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 2012  giugno 02 Sabato calendario

Elisabetta II, nome completo Elizabeth Alexandra Mary, regina del Regno Unito da 60 anni. Nata il 21 aprile 1926

Elisabetta II, nome completo Elizabeth Alexandra Mary, regina del Regno Unito da 60 anni. Nata il 21 aprile 1926. Nel febbraio del 1952, durante un safari in Kenya, apprese che il padre, re Giorgio VI, era morto e che toccava a lei. Il giorno 6 dello stesso mese divenne sovrana. L’incoronazione nella cattedrale di Westminster soltanto il 2 giugno 1953 (il tempo di prepararla a dovere). [1] Fabio Cavalera: «Testarda fin da giovane quando se ne infischiò di Churchill e dell’arcivescovo di Canterbury che la sconsigliavano di dare l’assenso alle riprese televisive della cerimonia di incoronazione. “È la mia corona, non la vostra”. La Bbc fu ammessa». [7] La cerimonia fu trasmessa in diretta: in Italia la raccontò per radio Arrigo Levi. [1] «Non ho avuto un apprendistato. Mio padre è morto troppo giovane e così all’improvviso. Bisogna accettare che è il tuo destino, maturare poco per volta nella parte, capire che la continuità è importante. E che è un lavoro a vita». [2] È regina di 16 Stati. È a capo del Commonwealth, organizzazione che raccoglie 53 Stati. È governatrice suprema della Chiesa anglicana. Durante il suo regno si sono succeduti 6 papi e 12 premier. È sposata con Filippo, duca di Edimburgo, da 64 anni. Il sito della monarchia risale al 1997. Nel 2007 è stato aperto un canale YouTube. Nel 2009 un account Twitter. Nel 2010 un profilo su Flickr e uno su Facebook. [3] Quando Elisabetta salì al trono, in Inghilterra vigevano l’austerity e razionamento, c’era la guerra in Corea, Churchill era primo ministro, Tony Blair non era stato nemmeno concepito. Alla Casa Bianca Eisenhower, al Cremlino Stalin, a Roma De Gasperi. Il 30 per cento dei suoi sudditi credeva che fosse stata scelta dall’Onnipotente. Appena regina, proibì alla sorella Margaret di sposare l’amante Peter Townsend perché divorziato. Margaret divorziò poi a sua volta dal fotografo Tony Armstrong-Jones, e divorziarono pure i figli di Elisabetta, Carlo, Anna e Andrea. Anna si è risposata, Carlo (accoppiato alla celebre Diana) è stato adultero e concubino ecc. [4] È la regina ad aver regnato più a lungo dopo Vittoria, il cui regno durò quasi 64 anni. [3] Oggi solo il re di Thailandia è al potere da più tempo [9]. Ha celebrato il Silver Jubilee nel 1977, il Golden Jubilee nel 2002. [3] Il Diamond Jubilee è iniziato il 2 giugno e finisce domani. Sono stati quattro giorni di festa nazionale. L’emblema del DJ è un disegno di Katherine Dewar, una bambina di 10 anni di Chester, scelto tra 35 mila proposte di bambini tra i 6 e i 14 anni. [3] Secondo il Daily Telegraph, il giro d’affari legato al Giubileo di Diamante è stato di 10 miliardi di sterline. Tra i gadget la marmellata di fragole aromatizzata con champagne costa; il grembiule da cucina; la scatoletta di mentine da 100 grammi; la tazza con incisa la frase del giorno della proclamazione; la coccarda dell’Ordine della Giarrettiera (subito esaurita). [5] Elisabetta II imparò a guidare nel 1945. Quando c’è un nuovo centenario nel regno, la Regina gli invia un telegramma con gli auguri. Lo ha fatto 175 mila volte. Ha approvato 3.500 norme e leggi del Parlamento. Ha varato 21 navi, ha fatto 261 viaggi ufficiali all’estero, ha posato per 129 ritratti. [3] «È piacevole stare lì seduti, zitti e immobili, per ore, davanti al pittore. È come essere occupati a far niente». [2] In un anno, la regina Elisabetta d’Inghilterra prende parte a 400 incontri ufficiali, firma di suo pugno 41.241 biglietti, beve 27 mila tazze di tè con ospiti e capi di Stato, ogni giorno pranza con 12 invitati selezionati tra migliaia di sudditi, il mercoledì incontra il primo ministro. [6] «È l’unico capo di stato al mondo ad avere compiuto la transizione dalla guerra fredda alla globalizzazione restando sempre al suo posto». [1] Enrico Franceschini: «Un solo grande errore, ma riparato in fretta: non esibì il dovuto cordoglio per la morte della principessa Diana, rifiutando di abbassare a mezz’asta la bandiera a palazzo reale e di parlare al paese. Però una grande regina sa anche ammettere, sia pure a denti stretti, quando sbaglia. Ascoltò i consigli preoccupati di Tony Blair, abbassò la bandiera, parlò di Diana in tivù, uscì a incontrare la gente tra i mazzi di fiori che inondavano Buckingham Palace e fu perdonata». [1] Non ha mai dato un’intervista, men che meno ha tenuto una conferenza stampa: «Mio padre mi ha sempre avvertito che la gente ricorderà ogni mia parola». [2] «Elisabetta in pubblico sorride poco. Pare invece che in privato sia piuttosto allegra. Sembra gelida. Al contrario, dicono i biografi, è alquanto sensibile. È discreta e formale» (Fabio Cavalera). [7] «Ho il tipo di viso che, se non sorrido, sembro arrabbiata». [2] «A casa nostra nessuno fa le imitazioni come me». [2] Del marito, Principe Filippo, duca di Edimburgo, sposato nel 1947 e che risulta essere un suo lontano cugino: «È sempre stato il mio punto di appoggio». Lui: «Mia moglie ha un buon posto, abbastanza sicuro, ma così noioso». [2] Frasi celebri del principe Filippo di Edimburgo. A una scolaresca di ragazzi inglesi incontrata in Cina: «Se rimanete qui ancora a lungo, vi verranno gli occhi a mandorla». A un signore dalla pelle nera, che gli era stato appena presentato a un ricevimento a Buckingham Palace: «Lei è deputato? E di quale esotico paese?» (la risposta fu: «Birmingham, Gran Bretagna, Altezza»). Al leader degli aborigeni in Australia: «Vi tirate ancora le frecce uno con l’altro?». Al comitato che lo accoglieva alle isole Cayman: «Se non sbaglio discendete tutti dai pirati». A un gruppo di bambini inglesi sordomuti: «Se state così vicino all’orchestra, non c’è da meravigliarsi che siate sordi». Infine, parlando della figlia Anna, campionessa di equitazione: «Se non scoreggia e non mangia fieno, a mia figlia non interessa». [8] «La sua famiglia possiede da sola un quarto di tutta la terra posseduta da 45 milioni di sudditi. È la legale proprietaria di tutti i cigni del Tamigi, e l’unica persona del Regno autorizzata a mangiarseli, volendo» (Antonio Polito). [4] «Come singolo contribuente che paga le tasse, ha un patrimonio personale di 300 milioni di sterline. La Ditta nel suo complesso avrebbe un valore di 45 miliardi di sterline, quasi 55 miliardi di euro, se fosse una società per azioni e qualcuno volesse acquistarla. Un immaginario acquirente, verificato il valore complessivo della Ditta, vorrebbe conoscere anche le spese. Queste, secondo gli analisti di Brand Finance, equivalgono a 7 miliardi e mezzo di sterline. Ogni cittadino britannico paga, con le imposte, un finanziamento pari a 1 euro all’anno per sovvenzionare la famiglia reale». [9] Enrico Franceschini: «Innanzi tutto ci sono i beni concreti dei Windsor. I loro castelli: Buckingham Palace, Windsor, Balmoral, Sandringham, St. James, Kensington Palace. Quindi le tenute di campagna, come il ducato di Cornovaglia e il ducato di Lancaster. Poi gli altri immobili di famiglia: le case di Regent’s street giù giù fino a Piccadilly Circus sono roba loro. [9] Poi ci sono i gioielli della Corona, una delle collezioni di pietre preziose più ricche e famose, e la collezione di opere d’arte appese al muro dei castelli, spesso autentici musei. L’etichetta di “Royal Warranty”, una specie di licenza reale fornita ad 800 aziende di ogni genere, frutta 4 miliardi di sterline. E infine ci sono i beni intangibili, come la pubblicità gratuita che i Windsor fanno al proprio paese, le orde di turisti che attirano in Gran Bretagna, il commercio che ne consegue». [9] Stewart Parvin, da 11 anni sarto di Elisabetta II, dice che esiste un archivio dove ogni abito della sovrana è catalogato, con tanto di data e occasione d’uso, per assicurarsi che non si verifichino ripetizioni. Inoltre l’etichetta reale prevede che i vestiti appaiano sempre perfettamente stirati, senza grinze e pieghe: «D’altra parte Sua Altezza ha una temperatura corporea molto bassa, non traspira e quindi difficilmente sgualcisce gli abiti». [10] Le scarpe che indossa la regina Elisabetta vengono precedentemente usate da un’altra persona che, camminandoci, le ammorbidisce. [10] Da sempre appassionata di calzature. Rodotà: «Era la Carrie Bradshaw dei suoi tempi. Per l’incoronazione commissionò a Roger Vivier un paio di babbucce ricamate e impreziosite da rubini». [11] «Ma’am» (sta per Madam ed è l’appellativo con cui ci si rivolge a Sua Maestà se si ha l’occasione di scambiare con lei due battute davanti a una tazza di tè). [12] Nel suo regno ha avuto più di 30 cani, razza Welsh Corgi. [3] «Oggi a Palazzo sono sei quelli in carica. Tre corgis e tre dorgis, sorta di cugini dei primi: razza molto regale, nata dall’incrocio di un corgi con un bassotto tedesco. […] In tutte le dimore c’è un’apposita Corgi Room, dove si trovano ceste in vimini sollevate da terra in cui gli animali possono riposare; quando non passeggiano per saloni e corridoi, debitamente protetti da stuoie di carta. Darren McGrady, chef della famiglia reale per 15 anni, uscito dal Palazzo, ne ha rivelato il rigido protocollo: “Ogni giorno il menu veniva appeso sul muro della cucina, perché fosse pubblico. Solo cibi freschi. Carne bollita tagliata a dadini e servita con cavolo e riso bianco anch’essi bolliti”». [12] La regina li nutre di persona ogni giorno all’ora del tè, mescolando il cibo con coltello e forchetta d’argento. [4] Nel 1982 i corgis di Elisabetta scortarono fuori da Buckingham Palace Michael Fagan, un trentenne squilibrato. Riuscito a superare tutti i sistemi di sorveglianza, si era introdotto all’alba nella camera da letto della Regina; Elisabetta conversò con lui per oltre dieci minuti, in attesa che qualcuno del servizio di sicurezza arrivasse. [12] Sergio Perosa, anglista: «Il merito di Elisabetta è stato quello di avere tenuto unito il Paese ed è quello di essere una sovrana flessibile che sa cambiare rotta quando è necessario e utile. I Windsor sono bravi a mascherare, a superare le difficoltà. La regina è un punto di equilibrio. È a suo modo illuminata. Uno dei suoi meriti maggiori è senza dubbio l’avere saputo gestire l’integrazione di milioni di immigrati e di essere diventata anche la loro sovrana». [7] «Continuerò a servirvi finché vivo». [1] (a cura di Francesco Billi) Note: [1] Enrico Franceschini, la Repubblica 07/02; [2] Enrico Franceschini, la Repubblica 17/5; [3] Post, IL maggio 2012; [4] Antonio Polito, la Repubblica 5/2/2002; [5] Simona Verrazzo, Vanity Fair 23/5; [6] Chi14/07/2010; [7] Fabio Cavalera, Corriere della Sera 01/06; [8] Enrico Franceschini, la Repubblica 30/5/2011; [9] Enrico Franceschini, la Repubblica 29/5; [10] Martina Merchiorello, Repubblica.it 22/5; [11] Maria Laura Rodotà, Corriere della Sera 6/9/2010; [12] Gianluca Bauzano, Sette 18/5.