Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 06 Mercoledì calendario

Come vivono i piccoli italiani? - È uscito il nuovo rapporto sui bambini italiani: come vivono? Peggio che in altri Paesi a giudicare dal quinto rapporto di aggiornamento sulla Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza presentato ieri a Roma dal Gruppo Crc (che riunisce 85 associazioni e organizzazioni del terzo settore

Come vivono i piccoli italiani? - È uscito il nuovo rapporto sui bambini italiani: come vivono? Peggio che in altri Paesi a giudicare dal quinto rapporto di aggiornamento sulla Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza presentato ieri a Roma dal Gruppo Crc (che riunisce 85 associazioni e organizzazioni del terzo settore. Che cosa non funziona? Povertà infantile, dispersione scolastica, lavoro minorile, peggioramento delle condizioni di salute e violenza. L’Italia si colloca ai primi posti in Europa per dispersione scolastica e incremento della povertà . E supera la media dell’Ue per minori a rischio povertà o esclusione sociale. Sono 1.876.000 i minori in condizioni di povertà relativa, di cui 1.227.000 al Sud, ai quali si aggiungono 359 mila bambini che nel meridione vivono in condizioni di povertà assoluta, cioè non dispongono di beni essenziali per il conseguimento di standard di vita minimamente accettabili. Da che cosa dipendono queste difficoltà? Dalla crisi, innanzitutto. E dal progressivo calo di risorse destinate alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza. Da un’assenza di sensibilità culturale al tema. mancano dati certi, ad esempio. Non esiste un sistema di raccolta uniforme tra le varie Regioni sui diversi fenomeni che riguardano i minori, dalla pedofilia alla pornografia, o alle condizioni di adottabilità, la violenza, il maltrattamento dei bambini, i minori con disabilità, e i minori fuori dalla famiglia. Avere dati frammentati e disomogenei a livello nazionale, porta a non poter studiare quello che accade e quindi ad essere meno incisivi nelle richieste. E i bambini stranieri? Sono 7.750 i minori stranieri non accompagnati in Italia, di cui 1.791 irreperibili, quasi 1 su quattro. È una cifra drammatica, ieri la ministra Elsa Fornero ha ammesso le «carenze legislative» esistenti e ha annunciato «un sistema nazionale di accoglienza» da predisporre con le ministre dell’Interno Anna Maria Cancellieri e della Giustizia Paola Severino. Come i bambini anche il Garante per l’Infanzia è in difficoltà. Come mai? La figura del Garante è stata istituita a novembre dopo molti anni di battaglie. A sei mesi dall’insediamento è stato lo stesso Garante a lanciare l’allarme: così non si può andare avanti. È lui stesso a puntare il dito contro il governo e contro la legge istitutiva del suo ruolo. A differenza di quanto previsto per altre Authority, quella per l’Infanzia non è autonoma, a definire il regolamento organizzativo è la Presidenza del Consiglio. Questo pone due problemi. Da un lato depotenzia il ruolo del Garante: come si può essere efficaci controllori dei propri controllori? E che senso ha una struttura che non può sedersi ai tavoli internazionali dove nascono le normative perché lì sono accettate solo Authority indipendenti? Dall’altro provoca un allungamento dei tempi, non avere ancora il regolamento approvato sta impedendo di svolgere al meglio l’attività. Se tutto andrà bene è la previsione del Garante - per l’autunno dovrebbe avere gli strumenti per operare. Un anno dopo l’insediamento. Non avere un regolamento significa lavorare senza fondi. Eppure il Garante ha presentato la Relazione ad aprile come ogni altra Authority. Come? La legge assegna alla struttura dieci persone provenienti dalla pubblica amministrazione. Fin dall’inizio - racconta il Garante, Vincenzo Spadafora - sono riuscito a trovarne di valide che ci hanno permesso di essere operativi comunque. Tutti però lavorano con il loro stipendio base senza percepire le indennità o gli straordinari a cui avrebbero diritto. C’è un addetto stampa che opera in forma volontaria. E tutte le spese sono finora state anticipate da me, dall’acquisto di francobolli alla carta intestata o la redazione del volume della Relazione». Che cosa chiede il Garante al governo? Che il regolamento venga approvato prima possibile ma anche che venga approvata una modifica alla legge che iistituisce la figura del Garante in modo da renderlo indipendente alla pari delle altre Authority italiane ,ma anche di quelle straniere che partecipano agli incontri dove si prendono le decisioni in materia di infanzia. Al governo chiede maggiore attenzione. «Non si è fatto molto. La sensazione spiega Spadafora - purtroppo confermata anche dai fatti, è che le priorità di questo governo siano altre. E’ anche giusto e comprensibile, innanzitutto l’obiettivo di questo esecutivo è il risanamento dei conti pubblici, ma non è altrettanto giusto e comprensibile considerare marginale l’infanzia. Tutti i provvedimenti che sono stati approvati in questi mesi in materia di welfare avrebbero dovuto tenere in considerazione anche i bambini perché è sul loro futuro che si sta intervenendo».