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 2012  giugno 06 Mercoledì calendario

Attenzione alla cravatta il dettaglio che non mente - Nella moda c’è una regola: più la situazione è caotica, più si ricorre a regole e schemi per riportare, se non altro attraverso l’estetica, un minimo di ordine rassicurante

Attenzione alla cravatta il dettaglio che non mente - Nella moda c’è una regola: più la situazione è caotica, più si ricorre a regole e schemi per riportare, se non altro attraverso l’estetica, un minimo di ordine rassicurante. Quindi mai come adesso i codici formali tornano a dominare il guardaroba. E stavolta i primi caldi non sono ambasciatori di tenute casual, di calzoncini e bermuda conditi da canotte, ciabatte e T-shirt. Anzi, impongono di recuperare un buona dose di compostezza. E se per le donne scompaiono orli inguinali e trasparenze, ecco che per gli uomini si rispolverano elementi che trasmettano credibilità. La cravatta è uno di questi. Ma bisogna gestirla con attenzione, perché è peggio di una comare chiacchierona: parla, parla, racconta tutto e subito. Rivela al primo sguardo gusti, umori e debolezze di chi la indossa. Aristotele Onassis lo sapeva bene, per questo la sceglieva quasi sempre nera (ne ordinava a dozzine come le rose, tutte uguali, da Marinella a Napoli) così era sicuro di spiazzare l’interlocutore. Da vero marpione del business, Onassis non faceva mai trapelare le sue vere intenzioni. Ma la loquacità di questo accessorio, l’unico che consente ai maschi di distinguersi, di esprimere la propria personalità, ha anche i suoi lati positivi. E sono tanti. È grazie a quelli che, nonostante ciclicamente si tenti di affossarlo, continua a godere di ottima salute. Soddisfa molti bisogni, tra cui la vanità, la necessità di giocare, di comunicare che cosa si prova in quel momento. Si possono incontrare tanti maschi vestiti più o meno alla stessa maniera, ma quasi mai si vedono due persone con la medesima cravatta. Quei pochi centimetri di tessuto colorato permettono di gestire i tanti «io» di chi li indossa, le svariate facce del prisma di ogni carattere, in maniera totalmente libera e unica. Detto questo, è fondamentale conoscerne il linguaggio cifrato nascosto, sia per chi lo parla, sia per chi lo deve decodificare. I grandi decisionisti si riconoscono dai motivi rigati. Il diplomatico di alto livello, abituato a tessere trame machiavelliche, privilegia i modelli con stampe a griglia di staffe e catenelle. Mentre molti banchieri rampanti di Wall Street si connotano con il giallo acidulo della «power tie». Gli altri scivolano sui tranquilli beige. Mentre i polka dot (i pois), sono una sorta di patente per chi non vuole svelarsi, ma desidera emergere accontentando tutti. Infine, ecco i modelli «conversational», quelli creati apposta per favorire l’approccio. Di solito i disegni sono piccoli oggetti stampati che si riferiscono a un hobby: forbici per chi ama il giardinaggio; pipe per i fumatori... A distanza di tre metri non si notano. Da vicino, però, saltano all’occhio. Allora può capitare che qualche signora, dopo i soliti complimenti, si informi incuriosita. Insomma, sono lo spunto per rompere il ghiaccio e stimolare una conversazione. Poi ci sono gli esemplari «show off» sopra le righe, coloratissimi, con soggetti macro, al limite del kitsch, tipici dei creativi, degli outsider, ma anche dei cafoni. Tutto sta a come si portano e come si a abbinano. Il crinale fra chic e kitsch, come sempre, è sottile. Ci vuole classe e fantasia per gestirlo al meglio. Oltre alle fantasie bisogna osservare anche i nodi, infallibili rivelatori dei gusti sessuali. Il nodo grosso è tipico di chi possiede una sessualità esuberante, ma anche aggressiva e volgare, in cui la donna è sottomessa. Il mezzo Windsor, con la fossetta, si ritrova al collo delle persone equilibrate, raffinate e ben educate, che hanno con la partner un’intesa armoniosa. Lo scappino è il preferito dai programmatori, dai ragionieri del sesso che decidono a tavolino quante volte al mese fare l’amore, dove e come. Pericoloso è il nodo marinaro intrecciato tre volte, grosso e piatto, senza fossette, genere «Silenzio degli innocenti». Quando incontra un tipo del genere, una donna farebbe meglio a darsela a gambe levate. Se in più il nodo è leggermente allentato, 99 su 100 si tratta di un maniaco. Il sadomaso adora le cravatte sottili, a cappio, magari in cuoio. Il terzo sesso, invece, si riconosce attraverso un uso dei nodi tradizionali sdrammatizzato e ricercato, magari appena storto da una parte, o con citazioni di stili adottati da attori del passato. Insomma, la cravatta ha la lingua lunga, eliminarla sarebbe come ammutolire un uomo, ma anche sceglierla a casaccio può essere un errore drammatico. «Ditemi che ho sbagliato una battuta, ma non una cravatta», scherzava David Niven, che infatti possedeva tre intere stanze piene zeppe di cravatte, suddivise ordinatamente per colori e fantasie.