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 2012  giugno 03 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. IL PAPA A MILANO


REPUBBLICA.IT
"Chiamata a essere immagine del Dio unico in tre persone non è solo la Chiesa, ma anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna". E’ il passaggio centrale, insieme con il riferimento esplicito ai "separati", dell’omelia della messa solenne celebrata da papa Benedetto XVI all’aeroporto di Bresso, alle porte di Milano a conclusione del VII Incontro mondiale delle famiglie.
La donazione per il terremoto e l’arrivederci a Filadelfia. A Bresso è arrivato anche l’annuncio che dalle offerte e donazioni ricevute in questi tre giorni per la sua beneficenza personale, il Papa devolverà 500mila euro a favore delle zone colpite dal terremoto. La somma sarà distribuita ai vescovi di Mantova, Modena, Ferrara, Carpi e Bologna, peraltro presenti al Meeting milanese, e simbolicamente consegnata a monsignor Roberto Busti, vescovo di Mantova. Sulla spianata del campo volo un milione di pellegrini hanno ascoltato le parole del Pontefice, che ha officiato il rito dalla grande cupola, delle dimensioni di quella di San Pietro a Roma, sotto la quale è stato allestito l’altare. In platea anche il premier Mario Monti e il presidente della Lega Nord, Umberto Bossi. E durante l’Angelus lo stesso Benedetto XVI ha dato appuntamento nel 2015 a Filadelfia, negli Stati Uniti, l’ottavo Incontro mondiale delle Famiglie.
La Chiesa e i separati. Per il Papa "Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero reciprocamente e realizzassero una comunità di amore e di vita". Benedetto XVI si è rivolto anche alle persone separate: "Una parola - ha detto - vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza".
Il profitto e le famiglie. Il Pontefice ha messo poi in guardia contro le distorsioni di una logica di mercato troppo spinta: "Nelle moderne teorie economiche - ha detto - prevale spesso una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione e del mercato. Il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano, però, che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere a uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e a edificare una società più giusta, perché porta con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie. Anzi - ha aggiunto il Papa - la mentalità utilitaristica tende a estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale".
Il riposo domenicale. Per questo, ha rimarcato Benedetto XVI, "l’uomo, in quanto immagine di Dio, è chiamato anche al riposo e alla festa". La domenica, ha detto, "è il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. E’ il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla santa messa". "Famiglia, lavoro, festa", ha continuato il Papa, sono "tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano".
(03 giugno 2012) © Riproduzione riservata

REPUBBLICA.IT - IL PAPA IERI
Chi fa politica deve "farsi amare". L’unico fine dev’essere "dedicarsi al bene dei cittadini": solo così "la politica è profondamente nobilitata" e diventa "un’elevata forma di carità". Parlando alle autorità milanesi, in questo secondo giorno nella città ambrosiana per l’Incontro mondiale delle famiglie, il Papa ha rivolto un forte monito a chi occupa ruoli pubblici, ricordando anche come lo Stato debba essere "al servizio" della difesa della vita e della famiglia, la cui unica "identità" è "fondata sul matrimonio" e "aperta" alla nascita di figli. E in serata, nella veglia con le famiglie al Parco Nord, davanti a 350mila persone, ha rincarato la dose. Rispondendo a una famiglia greca ha detto: "Dovrebbe crescere il senso di responsabilità dei partiti, che non devono promettere cose che non possono realizzare. Non cerchino solo voti per sé e siano responsabili per il bene di tutti. La politica è responsabilità davanti a Dio e agli uomini". E a proposito della crisi greca, il Papa ha detto che "ha colpito il mio cuore. Le parole sono insufficienti, dovremmo fare qualcosa di concreto e tutti siamo incapaci".
L’abbraccio di San Siro. Dopo la celebrazione mattutina dell’Ora media in Duomo e dopo il travolgente e spettacolare incontro con 80mila cresimandi al Meazza di San Siro ("in questo famoso stadio di calcio oggi i protagonisti siete voi: tendete ad
alti ideali, siate santi", ha detto loro), Benedetto XVI ha scelto l’incontro con le autorità e la società civile all’Arcivescovado per lanciare un chiaro messaggio sulla sua visione del rapporto Stato-Chiesa e sul rispetto dei valori "non negoziabili" (vita, famiglia, libertà di educazione), oltre che sull’idea di una politica sana, al servizio dei cittadini, lontana da scandali, corruzione, interessi privati.
L’incontro con le autorità. Ad ascoltarlo, in prima fila il sindaco Giuliano Pisapia; il presidente della Regione, Roberto Formigoni (che ha raccontato: "Il Papa mi ha detto parole straordinarie"); quello della Provincia, Guido Podestà. Poi, tra fra altri, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi; il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il procuratore capo della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati; il presidente del tribunale, Livia Pomodoro; il presidente Rai, Paolo Garimberti; quello della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti; il presidente dell’Inter, Massimo Moratti, la presidente di Expo 2015, Diana Bracco, e l’amministratore delegato Giuseppe Sala.
"Laicità e libertà". Il Papa ha dapprima detto che la "laicità dello Stato" ha "uno dei principali elementi" nell’"assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti". Per Ratzinger, poi, le leggi dello Stato "debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale", basando su di essa il loro fondamento "etico", nella prospettiva di "un ordine adeguato alla dignità della persona umana". "Lo Stato - ha quindi detto il Papa - è a servizio e a tutela della persona e del suo ’ben essere’ nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione". E per questo ha avvertito che "la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia".
"La famiglia fondata sul matrimonio". Secondo il Pontefice, "lo Stato è chiamato a riconoscere l’identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita", come pure "il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente". "Non si rende giustizia alla famiglia - ha aggiunto - se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell’intera società". Nella sua densa e articolata argomentazione, il Papa non ha mancato di definire "preziosa" la "costruttiva collaborazione" dello Stato con la Chiesa, "non per una confusione delle finalità e dei ruoli diversi e distinti del potere civile e della stessa Chiesa, ma per l’apporto che questa ha offerto e tuttora può offrire alla società", in particolare con le sue opere "al servizio del popolo".
I sacramenti per i divorziati. Il Papa ha poi definito "una vera piaga per la Chiesa", per la quale "non abbiamo ricette", la sofferenza delle persone divorziate e risposate che non possono accostarsi ai sacramenti. Benedetto XVI rispondendo a una domanda della famiglia brasiliana Araujo, che ha rimarcato come queste persone si sentano sole ed escluse dalla Chiesa, ha risposto: "Dobbiamo dire loro che la Chiesa li ama, devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli". Il Pontefice ha auspicato che queste persone, anche se non possono accostarsi ai sacramenti, "realmente trovino il modo di vivere la vita di fede come un dono di Dio e che la loro sofferenza serva come monito per la stabilità del matrimonio". Poi ha aggiunto che "la loro sofferenza, se totalmente interiorizzata, è un dono per la Chiesa".
La politica i il bene dei cittadini. E’ alla fine del suo intervento che Benedetto XVI, citando sant’Ambrogio, ha ricordato che "a quanti vogliono collaborare al governo e all’amministrazione pubblica, egli richiede che si facciano amare". La ragione, ha rimarcato, che "muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini", e quindi "una chiara espressione e un evidente segno di amore". E’ così che "la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di carità". E in tempi di odio per la casta, di denunce verso gli sprechi e le inadempienze della politica, di disaffezione degli elettori, di scandali a ripetizione, non è un richiamo da poco.
(02 giugno 2012)