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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Fisco pasticcione: sbaglia due volte su tre - Peggio del più maldestro dei medici o del più svogliato dei magistrati, c’è un funzionario del­lo Stato che sbaglia almeno una vol­ta su due, ma non paga mai per i suoi errori

Fisco pasticcione: sbaglia due volte su tre - Peggio del più maldestro dei medici o del più svogliato dei magistrati, c’è un funzionario del­lo Stato che sbaglia almeno una vol­ta su due, ma non paga mai per i suoi errori. Lavora, lui come tutti i suoi omologhi, nell’apparato pub­blico più temuto dai contribuenti, soprattutto quelli onesti: il Fisco. C’è lui dietro le 300mila lettere che l’Agenzia delle Entrate sta recapitan­do ad altrettan­ti cittadini so­spettati di aver dichiarato il fal­so, perché cer­te spese (auto nuova, la colf, la scuola priva­ta, il mutuo per la casa) non sa­rebbero compa­tibili, a giudizio dell’Erario, col loro reddito an­nuo. Piccolo dettaglio: alme­no metà di quel­le contestazio­ni si rivelerà poi sbagliata, priva di fondamen­to, carta strac­cia. Lo dicono le terrificanti statistiche rac­colte dal ministero dell’Econo­mia, nell’ultimo «Rapporto trime­strale sullo stato del contenzioso tributario»,cioè sulle cause tra con­tribuenti e Fisco comprese tra gen­naio e marzo di quest’anno. Intanto, le dimensioni delle liti: in media 25mila ricorsi al mese (con 830mila ricorsi ancora pen­denti al 31 marzo 2012!), per un va­lore complessivo delle controver­sie tra cittadini e Stato che supera la spaventosa cifra di 11 miliardi di euro. Soldi che il Fisco considera suoi e che invece i contribuenti (commercianti,imprenditori,pro­fessionisti, famiglie) devonodimo­strare, con l’onere della prova a ca­rico loro, di non aver mai ingiusta­mente sottratto e quindi di non do­ver versare (il contribuente è un presunto evasore fino a prova con­traria). Metà di loro ci riuscirà, per­ché questo dice la tabella sugli esiti dei ricorsi.Ed ecco i numeri.L’ente impositore che ha la più alta per­centuale di errori e quindi di insuc­cessi in fase di contenzioso è l’Agenzia delle entrate. Nell’ulti­mo trimestre l’ente guidato da Be­fera ha vinto contro il ricorrente sol­tanto il 37,98% dei ricorsi. Significa che più di una volta su due, il 62% circa delle volte, aveva ragione il cittadino a contestare la richiesta di pagamento. Una statistica pessima, che do­vrebbe comportare sanzioni per i funzionari che vessano ingiusta­mente i contribuenti, ma che inve­ce­comporta problemi solo per i tar­tassati, finché non riusciranno a di­mostrare la propria «innocenza». E nel 72% si tratta di persone fisi­che, non di società. Perlopiù com­mercianti (19%), imprenditori del settore manufatturiero (15%), ri­storatori e albergatori (6%), che ri­cevono cartelle e avvisi di paga­mento campati sul nulla, ma mi­nacciosi. Che riguardano quasi sempre imposte non pagate (Irpef, Irap, Imu e Iva), a detta del Fisco. Ma che una volta su due non erano state pagate perché non dovevano essere pagate. Peggio ancora dell’Agenzia del­le entrate è l’Agenzia del territorio, che ha ragione meno di una volta su tre (30,3%). In altre parole sette contestazioni su dieci che proven­gono dall’Agenzia del territorio so­no fuffa, inventate, anche se biso­gna sempre sobbarcarsi l’onere di dimostrarlo (il ricorrente ha ragio­ne il 48,3% delle volte), e per farlo serve in media un anno di patimen­ti. E la famigerata Equitalia, che percentuale di successo ha nei ri­corsi? Anche qui siamo sotto la me­tà, 42%. Cioè nel 35% dei casi Equi­talia ha torto marcio ( il contribuen­te vince su tutta la linea), mentre nel 12% il ricorso viene accolto par­zialmente. «Gentile contribuente, dalla sua dichiarazione dei redditi 2011 ri­sultano alcune spese apparente­mente non compatibili con i reddi­ti dichiarati» recita l’incipit delle 300mila letterine appena spedite dall’Agenzia delle entrate. In mol­tissimi casi chi le ha ricevute si è vi­sto contestare l’incongruità tra lo stipendio e l’acquisto di una casa. «Mai sentito parlare all’Agenzia delle Entrate della voce “rispar­mio”? Secondo loro una casa si compra coi soldi risparmiati in un anno??» si domanda uno di loro, l’avvocato Stefano Turchetti, che ha raccontato la disavventura sul suo blog. Il ragionamento del fun­zionario del Fisco ( che punta al pre­mio incentivo per il budget rag­giunto) è questo: se nel 2010 le tue spese hanno superato del 20% il reddito dichiarato nel 2011, è pro­babile che tu sia un evasore. Una follia. Eppure toccherà al contri­buente produrre gli estratti conto bancari o postali per dimostrare co­me ha trovato quei soldi in più (di norma, i risparmi degli anni pri­ma). Male che vada, farà ricorso. Una volta su due, o anche di più, lo vincerà.