Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 06 Mercoledì calendario

Il sistema francese alla prova del populismo - Gli amanti del genere si guardino da vicino il duello tra Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, la nera e il rosso, estrema destra contro estrema sinistra, finalmente l’una contro l’altro, senza maschere né mediatori

Il sistema francese alla prova del populismo - Gli amanti del genere si guardino da vicino il duello tra Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, la nera e il rosso, estrema destra contro estrema sinistra, finalmente l’una contro l’altro, senza maschere né mediatori. Il bello del sistema francese, crudo e definitivo, ma anche doppiamente paradossale: Le Pen e Mélenchon sono i due sconfitti delle presidenziali e i due estremi di un sistema ritenuto virtuoso perché capace di tagliare gli opposti estremismi. C’è della sociologia, della storia e dell’architettura costituzionale in questo duello che val la spesa guardare da vicino. Proprio perché da noi, in Italia - sia pur nella «babele concettuale» descritta ieri su «La Stampa» dall’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo - è di questo che si sta discutendo per riscattare la politica via riforme. Una legge elettorale a doppio turno - alla «francese» - per relegare nell’archivio degli orrori quel «porcellum» concepito da leghisti e berlusconiani per blindare la loro complicità e che invece, alla fine, ha perduto i suoi stessi padri producendo una classe politica mediocre e servile. Nel profondo Nord francese, invece, nel collegio di Hénin-Beaumont, vecchio bacino minerario, un tempo feudo politico del Pcf ora terreno di conquista per l’erede del duce collaborazionista, va in scena la sfida più simbolica del modello francese, l’antiporcellum. Il risultato del duello - che, va detto, è del tutto inedito anche in Francia - ci dirà quanto il modello sia davvero un modello, se sia cioè in grado di resistere all’assalto di quella che in Italia chiamiamo «antipolitica» (lì rappresentata dai due sfidanti, a loro modo entrambi «antisistema») o se invece - come molti sostengono a Parigi - sia necessario ammorbidire il modello maggioritario con una quota di proporzionale. Riassumiamo. Il sistema elettorale francese si svolge in due turni. In ogni collegio i partiti presentano un candidato, quindi gli elettori scelgono una persona su sei-sette in lizza. Passano al secondo turno i candidati che ottengono il 12,5 per cento sul totale degli aventi diritto. In genere sono due: uno di sinistra e uno di destra (in Francia non usa l’ipocrisia lessicale di «centrosinistra» e «centrodestra»). Ma è possibile che siano tre. In passato avveniva rarissimamente, il Front National di Le Pen non arrivava a tanto e di fatti non aveva alcun deputato all’Assemblée: il partito viveva sull’inerzia delle presidenziali e sul manipolo di eletti nei consigli dipartimentali e regionali dove il sistema è proporzionale. Alle ultime presidenziali però Marine Le Pen ha preso più del 35 per cento nel collegio di Hénin-Beaumont dove il Front (un partito costruito su una complessa ragnatela famigliare) grazie all’ex marito di Marine ha allestito una specie di santuario. Qui sembra ora possibile ciò che sembrava impossibile: un deputato del Front all’Assemblée. Madame Le Pen ha il ballottaggio a portata di mano. È di fronte a questa eventualità che scende in campo Jean-Luc Mélenchon, ex socialista e neo leader del Front de Gauche, la sinistra della sinistra. Mélenchon, che alle presidenziali ha preso l’11 per cento e s’è subito dichiarato per Hollande al secondo turno, scavalca i socialisti e getta lui la sfida a Marine. Il Front ha attirato un altro Front: estreme contro estreme. Ma ci sarà qualcuno in mezzo? La segretaria dei socialisti Martine Aubry l’ha subito definita la sfida dei perdenti (tutti e due hanno «perso» alle presidenziali) e confida che i due si annullino nel triangolare in cui il terzo incomodo sarà il socialista Kemel. Vedremo. Quello che interessa, in prospettiva nostra, è la prova del modello. Secondo i sondaggi Madame Le Pen vincerà al primo turno, ma perderà al ballottaggio con Mélenchon. Ma ci voleva davvero un estremista di sinistra per battere l’estremista di destra? Tradotto in italiano: Sel contro Grillo? (Il quale non è definibile «destra», ma insomma tanto per capirci). E in Francia: il modello che appare così perfetto e che finora ha tagliato gli estremi assicurando governabilità, resisterà all’assalto dell’estremismo e del populismo, vera novità montante nell’Europa che ha perso fiducia in se stessa? Questa è la sfida di Hénin-Beaumont.