ROBERTO GIOVANNINI, La Stampa 2/6/2012, 2 giugno 2012
In Italia ci sono 630 mila posti da coprire - La disoccupazione cresce, la recessione brucia i posti di lavoro che ci sono, ma anche in una situazione di crisi ci sono comunque imprese che hanno bisogno di personale
In Italia ci sono 630 mila posti da coprire - La disoccupazione cresce, la recessione brucia i posti di lavoro che ci sono, ma anche in una situazione di crisi ci sono comunque imprese che hanno bisogno di personale. In tutto, 633.740, secondo le elaborazioni della Fondazione Hume per «la Stampa», a partire dai dati del Sistema Informativo Excelsior dell’Unioncamere e da quelli del ministero del Lavoro. Una mezza buona notizia in questi tempi cupi. Il guaio, se così si può dire, è che a leggere in dettaglio i numeri non si tratta di posti di lavoro «avanzati», in settori ad alta innovazione. Serviranno piuttosto cuochi, camerieri, badanti, personale delle pulizie. Più un’Italia pizza, tramonto sul mare e mandolino, che un’Italia di ricerca e tecnologia. In un’economia italiana in ripiegamento, a quanto pare gli unici settori che «tirano», e che comunque appaiono in grado di reclutare lavoratori dipendenti, sono quelli più tradizionali: turismo, alberghi, ristorazione, commercio al dettaglio, costruzioni. Il quadro che emerge dall’analisi della Fondazione Hume è inequivoco: delle 633mila assunzioni «previste» dalle imprese italiane, addirittura il 26,4%, con 167.280 unità, riguarda i servizi di alloggio e ristorazione. Seguono il commercio al dettaglio (62.310 assunzioni e il 9,8%) e le costruzioni (57.290 e il 9,0%), distaccando i servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone e i servizi di trasporto. Non cambia moltissimo il discorso - e anzi, in un certo senso il quadro assume un profilo ancora più sconfortante - se si considerano le cinque figure professionali che sono state richieste nel primo semestre del 2012. La lista è capeggiata con grande distacco dai cuochi, camerieri e altre professione nel turismo, con 83.870 assunzioni. Nel 65% dei casi i datori di lavoro richiedevano una passata esperienza nel settore, ma solo nel 5,8% dei casi il posto era a tempo indeterminato. Dopo i cuochi, in seconda posizione, con 38.860 unità, ci sono gli uomini delle pulizie e le badanti, ovvero «personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alla persona. Terzi - e unica attività in cui si richiedono per il 45% dei casi giovani sotto i ventinove anni arrivano i tecnici amministrativi finanziari e bancari, 19.780 posti. seguiti da operai specializzati in edilizia e addetti all’accoglienza, informazione e assistenza alla clientela. Dunque: cuochi, pulitori, bancari, operai edili, addetti dei call center. Questi sarebbero i mestieri più gettonati dalle aziende che vogliono o possono assumere in questa Italia della crisi. Secondo la Fondazione Hume, i posti migliori per trovare un lavoro saranno Roma (7,2% del totale), Milano (6,6%), Napoli (3,9%), Torino (3,3%) e Verona (2,6%). La Lombardia, con 99.500 assunzioni guida la classifica delle Regioni, con netto scarto su Emilia-Romagna, Veneto e Lazio. Infine, le cinque professioni più difficili da reperire per le imprese. Nei primi sei mesi dell’anno, è stato problematico trovare i 750 dirigenti necessari, ma a quanto pare si è tgribolato anche per le 2.720 estetiste. Già più comprensibile la fatica per trovare i 3.310 ingegneri e architetti.