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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Mangia «corretto» e morirai di fame - Ma i vegetariani schiacciano le zanzare? Non è una do­manda trabocchetto, e una risposta approfondita la tro­vate in un libro della tedesca Karen Duve che si intitola emblematicamente Il gior­no in cui decisi di diventare una persona mi­gliore ( Neri Pozza),nel quale l’autrice rac­conta come è diventata vegetariana, poi ve­gana, poi fruttariana

Mangia «corretto» e morirai di fame - Ma i vegetariani schiacciano le zanzare? Non è una do­manda trabocchetto, e una risposta approfondita la tro­vate in un libro della tedesca Karen Duve che si intitola emblematicamente Il gior­no in cui decisi di diventare una persona mi­gliore ( Neri Pozza),nel quale l’autrice rac­conta come è diventata vegetariana, poi ve­gana, poi fruttariana. Un libro educativo in qualsiasi modo la pensiate perché dimo­stra che la vera coerenza ha un costo molto alto, e che perfino Beppe Grillo dal punto di vista ecologico è uno stronzo. Non si usano le Nike perché le cuciono i bambini pakistani, né gli iPhone perché li producono lavoratori cinesi imprigionati nelle fabbriche e sottopagati, ma non si mangiano neppure le liquirizie della Hari­bo, perché «la Haribo è stata sospettata di aver utilizzato lavoratori deportati duran­te la seconda guerra mondiale ». Né si beve Coca Cola perché ti fa bene, come cantava Vasco Rossi, manco per idea, «la Coca Co­la­è accusata di esercitare pressioni sul per­sonale dei suoi impianti in Colombia con l’aiuto di formazioni paramilitari di de­stra ». Fossero state almeno di sinistra un sorsetto si poteva bere. In ogni caso prima di indossare o ingerire qualsiasi cosa dove­te fare ricerche allucinanti. Andare a fare la spesa al biologico non basta. Un vegeta­riano, per esempio, la zanzara alla fine for­se la schiaccia, ma un vegano no, si fareb­be sbranare da una tigre per rispettare la volontà della natura. Non si mangia nep­pure il miele delle api, perché «non si ruba il frutto del lavoro altrui». Idem per le uova delle galline, o per il latte delle mucche. Non è solo questione di cibo, anche ve­stirsi è un casino. Non vestirsi di pelle è il minimo, ma mica finisce lì: «Nella giacca di ecopelle c’è un problemino che natural­mente mi è venuto in mente dopo» scrive la Duve. «Sospetto che sia ricavata dal pe­trolio. Così naturalmente non salvo il mon­do. Una persona ecologicamente corretta probabilmente non dovrebbe comprare un bel niente». Per camminare ci sono le scarpe vegane, che non utilizzano colle de­rivate da grassi animali. Sono brutte da fa­re schifo ma si cammina senza sensi di col­pa. Tuttavia perfino il vegano è ancora troppo cinico per un fruttariano, il quale mangia solo frutta e verdura che non ab­biano danneggiato la pianta, quindi una mela caduta dall’albero sì, ma «niente ra­pe, niente patate, niente spinaci», perché si recidono le radici uccidendo la pianta, è un pianticidio.Coerentemente,c’è da no­tare, se un fruttariano trova un animale morto per strada, in caso di bisogno lo mangia, purché sia morto per cause acci­dentali. Idem se un pollo muore d’infarto immagino si possa mangiare, forse per questo gallina vecchia fa buon brodo. Quelli più corretti sono i gianisti, che ri­fiutano di esercitare violenza su qualsiasi vivente. Anche un antibiotico è uno stermi­nio, quindi andranno rispettati perfino i tu­mori, non vorremo avvelenarli con la che­mioterapia? Certo, qualcosa dovranno pur mangiarla pure i gianisti, ma in India ci sono quelli che si nutrono di prana, di ener­gia vitale, tipo Prahlad Jani che non man­gia e non beve da settant’anni. Tutto vero, tutto verificato,non si sa da chi.C’è comun­que un trucco: Jani riceve un nettare da una dea indù attraverso un buchino nel pa­lato. Ecco, poteva dirlo prima. Io non capi­rò mai la distinzione tra «biologico» e «chi­mico », sottintendendo il biologico come naturale e il chimico come artificiale, sinte­tizzato in laboratorio: tutta la vita è chimi­ca. Il nostro stesso umore cambia a secon­da dei livelli di serotonina o dopamina nel­le sinapsi cerebrali. Inoltre, ammesso e non concesso, preferisco sopravvivere di farmaci artificiali che morire prima di mor­te naturale. Invece filosoficamente gli am­bientalisti estremi vivono in un paradosso di fondo costante: da una parte idolatrano la natura, dall’altra la negano, volendola buona quale la natura non è. Tipo il prota­gonista di Into the wild di Sean Penn: l’uni­co momento bello è quando questo sce­mo muore di bacche avvelenate dopo due ore di film.Così da una parte l’intelligenza «è una qualità evolutiva tra le tante», dal­l’altra però abbiamo dei doveri etici diver­si dagli altri animali, ok, però dovrebbero decidersi: o siamo superiori o siamo infe­riori. La Duve ha deciso, l’essere umano è inferiore a una piantina di riso, addirittura «gioca in serie C, nella stessa categoria del nematode caenorhabditis elegans».Tutta­via se siamo inferiori perché questi bei di­scorsini morali non va a farli a un ghepar­do, che la sbranerebbe senza problemi co­me sbrana una gazzella viva tra sofferenze inenarrabili? Alla fine perfino a me che di carne ne mangio pochissima il libro della Duve ha fatto venire un intenso desiderio di adden­tare una bistecca al sangue. Come gli avvi­si sulle si­garette ti fanno venire voglia di ini­ziare a fumare o non smettere mai, o come la puntata di Report contro l’aspartame usato come dolcificante, con annesso complotto delle solite multinazionali catti­ve: per reazione adesso controllo sempre le etichette, più aspartame c’è più mi pia­ce, grazie alla Gabanelli la Coca Zero mi sembra ancora così buona.