUADRA CHE INDAGA NELLA MENTE DELL´ASSASSINO
ROMA - Entrano nella testa dell´assassino attraverso sentieri che altri non seguono. Analizzano brandelli di verità repertati sulla scena del crimine con tecniche d´indagine sviluppate in anni di lotta alla mafia e al terrorismo. Rincorrono virtualmente i sospettati su centinaia di tabulati telefonici. All´occorrenza, li pedinano e li intercettano. Appoggiando l´antico intuito dello sbirro su strumenti avveniristici come il geographical profiling e l´autopsia psicologica. Fanno questo i quaranta uomini del colonnello Vincenzo Molinese, i super investigatori del nuovo reparto Crimini violenti del Ros dei Carabineri. Cacciatori di killer, se volete.
Come quando la notte del 2 marzo scorso sono inviati d´urgenza dal Comando generale a Perugia. Luca Rosi, bancario di 38 anni, era stato appena ucciso con quattro colpi di pistola davanti alla famiglia, durante una rapina. Gli assassini scomparsi nel buio. I militari guidati dal comandante Molinese hanno subito messo in piedi un mini-quartier generale in collegamento costante con i reparti del Racis (il raggruppamento investigazioni scientifiche) a Roma. «Le prime ore dopo un delitto - racconta Molinese - sono quasi sempre decisive. Non c´è pausa, non ci sono ferie, si lavora e si vive in gruppo per giorni. Non è un caso che l´età media del reparto sia 35 anni, voglio persone che sopportino la fatica fisica e psicologica».
Fatica non sprecata. Due settimane dopo quella notte, 14 giorni passati ad analizzare tabulati, ponti telefonici, indagini balistiche e a fare confronti con altre rapine, vengono individuati e arrestati due romeni a Gorizia. Dopo un mese finisce dentro il terzo autore, preso in Romania. Un successo del neonato reparto Crimini violenti che gli è valso subito l´impiego in altri cinque casi, tra cui l´attentato alla scuola Morvillo di Brindisi.
È per rafforzare i gruppi investigativi territoriali dell´Arma che il comandante generale Leonardo Gallitelli ha voluto il nuovo reparto, inaugurato il 15 novembre scorso. «Interveniamo su sua richiesta - spiega Molinese - su episodi criminali particolarmente violenti e con una matrice non definita». Come nei casi dei serial killer, degli stupratori seriali, di attentatori isolati. I quaranta del reparto sono quasi tutti ufficiali di polizia giudiziaria, reclutati tra i migliori dell´Istituto di Tecniche investigative di Velletri o tra i carabinieri che si sono distinti nel campo delle indagini. «Siamo una task-force puramente investigativa, con la valigia pronta. E in quella valigia, oltre ai vestiti, mettiamo gli "strumenti" del Ros», sintetizza il comandante.
Il fiuto, dunque. Ma non solo. Un assassino o uno stupratore seriale si individua anche con gli attrezzi della psicologia. Perché quaranta coltellate invece di una? Perché ha ucciso di giovedì e non di mercoledì? Perché ha spogliato la vittima senza violentarla? Gli uomini e le donne del Rac, il Raggruppamento analisi criminologiche (fa parte del Racis), sono addestrati a questo. A farsi le domande che nessuno si fa. «Noi interveniamo - racconta il colonnello Giorgio Manzi - quando il movente o il modus operandi è simbolico o espressivo. Nel caso di Sarah Scazzi, ad esempio, i nostri hanno individuato le anomalie del comportamento di Michele e Sabrina Misseri».
Non solo. Eseguono le autopsie psicologiche, perizie post mortem che ricostruiscono lo stato mentale della vittima al momento del decesso. E stilano il geographical profiling, una tecnica che permise nel 2006 di restringere il campo di ricerca dello stupratore seriale di Genova, poi catturato. Grazie a un sofisticato algoritmo e allo studio dei luoghi dove vengono compiuti i crimini arrivano a individuare in quale zona risiede l´autore e dove colpirà ancora. Con un margine di certezza del 30-40 per cento. Un po´ Sherlock Holmes, un po´ geni del computer.