Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 06 Mercoledì calendario

TRE STRALCI SU BERNHEIM

Quasi simbolicamente inoltre, Bernheim scompare solo tre giorni dopo la cacciata dalle Generali di Giovanni Perissinotto, il manager che insieme a lui e a Sergio Balbinot ha costituito il ’triangolò alla guida del Leone dal 2002. Bernheim apparteneva alla grande borghesia ebrea francese. Figlio di Leonce Bernheim e di Renee-Marcelle Schwob d’Hericourt, inizia a lavorare presso Bourjois, un’azienda di cosmetici della famiglia Wertheimer.

Negli anni ’60 entra in contatto con il banchiere Andrè Meyer e dal 1967 diventa partner della prestigiosa Lazard per cui segue dapprima il settore immobiliare e poi quello assicurativo. Dagli anni ’70 si fa vedere sempre più spesso in Italia dove stringe rapporti con Enrico Cuccia, presidente di Mediobanca, con cui Lazard costituisce la misteriosa finanziaria Euralux, su cui il velo verrà alzato solo molti anni dopo, che raggruppa un robusto pacchetto di titoli Generali. Da questo momento la sua storia si intreccia con Trieste e con via Filodrammatici (ora Piazzetta Cuccia) dove ha sede Mediobanca. Nel 1973 entra nel consiglio del Leone, nel 1990 ne diventa vice presidente; in Mediobanca è vice presidente dal 1988.

Amante del bridge, poco mondano, Bernheim frequentava Crans sur Sierre, dove possedeva uno chalet. Legato a Cuccia da una solida amicizia, tanto che il banchiere siciliano è testimone del matrimonio della figlia Martine con il nobile Napoleone Domenico Orsini. Lo stesso Orsini che lo scorso mese ha preso la parola all’assemblea delle Generali per cercare una tregua nel contenzioso economico avviato da Bernheim dopo la sua uscita dal gruppo.

Il banchiere diventa sempre più italiano - anche se fino all’ultima assemblea, quella del 2010, continuerà sempre a esprimersi in francese - assumendo la presidenza delle Generali nel 1995, fino al 1999, quando viene estromesso. «Procurai al giovane Gerardo Braggiotti, proveniente da Mediobanca, un posto in Lazard - spiega poi in un’intervista - loro sospettarono che volessi sfilare a Mediobanca i maggiori clienti. Stupidaggini, sia Maranghi che Cuccia mi hanno poi chiesto scusa». Nel settembre 2002 torna però in sella, prendendo il posto di Gianfranco Gutty, in uno dei numerosi ’regicidì che hanno sempre costellato la storia di Generali. Da allora, per otto anni, con Perissinotto e Balbinot, si instaura a Trieste un’epoca di tranquillità e di crescita, i cui risultati vengono sempre vantati dal banchiere francese.

Nel 2010 il commosso addio: Bernheim, 85 anni, non viene inserito nel cda in via di rinnovo e lui polemicamente si sfoga in un lungo intervento in assemblea: «Non sono un vecchio rimbambito - afferma - Cuccia guidava Mediobanca a 93-94 anni. Ho fatto un lavoro molto buono, ma ho dei nemici». E in un’intervista al Piccolo quasi presagisce la fine non lontana: «Dal giorno dopo l’assemblea per me sarà una prova tremenda chiedermi cosa farò. Forse è vero che sono vecchio, ma per vivere occorre far girare i neuroni e io ho bisogno di lavorare. In Lazard ho visto tanti presidenti di aziende grandi e grandissime che quando incontravo magari per caso due anni dopo la loro pensione parevano relitti umani». La presidenza onoraria delle Generali, la passione per il bridge non gli bastano, e proprio due anni dopo il forzato allontanamento giunge l’addio. Lastampa.it

Laureato in Giurisprudenza, insignito di una lunga serie di onorificenze tra le quali quella di Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere (2006), Gran Croce della Legion d’Onore (2007) e Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2008). Grande appassionato di bridge, dopo la prima cacciata dalle Generali, offeso e risentito aveva smesso di parlare italiano, anche se in realtà era sempre rimasto immutato l’interesse per l’Italia, dove la figlia Martine ha sposato un principe Orsini. Quella della famiglia di origine di Bernheim è una storia tragica con la perdita dei genitori ancora bambino nel campi di sterminio nazisti. Dal 2007 era cittadino onorario di Trieste. Cds
Banchiere in Francia e poi in Italia è stato al vertice di Lazard fino al 2005. Aiutò nella costruzione delle loro fortune Bernard Arnault, Fraçois Pinault e il finanziere bretone Vincent Bolloré. Ad aprile aveva lasciato il board di Lvmh
Determinato ad avere una rivincita, anche con il sostegno di Vincent Bolloré da lui appoggiato nell’ascesa al mondo della finanza francese e italiana, Bernheim viene nuovamente nominato presidente di generali nel 2002, quando già aveva 78 anni, per restare al vertice della compagnia, affiancato da Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot come amministratori delegati, fino al 2010. Nonostante l’età avanzata e la scadenza naturale del mandato, Bernheim lottò ancora una volta per restare alla guida del Leone ma ottenne solo la presidenza onoraria e un lauto vitalizio, mentre la carica passò a Cesare Geronzi. Da allora la compagnia ha vissuto momenti travagliati: prima l’uscita di Geronzi, restato in carica meno di un anno, e nei giorni scorsi quella di Perissinotto 1, che dopo 11 anni alla guida del gruppo ha dovuto lasciare spazio a Mario Greco 2, in arrivo da Zurich.rep.it