Eugenio Occorsio, A&F la Repubblica 4/6/2012, 4 giugno 2012
ANNA MARIA BENASSI LA REGINA DELLE BANCHE CAMPIONESSA DI “STOCKPICKING”
Il 30 agosto 2011 il settore bancario italiano, come tutta l’economia del Paese, era nel pieno di una tempesta senza precedenti. Lo spread volava sopra i 500 punti, il valore dei titoli di Stato andava sgretolandosi, la credibilità internazionale era ai minimi storici, la Bce scriveva lettere minacciose imponendo ricette draconiane. Eppure quella mattina Anna Maria Benassi, che allora era capo analista della Banca Leonardo e oggi è responsabile del team di ricerca sui titoli italiani della Kepler, scrisse un rapporto: la valutazione della Ubi (Unione banche italiane) cambiava da underweight, e quindi “non avere titoli in portafoglio”, in un sonoro buy, comprare. «Il titolo era scivolato fino a 2,23 euro, un livello che pur nell’uragano che si stava attraversando era talmente basso che si aprivano margini di miglioramento», racconta oggi la Benassi. Nulla di più indovinato: quando cambiò la sua opinione, emettendo un nuovo downgrading e tornando quindi a raccomandare di vendere il titolo, il 20 gennaio di quest’anno, l’azione si era riportata a quota 3,20. Un aumento del 32% sul benchmarkadottato dal Financial Times che ha fruttato alla Benassi il terzo posto assoluto nella classifica dei 500 migliori analisti azionari europei per il 2011 (“stock pickers”) pubblicata la settimana scorsa dall’autorevolissimo quotidiano londinese. Ed è al numero uno fra i ricercatori specializzati nelle banche. Alla classifica corrisponde un premio («niente più
che una menzione d’onore, intendiamoci », puntualizza sorridendo) che si chiama StarMine Analyst Award. «Beh, non posso nascondere che è stata una bella soddisfazione, ma guardando ai fatti mi sono comportata secondo logica: assumendo, il che non è detto ma secondo me è assolutamente verosimile, che le migliori banche italiane non falliscono, il loro valore stava avvicinandosi drammaticamente allo zero. E in questi casi margini di recupero possono esistere, magari temporanei: non significa che le banche torneranno a splendere com’era nel passato, solo che si creano delle finestre di opportunità delimitate nel tempo. E noi aiutiamo gli investitori a coglierle andando ad analizzare meticolosamente il bilancio, il mercato, la reale situazione di una singola banca». Come per l’Ubi, la Benassi ha emesso in quei mesi alcune altre raccomandazioni, di solito azzeccando alla grande, che hanno portato nel complesso l’excess return, cioè il “ritorno” dei titoli da lei indicati “aggiuntivo” rispetto al benchmark stabilito dal Ft, al livello di 28,9. Appunto, terzo in classifica. “La Benassi - commenta il giornale britannico - ha colto perfettamente le opportunità bottom up di alcune banche”, come dire “dal basso verso l’alto”, andando a guardare ai “fondamentali” dei vari istituti. È per qualche verso sorprendente che l’analista milanese si sia guadagnata tanta credibilità internazionale scommettendo proprio su un settore così martoriato come le banche italiane. «Il fatto è che sulla banca Ubi - puntualizza Anna Maria - si è concentrata in quel periodo, l’ultimo trimestre dell’anno scorso, una serie di fattori positivi. Il primo fra tutti ovviamente è stato il rifinanziamento Bce: ha fatto sì che la banca migliorasse la sua liquidità e non fosse poi costretta a convertire un bond da 639 milioni, eventualità che, visti i corsi del momento, avrenbbe comportato una maxi-diluizione del valore per gli azionisti con una perdita secca. Ho avuto la fortuna di “osare”, dopo aver analizzato con attenzione le carte della banca concentrandomi su questa mancata diluizione». Per avventurarsi in profezie tanto rischiose, conferma la stessa Anna Maria, «l’esperienza è stata fondamentale ». E di esperienza, Benassi ne ha tanta e di sicuro valore: milanese purosangue, dopo la laurea alla Bocconi il suo primo lavoro è stato presso lo studio di Ettore Fumagalli, il più prestigioso agente di cambio a piazza Affari (è stato anche presidente del comitato direttivo della Borsa negli anni ’80). Di lì dopo pochi anni il transito, che sarà definitivo, all’attività di analisi: prima in Analitica, piccola boutiquedi ricerca azionaria milanese, e poi nel monumentale, nel senso di ricco di storia, ufficio studi della Banca Commerciale creato nientemeno che da Raffaele Mattioli negli anni ‘30, il banchiere-letterato come lo chiama Sandro Gerbi nella sua biografia. «Era il 1994, e il caso ha voluto che fosse direttore finanziario Lino Benassi, che poi negli anni successivi sarà anche amministratore delegato, del quale non sono neanche parente. Un giorno mi ha fermato nel corridoio e mi ha detto ridendo: senti, metti un annuncio nelle bacheche in cui precisi che non sei mia figlia, perché qui ne sono tutti convinti». L’esperienza in Comit per Anna Maria sarà breve. Cogliendo l’occasione del reshuffle organizzativo connesso con la privatizzazione della banca, nel 1995 si trasferisce in Deutsche Bank Italia. «Ci sono rimasta dieci anni - racconta - ed è stata un’esperienza davvero straordinaria. Erano gli anni, a cavallo del millennio, in cui il nostro Paese viveva un momento molto favorevole: giravo il mondo per illustrare agli investitori istituzionali dei cinque continenti la validità del prodotto-Italia, spesso riuscendoci ». Sono anche gli anni in cui la Benassi si specializza nelle analisi per il settore bancario, expertise che manterrà quando nel 2003 viene chiamata in Banca Leonardo, dove guida l’intero comparto “analisi” con una decina di specialisti nel suo team. «Come direste voi giornalisti, coordinavo il tutto mantenendomi i miei spazi “di scrittura” sulle banche ». In questa posizione, è arrivato l’award del Ft. Però quando da Londra le hanno telefonato, da poche settimane Anna Maria si era trasferita alla Kepler Capital Market: «Non è cambiato nulla. Ho semplicemente “trapiantato” il mio team di ricerca, sempre conservando la specializzazione nelle banche, da un’azienda all’altra, da via Broletto a corso Europa». E’ accaduto che, nell’ottobre 2011, la Banca Leonardo si è voluta focalizzare sui suoi due core business internazionali, cioè il corporate finance e il private banking. Nel frattempo la Kepler, una società europea di servizi finanziari con quartier generale a Parigi, accusava una carenza proprio nella ricerca e nell’analisi sui titoli azionari italiani. Di qui l’accordo, in virtù del quale l’ufficio della Benassi si è trasferito e la Leonardo ha acquisito una partecipazione del 5% in Kepler. «Seguiamo 84 aziende quotate italiane, e io personalmente seguo otto banche. In tutto la Kepler mantiene il focus aperto su 500 titoli europei». E’ cambiato l’indirizzo, ma non le abitudini di vita di Anna Maria. «Arrivo in ufficio alle 7. Rapida lettura di giornali, poi alle 7.45 c’è la riunione con i miei collaboratori e con i “cugini” del reparto trading & sales. Alle 8.05 c’è il morning meeting europeo in cui ogni Paese fa il punto sulla rispettiva situazione. E’ il momento in cui “scopriamo” le carte con i trader, perché come sapete c’è una serie di rigorosi limiti alle nostre comunicazioni nei giorni precedenti. Insomma, se riveliamo prima il nostro intendimento di abbassare o alzare le valutazioni su un titolo, non solo incorriamo nel reato di aggiotaggio ma la nostra credibilità viene irrimediabilmente minata. È un rigore che ho imparato negli anni in Deutsche, dove c’era la complicazione ulteriore dell’attività bancaria che ha ovviamente regole ancora più stringenti. Qui almeno noi non impegniamo denaro nostro: la commissione è identica se vendiamo o compriamo un titolo. Dopo le riunioni, tornando alla mia giornata, partono i mercati e si finisce chissà a che ora». Con questa daily schedule, non è che resti molto tempo libero. «Per fortuna ho una marito, Cesare, che mi ha sempre supportato in modo fantastico, e una figlia, Gaia, che ha vent’anni e ora “purtroppo” si è iscritta alla Bocconi». Anche suo marito lavora nella finanza? «Macché, fa il veterinario, e abbiamo pochissimi amici nel settore. Il massimo del confronto fra culture diverse accade nelle riunioni di famiglia: mio fratello fa il sociologo, per di più si occupa dei nuovi poveri in occidente ed è uno di quelli che sono convinti che le banche siano la rovina del pianeta, mia sorella fa l’informatica e lavora con tutt’altri numeri, le lascio immaginare quali salti ideologici hanno le nostre conversazioni... »