Roberto Beretta, Avvenire 03/06/2012, 3 giugno 2012
EDEN - Che bel posto! È un paradiso... Tra il deserto e il Polo Nord, Gerusalemme e Bristol, ci sono almeno una ventina di luoghi al mondo che potrebbero sostenere la nomea letteralmente parlando; nel senso che sono stati identificati come ubicazione geografica del paradiso
EDEN - Che bel posto! È un paradiso... Tra il deserto e il Polo Nord, Gerusalemme e Bristol, ci sono almeno una ventina di luoghi al mondo che potrebbero sostenere la nomea letteralmente parlando; nel senso che sono stati identificati come ubicazione geografica del paradiso. Terrestre, sì; però sempre tale. Ma come: non si trattava, per l’Eden, di un luogo mitico, simbolico, leggendario e dunque assolutamente impossibile da localizzare? Beh, qualunque serio esegeta abbozzerebbe oggi un sorrisetto di compatimento alla richiesta di indicare sul mappamondo il paradiso terrestre; però è altrettanto vero che la storia è zeppa di appassionati che hanno tentato di farlo. Ne produce ora un censimento l’atlante di Brook Wilensky-Lanford Il paradiso ritrovato. Sulle tracce del giardino dell’Eden (Edt, pp. 328, euro 20) – ma analoga impresa era confluita anni fa pure in una mostra internazionale e poi nel libro di Alessandro Scafi Il paradiso in terra (Bruno Mondadori). Ecco dunque un elenco di tentativi serissimi oppure folli, elaborati a tavolino con astrusi calcoli ovvero perseguiti sul campo in avventurose spedizioni, per scoprire dove è finito il paradiso perduto. UN GIARDINO TRA I FIUMI La prima responsabile di questa ricorrente ossessione è del resto la Genesi stessa; la quale, al capitolo 2 versetti 8-14, descrive con precisione le coordinate del luogo: «Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a Oriente... Un fiume usciva... di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c’è l’oro... Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate». Non è un caso dunque se la maggior parte degli Indiana Jones del paradiso terrestre si sia buttato sulle uniche indicazioni identificabili con sicurezza: quelle del Tigri e dell’Eufrate. Intorno alla Mesopotamia ruotano infatti le più numerose ipotesi di localizzazione dell’Eden: da quella di Calvino, che nel suo commentario biblico incluse una mappa in cui l’Eden era collocato «a est di Babilonia», alle ben più recenti dell’egittologo David Rohl (1995; per lui il primo paradiso è la valle del vulcano spento nonché sacro Sahand, a 10 chilometri da Tabriz) o del cacciatore di misteri Michael Sanders (2001: a suo avviso il paradiso sta sui monti dell’oriente turco, giusto dove nascono Tigri ed Eufrate). A Qurna del resto – città che però sta molto a valle, alla confluenza tra i due grandi fiumi iracheni – fino ai primi decenni del Novecento viveva un «Albero della conoscenza» assai apprezzato dai turisti. DALL’INDIA ALLA CINA Appunto un assirologo, il tedesco Friedrich Delitzsch, trovando all’inizio del Novecento sopra un sigillo babilonese una (presunta) raffigurazione di Adamo ed Eva, ritenne di aver «risolto» la questione dei 4 fiumi nella Genesi: i due meno noti sarebbero stati in realtà dei canali d’irrigazione. Geniale! Con un problema, però: chi li avrebbe scavati, quei canali, se l’Eden era abitato soltanto da Adamo ed Eva? Altri – primo tra tutti lo storico giudeo-latino Flavio Giuseppe – tentarono piuttosto l’identificazione dei due misteriosi corsi d’acqua con grandi fiumi più o meno vicini: il Pison sarebbe così il Gange, mentre il Ghicon coinciderebbe col Nilo (anche l’esploratore David Livingstone si diceva certo che l’Eden si trovasse alle sorgenti di tale fiume, che però lui allungava fino allo Zambia). La Genesi era d’altronde chiara: il giardino si trovava «in oriente». L’Eden è in Asia, sosteneva appunto era nel VII secolo, di poco preceduto dal vescovo siriano Severiano: al quale sembrava teologicamente inappuntabile che l’uomo fosse nato laddove sorge anche il sole. In una carta geografica dell’VIII secolo, conservata alla Vaticana, il «paradisus» confina appunto con l’India. A Oriente, dunque; ma fino a giungere in Cina? Perché proprio questo sosteneva Tse Tsan Tai, l’uomo d’affari di Hong Kong che nel 1914 pubblicò la sua teoria secondo cui il luogo d’origine del primo rappresentante della nostra specie (ovviamente un cinese) era un’oasi nello sperduto deserto mongolo. Nella quale peraltro lui non era mai stato... SUL MONTE O SOTTO I MARI E se invece di guardarci intorno, dovessimo alzare gli occhi verso l’alto? Che il paradiso terrestre sia in cima a una montagna è pure un’ipotesi assai frequentata. Per esempio dal filosofo medievale Duns Scoto, ma anche dal poeta John Milton nel suo Paradise Lost, per non parlare del buon vecchio Dante che lo collocò in cima al monte del Purgatorio. Cristoforo Colombo, incrociando nel suo terzo viaggio le maestose foci dell’Orinoco, favoleggiò che quel flusso immane sgorgasse come latte da un alto seno della Terra, il medesimo che aveva albergato il primo paradiso; ma per principio si rifiutò di esplorarlo, in quanto Dio stesso nella Bibbia aveva esplicitamente proibito all’uomo di tornarvi. Secondo vari pareri, l’Eden doveva trovarsi in zona elevata anche per un altro semplice motivo: solo così avrebbe potuto sottrarsi al diluvio universale, che tutto aveva sommerso. E straordinario successo l’Eden nel Polo Nord, ovviamente in un’era geologica nella quale il pianeta doveva essere assai più caldo di oggi. Il connazionale e collega accademico George C. Allen fu pronto ad accodarsi, ma con un’importante precisazione: il Polo si muoveva sulla crosta terrestre e dunque al momento il primo paradiso si trovava più o meno nell’Ohio (qualcun altro, forse influenzato dalla natura dei luoghi, corresse: no, è nella valle di Santa Clara in California); sempre nell’Ohio, del resto, si trova anche Serpent Mound, un terrapieno a forma di rettile costruito dai nativi americani e che all’inizio del Novecento sembrò al reverendo battista americano Edmund Landon West un lampante segnale lasciato da Dio per indicare la località in cui aveva creato i nostri antenati... ...O LE SEYCHELLES? Il generale inglese Charles Gordon identificò infine le caratteristiche del paradiso biblico con quelle dell’isola di Praslin, la maggiore delle Seychelles: abbondanza di serpenti, pianta del bene del male (l’albero del pane) nonché clima e paesaggio paradisiaci. Certamente si sbagliava, ma siamo sinceri: chi oggi avrebbe il coraggio di dirlo ai beati turisti che lì si godono il sole?