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 2012  giugno 02 Sabato calendario

Stile Elisabetta Così vive una Regina - La regina Elisabetta è la donna più conosciuta al mondo, ma anche la più riservata

Stile Elisabetta Così vive una Regina - La regina Elisabetta è la donna più conosciuta al mondo, ma anche la più riservata. Non ha mai dato interviste e si è sempre circondata di quel tipo di riserbo tipicamente britannico che confina con l’indifferenza. Ecco alcune delle cose che sappiamo di lei. Il marito Filippo è l’unica persona al mondo a trattarla come un essere umano. Non è vero che la chiama «Salsiccia», come si è detto e scritto, ma può permettersi di dirle cose che nessun altro le direbbe, come quella volta che minacciò di buttarla fuori dall’auto se avesse continuato a protestare per come guidava veloce. La mattina fanno colazione insieme leggendo i giornali, sui quali la pensano quasi allo stesso modo: Elisabetta crede che siano un male necessario; Filippo pensa che siano un male, ma non necessario. Sono sposati da 65 anni e si sono amati davvero. Non hanno mai fatto il bagno insieme solo perché una cameriera deve essere sempre presente quando fa il bagno la Regina, ma hanno sempre dormito in stanze comunicanti e una mattina il valletto James MacDonald (che lo raccontò in seguito) fu piuttosto imbarazzato, entrando nella camera di Filippo, nel vedere Elisabetta in camicia da notte di seta e il marito nudo. «Pigiama? Non indossare mai quella roba», gli disse il principe. Da 60 anni la Regina usa la stessa scrivania. È una Chippendale portata da Clarence House a Buckingham Palace, nello studio verde con il tappeto cinese. Elisabetta non vuole che qualcuno sposti gli oggetti che vi si trovano e l’unica eccezione permessa è sostituire ogni giorno il taccuino degli appunti con uno nuovo. Scrive con penne a inchiostro nero le lettere ufficiali, verde quelle private, come gli 850 auguri di Natale che prepara ogni estate durante le vacanze a Balmoral. La mattina, dopo il bagno e la colazione, Elisabetta va nella «dressing room» dove è già pronto il vestito che dovrà indossare, adatto agli impegni del mattino. Non è mai lei a sceglierlo, perché c’è chi è pagato per farlo. Anche le persone che la accompagnano nei viaggi non scelgono i loro abiti, ma obbediscono a un codice indicato nel loro programma: U1 vuol dire per esempio abito da cerimonia con decorazioni; T1 vestito tropicale con calzoni lunghi, camicia e cravatta; T2 lo stesso, ma senza cravatta. Quando è libera da impegni, la Regina indossa vecchi abiti nei quali si sente comoda. Una delle austere regole di casa Windsor è che gli orli dei vestiti siano sempre abbondanti, per poterli allungare o accorciare negli anni a seconda delle mode. Elisabetta ha incontrato milioni di persone e stretto altrettante mani. Non è stato facile per chi da ragazza sognava di vivere sola in campagna con molti cani e cavalli, ma come lei stessa ripete «con un buon allenamento si può riuscire a fare qualunque cosa». Anche stare in piedi per lungo tempo alle cerimonie. Un giorno ha spiegato a Susan Crosland, moglie dell’allora ministro degli Esteri, come fare: «Bisogna allargare i piedi così. Li tenga sempre paralleli e faccia attenzione a distribuire il peso sulle due gambe». Ci sono ovviamente momenti in cui anche la Regina non ne può più. Con le persone del suo staff ha così concordato segnali segreti, che comunica con il suo accessorio preferito, la borsetta: quando la passa da un braccio all’altro chiede di essere liberata dalla persona che le sta di fronte e se a un pranzo la posa sul tavolo, significa che desidera andarsene entro dieci minuti. E quando, dopo un evento al quale ha partecipato, dice ai suoi attendenti «è stata una esperienza davvero interessante» vuol dire che mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, desidererebbe ripeterla. In famiglia, Elisabetta è bravissima a fare le imitazioni delle persone più strane che incontra e ha un grande senso dell’umorismo. Quando entrò inattesa in un negozio del villaggio di Sandringham e il commesso le disse «è sorprendente quanto lei assomigli alla Regina», rispose: «Davvero? È molto rassicurante». Odia i telefonini che suonano in sua presenza e consolò ironicamente una signora, costretta a spegnere in fretta e furia il suo: «Mia cara, spero non fosse nessuno di importante». La sola volta in cui pianse in pubblico fu nel 1966, quando incontrò con Filippo i parenti dei 116 bambini morti nella frana di Aberfan, nel Galles. Non riuscì a trattenere le lacrime mentre leggeva il biglietto scritto da Karen Jones, di tre anni: «Alla Regina, dai bambini rimasti di Aberfan». Ha un conto corrente da Coutts & Co., che ha installato un bancomat a Buckingham Palace. Non ha passaporto, perché sono emessi in suo nome, e la Rolls che la trasporta è la sola auto britannica a non avere la targa. È l’unica persona in Gran Bretagna a poter guidare senza patente. Possiede tutte le balene, i delfini e gli storioni che nuotano nelle acque territoriali e tutti i cigni che vivono in acque aperte. Quando è diventata regina il presidente americano Harry Truman lasciava il posto a Dwight Eisenhower, Winston Churchill era primo ministro e al Cremlino governava Josef Stalin. In quegli anni Elisabetta fece un discorso alla radio: «Dichiaro davanti a voi che tutta la mia vita, che sia lunga o corta, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale alla quale apparteniamo». Ha mantenuto la promessa.