Hans Tuzzi, Il Sole 24 Ore 3/6/2012, 3 giugno 2012
UNA CORAZZATA DI NOME BODONI
Può esistere un grande poeta moldavo?, si chiedeva Eugenio Montale. E si rispondeva: sì, in assoluto; no rispetto al bacino di lettori. Resterà un grande poeta sconosciuto, letto da poche persone perché, si sa, come diceva Robert Frost, la poesia è ciò che si perde nella traduzione. Un po’ il discorso delle cannoniere fatto da alcuni critici a proposito della letteratura inglese dell’Ottocento: senza la rendita di prestigio imperiale molti romanzieri d’età vittoriana sarebbero quasi dimenticati se invece che inglesi fossero stati, che so?, moravi. Per non dire degli americani oggi.
Può valere il medesimo metro anche nel campo dell’antiquariato librario?
Indubbiamente, chi frequenta le aste di altre nazioni sa, per esperienza, che vale il medesimo principio che regola l’acquisto presso i librai antiquari: se vuoi comprare a prezzi più convenienti, cerca il trattato naturalistico presso il libraio specializzato in letteratura, e la prima edizione di un poeta presso quello fornito di libri di viaggio. Se ti va bene e trovi quel che cerchi, lo pagherai sicuramente di meno. Così vale anche per le nazioni: nei cataloghi d’asta tedeschi è possibile trovare testi italiani con valutazioni medie più basse di quanto avvenga da noi, e i testi in lingua tedesca in Italia sono sottostimati (ricordo, anno 2011, un catalogo di libraio antiquario italiano offrire un esemplare della prima edizione originale tedesca di Disordine e dolore precoce di Thomas Mann a cento euro: un prezzo, in Germania, a dir poco molto conveniente).
E, il mercato? Non ho, in merito, una teoria, ma cercherò di offrire alcuni indizi. Dall’ottobre 1987 il record in assoluto per un libro a stampa – poco più di 5,5 milioni di dollari – era saldamente detenuto da un esemplare della Bibbia di Gutenberg battuto a New York da Christie’s. Stiamo parlando del primo e più celebre libro a stampa, un "monumento tipografico" divenuto il simbolo stesso della rivoluzione culturale che noi chiamiamo appunto "galassia Gutenberg". Nel luglio 1998 il nuovo record venne fatto, a Christie’s Londra, da un incunabolo inglese, l’ultima copia dei Canterbury Tales di Chaucher in mano a privati delle dodici che restano della prima edizione a stampa data nel 1477 da William Caxton: 4.621.500 sterline. C’erano, è evidente, tutti gli elementi per fare il botto rispetto alla stima di 700.000 sterline: ma quanto può aver contato, il nazionalismo?
Dal 2010 il record è saldamente detenuto da un esemplare della prima edizione di Birds of America di Audubon: autore, a dispetto del nome, statunitense, fauna americana, stampa – nell’arco di undici anni – a Edimburgo e Londra. Il libro, proveniente dalla collezione di Lord Hesketh, fu battuto da Sotheby’s Londra per 7.321.250 sterline, ben più dei quasi otto milioni di dollari esitati nel gennaio scorso da Christie’s New York per un esemplare appartenuto al duca di Portland. E si parla di un libro, tra l’altro, ben presente sul mercato anche se dei 119 esemplari noti, soltanto undici figurano in collezioni private. Un libro che, nell’asta londinese del 2010, superò in valore economico un esemplare dell’in-folio di Shakespeare.
È la politica delle cannoniere? Certo è che nelle aste americane – parlo di case d’aste senza filiali fuori dagli States, com’è ad esempio Swann di New York, che quest’anno festeggia il settantesimo anniversario – accanto a edizioni coloniali settecentesche e ai più vari soggetti di storia patria, compaiono ormai sempre più spesso edizioni in lingua spagnola stampate nelle colonie americane dei Re Cattolici. E presentano stime in ascesa lieve ma costante. Perché? Forse, come già avvenuto per la minoranza nera d’origine africana, gli immigrati ispanici hanno ormai dato vita a una comunità borghese in grado di spendere e motivata a rivalutare il proprio passato. Costituiscono, cioè, una "fetta di mercato". Con la domanda, nasce l’offerta.
In tutto questo, l’Italia si affida alle sue vecchie e ancora incontestate glorie: il Rinascimento, con le vette di eccellenza di Aldo Manuzio; Bodoni, re dei tipografi e tipografo dei re; e poco altro. Il nostro Novecento letterario, poi, ha modestissimi ruoli nei cataloghi in altre lingue, e l’autore forse più rappresentato è Primo Levi. Un riconoscimento, credo, più al testimone dell’Olocausto che allo scrittore. Certo, la nostra è una lingua minoritaria, ma anche in questo settore culturale l’immagine dell’Italia nel mondo è affidata a una flotta di cannoniere in disarmo.