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 2012  giugno 02 Sabato calendario

McEnroe gioca in attacco anche quando scrive - Ho solo due attenuanti per la mia insensata decisione d’occupar­mi d’un libro ( Non puoi dire sul serio , Piemme, pagg

McEnroe gioca in attacco anche quando scrive - Ho solo due attenuanti per la mia insensata decisione d’occupar­mi d’un libro ( Non puoi dire sul serio , Piemme, pagg. 376, euro 18) dedicato a John McEnroe, e da lui stesso scritto in­sieme al giornalista James Kaplan. Le pagine del volume ripercorro­no la vita e la carriera di uno dei più straordinari campioni che il tennis abbia mai avuto. Ma io che c’en­tro? C’entro,se vogliamo essere in­dulgenti, perché McEnroe l’ho vi­sto giocare e perché nel 1976 seguii la trasferta vincente in Cile, per la Coppa Davis, della squadra italia­na. Ebbi quell’incarico non per una inesistente competenza spor­tiva, ma perché la contesa cilena aveva un sottofondo politico.La si­nistr­a non voleva che l’Italia accet­tasse un incontro ritenuto un aval­lo alla dittatura di Pinochet.Ribat­tevano i moderati che non c’era al­cun rapporto fra una presenza sportiva e un legame ideologico. Per dare il titolo al volume è stata scelta una delle frasi- forse la più fa­mosa e la meno irriguardosa - che McEnroe, aggressivo nel linguag­gio ancor più di quanto lo fosse nel gioco, rivolgeva ai giudici. « Man, you cannot be serious! ». Nato nel 1959 a Wiesbaden, in Germania, dove il padre prestava servizio come militare, John McEn­roe fu il numero uno del mondo dal 1981 al 1984, ottenne 77 vittorie nei tornei di singolo e altrettante in quelli di doppio. Un palmarès eguagliato o- solo in pochi casi- su­perato dai fuoriclasse del tennis (per lo più poco propensi, diversa­mente da McEnroe, a misurarsi nel doppio). McEnroe è stato uno dei grandi nel giuoco,ma senza di­scussioni il­più grande come attac­cabrighe e come specialista dell’in­vettiva. I suoi scatti di nervi erano leggendari. Subì solo due squalifi­che - con vittoria all’avversario ­per l’unico motivo che gremiva le tribune d’una folla osannante o fi­schiante, e l’estrometterlo com­portava un danno enorme. Per temperamento, e intemperanze, questo protagonista del passato fu l’esatto opposto d’un protagonista del presente, Roger Federer. Quan­to lo svizzero è serio, controllato nei gesti e nelle parole, rispettoso verso i giudici, cortese, tanto il for­sennato newyorkese era dedito al­la rissa verbale- a volte più che ver­bale- e al turpiloquio. Questa auto­biografia è un racconto di glorie tennistiche eccezionali e di conti­nue incursioni nel pecoreccio e nel cavernicolo. McEnroe è molto intelligente an­che se- lo ammette tranquillamen­te- lo studio nell’università di Stan­ford non era il suo forte. Si sforzò, senza riuscirci, di fare progressi in un corso di «parapsicologie e feno­meni psichici», non ebbe miglior fortuna con un corso su «narcoles­si e politica ». Si rifaceva con la rac­chetta. Ma dentro di lui c’era un de­mone che alla prima provocazio­ne si scatenava. Dopo che era di­ventato una star maturò la convin­zione di potersi permettere tutto con tutti. «Qualcuno riteneva che i miei accessi d’ira fossero delibera­ti, che dessi in escandescenze ap­posta per sbaragliare gli avversari. Non è vero. Ho sempre pensato che se un avversario non era in gra­do di sopportare i miei eccessi d’ira aveva sbagliato mestiere... Qualcuno dell’ambiente decise che ero matto. Mi guardavano in un certo modo e io capivo subito che la pensavano così. Altri invece si scocciavano». Un antipatico (ma lo era anche Jimmy Connors, e Ivan Lendl tutto poteva sembrare tranne che un simpaticone). Stefan Edberg era un gentiluomo, ma di lui un giorna­lista americano scrisse che «ha la velocità di un centometrista, la gra­zia di una ballerina e la personalità di una patata». Invece McEnroe di personalità ne ha al punto che di­venta- o diventava? Non so quanto con il trascorrere degli anni si sia calmato- presunzione, arroganza, maleducazione. Ma gli sfoghi del forsennato nascondevano tanta fragilità. Nei momenti di sconfor­to, lui baciato dalla fortuna, piange­va. McEnroe sposò in prime nozze Tatum O’Neal,figlia del famoso at­tore Ryan, ed essa stessa assurta al­la g­loria cinematografica come gio­vanissima protagonista di Paper moon . Era stata la più giovane attri­ce premiata con l’Oscar. Formava­no, in apparenza, la coppia perfet­ta, ricca e celebre. La nascita di tre figli aveva allietato il matrimonio. Ma non durò: per incomprensio­ne, per le ambizioni frustrate di Ta­tum a un ritorno sullo schermo, per problemi di alcol, per proble­mi di droga. Divorziato e risposato con Patty Smyth, McEnroe ha por­tato a sei il numero dei figli, mentre il suo rango tennistico declinava confinandolo tra i grandi veterani. Nel suo ritiro dorato ha voluto esse­re musicista, senza successo, e ha voluto essere commentatore tele­visivo, con successo. Lo scilingua­gnolo non gli è mai mancato.