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 2012  giugno 02 Sabato calendario

Dal palco alle sale: come gira Madonna – Madonna torna in Italia, e non solo per cantare e ballare

Dal palco alle sale: come gira Madonna – Madonna torna in Italia, e non solo per cantare e ballare. Oltre alle tre date previste a Roma, Milano e Firenze (12,14 e 16 giugno), da venerdì sarà anche nelle sale cinematografiche con il suo secondo film da regista, W.E. Edward e Wallis, che racconta la storia che portò il re d’Inghilterra ad abdicare per amore di un’americana divorziata, non bella ma affascinante. Ne parliamo con lei. È più difficile preparare un concerto o dirigere un film? «Fare la regia è molto più complesso, ma è anche un lavoro molto mentale. Io però sono abituata ad affrontare le cose in maniera decisamente più viscerale e fisica. Difatti un tour consuma più energie». Quindi per girare non si è dovuta preparare fisicamente... «Non ho cambiato il mio allenamento quotidiano, ma questo non vuol dire che non ho fatto sacrifici. Ho dormito pochissimo, ho visto molto poco i miei figli, ma da artista so che se vuoi raggiungere il tuo scopo devi sacrificare qualcosa. Per me non vedere i miei figli è una tortura, ma accetto il prezzo da pagare e non cambierei la mia vita con quella di nessun altro. E stavolta i miei personal trainer li ho prestati ai miei attori». Gli interpreti però non avevano scene d’azione... «La parte fisica era importante, come tutto il resto. Se in una scena dovevano andare a cavallo era fondamentale che sapessero come farlo. Tutti hanno dovuto lavorare sodo: chi ha imparato a ballare, chi a suonare uno strumento, chi una lingua o un accento diversi dal proprio. È la parte divertente per me: imparare qualcosa di nuovo mentre lavori». Anche se Madonna fa passare tutto per un divertimento, in realtà si percepisce chiaramente il suo maniacale perfezio nismo e la sua ossessione per il controllo (e il fitness). D’altra parte se da lontano Madonna sembra la stessa di 30 anni fa, vis-a-vis dimostra in pieno i suoi 53 anni. Si ricorda quando è iniziato l’interesse per Edward e Wallis? «Quando mi sono trasferita in Inghilterra: mi sentivo un po’ sola. Leggevo molti libri sulla storia inglese e mi ha colpito la loro vicenda. Mi sono domandata cosa spinga un uomo a rinunciare a tutto per amore di una donna, ma anche come una donna possa sopportare un fardello così grande». Si identifica in Wallis? «Sì, totalmente. Wallis fu etichettata dall’opinione pubblica come la donna che voleva rubare il re al suo Paese, e nessuno ha cercato di capire chi fosse veramente. Ed è molto comune per le persone che diventano celebrità essere ridotte a una sola definizione. Ti affibbiano un aggettivo e poi è impossibile scrollartelo di dosso. Ho dei momenti in cui mi sento imprigionata dalla fama, in cui mi rendo conto di non poter fare davvero quello che vorrei. Ma è pur vero che nella vita si può sempre scegliere e io non posso lamentarmi di ciò che ho avuto». Qual è il suo rapporto col cinema? «Ho sempre amato il cinema e già da ragazzina ero ispirata e influenzata dai film che vedevo. Da qualche parte nel mio cervello ho sempre desiderato girarne uno tutto mio. Sono una narratrice e in fondo scrivere una canzone o creare un film è sempre raccontare una storia, solo che nel primo caso basta una chitarra. Nel secondo è un po’ più complicato».