VARIE 2/6/2012, 2 giugno 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. LE CELEBRAZIONI DEL NOSTRO 2 GIUGNO E QUELLE PER I 60 ANNI DI REGNO DI ELISABETTA II
LUCA TELESE SUL FATTO (la festa al Quirinale di ieri pomeriggio)
Se per esempio lo raccontassi con una ripresa aerea, come nei film americani in cui il volo panoramico si chiude in un vorticoso piano sequenza che atterra sul volto del protagonista. Se lo raccontassi con una sequenza che parte dall’alto e atterra sull’incarnato regale di Giorgio Napolitano, questo pomeriggio al Quirinale sarebbe tutto più chiaro e semplice, perché in fondo la notizia è semplice: nell’architettura simbolica delle istituzioni nazionali un centro geometrico non c’è più.
Clio e Giorgio Napolitano con la Regina ElisabettaClio e Giorgio Napolitano con la Regina Elisabetta
Roma, 2 giugno, festa nazionale a mezz’asta, cartellino con codice Iban per sollecitare donazioni ai terremotati all’ingresso, l’ultima festa della Repubblica di Napolitano, l’ultimo cerimoniale - comunque vada - della Seconda Repubblica. Se la telecamera atterrasse su questi giardini lieve, non troverebbe il vortice dello scorso anno, quando turbinava lo spettro centripeto del berlusconismo: agonizzante, certo, ma ancora in grado di catalizzare ogni cosa. Esattamente un anno fa, c’era ancora Berlusconi - ieri assente così come Bersani - che con una mano si teneva a un lampioncino, mentre arringava il plotone dei giornalisti, i curiosi, gli astanti.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON FIGLIA AZZURRA E PIERFERDINANDO CASINIFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON FIGLIA AZZURRA E PIERFERDINANDO CASINI
C’era ancora il Berlusconi che attirava a se i suoi ministri e le sue ministre, i suoi portavoce, la sua gens azzurra, rompendo ogni protocollo. Se invece aveste potuto vedere dall’alto quello che ora io mi sforzo di raccontare dal basso, a piano zero della cronaca, avreste visto solo un grande caos policentrico: piccoli capannelli e vecchie glorie, il sorriso smagliante di Pier Ferdinando Casini, i ministri tecnici quasi digeriti dagli spiriti antichi del Palazzo: ecco, quella piccoletta è la Fornero, ma senza telecamere quasi non te ne accorgi.
EUGENIO SCALFARI JOHN ELKANNEUGENIO SCALFARI JOHN ELKANN
Ecco, quella di spalle è la ministra Severino, vestito volutamente anonimo, chiacchiera amabilmente e non cerca nessuno. È bello vedere che Clio Napolitano porta i sandali, che Concita De Gregorio arriva scortata dal figlio Pietro, adolescente con barba cheguevarista e vestito blu austero. Forse è lei la novità della festa: ancora un anno fa veniva qui come giornalista-direttrice, adesso tutti si chiedono dopo che passa: "Sarà lei il nome forte della lista Saviano"?
Uno che ne è convinto è Eugenio Scalfari, elegantissima silhouette, con il suo bastone da passeggio giolittiano, una giacca azzurro carta da zucchero, e la moglie Serena a cui non sfugge nulla. Dandosi il braccio ti fanno venire in mente un verso di Montale. Quello con la pochette è Giulio Napolitano, secondo genito dell’inquilino del Colle, quello che si anima intorno a Paolo Garimberti è il tavolino della Rai, di fronte al produttore Bassetti c’è Giancarlo Leone, l’unico che in questi giardini ci ha vissuto due vite, una da adolescente, quando al Quirinale c’era suo padre assediato da Camilla Cederna, e un’altra da ineffabile Mandarino di viale Mazzini.
GARIMBERTI CICLISTAGARIMBERTI CICLISTA
Leone mi regala un’immagine folgorante che ti racconta il passato e ti spiega il presente: "Fino a dieci anni fa il rituale era liturgico, il presidente partiva dal fondo del giardino e disegnava una ‘elle’ nei sentieri di ghiaia, i convitati si pietrificavano, i capannelli si ammutolivano, e il rompete le righe arrivava progressivamente, solo dopo il suo passaggio e le strette di mano".
Essere importanti voleva dire essere chiusi dentro questo tragitto di ottocento metri, due linee intersecate e un sistema di potere, una stratigrafia in diretta delle gerarchie di Palazzo che intrigarono il Pasolini di Petrolio: un ordine comunque, una geometria. Ma comunque, se fossi stato a bordo dell’aviocar del Luce, tutto sarebbe stato intelleggibile, come le piste di Nazca nel Perù meridionale. Eppure c’è qualcosa di decadente anche in questo pulviscolo decentrato, nei capannelli delle piccole reti relazionali della gerontocrazia italiana. Paolo Villaggio ha avuto la geniale sfrontatezza di venire in caftano: "Come facevo a mettermi una giacca?".
Poi c’è il discorso del presidente nei giardini. Nell’anno di supernapolitano, nell’anno di gloria del gollismo migliorista penso che potrebbe essere quello il punto di precipitazione della storia, l’acuto squillante del dramma. "Sono entrato per la prima volta nel 1953, appena eletto deputato...". Giorgio primo ha già difeso la sua scelta strategica, già spiegato l’ossimoro dolente della "parata sobria", già dettato l’agenda politica.
VIGNETTA MANNELLI - GIARDA SPENDING REVIUEVIGNETTA MANNELLI - GIARDA SPENDING REVIUECONCITA DE GREGORIO E MARITOCONCITA DE GREGORIO E MARITO
È la prima volta che Napolitano parla in quel giardino. Pensi che adesso potrebbe chiudere il cerchio con un momento-verità, o con un discorso per gli storici. E invece chiude un lessico privato con eleganza e understatement, celebra un appello all’unità. Per fortuna c’è il ministro tecnico Giarda che alleggerisce il clima con una battuta salace: "Presidente, pensi! Potevamo mettere il ticket agli invitati, stasera".
E Napolitano: "Ci ho riflettuto: ma visto il rapporto fra domanda e offerta ho capito che non era il caso". Arriva l’eco delle battute di Silvio Berlusconi sulla necessità di stampare moneta, ma è come l’eco di un discorso radio del ventennio (breve) disperso nello spazio. Nessuno gli vuole rispondere, tranne un ministro anonimo che dice alla Tm news: "L’unico pericolo sarebbe se qualcuno all’estero lo prendesse sul serio". E poi Mario Monti. Scompare pure lui, poveretto, fagocitato in un colloquio con Renato Schifani.
Eppure, proprio nel finale, il pulviscolo trova per un attimo una sua forma. Clio e Giorgio ritirandosi corrono verso il balcone panoramico mozzafiato, che incornicia un tramonto virato di sfumature di rosa, viola, e porpora. Ci vorrebbe il pennello di Carlo Levi per raccontare gli ultimi quattro folgoranti fotogrammi della scena. Massimo D’Alema si inchioda per aspettare il presidente.
FABRIZIO BARCAFABRIZIO BARCA
Il ministro Fabrizio Barca, che ha appena rilasciato dichiarazioni significative sulla parata ("Io non l’avrei fatta, e avrei mandato i soldati a fare cose in giro per le macerie") converge sulla rotta con la moglie. Barca, D’Alema, Napolitano. A parte che il grande Luciano Barca (dirigente storico del Pci) è stato sostituito dal figlio, è una terna da Comitato centrale. Questo crepuscolo degli dei, questo taglio di tramonto della Repubblica, non finisce sotto il segno dei tecnici. Ma in quel che resta di Botteghe Oscure.
REPUBBLICA.IT SUL DUE GIUGNO
ROMA - L’Italia ha celebrato la sua unità, stretta intorno ai terremotati, in un minuto di silenzio ha pensato alla sua ferita aperta. Oltre 1 e dopo tutte le polemiche 2, le celebrazioni per il 66esimo anniversario della proclamazione della Repubblica a Roma, sono state dedicate agli italiani colpiti dal sisma. Una parata sobria, senza sistemi d’arma, senza cavalli, senza frecce tricolore, senza fanfare. Al passaggio davanti alla tribuna presidenziale, le bande hanno interrotto l’esecuzione delle musiche e marciato con il solo rullare dei tamburi. Lo stesso suono sordo che ascolta la terra in Emilia. Mentre, ancora oggi, continua a tremare 3.
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è arrivato all’Altare della Patria per rendere omaggio alla tomba del Milite Ignoto. Ha deposto una corona d’alloro al Sacello e dato
il via alle celebrazioni della Repubblica di piazza Venezia, come succede dal 1950. Per onorare la memoria delle vittime del sisma e manifestare solidarietà, è stato osservato un minuto di silenzio prima della sfilata, iniziata alle 10 lungo Via dei Fori Imperiali.. Ad attenderlo al Vittoriano, c’erano il presidente del Consiglio Mario Monti, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani e il presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta. Tra gli altri, anche i presidenti della Regione Lazio, Renata Polverini, e della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. Napolitano, accompagnato dal ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola e dal capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, è stato accolto da un lungo applauso. Il pubblico dietro le transenne era meno numeroso del solito. Sobrio, composto, in attesa.
"Unità e solidarietà, questo ci occorre per superare tutte le emergenze e le prove, come ci dicono i nostri 150 anni di storia", aveva detto ieri nel videomessaggio il capo dello Stato. 6 E oggi il suo pensiero è stato per le forze armate: "Un riconoscimento particolarmente sentito va ai reparti intervenuti con la Protezione civile in soccorso dei cittadini emiliani che un disastroso terremoto ha, in questi giorni, così duramente e dolorosamente colpito. Con il loro impegno essi testimoniano ancora una volta la totale dedizione delle Forze Armate alla nostra Italia e alla sua gente di cui sono nobile espressione. Quei reparti saranno oggi virtualmente al fianco delle unità che sfilano Roma".
Lo stesso, Idv e Lega avevano già annunciato che non avrebbero preso parte 7 alle celebrazioni e oggi erano assenti. "Soldi buttati al cesso", ha commentato Maroni. "Smettiamola con le polemiche. Ci sono uomini politici che vogliono rifarsi una verginità non venendo oggi qui", ha scritto su Twitter il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. "E’ una sagra dello spreco e dell’insensibilità sociale", gli ha fatto eco Antonio Di Pierto. E anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno non è venuto. In rappresentanza del Campidoglio con la fascia tricolore, c’era invece Marco Pomarici, presidente del Consiglio Comunale.
Tra i ministri sono arrivati il titolare del Viminale Annamaria Cancellieri e il guardasigilli Paola Severino. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, e il titolare dell’Istruzione, Francesco Profumo. Nella tribuna anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà e il sottosegretario Paolo Peluffo. Diversi gli esponenti politici, da Casini, al segretario del partito Lorenzo Cesa, e a Francesco Rutelli. Sulla tribuna il procuratore Antimafia Piero Grasso e il capo della Polizia, Antonio Manganelli. Alla parata sono arrivati poi Franca Latorre, la sorella del marò Massimiliano, e il nipote Christian D’Addario: "Siamo qui per Massimiliano e Salvatore, per ricordare, insieme al dramma dei terremotati dell’Emilia, anche il loro. Che non sono liberi di tornare in patria".
Il presidente è stato accolto con calore. "Pur stretto nell’impegno volto a fronteggiare una grave crisi economica e profondamente ferito da uno sconvolgente e luttuoso evento sismico, il nostro Paese è più che mai determinato a proseguire nella propria azione in seno alla comunità internazionale, consapevole che, fino a quando la legalità e i diritti fondamentali saranno offesi, la cooperazione pacifica tra i popoli e lo sviluppo sociale ed economico non potranno definitivamente affermarsi", ha detto Napolitano nel messaggio del 2 giugno.
I gonfaloni delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e delle Provincie di Bologna, Ferrara, Mantova, Modena, Reggio Emilia e Rovigo, in rappresentanza delle comunità colpite dal sisma, si sono posizionate presso la tribuna d’onore. Hanno aperto, e poi chiuso, la parata, che si articolava su tre settori.
Il primo settore della parata dei Fori Imperiali, comprendeva i Reparti rappresentativi della formazione militare con compagnie interforze delle scuole militari, delle accademie ufficiali, delle scuole sottufficiali e degli enti addestrativi del personale di truppa. Il secondo settore era formato dai reparti e le Unità impegnate nelle missioni internazionali nel quale erano inserite anche le bandiere delle Nazioni unite, dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea, le rappresentanze di alcune nazioni amiche e alleate, con bandiera, e i vessilli di alcuni comandi e forze multinazionali in cui il nostro Paese è attivamente impegnato, in Italia e all’estero. Il terzo settore comprendeva enti e corpi, militari e non, impegnati nelle emergenze e nella cooperazione.
Trasporti. Bus deviati e stazione della metropolitana B di Colosseo chiusa. L’agenzia per la mobilità informa che alle 7, come da programma, sono scattate le deviazioni della rete bus del Centro. Come previsto fin dall’inizio del servizio alle 5 e 30 la stazione della metro B Colosseo è stata interdetta ai viaggiatori. La stazione più vicina per accedere alla metro era quella di via Cavour. A conclusione della parata i percorsi dei bus, tranne quelli che transitano in via dei Fori Imperiali che resta chiusa per consentire lo smontaggio dell’allestimento, sono stati ripristinati. La stazione Colosseo della metro B è ancora chiusa al servizio viaggiatori.
(02 giugno 2012)
REPUBBLICA.IT - LA DISERZIONE DI ALEMANNO
Per quattro giorni ha espresso il suo dissenso, chiesto di annullare la parata del 2 giugno per solidarietà con i terremotati dell’Emilia, protestato contro la decisione del Capo dello Stato ("Abbiamo punti di vista diversi") di celebrare egualmente, sebbene in forma ridotta, la festa della Repubblica. Stamattina, il gesto plateale: disertare la parata ai Fori Imperiali "in coerenza con le proprie convinzioni", rivendica lo staff.
E’ un’assenza che fa rumore quella di Gianni Alemanno, nella tribuna d’onore allestita alle spalle del Colosseo: al suo posto, con la fascia tricolore d’ordinanza, il presidente dell’Assemblea capitolina Marco Pomarici. Tanto più vistosa perché all’opposto sottolineata dalla presenza, oltre che delle massime cariche dello Stato, del presidente della Regione Renata Polverini e della Provincia Nicola Zingaretti. Il quale, nonostante "le perplessità", s’è infine deciso a partecipare "per dovere istituzionale".
Invece Alemanno no. Un po’ per dispetto, un po’ per tenere il punto, il sindaco di Roma ha volutamente disatteso l’appello all’unità di Napolitano e la posizione del suo stesso partito, il Pdl, sposando appieno la linea della Lega e di quella sinistra
estrema (Sel, Prc, Rifondazione comunista) che non perde occasione per attaccare.
Eppure all’inizio della discussione su "parata sì, parata no", l’inquilino del Campidoglio aveva difeso la sfilata, salvo poi cambiare idea nell’arco di poche ore, sulla scia dell’indignazione esplosa sul web."Solo il presidente della Repubblica può decidere", dichiarava all’Ansa il 29 maggio alle tre del pomeriggio, "la parata militare non è uno sfoggio di potenza e di forza ma il ricordo delle persone cadute e che oggi si sacrificano per le missioni militari di pace. Il 2 Giugno non è una festa o qualcosa che può essere cancellato o messo in secondo piano: è un momento celebrativo molto importante per la nostra Repubblica e credo che in momenti come questi serva un maggior senso dello Stato". Ma già alle sei ci aveva ripensato: "Ho visto le immagini scioccanti del terremoto. Spero che la parata del 2 giugno sia annullata per destinare quei soldi ai terremotati", scolpiva su Twitter.
Un concetto ribadito per tutti i giorni a seguire: su social network, tv e giornali. Fino a stamattina, con l’assenza in tribuna d’onore. Subito tuttavia smascherata da chi, come Pier Ferdinando Casini, conosce bene le furbizie di certa politica: "Smettiamola con le polemiche", ha bacchettato il leader Udc al termine della parata. "Ci sono uomini politici che vogliono rifarsi una verginità non venendo oggi qui".
Pd. "Alemanno non è degno di essere il sindaco della capitale d’Italia. Nel momento in cui il Capo dello Stato decide che la parata per la festa della Repubblica va fatta anche se in maniera sobria, è davvero inaccettabile che il sindaco di Roma non vi partecipi. La verità è che ormai Alemanno, il sindaco peggiore che Roma abbia mai avuto, strumentalizza qualunque questione per cercare di recuperare un consenso in città che ormai è in caduta libera". Lo afferma in un comunicato Marco Miccoli, segretario del Pd Roma.
"E così Alemanno prima difende le forze armate e i marò detenuti in India - conclude Miccoli - mentre oggi si acconcia a capo degli antimilitaristi che disertano la parata. Un comportamento schizoide, sicuramente non all’altezza di chi, fortunatamente ancora per solo un anno, dovrà guidare la Capitale d’Italia".
(02 giugno 2012)
REPUBBLICA.IT - PARATA ALTERNATIVA A CASANOVA LERRONE
"La vera festa della Repubblica è qui a Casanova Lerrone non a Roma. Ed è qui che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dovrebbe essere oggi per ricordare figure importanti come Felice Cascione, partigiano imperiese, organizzatore della prima brigata partigiana ligure e morto a 25 anni".
Lo ha detto stamane Antonio Ricci, autore del tg satirico "Striscia la notizia", alla Festa della Repubblica e della Costituzione in ricordo dei valori della Resistenza partigiana, che si svolge per tutta la giornata ai piedi della "Sentinella della Pace", la scultura dell’artista tedesco antinazista Rainer Kriester, che presidia la collina di San Bernardo a Casanova Lerrone, nell’entroterra di Albenga. Ricci ha aggiunto che "la vera parata è a Casanova non nella Capitale".
Alla manifestazione ha partecipato anche don Luigi Ciotti del gruppo Abele che nel suo intervento ha detto "una volta c’era la Resistenza, oggi invece ci troviamo di fronte alle Resistenze. La presenza criminale è dentro le fessure della nostra societa’. Le mafie continuano a uccidere e seminano tanti morti e a molte persone viene privata la liberta’. La corruzione pubblica è il cancro del nostro Paese così come l’usura, il pizzo, la droga. Dietro tutto questo c’è anche sfruttamento, schiavitù e mi riferisco alla prostituzione. Le mafie hanno radici al sud ma oggi sono al nord. Moltissimi i Comuni commissariati. Dobbiamo lavorare allora per la democrazia con la responsabilità che
chiediamo alle forze delle politiche e a noi stessi".
La festa a Casanova Lerrone, organizzata dalla associazione culturale "Fischia il Vento", ha visto il patrocinio del Comune e la partecipazione della Associazione Nazionale Partigiani Italiani.
(02 giugno 2012)
CORRIERE.IT - CRONACA DEL DUE GIUGNO
ROMA - Cappellino bianco e occhiali da sole per proteggersi dal sole. A piedi fino all’altare della Patria dove depone una corona di alloro in memoria dei caduti. Inizia così il 2 Giugno del presidente Giorgio Napolitano che celebra a Roma la Festa della Repubblica, la numero 66, la sua ultima da capo dello Stato. Molti applausi lo accolgono al suo passaggio, sia al suo arrivo, sia quando sulla Lancia presidenziale con la cappotte aperta, lascia piazza Venezia per fare ritorno al Quirinale. Molte le persone affollate (ma meno degli altri anni) dietro le transenne in una Roma assolata e per il resto deserta. (Guarda lo schema della parata)
LA PARATA - L’Inno di Mameli dà il via alla Parata delle forze armate su via dei Fori Imperiali. Poi c’è il minuto di silenzio. È l’omaggio voluto dal presidente per le vittime del sisma in Emilia e gli emiliani ancora martellati da decine e decine di scosse di terremoto ogni giorno. È a loro che Napolitano rivolge il proprio pensiero in questa giornata di festa, da molti negli ultimi giorni contestata, che il capo dello Stato ha fortemente voluto per dare un «segnale di coesione nazionale», anche se in tono più sobrio (e di durata inferiore) per rispettare i morti del sisma. Vicino alla tribuna d’onore sono stati esposti i gonfaloni delle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romana e delle province di Bologna, Ferrara, Mantova, Modena, Reggio Emilia e Rovigo.
STOP ALLE FRECCE E ALLA MUSICA - In via dei Fori Imperiali, non sfilano i sistemi d’arma e i cavalli, tutti i militari vanno a piedi. E non ci sono fanfare, né musica di alcun tipo, ma solo il rullare dei tamburi. E non c’è il passaggio finale delle Frecce tricolori. Musica si sente all’arrivo dei Bersaglieri che con la loro fanfara rallegrano la parata. Ma anche loro, al momento del passaggio davanti al presidente della Repubblica interrompono la musica limitandosi a sfilare di corsa davanti alla tribuna d’onore.
La parata del 2 Giugno ai Fori Imperiali La parata del 2 Giugno ai Fori Imperiali La parata del 2 Giugno ai Fori Imperiali La parata del 2 Giugno ai Fori Imperiali La parata del 2 Giugno ai Fori Imperiali La parata del 2 Giugno ai Fori Imperiali
«SOLENNITA’ E ESSENZIALITA’» - E a fine parata, il presidente Napolitano ha inviato un messaggio al ministro della Difesa di Paola per commentare la cerimonia: ««Al termine della tradizionale Rivista militare, svoltasi anche quest’anno con grande affettuosa partecipazione della cittadinanza, le esprimo il mio compiacimento per il perfetto svolgimento della manifestazione. Ho molto apprezzato come, senza nulla togliere alla solennità della celebrazione, ella abbia saputo conferire all’evento i toni di sobrietà ed essenzialità che si impongono nel difficile periodo che sta attraversando il Paese colpito in questi giorni da accadimenti sconvolgenti e gravi perdite di vite umane. L’impeccabile assetto formale, la determinazione e la percepibile motivazione dei giovani militari e civili che hanno sfilato rispecchiano la dedizione e la professionalità che quotidianamente essi pongono al servizio del Paese e della comunità internazionale. Voglia, signor Ministro, far pervenire il mio più sentito apprezzamento a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento».
APPLAUSO AI MARO’ - Omaggio della parata militare anche ai due marò trattenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori. Al passaggio del contingente della Marina militare, i nomi di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone - scanditi dallo speaker - sono stati accolti da un lungo applauso.
AUTORITA’ - Ad attendere Napolitano al Vittoriano, tra gli altri, il presidente del Consiglio Mario Monti, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani ed il presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta. Il presidente della Repubblica, accompagnato dal ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola e dal capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, ha deposto una corona di alloro al sacello del Milite ignoto. Tutti poi saranno sul palco delle autorità montato in via dei Fori Imperiali: da qui assistono alla sfilata.
ALEMANNO ASSENTE - Non è presente invece il sindaco della Capitale Gianni Alemanno, di solito sempre in prima fila in queste occasioni. Nei giorni scorsi si era detto favorevole all’annullamento della Parata in segno di lutto per le vittime del sisma in Emilia. E sabato mattina non si è presentato in tribuna d’onore. Al suo posto, il presidente dell’assemblea capitolina Marco Pomarici. Presenti, invece, sia la presidente della Regione Lazio Renata Polverini che il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.
MINISTRO CANCELLIERI - «L’importante è che la cerimonia sia molto sobria e piena di significati: e i significati, qui, ci sono tutti». È quanto sottolinea il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, anche lei in via dei Fori Imperiali. «Il 2 giugno è una giornata molto bella, in cui festeggiamo la Repubblica e le sue radici -osserva la titolare del Viminale- dobbiamo sentirci tutti uniti, vicino alla Repubblica». Questa celebrazione «è un segno di riconoscimento, per quanti operano in Italia e all’estero e portano in alto il nome del nostro Paese».
IL MESSAGGIO - In mattinata Napolitano ha inviato un messaggio alle forze armate. «Un riconoscimento particolarmente sentito va ai reparti intervenuti con la Protezione Civile in soccorso dei cittadini emiliani che un disastroso terremoto ha, in questi giorni, così duramente e dolorosamente colpito. Con il loro impegno essi testimoniano ancora una volta la totale dedizione delle Forze Armate alla nostra Italia ed alla sua gente di cui sono nobile espressione. Quei reparti saranno oggi virtualmente al fianco delle unità che sfileranno in Roma» scrive Giorgio Napolitano nel messaggio inviato al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate.
LA CONTESTAZIONE - Bloccato sul nascere un flash mob organizzato dal gruppo «Voci del deserto» vicino al Colosseo. Uno dei partecipanti indossava un cartello stile uomo sandwich per contestare la parata. Ma le forze dell’ordine hanno fermato lui e gli altri identificandoli e impedendo quindi la protesta.
Redazione Roma Online
CORRIERE.IT - PAOLO CONTI
ROMA - Gli abbracci. Giorgio Napolitano, verso il tramonto, stringe e bacia Gaia Servadio, giornalista e scrittrice, amica da una vita. Altro abbraccio tra il ministro del Lavoro Elsa Fornero (tailleur pantalone grigio scuro e camicia bianca) e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. Bis di Catricalà con Pier Ferdinando Casini, che tiene per mano Azzurra Caltagirone. Di nuovo un abbraccio, questo imprevedibile, tra Mario Monti e una truccatissima Donatella Versace: ma pochi secondi dopo il presidente del Consiglio chiacchiera a lungo, e qui l’affetto è evidente, con Maria Alessandra dalla Torre Baffi, vedova del mitico Paolo.
Questo ricevimento al Quirinale per la Festa della Repubblica 2012 non è solo sobrio. È soprattutto low profile. Niente bande, solo l’inno nazionale. Auto blu discretamente non parcheggiate in piazza del Quirinale per evitare sfilate di vip. Il catering dell’associazione Libera di Don Ciotti (ringraziato dal presidente) con prodotti delle terre confiscate dalla criminalità ridotto al minimo, miniassaggi da finger food , cibo da tenere con le dita, e niente piatti (però eccellenti vini bianchi).
Il biglietto consegnato all’entrata che invita a «offrire un contributo in favore delle popolazioni colpite dal terremoto» sul conto del segretariato generale del Quirinale. C’è spazio per uno scambio di battute tra Napolitano e il ministro per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda. Il ministro, che aveva proposto (scherzando?) di far pagare mille euro a invitato all’ingresso: «Presidente, io glielo avevo detto che bisognava tassare gli invitati...» Napolitano: «Ma qui è difficile controllare l’evasione...». Clio Napolitano, ridendo: «Ora non si possono più chiedere tutti i soldi in contanti»
Low profile anche il parterre politico in senso partitico classico, al netto del governo tecnico. Niente Silvio Berlusconi. Niente Pier Luigi Bersani. Ovviamente niente Antonio Di Pietro. Davanti alla Coffe House del 1741 sedie in vimini anni Cinquanta. Giorgio Napolitano, sua moglie Clio in blu elettrico, Gianfranco Fini, Renato Schifani. Anche Paola Severino è in blu quasi notte, la giacca richiama uno smoking. C’è la Primissima Repubblica (Gerardo Bianco), il glorioso Vaticano d’un tempo (il cardinale Achille Silvestrini, classe 1923), l’aristocrazia romana (la principessa Maria Camilla Pallavicini e suo figlio Moroello Diaz della Vittoria), la moda (l’ormai marmorizzato Renato Balestra, Lella Curiel). E poi, in una variegata insalata della società italiana, l’architetto Vittorio Gregotti, il linguista Tullio de Mauro, Stefano Rodotà, Lucio Villari, Fabrizio Cicchitto e Walter Veltroni con la figlia Martina, Mariapia Garavaglia con spilla tricolore in oro («regalo di mio marito»), Francesco Rutelli con Barbara Palombelli, lì c’è il regista Mario Martone, più in là il Martone sottosegretario, Michel.
Ecco Valentino Parlato, con lui Napolitano è molto affettuoso, così come lo è con Gianni Bisiach, un capitolo di storia Rai. Lunga lista di cineasti, artisti e attori: Paolo Baratta, Giuliano Montaldo, Carla Fracci, Giorgio Albertazzi con Borsalino blu, Lino Banfi, Paolo Villaggio in caffettano, Milena Vukotic, il ticket matrimoniale Bassanini-Lanzillotta. L’ultima chiacchierata di Napolitano, fitta, è con Massimo D’Alema e Fabrizio Barca. Il presidente si ritira.
I bambini possono finalmente giocare con i corazzieri. Pioggia di sassolini. L’alta uniforme si rilassa, si muove. Una risata. Una foto. Gran materiale per ricordi indelebili, da adulti.
Paolo Conti
FESTEGGIAMENTI PER ELISABETTA SULL’AGI
(AGI) - Londra, 2 giu.- La presenza della regina d’Inghilterra, Elisabetta II, al Derby di Epsom, una delle piu’ prestigiose corse di cavalli del Regno Unito, segna l’inizio delle celebrazioni del Giubileo di Diamante, i 60 anni di regno della sovrana: quattro giorni di feste e celebrazioni in tutto il paese per onorare una sovrana, circondata dal sincero affetto dei suoi sudditi.
La sovrana, che dal 1953 ha assistito ogni anno alla famosa competizione equina, e’ arrivata puntuale e ha percorso in auto la pista, salutata in maniera entusiasta dalle circa 150mila persone, con indosso i loro abiti migliori, accorsi per il famoso derby, che si svolge nel sud dell’Inghilterra. L’arrivo della regina all’ippodromo era stato preceduto da una serie di salve, sparate a mezzogiorno esatto (le 14 in Italia) in varie citta’ del Regno Unito. Elisabetta II -un soprabito in cerpe di lana ’blu royal’ su abito bianco a fiori stampati, e accompagnata dal marito 90enne, il principe Filippo- ha percorso l’ippodromo a bordo di un veicolo scoperto. Poco prima, un team speciale di paracadutisti dell’esercito britannico - i Red Devils - si erano calati sull’ippodromo con il paracadute stampato con i colori dell’Union Jack. Pochi attimi doop l’arrivo della sovrana, la soprano, Katherine Jenkins, con uno scollatissimo abito color crema ricamato d’argento, ha cantato l’inno nazionale, ’God Save the Queen’. Grande appassionata di cavalli, la regina -nonostante i festeggiamenti in suo onore- non ha voluto perdersi la corsa, anche se nell’edizione non corre nessun purosangue delle sue scuderie. Nel 1953, appena 4 giorni dopo l’incoronazione, Elisabetta II era arrivata ad Epsom per vedere il suo Aureole, piazzarsi secondo. Nel 2011, un altro purosangue reale, Carlton House, arrivo’ terzo. Ma nei suoi 60 anni di regno Elisabetta II non ha mai visto vincere nessuno dei suoi cavalli. La regina -che assiste alle corse dal palco reale, ma non gioca neanche un penny perche’ non scommette- e’ accompagnata dal duca di York, il principe Andrea insieme a entrambe le figlie, le principesse, Beatrice ed Eugenia; con lei anche un altro dei figli, il principe Edoardo, insieme alla moglie, la contessa di Wessex e, tra gli altri, il principe e la principessa Michael of Kent. Assenti dal Royal Box, il principe Carlo con la duchessa di Cornovaglia, Camilla; e anche - con grande delusione della folla - i duchi di Cambridge, il principe William con la moglie Catherine. (AGI) .
FESTEGGIAMENTI PER ELISABETTA IN QUOTIDIANO.NET
Londra, 2 giugno 2012 - I sudditi britannici - ad eccezione di un piccolo zoccolo duro di repubblicani - si apprestano a festeggiare in massa il lungo weekend, da oggi al 5 giugno, dedicato al Giubileo di diamante della regina Elisabetta II.
“E’ l’occasione per celebrare il bilancio dei suoi 60 anni di regno, di celebrare la monarchia, ma anche, in modo più informale, la nostra identità e il nostro orgoglio nazionale”, ha spiegato il cronista dei reali britannici, Robert Jobson.
La febbre per i festeggiamenti dedicati ai 60 anni di regno della popolare monarca 86enne si espande dalla capitale al più piccolo villaggio, con il Regno Unito ricoperto dai colori delle Union Jack per l’evento “sicuramente storico”, ha aggiunto Jobson. E’ la seconda volta in mille anni che un sovrano inglese raggiunge una simile longevità: la prima fu, nel 1897, la regina-imperatrice Vittoria, la quale però rimase sul trono per più di 63 anni (fino al 1901).
Elisabetta II incarna una continuità rassicurante e garantisce una funzione unificatrice del Paese. La Bbc ha diffuso delle immagini private inedite della famiglia reale, alcune anche di Carlo d’Inghilterra, primo in linea di successione al trono britannico, sulla spiaggia.
“La popolarità della regina è al suo culmine, a livello raggiunto durante l’incoronazione” nel 1953, ha osservato lo storico e biografo Kate Williams. Il livello più alto di impopolarità fu toccato invece dopo la morte di Lady Diana nel 1997.
A fine maggio, sua Maestà sfiorava l’80% di “consensi” nei sondaggi; all’improvviso i repubblicani, che nel fine settimana sono pronti a srotolare qualche striscione contro l’”istituzione anti-democratica” davanti al Parlamento, sono piombati al 13%, la loro percentuale più bassa degli ultimi vent’anni.
I Windsor hanno saputo rinnovarsi mantenendo salda la tradizione nell’aprile 2011, in occasione delle nozze reali di Kate e William. I festeggiamenti per il Giubileo di diamante sono cominciati in sordina il 6 febbraio, data dall’ascesa al trono di Elisabetta II e giorno della morte del padre Giorgio VI, per proseguire in un crescendo che ha visto la regina visitare il paese in lungo e in largo, accompagnata dal devoto principe Filippo, 90 anni e apparentemente rimesso da un problema al cuore.
Elisabetta ha lasciato ai figli e ai nipoti girare il globo in questi mesi per rappresentarla all’estero. Nonostante la sua età, “non se ne parla di andare in pensione e non se ne parla di abdicare”, secondo l’esperto di reali Jobson.
SIGNORE CON LA MANTELLINA GREAT BRITAIN