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 2012  giugno 03 Domenica calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

PARIGI — La principessa saudita Maha Al-Sudaïri ha tentato di lasciare l’albergo senza pagare il conto, nella notte tra giovedì e venerdì, intorno alle 3. Il progetto era di abbandonare lo Shangri-La, nel quale risiedeva dal 23 dicembre, per il poco lontano Royal Monceau ma — che strano — il personale dell’hotel si è lasciato insospettire dai movimenti della donna e del suo seguito, circa 60 persone alloggiate nelle 41 suite e camere del settimo e ultimo piano. È arrivata la polizia, che ha fermato tutti con il loro carico di valigie, bauli e cappelliere: restano ancora sei milioni di euro da pagare, su un conto totale di 16.
Il trasloco al Royal Monceau, di proprietà del forse più comprensivo emiro del Qatar, è per adesso rimandato, mentre l’ambasciata dell’Arabia Saudita si sta dando da fare per risolvere la questione. Non è facile, perché Maha Al-Sudaïri è sì moglie del potentissimo principe ereditario e ministro dell’Interno Nayef bin Abdul Aziz, 79 anni, primo nella linea di successione al trono, ma è stata ripudiata dopo che nel 2009 sempre a Parigi si dedicò allo shopping. In quell’occasione, la principessa oggi cinquantenne accumulò debiti per 15 milioni di euro: oltre ai 30 mila di lavanderia alla settimana (per lei e il seguito, come sempre), si registrarono circa 89 mila euro di biancheria intima acquistata nella boutique «O Caprices de Lili» proprio davanti all’albergo di allora, il Georges V di proprietà di suo nipote, il principe Al Waleed. «È mia cliente da otto anni e finora aveva sempre pagato», disse allora una costernata Jamila Boushaba, proprietaria del negozio, che si rivolse all’ambasciata e poi al consolato. Lo stesso fece Jacky Giami, titolare del negozio di abiti casual Key Largo dove Maha Al-Sudaïri e i suoi amici presero in pochi giorni — senza pagare — merce per 140 mila euro, «pari al 7 per cento del mio giro d’affari di un anno», disse Giami. E poi debiti da Dior, nelle gioiellerie Chaumet e Victoria Casal e, già allora, in albergo, il Crillon in place de la Concorde. Dopo quell’episodio, riportato dai giornali di tutto il mondo, la principessa venne allontanata dal marito e il re saudita Abdullah la confinò per qualche tempo in uno dei palazzi del regno.
L’anno successivo, riguadagnata la libertà di movimento, la donna spese in mezz’ora 20 mila dollari di piatti e bicchieri da D. King Irwin sulla 34th Street a New York. Il Post assicura che provò — senza successo — a mercanteggiare sul prezzo, ma comunque uscì non prima di avere pagato. Il soggiorno parigino segna invece la ricaduta di Maha Al-Sudaïri nel sovrano distacco dal denaro, sebbene la donna fosse riuscita a strappare una tariffa di favore (20 mila euro a notte) allo Shangri-La, l’albergo di lusso aperto due anni fa dalla catena di Hong-Kong nell’antica residenza del principe Roland Bonaparte, davanti alla Senna e con incomparabile vista sulla Tour Eiffel.
Le spese della principessa sono destinate a essere saldate dalla casa regnante, e lei non incorre in conseguenze penali perché gode tuttora dell’immunità diplomatica. La direzione dell’albergo assicura che «non esiste alcun problema», e la reputazione di Parigi come nuova Mecca — dopo Londra — dei miliardari del Golfo viene rafforzata. Se fino a poco tempo fa i favori dei principi arabi andavano al quartiere londinese di Knightsbridge, negli ultimi anni molti preferiscono la Parigi del XVI arrondissement (dove sorge lo Shangri-La) e soprattutto del Triangle d’Or, la zona compresa tra avenue Montaigne, avenue Georges V e gli Champs Elysées.
Accanto alle follie della principessa, e ai crescenti investimenti del Qatar, che negli ultimi anni si è comprato la squadra di calcio del Paris St-Germain, una quota di Total, del gruppo Lagardère e gli storici alberghi Royal Monceau a Parigi e Carlton a Cannes, ci sono i circa 500 mila facoltosi turisti arabi che ogni anno visitano la capitale per spendere soldi, più di giapponesi, americani e chiunque altro, nei negozi di lusso degli Champs Elysées.
Stefano Montefiori