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 2012  giugno 05 Martedì calendario

LO SCANDALO NON È SOLO COSA NOSTRA

Chi pensa che il Calcioscommesse sia solo “cosa nostra”, intesa come piaga esclusivamente ita­liana, è nettamente in fuorigioco. Certo che i nostri 61 tesserati coinvolti, le miriadi di partite so­spettate - dalla A alla Lega Pro - di aggiustamento, un avviso di garanzia all’azzurro Criscito (un altro mezzo a Bonucci e le ombre delle giocate solitarie del signor «con i miei soldi faccio quello che voglio», Buffon) ren­dono il quadro tra i più foschi del pianeta calcio.
Ma oltre le Alpi c’è di più. Da oggi la Nazionale atterra a Cracovia e in Polonia un’indagine fiume, sui cam­pionati che vanno dal 2007 al 2010, da parte della Pro­cura di Wroclaw, ha squarciato il velo su uno scenario altrettanto inquietante. Le rivelazioni di molti calcia­tori “pentiti” ha portato a penalizzazioni, retrocessio­ni e squalifiche di tesserati polacchi. Per alcuni è stata applicata la nuova legge, in vigore dal 2004, per cui la frode sportiva rientra nei reati penali. Per questo, il terzino della Polonia e del Bo­russia Dortmund, Lukasz Piszczek (classe 1985), ha subito una con­danna con la condizionale dal tri­bunale ordinario per fatti che ri­salivano alla sua militanza nello Zaglebie Lubin. Piszczek è stato comunque convocato dalla Polo­nia, dove i vari gradi di giudizio e le diverse posizioni dei club e dei rispettivi dirigenti incriminati, an­dranno a sentenza solo dopo il mese di “tregua” garantito da Eu­ro 2012. La cancelliera tedesca, la signora Angela Merkel, si è detta pronta a boicottare per ragioni poli­tiche (legate alla carcerazione dell’ex premier Julia Ti­moshenko) gli Europei dell’Ucraina, ma non l’abbia­mo mai sentita puntare il dito sulla Calciopoli di Ger­mania che dal 2005 a oggi è stata oggetto di tre accu­rati dossier. Tutto è cominciato con le ammissioni del­l’arbitro berlinese Hoyzer che insieme ad altri colleghi aveva pilotato ad arte delle gare di Coppa di Germania, stagione 2003-2004.
In quella stessa annata, il Porto di Josè Mourinho, a sor­presa, conquistava la Champions, ma quella passerà al­la storia del calcio lusitano come la stagione dell’in­chiesta “Fischietti d’oro”. De­cine di intercettazioni telefo­niche incastravano proprio il Porto, sospettato di aver rice­vuto un trattamento di favo­re da parte degli arbitri ai dan­ni delle eterni rivali del Benfi­ca e dello Sporting. Il Porto venne escluso dalla Champions e poi riammmes­so, mentre il suo presidente Pinto da Costa, indagato è sta­to successivamente prosciol­to dall’accusa di corruzione (pagava gli arbitri con denaro e prostitute, storie già sentite anche in Italia, non tanto tem­po fa). Comunque nel 2008 per la Calciopoli del Portogal­lo la commissione disciplina­re di Lisbona ha sospeso 26 arbitri con pesanti squalifi­che, anche fino a 9 anni. È passato sottotraccia, nel 2009, il blitz della Scommessopoli in Gran Betagna. Nella Pre­miership, un ex calciatore di cui non furono mai rivelate le generalità (niente nomi sia­mo inglesi) per 65mila euro convinse altri tre compagni a truccare un incontro per ri­sarcire i debiti che aveva con un bookmaker. La cosa si sarebbe chiusa lì, ma il calcio marcio d’Oltremanica a­veva toccato anche le gare del campionato scozzese e il pentolone venne scoperto da una task-force inter­nazionale concertata dagli inquirenti di Germania (15 arrestati), Austria e Svizzera (2 arresti).
Sotto la lente della polizia finirono 200 partite in odo­re di combine, tra cui 3 preliminari di Champions, 12 di Europa League, oltre ad alcuni incontri degli Euro­pei under 21 e le gare di 9 tornei europei: Germania, Belgio, Svizzera, Croazia, Slovenia, Bosnia, Austria, Un­gheria e Turchia. Il clan degli ungheresi che prima scommetteva sulla serie A e B magiara, si è poi allar­gato ai nostri campionati, finendo iscritto nei faldoni della Procura di Cremona (l’ex calciatore Horvath in­terrogato in merito alla partita Lecce-Lazio). Se il no­stro calcio fa acqua da tutte le parti, quello turco stava affondando sotto i colpi dello scandalo del luglio del 2001. Ben 8 dirigenti e due gioca­tori condannati e tra i 16 club spic­cava il Fenerbache del losco pre­sidente Yildirim (ancora sotto pro­cesso penale) che ha rischiato di venire retrocesso, salvo poi lotta­re fino alla fine per la conquista del titolo di campione di Turchia, strappatogli da un imbufalito Ga­latasaray. Brutte storie che dal Bo­sforo si spostano a Sofia. La capi­tale della Bulgaria è diventata uno dei massimi centri di raccolta del­le puntate dei vari cartelli (zinga­ri, slavi, asiatici) che facevano ca­po a Yordan Dinov, assassinato nel­l’aprile del 2012. Spregiudicati venditori di armi e ma­fiosi dell’Est, da tempo controllano i maggiori club bul­gari e utilizzano il calcio per riciclare denaro sporco e per intessere relazioni con la malavita degli altri paesi europei, ma anche in Cile, Argentina e soprattutto in Asia. I “signori della Rete”, i grandi biscazzieri in Inter­net che hanno sede a Singapore, sanno ben poco di calcio giocato, eppure hanno taroccato gli ultimi cam­pionati in Corea (55 giocatori coinvolti) e in Cina (16 persone sono finite in galera), per un giro di affari di centinaia di milioni di dollari. E noi scommettiamo: non finisce qui.