Francesco Cramer, il Giornale 5/6/2012, 5 giugno 2012
Sorpresa Pdl, ecco le prime due liste civiche - Nel Pdl sull’orlo di una crisi di nervi, adesso fioriscono le liste civiche
Sorpresa Pdl, ecco le prime due liste civiche - Nel Pdl sull’orlo di una crisi di nervi, adesso fioriscono le liste civiche. Berlusconi in persona avrebbe fatto depositare all’ufficio marchi del ministero dello Sviluppo economico, il nome «Italia Pulita». Più che una nuova veste del partito, un modo per precludere agli altri la possibilità di utilizzare un logo di facile presa. Col vento dell’anticasta che tira in questo modo, «Italia Pulita» farebbe sfracelli. E poi si muove pure Stracquadanio, forzitaliota della prima ora, uno degli ideatori del vecchio Predellino, ultraliberale, che ha messo insieme una pattuglia di parlamentari per fondare un’associazione. «Non è un nuovo gruppo parlamentare né una cosa contro il Pdl - dice al Giornale - È un pensatoio per mettere al centro del dibattito politico idee forti». L’associazione si chiama «Altra Italia»e ha come proprio faro:l’abbattimento del debito pubblico, la riduzione forte della spesa pubblica, il taglio delle tasse su lavoro e imprese. Del gruppo farebbero parte Giustina Destro, Roberto Antonione, Fabio Gava, Andrea Orsini, Mariella Bocciardo (ex cognata di Berlusconi), Giuseppe Cossiga, Gaetano Pecorella e pure il finiano Daniele Galli. Ma altri si starebbero avvicinando, volendo rimanere sotto coperta. Per ora. Sullo sfondo, nel Pdl resta il dilemma su Monti: staccare la spina oppure no? Queste le due grandi anime che, come fiumi carsici, stanno erodendo il partito fin dalle fondamenta. Il declino è un dato di fatto e nel Pdl ci si spacca sul «che fare?». Si chiamino falchi e colombe, responsabili e orgogliosi, Alfano deve mediare tra due forze che spingono in direzioni opposte. Una preme affinché non vengameno l’appoggio a Monti e lavora per riavvicinare Casini e/ o Montezemolo al Pdl. L’altra pressa perché si ponga fine al più presto alla deludente esperienza dei tecnici, evitando di inseguire il grande centro. Le ragioni degli uni e degli altri si scontrano quotidianamente ma nelle ultime ore le quotazioni degli «staccatori di spina» sembrano aumentare. E acquistano adepti. Tutti, in ogni caso, concordano su un aspetto: nel Pdl serve un rinnovamento di classe dirigente (il che non vuol dire rottamare i «vecchi» su base anagrafica) e occorrono siringate di merito. Andranno avanti i meritevoli. Ma per far cosa? E qui le strade si dividono. Non più tra ex An ed ex FI: «Distinzione stucchevole - ragiona Massimo Corsaro, vice capogruppo alla Camera, esponente del “basta Monti” - amici come Brunetta e Crosetto, che come me pensano che Monti non stia risolvendo i problemi dell’Italia, non hanno certo le stesse mie radici politiche. Basta parlare in termini di ex. Siamo tutti pidiellini. Il problema è che cosa fare adesso ». Corsaro non ha dubbi: «Non possiamo andare avanti a votare provvedimenti che vanno contro la nostra natura e ci mettono in imbarazzo. Soprattutto perché i dati parlano chiaro: dopo sette mesi di governo Monti la disoccupazione è aumentata, la produttività è calata, lo spread non è diminuito, le tasse sono lievitate, la spesa pubblica non s’è abbassata».Pure sulle alleanze Corsaro ha le idee chiare: «Basta corteggiare i centristi che pongono duemila condizioni soltanto per ragioni di partito. Abbiamo buone idee su fisco, identità nazionale, rivoluzione liberale, tagli alla spesa, semipresidenzialismo. Ci stanno anche loro? Bene. Mettiamoci insieme. Altrimenti... ». E proprio sul presidenzialismo il Pdl accelera presentando oggi in Senato alcuni emendamenti sulla riforma istituzionale. Pure l’ex ministro Matteoli uno dei pidiellini più antimontiani - chiama Alfano e pretende che sia il segretario del Pdl a dire «vedo »: «Apra un tavolo di confronto a cui siano invitate tutte le forze che non si riconoscono nella sinistra ». Una tesi, questa, che sta conquistando pure chi, come Cicchitto e Bondi, inizialmente erano su posizioni più filomontiane. Ma i cosiddetti «responsabili» nei confronti del governo tecnico fanno sentire la propria voce. Frattini, Gelmini, Fitto, Bernini, Scajola, per non parlare di Pisanu e Dini, predicano invece «nervi saldi» e sperano di costruire un’area moderata non muscolare. Sono i più filogovernativi e sostengono che «i mercati non capirebbero una crisi di governo e il Pdl deve continuare a pensare con senso di responsabilità al bene del Paese ». Alfano cerca di mediare, ripetendo la linea di Berlusconi: «Non possumus ».