Irene Guetta, Libero 3/6/2012, 3 giugno 2012
LA CRISI HA RISTRETTO DETROIT CHIUDONO I QUARTIERI POVERI
Detroit minore, più raccolta e soprattutto più gestibile con i costi di mantenimento. Come si pensa di persuadere gli abitanti? Spegnendo metà dell’illuminazione pubblica, a cominciare dalle aree disagiate e meno popolate, dove a rigor di logica servirebbero più luci e non meno. Se non ti sposti a vivere con noi, allora resterai nelle tenebre (e, già che ci siamo, non ripareremo mai più i tuoi marciapiedi). Non male, soprattutto considerando che il coprifuoco con ordinanza del sindaco arriverà quando gli altri servizi-base come polizia, pompieri, raccolta rifiuti e manutenzione delle strade saranno già stati spolpati al massimo.
Sembra una decisione da cattiva scienza sociale metropolitana (del resto – ricordate? – quando negli anni Ottanta gli sceneggiatori di Robocop dovettero immaginare uno scenario futuristico di città andata a male scelsero proprio Detroit, con il suo infinito scendere i gradini della decadenza). In realtà non è una misura nuova e l’ex capitale industriale nel nord del Paese non sarà la prima città americana a tagliare sulla luce per risparmiare denaro. Santa Rosa e Rockford ci hanno pensato prima ed è successo anche in comunità più piccole in California, Wisconsin, Maine, Pennsylvania, Massachusetts e Colorado. Ma l’area che secondo le previsioni del municipio resterà al buio non era mai stata così ampia. Del resto, già adesso il 40 per cento dei lampioni è rotto: in pratica il sindaco Dave Bing ha preso atto della situazione, non aggiusterà più le luci e risparmierà dieci milioni di dollari l’anno su un budget che già ora è fin troppo striminzito.
Detroit è semplicemente troppo estesa – come Buffalo, Boston e San Francisco messe assieme – e troppo deserta – soltanto 713 mila abitanti – per reggersi sulle sue gambe: produce poche tasse, ha linee di bus troppo lunghe che ormai funzionano a singhiozzo e poca polizia. Le stime dicono che almeno 37 miglia quadrate di città sono proprietà lasciate vuote e parchi. «Ora c’è da identificare i quartieri dove vogliamo concentrare la popolazione», dice Chris Brown, pezzo grosso della municipalità. «Non illumineremo le aree messe male come le altre».
In alcuni distretti le luci sono già spente. Appena fuori, a Highland Park, ne sono state eliminate 1.100 su 1.600, per colpa di una bolletta da 4 milioni di dollari ancora da pagare. Il risparmio è di 45 mila dollari al mese. Ma i residenti di Detroit non sono contenti. «È una misura che colpirà i bambini che vanno a scuola quando fa ancora buio o chi va alla messa di mezzanotte o i negozi che vogliono fare affari dopo le nove di sera». E naturalmente c’è paura per un aumento prevedibile del crimine.
Più che il secolo americano, il blackout deliberato nella città della grande industria automobilistica, casa della Chrysler e della prima catena di montaggio di Henry Ford, fa pensare alla recente tendenza, almeno a livello locale, a trascurare le infrastrutture pubbliche. Insomma: l’economia va meglio che in Europa, ma le strade sono abbandonate a se stesse (in alcune zone di Detroit, sono bloccate dagli alberi caduti e non rimossi). Per ora suppliscono il pragmatismo e lo spirito di iniziativa americani: in alcune aree i cittadini stanno già ottenendo prestiti dal municipio per provvedere da sé all’illuminazione. Eppure c’è un altro dato su cui riflettere: sui cinque modelli di lampione più venduti al mondo, quattro li produce la Cina.
Irene Guetta