PAOLO MANZO, La Stampa 4/6/2012, 4 giugno 2012
L’incidente del Rio-Parigi “Un errore del co-pilota” - A tre anni dal disastro del volo Air France Rio-Parigi, 228 vittime di cui 10 italiani, la verità sembra essere definitivamente venuta a galla: fu una manovra errata del co-pilota a causare il disastro
L’incidente del Rio-Parigi “Un errore del co-pilota” - A tre anni dal disastro del volo Air France Rio-Parigi, 228 vittime di cui 10 italiani, la verità sembra essere definitivamente venuta a galla: fu una manovra errata del co-pilota a causare il disastro. A dichiararlo uno dei siti brasiliani più autorevoli, il G1 della Globo, che ha avuto accesso al rapporto finale della Bea, l’Ufficio di indagini e analisi di Parigi, appena inviato alle autorità brasiliane ma anche statunitensi, tedesche e britanniche, e destinato ad essere reso pubblico solo il prossimo 5 luglio. Secondo le indiscrezioni è però già possibile ricostruire nel dettaglio gli ultimi minuti che hanno preceduto l’incidente. Un’errata manovra del giovane co-pilota, che rallentò eccessivamente la velocità dell’Airbus AF447 avrebbe dunque dato inizio alla tragedia. La disposizione delle informazioni sul pannello ed il disegno della cabina poi «sono stati fattori» che hanno contribuito a far sì che l’equipaggio abbia avuto difficoltà a rendersi conto che proprio questa manovra sbagliata stava facendo perdere stabilità all’aereo. Nei drammatici momenti finali gli altri piloti hanno tentato di impedire l’incidente, ma la velocità era ormai così bassa che era praticamente impossibile evitarlo. Il velivolo è entrato in stallo avvitandosi e precipitando nell’Oceano Atlantico. La lunga indagine ha analizzato i dati delle scatole nere e li ha confrontati con le azioni dei piloti e la risposta dell’aeronave concludendo che il tipo di conformazione della cabina, il procedimento di controllo automatico dell’Airbus e la mancanza di formazione adeguata di tutto l’equipaggio sicuramente hanno contribuito alla catastrofe. Il documento citato dalla Globo non è che l’ultimo di una serie di altri tre report preliminari redatti sempre dalla Bea. Già nell’ultimo dei tre venivano riferite informazioni tratte dalle scatole nere. L’Airbus AF 447 avrebbe impiegato 210 secondi per schiantarsi nell’Atlantico. Altra informazione inquietante: gli strumenti all’improvviso sarebbero «impazziti». I rilevatori di velocità, gli anemometri, ad un certo punto hanno infatti cominciato a dare valori totalmente contraddittori tra loro, con uno che indicava un «netto calo» della velocità e l’altro che lo smentiva. I dati più drammatici riguardano, però, i dialoghi tra il personale di bordo. Due minuti e mezzo prima che si interrompessero le registrazioni delle scatole nere, uno dei piloti infatti disse ad alta voce: «Non abbiamo nessuna indicazione valida». Si riferiva all’assenza del comandante che in quel momento era fuori dalla cabina per riposarsi. Già nell’ultimo dei tre rapporti preliminari, infatti, si puntava il dito sul fatto che il co-pilota con meno esperienza si trovasse alla guida del velivolo al momento dell’incidente mentre il comandante era andato a riposare poco prima di una tempesta improvvisa, commettendo l’errore di non attribuire responsabilità specifiche ai singoli co-piloti. Durante la tempesta la bassa temperatura esterna ha congelato i sensori e bloccato la misurazione della velocità. Il pilota automatico senza le adeguate informazioni è entrato in tilt. Il co-pilota è intervenuto ma lo ha fatto impropriamente, facendo perdere velocità all’aereo. Il ritorno improvviso del comandante purtroppo non è riuscito a salvare l’aereo che dopo un minuto è precipitato senza che i passeggeri fossero stati avvisati di un problema in corso. Tutte e 228 le persone a bordo morirono. Solo 153 corpi sono stati recuperati.