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 2012  giugno 05 Martedì calendario

APPUNTI CRONOLOGIA CALVI



13 aprile 1920
Roberto Calvi nasce a Milano. Famiglia della media borghesia lombarda. Il padre è un funzionario della Banca Commerciale italiana. Studia ragioneria, dopo il diploma si iscrive alla Bocconi, ma non termina l’università a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Si arruola in cavalleria, sottotenente, viene mandato sul fronte russo. Si salva dal gelo tenendosi stretta al petto una gallina viva. Al termine della guerra ottiene un posto alla banca Commerciale. Vi rimane per poco.

1947
Roberto Calvi entra al Banco Ambrosiano come impiegato. «L’è svelt», dicono di lui i suoi superiori.
• L’Ambrosiano, la banca dei preti. Fondata nel 1896 da Giuseppe Tovini, terziario francescano.

16 febbraio 1971
Calvi è nominato direttore generale del Banco Ambrosiano.
• «Non appena nominato direttore generale del Banco mise in esecuzione il suo programma di scalata alla cultura e alla mondanità milanese. Finanziò copiosamente l’Università Bocconi (nel consiglio della fondazione sedeva Paolo Baffi), divenne socio del Circolo della stampa e del Clubino, prese una rilevante partecipazione nell’Ispi (Istituto studi di politica internazionale). Riuscì a essere nominato – dopo un primo infelice tentativo – Cavaliere del lavoro». [Renato Cantoni, Sta. 22/6/1982]
• Calvi «era affetto da profondi complessi d’inferiorità che aveva superato trasformandoli in un granitico complesso di superiorità. Qualsiasi cosa accadesse attorno a lui era scontata, qualsiasi informazione gli fosse fornita era tardiva perché già la conosceva. (…) I suoi hobby e le sue letture? Occuparsi di lavori manuali nella sua proprietà presso Como, seguire con appassionato interesse le avventure di personaggi misteriosi e di trame oscure. Era entusiasta del “Padrino”, che consigliava agli amici». [Cantoni, Sta. 22/6/1982]
• Calvi, «il banchiere dagli occhi di ghiaccio».

17 novembre 1971
Calvi è nominato consigliere delegato del Banco Ambrosiano.

23 agosto 1975
Roberto Calvi entra nella loggia P2 di Licio Gelli.

15 ottobre 1975
Calvi è nominato presidente del Banco Ambrosiano. Resta anche consigliere delegato, deve cedere solo la direzione generale. Altre cariche, negli anni successivi: presidente della Centrale finanziaria, membro del consiglio di amministrazione e vicepresidente dell’Istituto centrale banche e banchieri, consigliere del comitato esecutivo del Credito Varesino, presidente del Banco Ambrosiano Overseas ltd. di Nassau.
• «Calvi prestava soldi allo Ior. A sua volta lo Ior, con questi capitali, acquistava azioni del Banco Ambrosiano o li dirottava nell’arcipelago di finanziarie con sede a Panama, sotto la direzione dell’United trading company. A chiudere il cerchio era sempre l’Ambrosiano che forniva allo Ior i mezzi finanziari per restituirli. Triangolazioni per centinaia di milioni di dollari, al riparo di ogni controllo, vidimate da un nome, quello della banca pontificia, che era una garanzia "divina", un gioco perverso che nel giro di un decennio porterà al collasso il vecchio banco. Crocevia di questo traffico era la Cisalpine Overseas Bank. Costituita il 23 marzo 1971, nel luglio 1980 diventerà il Banco Ambrosiano Overseas. A Nassau, alle Bahamas, paradiso fiscale per eccellenza, Calvi cominciò la sua discesa all’inferno. Di quella stagione rampante resta la sua ex-villa a Point House. L’Overseas fu un’iniziativa concertata tra Calvi, appena nominato direttore generale del Banco; Paul Marcinkus, il prelato americano dello Ior, e Michele Sindona, il finanziere cui il Vaticano sotto Papa Montini aveva affidato la gestione di molti affari temporali. Calvi aveva intuito che più società off-shore venivano create, tanto più diventava arduo per le autorità di controllo inseguire la valanga di operazioni back to back su depositi. A dirigere l’Overseas fu per anni uno svizzero, Pierre Siegenthaler, legato all’Opus Dei». [Sole 15/1/2006]


13 novembre 1977
Nelle strade di Milano compaiono cartelloni che denunciano presunte irregolarità del Banco Ambrosiano. Il responsabile sarebbe Michele Sindona, al quale Calvi avrebbe rifiutato un aiuto finanziario per colmare i buchi delle sue banche [Wikipedia]

17 aprile 1978
Comincia una lunga ispezione della Vigilanza della Banca d’Italia al Banco Ambrosiano. L’anno scorso l’istituto di via Nazionale aveva ricevuto una lettera-denuncia di Luigi Cavallo contro Calvi e aveva registrato la protesta del senatore Cesare Merzagora a nome degli «ambienti finanziari milanesi» preoccupati, a suo dire, dell’espansione del Banco Ambrosiano. L’ispezione dura sei mesi e coinvolge 57 funzionari. Al termine né la Banca d’Italia né il Tesoro intervengono. Calvi però è inquisito per sospette esportazioni di valuta e nel 1980 si vede ritirare il passaporto. Tuttavia, poco tempo dopo, la Banca d’Italia ed il Tesoro approvano l’aumento di capitale dell’Ambrosiano a 50 miliardi.

1980
Alla disperata ricerca di denaro per coprire i buchi, Calvi finisce sempre più nelle maglie di mafia e malavita, avvitandosi in rischiose operazione di riciclaggio di denaro sporco. «Cerca nuovi sodalizi, li trova in Francesco Pazienza, un confidente dei servizi segreti, e in Flavio Carboni, costruttore con affari in Sardegna, a caccia di finanziamenti per la sua Sofint dopo che è venuta meno l’intesa con il gruppo Berlusconi. Carboni attribuisce molti dei suoi guai agli usurai della banda della Magliana. Affari loschi si intrecciano attorno al Banco. E un brutto affare è anche quello denunciato fin dal 1980 dalla rivista inglese The Middle East, secondo cui il Banco Ambrosiano Middle East di Beirut è al centro di un traffico di armi organizzato dalla Dreikot financial company di Hans Kunz, rappresentante di Calvi in Svizzera». [Sole 15/1/2006]

22 aprile 1981
La Centrale, finanziaria del gruppo Banco Ambrosiano, acquista il 40 per cento della Rizzoli-Corriere della Sera. «Il 40 per cento della Rizzoli è costato già 75 miliardi alla Centrale, e altri 60 miliardi costerà l’aumento di capitale. È il più grosso investimento mai fatto da una banca nell’industria editoriale (…). L’operazione suscita altri interrogativi delicati, oltre a quello di come conciliare l’attività creditizia con quella editoriale, sotto l’occhio vigile della Banca d’Italia. Il più importante riguarda la proprietà. Il Corriere della Sera, che da ieri è entrato in Borsa via La Centrale, è condizionato da un gruppo di cui non si conoscono i principali azionisti. Chi controlla il Banco Ambrosiano? Se sono società, chi sono i volti die ne tirano le fila?». [Marco Borsa, Sta. 24/4/1981]

20 maggio 1981
Roberto Calvi è arrestato in seguito a una denuncia per violazione delle norme valutarie. Processato in luglio insieme ad altri amministratori dell’Ambrosiano e della Centrale, è condannato a quattro anni.
• In dieci anni di gestione dell’Ambrosiano, Calvi ha ereditato il buco di Michele Sindona (circa 250 milioni di dollari del 1974), allargandolo progressivamente fino ai 1.200 milioni di dollari di questo periodo. Uscito dal carcere, riesce a trovare i dollari necessari a finanziare il debito, che diventa di 1.400 milioni di dollari in scadenza a partire dal 30 giugno 1982 (v. 4/6/1982). [Marco Borsa, Sta. 19/6/1982]

20 luglio 1981
Calvi ottiene la libertà provvisoria. Esce dal carcere dopo che qualche giorno fa ha tentato di suicidarsi. Chiede e ottiene di rientrare a pieno titolo negli incarichi al vertice della banca.

22 gennaio 1982
Carlo De Benedetti, che qualche mese fa ha fatto il suo ingresso nel Banco Ambrosiano, abbandona l’incarico.
• Per cercare di restituire qualcosa della massa di denaro che gli è scivolata dalle mani, Calvi chiede aiuto alla Democrazia cristiana. Il presidente del partito, Flaminio Piccoli, gli consiglia di rivolgersi a un giovane assistente del generale del Sismi Giuseppe Santovito, «tale Francesco Pazienza, elegante uomo di mondo. Questi agisce in società con tale Flavio Carboni, mediatore di affari sardo. Il lavoro da fare è particolarmente delicato: si tratta di tranquillizzare lo Ior di Paul Marcinkus, recuperare documenti che attestino la sua proprietà di conti correnti, tenere buono Licio Gelli, rassicurare la mafia siciliana e la camorra napoletana…». [Deaglio, Patria]

27 aprile 1982
Milano – Alle otto del mattino il vicepresidente dell’Ambrosiano Roberto Rosone, al quale è passata la gestione della banca e che ha cominciato a tenere ordine nei suoi conti, anche vietando ulteriori crediti senza garanzia concessi a Flavio Carboni, esce dalla sua casa di via Odescalchi, che è anche sede di una filiale del Banco. Gli si avvicina un uomo e gli spara a una gamba. La pistola si inceppa, il killer riesce a ricaricarla e a sparare un altro colpo, all’inguine. Poi fugge salendo sul sellino posteriore di una moto. Ma la guardia giurata dell’Ambrosiano spara e lo ammazza con un proiettile in testa. Il killer era Danilo Abbruciati, uno dei capi della banda della Magliana. Appuntato su una scatola di fiammiferi aveva il numero di telefono di Ernesto Diotallevi, il banchiere della Magliana, socio in affari di Carboni.


5 maggio 1982
La Banca d’Italia autorizza la quotazione del titolo Ambrosiano.

4 giugno 1982
Il Banco Ambrosiano riceve una lettera della Banca d’Italia che segnala l’esposizione all’estero (Banco Andino, del Nicaragua, delle Bahamas) di 1.400 milioni di dollari e chiede perentoriamente informazioni. La lettera deve essere inoltre portata a conoscenza del consiglio di amministrazione.

5 giugno 1982
Roberto Calvi scrive al Papa, Giovanni Paolo II: «Santità, ho pensato molto in questi giorni. E ho capito che c’è una sola speranza per cercare di salvare la spaventosa situazione che mi vede coinvolto con lo Ior in una serie di tragiche vicende che finirebbero per travolgerci irreversibilmente. (…) «Santità, Lei è l’ultima speranza, l’ultima. (…) Molti sono coloro che mi fanno allettanti promesse di aiuto a condizione che io parli delle attività da me svolte nell’interesse della Chiesa... vorrebbero sapere se ho fornito armi ad alcuni regimi di Paesi del Sudamerica per aiutarli a combattere i nostri comuni nemici, e se ho fornito mezzi economici a Solidarnosc o ad altri paesi dell’Est; ma io non mi faccio ricattare...» [da una lettera trovata da Carlo Calvi nell’archivio paterno, in Ferruccio Pinotti, Poteri forti, Milano 2005]
• La teoria del figlio di Calvi, Carlo, «che il viaggio a Londra di suo padre sia avvenuto nella speranza di trovare una sponda e aiuti finanziari nell’ Opus Dei, considerato rivale, nell’ ambito della finanza vaticana, dello Ior guidato da Paul Marcinkus con il quale il banchiere aveva fatto innumerevoli affari». [Marco Imarisio, Cds 6/10/2005]
• «Il tentativo del banchiere, ormai disperato, era di estromettere monsignor Marcinkus, considerato esponente dell’ala massonico-curiale, dalla presidenza dello Ior, di affidare la banca papalina all’Opus Dei e di far rilevare dallo Ior una quota societaria del 10-15 per cento del Banco Ambrosiano per 1.200 milioni di dollari. Ma l’ uomo è ormai bruciato». [Alberto Statera, Rep. 7/10/2005]

7 giugno 1982
Calvi convoca il consiglio del Banco Ambrosiano che discute la lettera della Banca d’Italia del 5 giugno. Il vicepresidente Orazio Bagnasco chiede che la documentazione relativa alle operazioni estere sia a disposizione del consiglieri perché se la possano studiare anche a casa. Calvi si oppone, Bagnasco chiede la votazione e Calvi, per la prima volta da quando è presidente dell’Ambrosiano, va in minoranza.

8 giugno 1982
Giulio Andreotti, che ha sempre appoggiato Calvi ma negli ultimi tempi è vicino anche al vicepresidente dell’Ambrosiano Bagnasco, ha mandato a Milano come suo ambasciatore Giuseppe Ciarrapico. Il quale invita Calvi e Bagnasco a Roma per una cena di pacificazione.

9 giugno 1982
Cena Andreotti-Bagnasco-Calvi. Bagnasco dichiara di non aver voluto creare particolari difficoltà al presidente, ma di voler semplicemente avere le informazioni giuste sul Banco. Il dissidio è apparentemente appianato.

10 giugno 1982
A sera inoltrata, dopo una giornata di lavoro e di appuntamenti, Roberto Calvi sparisce dal suo appartamento di Roma. Sembra che fra gli altri oggi abbia incontrato anche Paul Marcinkus: il presidente dello Ior lo avrebbe rimproverato aspramente per la situazione che si è venuta a creare all’Ambrosiano coinvolgendo anche il Vaticano

11 giugno 1982
Oggi Calvi ha telefonato a tre persone: alla segretaria Graziella Corrocher per disdire il biglietto di ritorno Roma-Milano, a Luigi Mennini, direttore generale dello Ior, per scusarsi di non essere andato a un appuntamento che aveva fissato in mattinata, a Roberto Rosone, direttore generale dell’Ambrosiano, per rassicurarlo sul fatto che rientrerà, dopo impegni urgenti, domani sera.
• Calvi in aereo raggiunge Venezia, poi in macchina Trieste. «Lì lo aspetta, a bordo del motoscafo Uragano, il contrabbandiere Silvano Vittor, incaricato di portarlo in Iugoslavia. È un tipo simpatico, si presenta con due ragazze austriache, Michaela e Manuela Kleinszig. “Ci terranno compagnia durante il viaggio”. […] Comincia il viaggio. […] Noleggiano un aereo, atterrano in un aeroporto privato di Klagenfurt. Di lì vanno a Vienna. […] Carboni li raggiunge al confine svizzero, proveniente da Amsterdam. Poi riparte, li aspetterà a Londra». [Deaglio, Patria]

13 giugno 1982
In assenza di ulteriori notizie di Calvi, Roberto Rosone, rientrato precipitosamente dalla Sardegna, e Orazio Bagnasco, proveniente da Venezia, convocano per la sera un consiglio di amministrazione mentre nel corso della giornata trattano il problema della «vacanza» di Calvi attraverso Giuseppe Ciarrapico. giunto da Roma a sostenere la candidatura Bagnasco all’Ambrosiano. Rosone si oppone e riesce a far passare la decisione, conforme allo statuto, di affidare i poteri al vicepresidente anziano. cioè a lui. Dichiara in consiglio che non ha alcuna aspirazione presidenziale. Bagnasco ottiene che gli vengano affidati, insieme a Mezzana e Arosio, i rapporti con la Banca d’Italia. Andreotti fa sapere, attraverso Ciarraplco, di non litigare se si vuole evitare il commissariamento da parte della Banca d’Italia. Al ministero dell’Interno intanto comincia a farsi strada l’ipotesi di un tranello teso a Calvi con la fuga. [Marco Borsa, Sta. 19/6/1982]

14 giugno 1982
La Banca d’Italia manda sei ispettori muniti di una lettera del governatore Ciampi che chiedono di vedere i verbali del consiglio e altri documenti del Banco. Roberto Rosone chiede l’aiuto di Michael Leemans, amministratore delegato della Centrale, per mettere a punto un plano di salvataggio dell’Ambrosiano. La Consob sospende le quotazioni del titolo Ambrosiano in Borsa. La famiglia Calvi è tutta negli Stati Uniti.

16 giugno 1982
Calvi arriva a Londra. al Chelsea Cloister, in Sloane Road, piccolo appartamento all’ottavo piano, numero 881, prenotato per lui da quel Kunz del traffico di armi (v. 1980). Il Chelsea Cloister è un albergo di modesta categoria, costruito nel 1938 per dare alloggio ai dipendenti dei grandi magazzini, attualmente frequentato da clientela piuttosto losca, tanto che Calvi chiede a Carboni di trovargli una sistemazione migliore.
• «Calvi in tutto il suo viaggio non ha combinato niente. Nessuno gli ha dato un soldo, il Vaticano gli ha chiuso le porte. La dittatura militare argentina, per cui si è adoperato, ha perso la guerra delle Falkland e si sta avviando al tracollo». [Deaglio, Patria]

17 giugno 1982
Londra - Roberto Calvi si alza, fa colazione con due uova. Legge il Sole 24 ore che dà notizia della sua scomparsa. I giornali inglesi celebrano la vittoria sull’Argentina. Più tardi Calvi pranza con le sorelle Kleinszig al Pucci Pizza di King’s Road.
Milano - Intorno alle 13 si riunisce il consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano. Viene tolta la firma a Calvi. Roberto Rosone, che ha seguito tra ieri e oggi i contatti di Leemans con il Vaticano, riceve l’ultima telefonata da Roma che lo infoma sull’atteggimento negativo del Vaticano agli appelli di salvataggio del Banco. Leemans consiglia di chiedere il commissariamento dell’istituto. Rosone lo fa e si scontra con Bagnasco, che accusa: «È una sporca manovra politica». «È la sola cosa seria da fare in questo momento», ribatte Rosone. Passa la linea Rosone.
• La bancarotta dell’Ambrosiano, la più grave in Italia e in Europa, è di 1,3 miliardi di dollari.
• Finito il consiglio, intorno alle 19, mentre le segretarie stanno battendo il comunicato che segna la fine dell’Ambrosiano di Calvi, la segretaria di Calvi, Graziella Corrocher, nubile, 55 anni, si uccide gettandosi dalla finestra. Sulla scrivania lascia un biglietto: Che Calvi sia stramaledetto per tutto il male che fa a noi del Banco e del gruppo, della cui immagine eravamo a suo tempo così orgogliosi».
Londra – Calvi è solo: Vittor, Manuela e Michaela, Flavio sono partiti. Hanno portato via la borsa nera che il banchiere teneva sempre con sé. «La borsa, una Valextra, ricomparirà nel 1986 in una trasmissione televisiva condotta da Enzo Biagi, portata dallo stesso Carboni. Ma dentro non c’è nulla, tranne un passaporto diplomatico del Nicaragua». [Deaglio, Patria]
• Intorno alle 21 Roberto Calvi è visto vivo per l’ultima volta: nella hall del Chelsea Cloister. È «solo, in attesa degli altri “compagni”, pronto a cambiare residenza. Da Milano ha saputo di essere stato estromesso dalla guida dell’Ambrosiano ormai a un passo dal commissariamento. Gli arriva anche la notizia del suicidio della sua segretaria Graziella Corrocher. Alle 23 viene notata un’auto lussuosa nera che si ferma dietro l’hotel. Sembra che vi siano tre individui, scendono per far salire un uomo. Forse è Calvi. Forse nell’auto c’è quel Vincenzo Casillo indicato da alcuni pentiti di mafia come uno dei materiali esecutori dell’omicidio, morto in un agguato il 29 gennaio 1983». [Sole 15/1/2006]


18 giugno 1982
Londra - Questa mattina un impiegato postale ha segnalato che un corpo penzolava sotto il ponte dei Frati neri. «La polizia lo tira giù, viene identificato come Gian Roberto Calvini, così dice il suo passaporto. Ha dei mattoni nelle tasche e addirittura un mezzo mattone nelle mutande, 15 mila dollari nei vestiti, una corda al collo, ma nessuna vertebra rotta. (…) Scotland Yard conclude che quell’uomo è uscito dal suo albergo, ha camminato per dieci chilometri, è salito sul ponte, si è messo un po’ di mattoni addosso, ha assicurato la corda al parapetto e poi si è buttato». [Enrico Deaglio, Patria, Milano 2010] L’orologio che porta al polso, un Pathek Philippe, è fermo sulle 1 e 52.
• Il crac dell’Ambrosiano è di almeno 2 mila miliardi delle vecchie lire.
• All’inizio Londra sposa la tesi del suicidio di un uomo disperato. Poi anche Scotland Yard riaprì il caso concludendo che quello di Calvi era un omicidio premeditato in ogni dettaglio, dall’esecuzione fino alla macabra messinscena finale. [Sole 15/1/2006]
• Una perizia svolta vent’anni dopo sui resti del corpo di Calvi, conservati all’Istituto di medicina legale di Milano, ha stabilito che con tutta probabilità il banchiere venne ucciso per strangolamento in un cantiere-discarica distante un centinaio di metri dal ponte dei Frati neri, e successivamente portato sul Tamigi. «Quanto ai sassi delle tasche, dalle analisi micromorfologiche e microchimiche i periti concludono che le mani di Roberto Calvi non le toccarono mai. Così come non toccò l’impalcatura alla quale fu trovato appeso: nessuna particella di quel ferro pieno di ruggine, né di vernice gli rimase sotto le unghie dove invece i periti hanno rinvenuto tracce di magnesio, presente nelle pietre verdi, dette anche serpentine: materiale usato nell’edilizia e sparso in abbondanza in quel cantiere-discarica». [Virginia piccolillo, Cds 25/10/2002]

6 agosto 1982
Il ministro del Tesoro, Nino Andreatta, avvia la liquidazione dell’Ambrosiano. Comincia poi il processo per la bancarotta. Il Vaticano uscirà indenne perché non è perseguibile per la legge italiana. Verserà 300 milioni di dollari come atto di buona volontà.


6 ottobre 2005
Roma - Si apre nell’aula giudiziaria del carcere di Rebibbia il processo ai presunti esecutori materiali dell’omicidio di Roberto Calvi. «Sul banco degli accusati, nel processo appena iniziato, quattro nomi di varia estrazione, tutti legati al riciclaggio del denaro sporco: l’ex cassiere della mafia Pippo Calò; un affarista immobiliare, Flavio Carboni; il boss della Magliana Ernesto Diotallevi; Silvano Vittor, l’ex-contrabbandiere che aiutò Calvi a espatriare; e Manuela Kleinszig, amica di Carboni. Ma questi sarebbero solo il primo livello dei “manovali”. I magistrati romani hanno aperto un fascicolo di secondo livello, cercando di mettere a fuoco anche i possibili mandanti. E il primo nome che vi compare è quello di Licio Gelli». [Sole 15/1/2006]

6 giugno 2007
Tutti assolti al processo per la morte di Roberto Calvi. «La procura di Roma riteneva di aver incastrato il Quartetto del Male, ovvero l’alleanza criminale tra il Faccendiere, il Mafioso, il Malavitoso e il Contrabbandiere per uccidere il Grande Banchiere. E invece no. La Corte d’assise, presieduta da Mario Lucio d’Andria, ha assolto i quattro imputati per l’omicidio di Roberto Calvi. L’ipotesi che la mafia avesse allungato la sua mano sul banchiere milanese, trovato morto sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra, il 18 giugno 1982, non ha retto. I ben noti Flavio Carboni, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor sono stati assolti perché manca la prova. Assoluzione con formula piena per Manuela Kleinszig. Resta il fatto che la Corte ritiene che sia stato un assassinio. […]
Secondo il pm Luca Tescaroli, il quartetto aveva organizzato l’uccisione del banchiere per punizione, ma anche per bloccarlo. Sarebbero stati almeno tre, infatti, i motivi che si nascondevano dietro il delitto: la cattiva amministrazione del denaro di Cosa Nostra, che si ritiene venisse riciclato attraverso il Banco Ambrosiano; la possibilità che il banchiere, in crisi personale ed economica, spifferasse i suoi segreti; l’ipotesi di sostituirsi a lui. La Corte, al contrario, ha accolto le tesi difensive e ha ritenuto che le prove non fossero sufficienti.
Naturalmente non è escluso che Tescaroli ricorra in appello. La sua ricostruzione è indubbiamente suggestiva e si addentra nei misteri d’Italia. C’entrerebbero la P2, a cui era legato Carboni, ma anche lo Ior, la banca vaticana che garantiva per Calvi, e poi la mafia, che aveva affidato al Banco Ambrosiano molte delle sue ricchezze, e in ultimo era entrata in gioco anche la Banda della Magliana, attraverso il boss Ernesto Diotallevi, che si sarebbe “preoccupato” di costruire la trappola in cui Calvi cadde. “Dopo essersi appropriato di 19 milioni di dollari del Banco Ambrosiano e aver beneficiato di finanziamenti di società collegate al Banco stesso - aveva scritto il magistrato - il faccendiere Flavio Carboni induceva Roberto Calvi ad affidarsi a lui per trovare soluzione alle pressioni giudiziarie e per recuperare il denaro necessario a risolvere la crisi del Banco Ambrosiano”». [Francesco Grignetti, Sta. 7/6/2007]

7 maggio 2010
Roma - La Corte d’assise d’appello di Roma conferma le assoluzioni di Flavio Carboni, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi per l’omicidio di Roberto Calvi. Nelle motivazioni della sentenza si legge fra l’atro: «Roberto Calvi è stato ammazzato, non si è ucciso». «I magistrati hanno scritto con chiarezza che “Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per massicce operazioni di riciclaggio”. Grave, gravissimo, ma troppo poco per infliggere i tre ergastoli. “Parecchia gente voleva la morte del banchiere - afferma la sentenza d’appello - Dalla mafia alla camorra, alla P2, allo Ior, ai politici italiani beneficiari delle tangenti o interessati a cambiare l’assetto del Banco Ambrosiano o a mutare gli equilibri di potere all’interno del Vaticano”. Persino ai servizi segreti inglesi leliminazione non sarebbe dispiaciuta, “essendo acclarato che Calvi aveva, tra l’altro, finanziato l’invio di armi in Argentina durante il conflitto delle Falklands”». [Elsa vinci, Rep. 18/11/2011]

17 novembre 2011
Roma – Le assoluzioni degli imputati per la morte di Roberto Calci diventano definitive. La Corte di Cassazione respinge il ricorso contro il proscioglimento dall’accusa di concorso in omicidio volontario per l’imprenditore Flavio Carboni, Pippo Calò, ex cassiere della mafia, ed Ernesto Diotallevi, ritenuto vicino alla banda della Magliana.




Sabrina Minardi, moglie del calciatore Bruno Giordano, amante di De Pedis, il “Dandi” della Magliana, su Roberto Calvi: il banchiere milanese dagli occhi di ghiaccio, arrivava con la Limousine, quella con il terzo scompartimento, tanto per intenderci. La Minardi ci saliva con vestaglietta e ciabattine per ricevere poi in regalo una villa a Montecarlo. «Non c’è quasi mai stato sesso. C’è stato una volta durante i nostri momenti di perdizione».