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 2012  giugno 05 Martedì calendario

Sorpresa Pdl, ecco le prime due liste civiche - Nel Pdl sull’orlo di una cri­si di nervi, adesso fioriscono le li­ste civiche

Sorpresa Pdl, ecco le prime due liste civiche - Nel Pdl sull’orlo di una cri­si di nervi, adesso fioriscono le li­ste civiche. Berlusconi in persona avrebbe fatto depositare all’uffi­cio marchi del ministero dello Svi­luppo economico, il nome «Italia Pulita». Più che una nuova veste del partito, un modo per preclude­re ag­li altri la possibilità di utilizza­re un logo di facile presa. Col ven­to dell’anticasta che tira in questo modo, «Italia Pulita» farebbe sfra­celli. E poi si muove pure Stracqua­danio, forzitaliota della prima ora, uno degli ideatori del vecchio Predellino, ultraliberale, che ha messo insieme una pattuglia di parlamentari per fondare un’asso­ciazione. «Non è un nuovo grup­po parlamentare né una cosa con­tro il Pdl - dice al Giornale - È un pensatoio per mettere al centro del dibattito politico idee forti». L’associazione si chiama «Altra Italia»e ha come proprio faro:l’ab­battimento del debito pubblico, la riduzione forte della spesa pub­blica, il taglio delle tasse su lavoro e imprese. Del gruppo farebbero parte Giustina Destro, Roberto Antonione, Fabio Gava, Andrea Orsini, Mariella Bocciardo (ex co­gnata di Berlusconi), Giuseppe Cossiga, Gaetano Pecorella e pu­re il finiano Daniele Galli. Ma altri si starebbero avvicinando, volen­do rimanere sotto coperta. Per ora. Sullo sfondo, nel Pdl resta il di­lemma su Monti: staccare la spina oppure no? Queste le due grandi anime che, come fiumi carsici, stanno erodendo il partito fin dal­le fondamenta. Il declino è un da­to di fatto e nel Pdl ci si spacca sul «che fare?». Si chiamino falchi e colombe, responsabili e orgoglio­si, Alfano deve mediare tra due for­ze che spingono in direzioni oppo­ste. Una preme affinché non ven­ga­meno l’appoggio a Monti e lavo­ra per riavvicinare Casini e/ o Mon­tezemolo al Pdl. L’altra pressa per­ché si ponga fine al più presto alla deludente esperienza dei tecnici, evitando di inseguire il grande centro. Le ragioni degli uni e degli altri si scontrano quotidianamen­te ma nelle ultime ore le quotazio­ni degli «staccatori di spina» sem­brano aumentare. E acquistano adepti. Tutti, in ogni caso, concor­dano su un aspetto: nel Pdl serve un rinnovamento di classe diri­gente (il che non vuol dire rotta­mare i «vecchi» su base anagrafi­ca) e occorrono siringate di meri­to. Andranno avanti i meritevoli. Ma per far cosa? E qui le strade si dividono. Non più tra ex An ed ex FI: «Di­stinzione stucchevole - ragiona Massimo Corsaro, vice capogrup­po alla Camera, esponente del “basta Monti” - amici come Bru­netta e Crosetto, che come me pensano che Monti non stia risol­vendo i problemi dell’Italia, non hanno certo le stesse mie radici po­litiche. Basta parlare in termini di ex. Siamo tutti pidiellini. Il proble­ma è che cosa fare adesso ». Corsa­ro non ha dubbi: «Non possiamo andare avanti a votare provvedi­menti che vanno contro la nostra natura e ci mettono in imbarazzo. Soprattutto perché i dati parlano chiaro: dopo sette mesi di gover­no Monti la disoccupazione è au­mentata, la produttività è calata, lo spread non è diminuito, le tasse sono lievitate, la spesa pubblica non s’è abbassata».Pure sulle alle­anze Corsaro ha le idee chiare: «Basta corteggiare i centristi che pongono duemila condizioni sol­tanto per ragioni di partito. Abbia­mo buone idee su fisco, identità nazionale, rivoluzione liberale, ta­gli alla spesa, semipresidenziali­smo. Ci stanno anche loro? Bene. Mettiamoci insieme. Altrimen­ti... ». E proprio sul presidenziali­smo il Pdl accelera presentando oggi in Senato alcuni emenda­menti sulla riforma istituzionale. Pure l’ex ministro Matteoli ­uno dei pidiellini più antimontia­ni - chiama Alfano e pretende che sia il segretario del Pdl a dire «ve­do »: «Apra un tavolo di confronto a cui siano invitate tutte le forze che non si riconoscono nella sini­stra ». Una tesi, questa, che sta con­quistando pure chi, come Cicchit­to e Bondi, inizialmente erano su posizioni più filomontiane. Ma i cosiddetti «responsabili» nei confronti del governo tecnico fanno sentire la propria voce. Frat­tini, Gelmini, Fitto, Bernini, Scajo­la, per non parlare di Pisanu e Di­ni, predicano invece «nervi saldi» e sperano di costruire un’area mo­derata non muscolare. Sono i più filogovernativi e sostengono che «i mercati non capirebbero una crisi di governo e il Pdl deve conti­nuare a pensare con senso di re­sponsabilità al bene del Paese ». Al­fano cerca di mediare, ripetendo la linea di Berlusconi: «Non possu­mus ».