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 2012  giugno 03 Domenica calendario

SVOLTA IN GENERALI IL TIMONE A GRECO

Le Generali si affidano a Mario Greco. Il consiglio di amministrazione straordinario della compagnia triestina, riunitosi ieri a Milano, ha approvato la mozione di sfiducia al Group Ceo Giovanni Perissinotto, proposta passata per 10 voti contro sei. Tra quest’ultimi è compresa l’astensione dell’altro Ad del gruppo, Sergio Balbinot. Dopo undici anni finisce dunque la lunga era di Perissinotto (rimarrà però nel board) e sta per iniziare quella di Mario Greco attualmente Ceo General Insurance del gruppo Zurich. Concluso il rapporto con la compagnia elvetica, Greco verrà cooptato nel board di Trieste per assumere le competenze di Group Ceo e di direttore generale in precedenza attribuite a Perissinotto. Il tutto - fa presente una fonte di Generali – dovrebbe avvenire in tempi molto brevi. Nell’interregno i poteri esecutivi sono stati affidati al Presidente Gabriele Galateri.
Il traumatico cambiamento al vertice del maggiore gruppo assicurativo italiano (il terzo in Europa) è avvenuto – spiega una nota diramata al termine del Cda - per «l’esigenza di operare un’iniziativa di discontinuità gestionale», soprattutto per contrastare una discesa del titolo arrivato a 8,5 euro (-25% dall’inizio dell’anno). In particolare sono stati i rappresentanti di Mediobanca e di alcuni soci forti del Leone (Caltagirone, De Agostini, Leonardo Del Vecchio) a voler dare un forte segnale di svolta anche se, per la verità, il recente declino borsistico del titolo è quasi interamente estraneo alla gestione perché correlato al "rischio Italia" ed al poderoso portafoglio di titoli di Stato della Repubblica nel portafoglio del Leone (50 miliardi). Una discontinuità è senz’altro in arrivo nel modo di essere della società visto che, per la prima volta nella sua storia, la guida del Leone triestino viene affidata ad un manager non "fatto in casa". Nelle prime linee della compagnia rimangono comunque al loro posto sia Balbinot - ciò che spiega la sua astensione su una mozione di sfiducia riguardante, in fondo, anche la sua gestione - che Raffaele Agrusti, Chief Financial Officer di Generali e figura chiave nell’organigramma aziendale.
La defenestrazione di Perissinotto si è consumata in poco più di tre ore dopo una discussione che - a quanto si è appreso - ha avuto a tratti toni concitati. Non soltanto per le critiche rivolte da Diego della Valle – ha preannunciato le sue dimissioni dal board – al modo con il quale l’ex ceo è stato sfiduciato. Anche sul fronte opposto non sono mancati i rilievi che alcuni consiglieri hanno espresso per la lettera inviata al Cda da Perissinotto contenente, a loro dire, affermazioni incompatibili con il suo incarico. Ma, probabilmente, i veri destinatari delle sue sferzanti critiche ai "diritti speciali" vantati da Mediobanca sul destino del Leone, erano i consiglieri di minoranza espressi da Assogestioni. Se quei tre voti si fossero spostati a suo favore l’esito della votazione sarebbe stato diverso ma questo non è avvenuto, se non in modo parziale (vedi articolo nella stessa pagina). Ed a rendere più magro il sostegno alla sua gestione è stata anche l’assenza dal Cda di Reinfried Pohl, considerato un suo sostenitore.
Al termine della riunione Perissinotto è uscito dalla storica sede della compagnia a Piazza Cordusio senza rilasciare dichiarazioni. Ed i commenti dei "vincitori" hanno evitato ulteriori polemiche. «I consiglieri hanno preso una decisione difficile - ha detto in una nota Lorenzo Pelliccioli Ad di De Agostini e membro del board - che apre grandi prospettive per Generali in linea con le sfide dei mercati. Nessun complotto, dunque, ma un consiglio, che ancora una volta ha dimostrato la sua indipendenza. Un ringraziamento a Giovanni Perissinotto e un augurio a Mario Greco». «Speriamo che sia stata fatta la scelta giusta» , ha commentato Claudio De Conto, consigliere indipendente indicato da Mediobanca. • IL MANAGER GRADITO ALLA BORSA - Mario Greco era già arrivato ad un passo dalla carica di ceo delle Generali già nel 2004, quando l’ex amministratore delegato di UniCredit Alessandro Profumo aveva intenzione di proporlo alla guida del Leone proprio al posto di Giovanni Perissinotto. In quell’occasione, però, tutto si bloccò per il sostegno che l’Ad di Mediobanca Alberto Nagel confermò al manager che proprio ieri, invece, ha contribuito a sfiduciare. Ma l’appuntamento era solo rinviato. Otto anni dopo Greco è sbarcato a Trieste con una missione da compiere: risollevare le sorti delle Generali il cui titolo è ai minimi da sempre.
Napoletano di nascita, 53 anni ancora da compiere, il prossimo Group Ceo del Leone ha iniziato la sua carriera professionale in McKinsey dove è stato fino al ’94 divenendo partner del settore assicurativo. Quell’anno passò alla Ras dove per un decennio fu il protagonista di un’importante storia di successo imprenditoriale. Sotto la sua guida, tra il 2000 ed il 2005, la compagnia italiana del gruppo Allianz raddoppiò la capitalizzazione borsistica divenendo una delle star del mercato. Nel 2004 Greco lasciò la guida operativa della società a Paolo Vagnone - attualmente country manager proprio alle Generali – per entrare nel board di Allianz a Monaco dove rimase per poco.
Lo stesso anno tornò a Milano per lanciare il progetto, in realtà mai decollato, di Eurizon (fu la "vittima" della fusione tra Intesa e Sanpaolo). E, infine dal 2007, è alla Zurich dove attualmente occupa la seconda poltrona (la responsabilità dei rami danni) nell’organigramma aziendale. La sua principale caratteristica manageriale? «La sua capacità di vedere lontano, la visione strategica - spiega un assicuratore che ha lavorato a lungo con Greco – Mario è un giocatore di scacchi che, passo dopo passo, persegue con determinazione i suoi obiettivi».
L’altra qualità che gli è unanimente riconosciuta è il "feeling" con il mercato di Borsa. Nella sua carriera imprenditoriale Greco ha sempre offerto agli analisti ed al mondo dei gestori storie imprenditoriali su cui puntare. È un rapporto che, negli anni, non si è incrinato e che è stato ribadito anche ieri nei tanti report delle case d’analisi che pure hanno espresso critiche per i modi spicci con i quali i grandi azionisti del Leone hanno dato il benservito a Perissinotto.
La sua sfida manageriale è impegnativa. Se c’è un aspetto che ha accomunato negli ultimi anni i presidenti ed amministratori defenestrati del Leone (da Antoine Bernheinm a Alfonso Desiata a Gianfranco Gutty e, da ultimo, allo stesso Perissinotto) è stato, nel momento del siluramento, l’accusa a Mediobanca di prepotenze ed interferenze nella guida manageriale del Leone. La situazione negli anni è divenuta, se vogliamo, ancora più complessa per la presenza, in consiglio e fuori, anche di altri soci forti, portatori di specifici interessi ed aspirazioni. E potenziali conflitti d’interesse.
Nell’immediato però - l’incarico di Greco scadrà con il resto del consiglio nel 2013 – l’emergenza si chiama soprattutto "rischio Italia" in un contesto dell’euro sempre più preoccupante. Le Generali di Perissinotto avevano già avviato una strategia di "immunizzazione" annunciando nei mesi scorsi che in ciascun paese dove erano presenti avrebbero investito solo in asset di quel paese. Con Greco, probabilmente, questa strategia subirà un’accelerazione.