Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 2/6/2012, 2 giugno 2012
LA RAI MAI COSÌ IN BASSO PENSA SOLTANTO A MINOLI
Chi può proporre il giovedì sera un varietà che s’intitola Mi gioco la nonna, ennesima manfrina di famiglie distinte che recitano per vincere gettoni d’oro, timbrata col faccione non più giovane di Giancarlo Ma-galli? Chi può insistere con una serie televisiva, una replica incalcolabile, che scimmiotta il Titanic originale? Rai, oggi e sempre Rai. Soltanto un’azienda disperata può pensare di fare ascolti, e attirare un pubblico non esclusivamente di pensionati e un mattoncino di pubblicità, staccando assegni a premiate società esterne. Con un’aggravante: ormai persino Rai1 registra fallimenti inauditi, 8,7% di share per Titanic (opera italo-tedesca di 30 milioni di euro), 12,5 per Mi gioco la nonna (appaltata a Ldm, famiglia Di Lorenzo).
IL PROGETTO per la dimissione di viale Mazzini è quasi completo: Rai1 è azzoppata, Rai2 è spenta, Rai3 è senz’anima. Manca una ratifica formale. E Lorenza Lei, il direttore generale in uscita, propone ai consiglieri di imbarcare Giovanni Minoli, il candidato ideale per qualsiasi poltrona. Per infilare un fendente politico contro Lorenza Lei, giovedì scorso, il Cda di viale Mazzini ha bocciato i palinsesti estivi. Non vi allarmate: il messaggio è per il governo, non per una buona gestione aziendale. Il presidente Garimberti e Van Straten volevano dimostrare che Lorenza Lei è inadeguata, e dunque deve tornare a casa assieme al gruppo. Minoli può sperare ancora, mirare a quel giovedì sera di Annozero. Viale Mazzini preferisce una soluzione pilatesca: per il momento, lo spazio settimanale che fu di Michele Santoro non verrà assegnato. Prima di decidere e pagare, i dirigenti Rai dovranno ricordarsi che Rai2 ha disperso con l’idrante (a furia di robine americane) oltre 250 mila telespettatori: l’indice share segnava il 9% a gennaio 2011, a maggio rovina a 7. La questione di Minoli è facilissima da spiegare e comprendere. Il giornalista piemontese, destinato a un’ottima pensione, fu convocato dall’ex direttore generale Masi per “coordinare le celebrazioni per i 150 anni d’Italia”. Le trasmissioni per onorare il nostro patriottismo sono davvero indimenticabili: risultati pessimi in prima serata, scazzottate verbali (si sfiorò il peggio) fra Bruno Vespa e Pippo Baudo, programmazione ridotta, pubblicità in fuga. Un disastro.
EPPURE MINOLI è riuscito a festeggiare il 150esimo per tre anni, sino al 152esimo compleanno: il contratto triennale da 800 mila euro annui, attivato il 1° maggio 2010, scadrà il 1° marzo 2013. A Minoli piacciono le revisioni storiche, e così vorrebbe riesumare Mixer per almeno tre anni con lo stesso ingaggio cioè 800 mila euro (non si accontenta di una stagione). Proprio il giovedì sera, misurandosi con l’avversario nel giorno più congestionato per l’informazione. Un primo esperimento è andato a vuoto. L’intervista a Susanna Camusso, segretario generale Cgil, può insidiare il segnale orario: 2,12% di share, 600 mi-la volenterosi. Le faide di viale Mazzini devono superare un mercoledì fondamentale per la televisione pubblica, mercoledì 6 giugno il Tesoro approva il bilancio e avvia i rinnovi. Questo mercoledì è talmente fondamentale che non accadrà nulla. Il governo aspetta che la Commissione di Vigilanza elegga 7 dei 9 consiglieri prima di indicare il proprio referente in Cda, l’eventuale direttore generale e il presidente che tutti si ostinano a chiamare di garanzia. Certo, ci sarà un contentino: una rifrittura veloce per lo Statuto che deve rafforzare il potere del presidente indebolendo il direttore generale.
Palazzo Chigi cincischia per due motivi: teme la rottura politica con la maggioranza, vuole un’operazione spettacolare. Sarà un piacere per Mario Monti annunciare il commissario per eccellenza: Enrico Bondi finisce di sistemare la spesa pubblica e poi a luglio sbarca in viale Mazzini. E così per la direzione generale nessuno potrebbe respingere l’ipotesi Lucrezia Reichlin.