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 2010  ottobre 29 Venerdì calendario

La dieta di Formigoni: «A stecchetto da un anno, ho perso diciassette chili» Il presidente lombardo si confessa nel mensile in edicola: «Per 120 giorni ho rinunciato completamente a dolci, pane, pasta, formaggio, alcolici

La dieta di Formigoni: «A stecchetto da un anno, ho perso diciassette chili» Il presidente lombardo si confessa nel mensile in edicola: «Per 120 giorni ho rinunciato completamente a dolci, pane, pasta, formaggio, alcolici. Non è stato facile» 105. Una quota che mi ha scioccato. Su questa impietosa cifra si è fermato l’ago della bilancia di casa mia il 7 settembre del 2009. Un giorno che ricordo bene perché allora mi sono detto: "Basta, mi metto a dieta!". Anche per la mia altezza, un metro e 88, 105 chili erano davvero troppi. Ed erano troppi per il mio ginocchio destro, il mio ginocchio d’Achille come lo chiamo io. Perché, vedete, io ho una passione: la corsa. Sono anni che mi concedo un’ora di jogging due volte alla settimana, per non mancare ogni anno all’appuntamento con la corsa cittadina, la Stramilano. Niente male a 63 primavere, no? Ma negli ultimi tempi, dopo ogni percorso, ecco lì, puntuale, quel dolorino al ginocchio. «È usura del menisco, si deve operare», mi aveva detto uno specialista. Ho temporeggiato. «No, provi con la fisioterapia», aveva sentenziato un altro. Provata. E un terzo: «Ci vuole la manipolazione». Tentata anche quella. Ma il dolore rimaneva sempre lì e, a fargli compagnia, anche una lombosciatalgia dovuta al leggero schiacciamento di due vertebre. «Forse, Presidente, è il caso che smetta di correre», il consiglio unanime degli ortopedici. Ma quel 7 settembre, sconsolato dal verdetto della bilancia, ho deciso di prendere i dottori in contropiede. Mi sentivo certo del fatto che mi sarebbe bastata una drastica perdita di peso per riprendere a fare footing senza problemi. Quattro mesi dopo, con 17 chili in meno, ho avuto ragione. La dieta del governatore: pregi e difetti Mi sono inventato una dieta Mi chiederete come abbia fatto, a quale dietologo mi sia rivolto. Qualcuno potrà storcere il naso ma rivendico il fai da me di quello che è diventato il mio nuovo regime alimentare. Per 120 giorni ho rinunciato completamente a dolci, pane, pasta, formaggio, alcolici. Siccome sono una buona forchetta e un amante del vino, non è stato facile. La rivoluzione è partita dalla colazione. Basta caffè e brioche. Benvenuti ai tre pilastri di un pasto abbondante e appagante. Frutta: tanta, di tre o quattro qualità diverse, anche di colori diversi. Latte che non bevevo da anni e che ho riscoperto. Cereali, anche di vari tipi. Una colazione che mi permettesse di affrontare in modo baldanzoso la mia giornata. A pranzo, invece, un pasto molto leggero: solo verdure, tre varietà cotte e una cruda. Stop ai piatti succulenti dei ristoranti come ai panini del bar per riscoprire i sapori e i profumi di cavolfiore, broccoli, fagiolini, melanzane, asparagi, carote, conditi possibilmente solo con un po’ di limone e qualche volta un velo d’olio. A cena via libera alle proteine, preferibilmente del pesce e solo qualche volta della carne. Sempre con tante verdure e un frutto. Raggiunta quota 88 chili, a gennaio scorso, ho continuato a seguire la mia dieta personale, come mantenimento. Con piccole concessioni: due volte alla settimana, a pranzo, oltre alle verdure mi concedo un piatto di pasta o riso, preferibilmente integrale. Qualche volta alla sera mi gusto un bicchiere di vino. E soprattutto, una volta alla settimana, via libera a quello che io chiamo il pasto pazzo, non programmato, in cui può capitare un dolce particolarmente affascinante o un primo piatto stuzzicante. Di fatto, continuo a tenermi a stecchetto. Scendo per 30 piani a piedi Ma sono felice, perché ho ritrovato il piacere di correre senza problemi. I dolori sono spariti come i chili di troppo. E non solo. Oltre ai miei allenamenti di jogging settimanali, dal primo giorno di dieta ho preso l’abitudine di concedermi venti minuti al giorno di passeggiata veloce. Generalmente dopo pranzo, scendendo a piedi dal trentesimo piano del mio ufficio al grattacielo Pirelli e andando in giro per le vie del centro milanese, a volte accompagnato da qualche collaboratore col fiatone. Vi assicuro, in questo anno di privazioni a tavola non ho mai accusato un segno di debolezza, né ho sofferto troppo la fame. Non mi è capitato nemmeno nei mesi della campagna elettorale per le ultime regionali in Lombardia. In quel periodo, in molti chiamavano le mie segretarie: «Ma come mai il Presidente è così sciupato? Perché è dimagrito così tanto? È colpa dello stress? Sta male?». Tranquilli. Mai stato meglio. Roberto Formigoni (testo raccolto da Barbara Rossi) 28 ottobre 2010(ultima modifica: 29 ottobre 2010)©