Salvatore Dama, Libero 5/6/2012, 5 giugno 2012
SILVIO PENSA A GERRY SCOTTI PER SFIDARE GRILLO
Chi vuol esser segretario? La voce del ritorno di Gerry Scotti in politica ha due destini possibili: o è la boiata dell’anno o è la notizia del 2012. Boiata per i pochi deputati del Pdl che si incontrano in Transatlantico in un lunedì di non lavoro parlamentare. Fanno sì con la testa, dicono che la cosa gira. Poi scoppiano a ridere. Perché allora uno lo scrive? Perché Silvio Berlusconi è in una fase creativa. In vena di «pazze idee», come ha ammesso lui stesso, ipotizzando di stampare l’euro in Italia. Uscita con cui il Cavaliere fa capire di non voler lasciare il tema dell’antipolitica a Beppe Grillo. Sicché l’altro giorno ha colpito l’argomento più sentito dagli italiani - la crisi della moneta unica - con la mazza da baseball. Ha visto l’effetto mediatico prodotto e poi si è rimangiato tutto con una smentita. Risultato: a Silvio - che adesso si fa monitorare sistematicamente i commenti dei social network alle proprie uscite - te con ventiquatt’ore di ritardo. Il tempo sufficiente per inoculare l’argomento nel circuito. La morale è che, moderati quanto vi pare, ma nel centrodestra il populismo fa breccia. Altroché. Che poi a Berlusconi basta vedere i sondaggi. Quello di Emg per il TgLa7 dà il Movimento 5 Stelle in crescita di altri quattro punti. Ora è al 18,1, stessa percentuale attribuita al Pdl, mentre il Pd è il primo partito con il 25 per cento. Un vero problema. Che va risolto creando una lista “grillina” di centrodestra. Una lista che intercetti il malcontento dei cittadini verso i partiti tradizionali. Una lista che abbia una leadership mediatica come quella di Beppe Grillo. «Che ne so, ci vorrebbe uno alla Gerry Scotti...», si sarebbe limitato a dire il Cavaliere, buttando lì la cosa senza particolare convinzione. Poi la pallina da neve, rotolando a valle, è diventata una frana. Ed eccoci qui: la accendiamo? Il presentatore di Canale 5 ha già avuto un’esperienza in politica, che i più hanno rimosso. Con il nome di Virginio Scotti (il suo) è stato deputato del Psi dal 1987 al 1992, l’ultima legislatura della prima Repubblica. Poi nulla più, solo fortunati giochi a premi su Mediaset che l’hanno reso strafamoso. In attesa di trovare il leader, la nuova lista civica nazionale ha un nome. Forse. Berlusconi ha dato incarico al tesoriere del Pdl Rocco Crimi di registrare “Italia Pulita”. Non è detto che Silvio intenda usarlo, ma intanto, depositando il marchio, evita che possano accaparrarselo altri. D’altronde, se il problema del Popolo della libertà era l’acro - nimo, anche Italia Pulita ha il limite dell’abbreviazione. “Ip” ricorda la benzina a due euro, e se «Pdl», come dice Berlusconi, «è un acronimo che non scalda i cuori», l’altro scalda di sicuro i portafogli. Meglio rifletterci su. Nel frattempo Silvio ha messo l’ex sottosegretario Guido Bertolaso al lavoro sulla struttura del nuovo listone. Il già capo della Protezione civile sta studiando l’organizzazione e valutando curricula. Tutto questo mentre Berlusconi torna ad assicurare alla “vecchia guardia” che il Pdl non va in liquidazione. Subirà un lifting di immagine con un gruppo di giovani che andrà ad affiancare Angelino Alfano. Ma niente colpi di spugna, giura il Cavaliere. L’uomo di Arcore, di fronte alla nuova complessità della domanda politica, punta a moltiplicare l’offerta presentando più partiti. Che a loro volta, in vista delle elezioni 2013, avranno bisogno di una leadership comune. Chi? Mentre Casini e Montezemolo rimangono in surplace, fermi ad aspettare le mosse altrui, Silvio è alla ricerca di un Mister X che prenda il suo posto. Certo, se passasse il presidenzialismo alla francese, Berlusconi ci farebbe un pensierino, a candidarsi per la sesta volta, la prima per l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Fantapolitica? Lo si scoprirà ben presto: oggi o domani al Senato il Pdl presenta gli emendamenti al testo sulle riforme istituzionali. Sono sette e introducono un sistema che ricalca il semi presidenzialismo francese, con l’indicazione del Capo dello Stato attraverso il voto del corpo elettorale.