PAOLO DI STEFANO, Corriere della Sera 3/6/2012, 3 giugno 2012
Ci sono ottime ragioni perché la città di Lugano intitoli una strada a Eugenio Montale. Infatti il Comune ticinese ha deciso che tra i diciannove personaggi che daranno il nome a diciannove vie della Grande Lugano (con l’aggregazione di Comuni minori limitrofi) ci sarà anche quello del poeta ligure, premio Nobel nel 1975
Ci sono ottime ragioni perché la città di Lugano intitoli una strada a Eugenio Montale. Infatti il Comune ticinese ha deciso che tra i diciannove personaggi che daranno il nome a diciannove vie della Grande Lugano (con l’aggregazione di Comuni minori limitrofi) ci sarà anche quello del poeta ligure, premio Nobel nel 1975. Le ottime ragioni sono diverse, ma non tutti sono d’accordo. Il sito online del Mattino della Domenica, il giornale della Lega dei ticinesi, insinua qualche dubbio politico lanciando un sondaggio (perché sì, perché no), rimasto per il momento senza commenti. In primo luogo, sul versante negativo, il fatto che nel ’67 Montale diventò senatore a vita («Nel governo italiano», si aggiunge, ma è chiaramente uno strafalcione), «entrando a far parte di quelle persone che rappresentano buona parte di quello che non va nella politica italiana». In secondo luogo la necessità di far conoscere, alle giovani generazioni luganesi, tanti intellettuali locali caduti nell’oblio piuttosto che promuovere una insigne personalità straniera. Per la verità, il sito del Mattino non nega un’evidenza storica: «Montale ha ricevuto e dato tanto alla Svizzera» (notare la successione dei verbi: prima ricevuto, poi dato). In effetti Montale ebbe con il Ticino rapporti più che stretti, riconducibili alla pubblicazione di poesie e di prose. Nell’aprile 1943, quando pubblicare in Italia era diventato difficile, affidò all’amico Gianfranco Contini un fascicoletto con le quindici poesie di Finisterre, scritte nel triennio precedente e destinate a diventare, nel 1956, la prima sezione della raccolta La bufera e altro. Il filologo le porterà clandestinamente con sé in Svizzera, dove aveva numerosi amici e dove insegnava dal 1938 (a Friburgo): fatto sta che quel manipolo di versi, esile ma fondamentale nella storia poetica di Montale, uscirà nei Quaderni della «Collana di Lugano» il giorno di San Giovanni del 1943 in 150 esemplari più 50 copie fuori commercio, grazie alle cure del noto avvocato Pino Bernasconi. Ma i legami con la Svizzera non finiscono qui: lo ricorda Fabio Soldini in un libretto, pubblicato qualche anno fa da Interlinea, che riproduce una intervista rilasciata dal poeta alla Radio cantonale nel ’74 (L’arte di leggere). Come redattore del Corriere della Sera, dal ’46 in poi, Montale scriverà da inviato speciale numerosi articoli di argomento elvetico: nel ’47, viaggiando tra Lugano e Bellinzona, racconta le elezioni della Repubblica ticinese sfiorata dalla guerra; nel ’52 intervista l’ottuagenario scrittore ticinese Francesco Chiesa, molto noto nei circoli letterari italiani; nel ’57 al Monte Verità di Ascona incontra Antony Van Hoboken, il maggior studioso di Hayden. In una lettera del ’29 a Sergio Solmi, Montale non risparmia le sue lodi alla Svizzera (oltre che alla Francia): «Mi hanno fatto molta impressione e ci tornerò più volte prima di crepare». Promessa mantenuta. Ma lasciando perdere i frequenti contatti con Zurigo, Sciaffusa, Friburgo, Losanna, Ginevra, l’Engadina (che producono una ventina di prose elvetiche montaliane), non c’è bisogno di andare oltre per dire le ottime ragioni che stanno dietro la decisione del Comune di Lugano governata dal sindaco liberale Giorgio Giudici. Montale è Montale anche in Ticino, per i numerosi amici (a cominciare da Giorgio Orelli che gli ha dedicato un saggio memorabile, Accertamenti montaliani, pubblicato anni fa dal Mulino) e intellettuali che lo hanno conosciuto e stimato. Dunque, che si trasformi la via Belvedere di Ruvigliana, sulla collina che guarda il lago Ceresio, in via Eugenio Montale sarebbe persino un’ovvietà. Come lo svizzero Pestalozzi a Milano e Pirandello a Bonn. O meglio, era un’ovvietà a Lugano molto prima che la Lega di Giuliano Bignasca, detto Nano, diventasse il secondo partito del Cantone. La terra che accoglieva gli esuli e che ha un lungo viale intitolato a Carlo Cattaneo, morto a Castagnola. È vero che Montale morì a Milano, ma si spera che non sia indispensabile spirare in loco, per meritarsi un ricordo. Paolo Di Stefano