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 2012  giugno 02 Sabato calendario

Arriva il salvabanche Ue In comune regole e fondi - Non è l’Unione bancaria, non ancora. Eppure la carta con cui la Commissione Ue apre la partita che porta al nuovo impianto di regole destinato a rivoluzionare la gestione delle crisi bancarie è un primo passo verso un vero sistema integrato, è un’altra lezione della crisi

Arriva il salvabanche Ue In comune regole e fondi - Non è l’Unione bancaria, non ancora. Eppure la carta con cui la Commissione Ue apre la partita che porta al nuovo impianto di regole destinato a rivoluzionare la gestione delle crisi bancarie è un primo passo verso un vero sistema integrato, è un’altra lezione della crisi. La formula introduce una rete rafforzata di sceriffi nazionali, con poteri più chiari, e fondi in tasca che messi l’uno accanto all’altro assomigliano parecchio a una cassa comune europea. Per di più, si pensa alla possibilità di rendere i vasi comunicanti: l’idea è che ogni paese possa essere obbligato a salvare anche le banche non sue, concetto che sarà duro da far passare, sopratutto dalle parti di Berlino. Il momento è tristemente favorevole. «La crisi finanziaria avviata nel 2008 ha dimostrato che esiste una significativa mancanza di strumenti adeguati per affrontare con efficacia i casi di banche in difficoltà o bancarotta», si legge nelle prima delle 169 pagine della bozza della direttiva che la Commissione approverà mercoledì. Tali strumenti sono invece necessari per «prevenire le insolvenze e minimizzare le ripercussioni» sui risparmiatori. Ecco la svolta. Si punta ad evitare che, come in passato, «il conto dei crac sia caricato solo sui contribuenti». Il problema attuale è «che non ci sono procedure armonizzate per risolvere le crisi a livello dell’Unione», senza contare che le prassi amministrative, regolamentari e legislative sono diverse. Se una banca sistemica o transfrontaliera finisce in mari tempestosi con conseguenze «che vanno oltre i confini nazionali», ci sono ottime probabilità che la gestione della crisi sia insidiosa quanto la crisi stessa. La Bce ritiene che la spagnola Bankia si sarebbe salvata se la vigilanza fosse stata più coordinata. E la Commissione pensa che una soluzione sarebbe più semplice, e meno onerosa per cittadini, se le nuove regole fossero in vigore. Vediamole. Il primo passo consiste «nel creazione delle autorità di risoluzione» con ruolo di vigilanza preventiva e di intervento in caso di crisi. La novità è saranno dotate di soldi propri, così nel caso dell’Italia - spiegano a Bruxelles - il nuovo guardiano del mercato potrebbe essere la combinazione di Bankitalia con l’entità che ha in pancia i capitali per il salvataggio. La proposta prevede che ogni banca debba avere preventivamente un «recovery plan» pronto. Qualora non bastasse, interverrebbe l’entità di risoluzione, a cui l’esecutivo non da una forma precisa per lasciare mano libera alle capitali. Le autorità di risoluzione dovrebbe avere facoltà aggressive, compresa quella di costringere «istituti e gruppi ad assumere misure che facilitino» il ritorno a condizioni di solvibilità. In tutto ciò, avrebbe un ruolo centrale di coordinamento continentale dell’agenzia bancaria Ue, che dovrà pure scrivere parametri e standard per il funzionamento del’intero processo. Cruciale il capitolo dei fondi. Guarda lontano. Ogni paese dovrebbe dotarsi di un meccanismo di sicurezza. Secondo la Commissione, «un obiettivo minimo ottimale» è l’1% dei depositi versato annualmente sulla base di una contribuzione «perlomeno annuale». Se la dote si dimostrasse insufficiente, le autorità nazionali potrebbero battere cassa oltreconfine. Gli interventi sono pensati su tre pilastri. In primo luogo, il conto del salvataggio verrà scaricato automaticamente sugli azionisti. In secondo luogo, si procederebbe a un «bail in» dei creditori, dunque ad una scrematura (haircut) del loro portafoglio. Solo in terza battuta, se i due primi frangifiamme non avranno funzionato, si potrà giungere a una mutualizzazione delle dotazioni nazionali, passo che ricorda lo schema di garanzia auspicato da Mario Monti (e da Mario Draghi). Funzionerà? Ai tedeschi non piace il fondo quasi comune, mentre Londra ha un problema di sovranità per la vigilanza. L’obiettivo è avere il sistema in funzione nel 2014.