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 2012  giugno 04 Lunedì calendario

MASS MEDIA. IL VECCHIO E IL BAMBINO - S

ono separati da oltre mezzo secolo all’anagrafe e da una trentina di miliardi di dollari a Wall Street. Ma Warren Buffett e Mark Zuckerberg hanno molti altri tratti in comune: il piglio da ceo totalitario, la frugalità (avarizia?) nelle spese personali accompagnata dalla generosità nella beneficenza, il supporto al presidente Obama e un insospettato amore per la carta stampata. E così c’è chi sogna che il vecchio e il bambino possano insieme trovare il modo di reinventare il business dei giornali.
Di fatto sono già alleati in uno dei più prestigiosi quotidiani americani, il Washington Post: la holding di investimenti Berkshire Hathaway di Buffett è suo azionista principale e Facebook è partner nella sperimentazione di nuovi modi per personalizzare la fruizione dei contenuti. Proprio collaborando con il Post, Facebook ha sviluppato Social reader, l’applicazione che permette a ogni utente di creare una sua home page dove condividere con gli amici i contenuti del giornale e che è stata poi adottata da altre testate come The Guardian in Gran Bretagna e il Corriere della Sera in Italia. Inoltre Donald Graham, ceo e padrone del Post, è amico sia di Buffett sia di Zuckerberg (conosciuto attraverso la figlia di un suo manager) e dal 2009 siede nel consiglio di amministrazione di Facebook. Non è fantabusiness immaginare una riunione fra i tre per discutere del futuro della carta stampata.
Idea
Buffett una sua idea ce l’ha e l’ha spiegata in una lettera ai direttori ed editori dei 26 quotidiani locali appena comprati da Berkshire Hathaway, pubblicata il 23 maggio sull’Omaha World-Herald, il quotidiano della sua città nel Nebraska che ha acquisito l’anno scorso. «Credo che i giornali che coprono con grande intensità le proprie comunità avranno un buon futuro — ha scritto Buffett —. È il vostro lavoro rendere il giornale indispensabile (enfasi di Buffett, ndr) a chiunque si interessi di che cosa succede nella sua città. Questo significa sia mantenere l’ampiezza dei vostri contenuti, un giornale che riduce la copertura delle notizie importanti per la sua comunità certamente ridurrà anche il numero dei suoi lettori, sia la profondità della copertura di tutti gli aspetti della vita dell’area, in particolare gli sport locali». E poi un appello: «Dobbiamo ripensare la risposta iniziale del settore a Internet. L’istinto originale dei giornali era stato di offrire gratis in forma digitale quello che facevano pagare sulla carta. Questo è un modello non sostenibile e alcuni dei nostri giornali stanno già facendo progressi verso qualcosa di più sensato. Vogliamo le vostre migliori idee mentre elaboriamo la combinazione di digitale e stampa che attrarrà sia il pubblico sia il fatturato di cui abbiamo bisogno».
Qualche idea può chiederla anche a Zuckerberg, con cui ha già avuto almeno una lunga conversazione questa primavera, come ha rivelato Buffett in un’intervista alla tv finanziaria Cnbc durante l’ultima assemblea degli azionisti di Berkshire Hathaway. In quella occasione i due avevano parlato della quotazione in Borsa di Facebook e Buffett aveva dato la sua benedizione alla governance voluta da Zuckerberg, con due classi di azioni fatte per garantirgli il controllo dell’azienda, lo stesso modello da sempre adottato del resto anche per la Berkshire Hathaway e per il Washington Post. «Zuckerberg è un ragazzo molto intelligente, ha costruito un’azienda incredibile — ha detto Buffett alla Cnbc —. Manterrà il controllo della sua società, di sicuro. E io ho sempre consigliato a qualsiasi imprenditore di cercare di farlo, come sono riuscito io».
Volatilità
Buffett deve avere raccomandato a Zuckerberg anche di infischiarsene dei saliscendi temporanei a Wall Street e guardare al lungo termine, come fa lui nel decidere i suoi investimenti. Proprio durante la prima Bolla di Internet, alla fine degli Anni ’90, il Saggio di Omaha era stato criticato perché si rifiutava di unirsi all’euforia delle dot.com, facendo soffrire le quotazioni di Berkshire Hathaway rispetto alla media del mercato, una decisione controcorrente premiata dopo lo scoppio della Bolla: da allora le azioni di Berkshire Hathaway sono cresciute di oltre il 120%, mentre l’indice S&P500 è rimasto al palo.
Ma Zuckerberg può ignorare i ribassi in Borsa solo fino a un certo punto: prima o poi dovrà giustificare una valutazione di Facebook che, pur ridotta a 85 miliardi di dollari (l’equivalente di 28 dollari per azione, il prezzo minimo fissato inizialmente per l’Ipo), è sempre stratosferica, pari a 15 volte il fatturato e 85 volte gli utili netti 2011. E per giustificarla non basta proiettare una forte crescita dei profitti. Zuckerberg deve inventare un modo nuovo di usare l’enorme mole di dati accumulata sul miliardo di amici che su Facebook condividono gusti ed esperienze. Proprio su questo terreno la coppia Zuckerberg-Buffett può fare affari insieme e aprire la strada a un diverso modello di business dei giornali, dove la pubblicità è personalizzata per ogni abbonato. Secondo il commentatore Holman Jenkins del Wall Street Journal le nuove tecnologie permettono di farlo sia per gli abbonamenti digitali sia per le copie stampate e consegnate a domicilio. Ma il problema vero è come conciliare il rispetto della privacy degli utenti di Facebook con l’uso del loro profilo per vendere pubblicità.
Maria Teresa Cometto