Conferenza all’Accademia Nazionale dei Lincei della prof.ssa Margherita Hack: " I pianeti "alieni" e probabilità di vita nell’universo" 27/4/2012, 27 aprile 2012
Conferenza all’Accademia Nazionale dei Lincei della prof.ssa Margherita Hack: " I pianeti "alieni" e probabilità di vita nell’universo" 27/4/2012 1
Conferenza all’Accademia Nazionale dei Lincei della prof.ssa Margherita Hack: " I pianeti "alieni" e probabilità di vita nell’universo" 27/4/2012 1. INTRODUZIONE Illustrissima, è stata maestra di tutti gli astronomi che poi sono pure diventati soci di questa Accademia e unisce a questa sua sapienza sulla quale io non ho neanche diciamo conoscenza per entrare un’enorme simpatia, la simpatia dello scienziato, la semplicità dello scienziato, credete a me i veri scienziati sono tutti semplici parlano semplicemente perché una cosa quando è chiara nella mente di uno diventa semplice. Margherita questa proprietà ce l’ha estrema, si ascolta la sua scienza diciamo anche con piacere, la scienza che diventa diletto, la scienza che diventa diciamo piacere di ascoltare, che diventa desiderio di ulteriore conoscenza ecco, questo Margherita lo porta proprio come sua proprietà personale. È per questo insomma che l’avevamo invitata fra le molte conferenze che fa, a farne una anche a noi, dove l’Accademia vuole aprirsi a tutti i cittadini, non vuole entrare nel particolare, non vuole entrare nell’ultima ricerca ma vuole dire, ecco questa è la scienza, questa è la bellezza della scienza e questo messaggio sono sicuro Margherita ce lo darai, perché tu ci credi in questo tipo di cose. Margherita quando non è venuta allora io mi sono rivolto a lei e le ho detto: "Vuoi che invita qualche altro socio dell’Accademia che ti possa aiutare, che possa illustrare qualche tua cosa che magari tu sei lontano", e lei mi ha detto: "Ma io conosco la professoressa Alessandra Celletti che stimo molto, che fa anche divulgazione come me". Allora noi siamo andati a cercarla, non avevamo l’indirizzo perché la Margherita non ce lo aveva neanche lei. Alessandra Celletti l’abbiamo trovata, è qui e la ringraziamo. (Applauso). Io dopo questa mia piccola introduzione lascerò a questa collaboratrice un po’ anche allieva di Margherita, che parlerà con lei e spiegherà tutte quelle cose che magari possono venire da voi, domande e poi alla fine se il tempo ci sarà lei presenterà un suo approfondimento che deriva dai suoi studi, dai suoi libri di divulgazione, di cui ne n’è uno qui, che poi lo vedrete anche all’ingresso. Quindi Margherita grazie. cominciamo. Nota 1. Alessandra Celletti (Roma, 12 febbraio 1962) è una matematica e astronoma italiana. (wikipedia) 2. MARGHERITA HACK GRAZIE grazie presidente. Buonasera a tutti, e l’argomento è un argomento che ci appassiona tutti oggi, ma oggi sappiamo tutti che cos’è il sole, cosa sono le stelle cosa sono i pianeti, siamo coscienti che il sole è una stella comunissima tra miliardi di altre, tra le 400 miliardi di stelle della galassia è un cittadino medio della via Lattea, quindi niente di strano pensare che anche le altre stelle abbiano dei sistemi solari, abbiano dei pianeti e chissà su questi pianeti sia successo quello che è successo sulla terra. Però questa domanda se la facevano già gli antichi. Già gli antichi filosofi greci, già Talete vissuto tra il sesto e settimo secolo a.c. pensava che le stelle fossero fatte della stessa materia di cui è fatta la terra. E poi Anassagora vissuto 5 secoli a.c., quindi 25 secoli fa, pensava già che esistessero altri esseri viventi e la vita fosse comune nell’universo e pensava addirittura che i semi della vita fossero sparsi nell’universo. In questo anticipava di 24 secoli il chimico, fisico svedese Svante Arrhenius [Nota 1 Svante August Arrhenius (Vik, 19 febbraio 1859 - Stoccolma, 2 ottobre 1927) , premio Nobel 1903 fonte Wikipedia] il quale aveva proposto la sua ipotesi della Panspermia, cioè che i semi della vita, le sporie della vita, fossero diffuse nell’universo e fossero portate sulla terra dal vento solare e quindi la vita fosse diffusa nell’universo e quindi un’idea che risale a ben...si può dire, c’è sempre stata, una delle domande più antiche e poi anche Tito Lucrezio Caro nel de rerum natura pensava che ci fossero altri pianeti, altri mondi abitati.. e poi dall’ottocento Flammarion, Schiapparelli, c’era monsieur De Fontenelle, tutti pensavano alla possibilità di altre forme di vita sparse nell’universo; e Leopardi nella sua Storia dell’astronomia del 1813 scrive: "La questione della pluralità dei mondi, può dirsi la più famosa e la più insolubile di tutte le questioni". Ma oggi che cosa sappiamo, a partire dall’inizio dell’ottocento abbiamo cominciato a capire che cosa sono le stelle, di cosa son fatte, qual’é la fonte dell’energia che le fa brillare, abbiamo cominciato a capire che il sole è una comunissima stella e questo già l’aveva intuito Giordano Bruno che diceva: "Le stelle sono tanti soli e come il sole intorno ad esse orbitano dei pianeti. Su questi pianeti esistono esseri viventi". Ora la prima parte dell’affermazione di Giordano Bruno oggi è confermata dalle osservazioni. Se su questi pianeti esistono esseri intelligenti, chissà se lo sapremo mai, possiamo fare solo dei discorsi probabilistici. Comunque, che cosa possiamo dire oggi, malgrado si avesse la coscienza che il sole era una stella comunissima e che quindi non c’era nessuna ragione di pensare che solo il sole avesse questa stranezza di essere circondato da un sistema di pianeti. I primi pianeti extrasolari son stati scoperti solo alla fine del ventesimo secolo, cioè solo nel 1995 due astronomi svizzeri, Mayor e Queloz, riuscirono a mostrare la prova dell’esistenza del primo pianeta extrasolare. Nota 2. [Didier Queloz Michel Mayor Nel 1995 con Didier Queloz ha scoperto 51 Pegasi b, il primo pianeta extrasolare orbitante intorno ad una stella simile al Sole, 51 Pegasi. Fonte Wikipedia] Ma prima di lui già con il satellite infrarosso IRAS poi con il telescopio spaziale Hubble, in acronimo HST e anche da terra si sono osservati e soprattutto in quelle nubi intergalattiche, nebulose galattiche che sono nubi di gas e di polveri, minuscole particelle solide, dove sappiamo che si formano le nuove stelle, abbiamo scoperto numerose stelle circondate da dei dischi di materia molto più fredda e molto più estesa della stella, cioè qualcosa che assomiglia molto a quelle nebulose protoplanetarie che avevano ipotizzato già kant e Laplace nel millesettecento. La prima di queste nebulose fu scoperta intorno ad una stella simile al sole, Beta Pictoris, è una nebulosa che, la stella una temperatura superficiale di circa 6 mila gradi ...il sole (9m57s) mentre la nebulosa protoplanetaria ha una temperatura di un migliaio di gradi ed è estesa circa settecento volte le dimensioni del nostro sistema solare, essendo tanto più fredda emette soltanto nell’infrarosso e perciò è stato possibile osservarla col primo satellite per l’infrarosso appunto IRAS (Infrared Astronomical Satellite) Nota 3. (In italiano Satellite Astronomico Infrarosso - wikipedia) Come dicevo il primo pianeta extrasolare è stato scoperto nel 1995 e tutti i pianeti scoperti fino ad ora sono stati scoperti in maniera indiretta, cioè noi non vediamo direttamente l’immagine del pianeta e questo si capisce la ragione, estremamente difficile, perché, intanto la distanza del pianeta dalla stella è molto più piccola della distanza della stella da noi, quindi noi vediamo la distanza, l’angolo, la distanza angolare del pianeta dalla stella, la vediamo sotto un angolo che è sempre molto piccolo, una frazione di secondo d’arco e anche nei casi più favorevoli delle stelle più vicine a noi, è sempre tanto piccolo, il pianeta in ogni caso sarebbe completamente affogato nella luce della stella. Quindi tutti i pianeti scoperti finora sono stati scoperti in maniera indiretta. Indiretta cosa vuol dire, per l’effetto che provocano alla loro stella. Gli effetti sono di vario tipo; il metodo più fruttuoso, quello che ci ha permesso di scoprire parecchie centinaia di pianeti extrasolari è il metodo delle velocità radiali, cioè noi possiamo misurare facilmente la velocità di una stella o di un pianeta misurando lo spostamento delle righe spettrali per effetto Doppler, sapete cos’è? Quando una sorgente sonora o luminosa si avvicina a noi noi riceviamo onde di frequenza maggiore di quella, se la sorgente si allontana riceviamo onde di frequenza minore di quella emessa. Quindi quando noi guardiamo le stelle della nostra via Lattea, in particolare le stelle vicine al sole, diciamo dentro dieci, cento anni luce da noi, ci aspettiamo di vederle muoversi rispetto al sole, o poco men, se fossero sole e la stella due treni su binari paralleli. Sole e stella stanno ruotando attorno al centro della via Lattea con una velocità che nel caso del sole è di circa 250 km al secondo e il sole percorre un giro intero, una rivoluzione intorno al centro galattico in circa 250 milioni di anni. Quindi noi nel breve periodo in cui facciamo questo tipo di osservazione, poco più di un secolo, vediamo le stelle vicine muoversi parallelamente in linea retta rispetto a noi, in modo rettilineo scusate. In qualche caso però intorno alla direzione di moto rettilineo la stella compie delle oscillazioni periodiche, questo cosa ci dice, ci dice che c’è un corpo che disturba il moto della stella, cioè un pianeta attrae gravitazionalmente la stella, come la stella attrae il pianeta, anche il pianeta attrae la stella, solo che l’effetto è molto più piccolo. Dall’ampiezza delle oscillazioni si può ricavare qual’é la massa del corpo disturbante e dalla periodicità delle oscillazioni si può ricavare qual’é il periodo di rivoluzione. Questo ci ha permesso di vedere che i corpi disturbanti in molti casi avevano delle masse paragonabili a quelle di Giove, o più piccole di Giove, o qualche caso più grande di Giove e questo ci dice che si tratta di un pianeta e non di una stella binaria, di una compagna che disturba il moto della stella più brillante. In questo modo del resto fu scoperta la compagna nana bianca di Sirio... e come si fa a dire che si tratta di un pianeta e non di una stella. Ciò che distingue la stella dal pianeta è la massa: se questo corpo ha una massa inferiore a un decimo della massa del sole, è un pianeta, non può essere una stella, perché non arriva ad avere temperature sufficientemente alte per innescare le reazioni nucleari, che sono la fonte dell’energia che fa brillare le stelle. Quindi col metodo delle velocità radiali, andando ad osservare i movimenti delle stelle vicine, abbiamo visto che molte hanno delle piccole oscillazioni, hanno una velocità rispetto al sole, per esempio, di un venti chilometri al secondo, però su questa velocità di venti km al secondo si osservano delle oscillazioni di diec,i venti metri al secondo, quindi molto più piccole, che indicano che c’è un corpo che disturba il moto della stella. Naturalmente con questo metodo, si sono scoperti molti più pianeti grossi come Giove, o più di Giove e molto vicini alla loro stella, cioè i pianeti scoperti col metodo delle velocità radiali sono quasi tutti Giovi, cioè grossi come Giove, hanno masse che vanno da un mezzo della massa di Giove, anche a dieci volte la massa di Giove, e periodi di rivoluzione di pochi giorni, o al massimo di qualche mese, e quindi questo vuol dire che stanno orbitando molto vicino alla loro stella. Ma questo si capisce è dovuto al metodo, perché questo metodo facilita la scoperta di pianeti grossi e vicini, perché il disturbo che recano al moto della loro stella, sarà in questo caso molto maggiore. Un pianeta piccolo come la terra, che orbitasse alla stessa distanza della terra dal sole produrrebbe un disturbo completamente trascurabile. Ma poi ci sono altri metodi; un altro metodo abbastanza fruttuoso è il metodo dei transiti: se siamo tanti fortunati che la nostra visuale, cioè la retta che va da noi alla stella, giace sul piano dell’orbita del pianeta, tutte le volte che il pianeta passa davanti alla stella, porta via una minima quantità di luce. È un transito e la quantità di luce è minima, potrà portar via un centomillesimo della luce della stella, però i nostri mezzi di misura sono abbastanza sofisticati da poterlo misurare. Questo metodo dei transiti è stato poi applicato e ora è in corso di applicazione su larga scala dallo spazio. Due satelliti, uno francese, Corot e uno americano, Kepler, hanno proprio lo scopo di osservare automaticamente milioni di stelle, per vedere se qualcuna di queste presenta una diminuzione di luce spiegabile con un transito. Quindi questo metodo ha permesso di scoprire altre centinaia di pianeti extrasolari. E poi c’è ancora un altro metodo che si basa sulla teoria della relatività di Einstein. Dice che anche la luce è soggetta alla frazione gravitazionale e noi abbiamo la riprova osservativa dalle cosiddette lenti gravitazionali, cosa sono, immaginate d’avere una lontana galassia, una galassia più vicina frapposta fra noi e la galassia lontana. La galassia più vicina funge da lente gravitazionale e funziona come una lente ottica: devia i raggi della galassia lontana e forma una o più immagini virtuali della galassia lontana e ci sono moltissimi casi di queste lenti gravitazionali che confermano ampiamente la teoria, la previsione di Einstein. Però oltre alle lenti gravitazionali parliamo anche di microlenti gravitazionali. Cos’è una microlente gravitazionale? È una stella cioè se noi abbiamo una stella lontana, una stella più vicina a noi, quando la stella vicina si interpone esattamente tra noi e la stella lontana, funge da microlente e fuocheggia i raggi della stella lontana, facendone aumentare lo splendore. Ora questo, siccome la stella lontana, la microlente e noi, siamo tutti in moto relativo uno rispetto all’altro, questo allineamento può durare pochi giorni e si osserva che in quei giorni c’è un notevole aumento di splendore. Se la microlente è accompagnata da un pianeta, quando il pianeta si frappone a sua volta dalla stella lontana e l’osservatore, funge da micro micro lente, e da luogo ad un’intensificazione della luce della stella lontana, un’intensificazione molto minore produce la stella e che dura per un tempo molto più breve, di poche ore, ma sufficiente per farci capire la presenza di questo pianeta. Questo metodo statisticamente si trova che su un milione di stelle osservate si possono avere 5 o 6 casi di microlenti, quindi esse, effettivamente, sta previsione teorica è stata confermata dalle osservazioni fatte automaticamente da terra e, con questo sistema, c’è però il vantaggio che si possono scoprire anche pianeti molto lontani, non solo stelle relativamente vicine, facenti parte della nostra galassia, ma anche pianeti di stelle appartenenti ad altre galassie. Quindi in conclusione, con questi metodi oggi noi sappiamo dell’esistenza di miliardi e miliardi di pianeti, per ora ne abbiamo scoperti parecchie centinaia, ma nella nostra via Lattea ci sono 400 miliardi di stelle; è molto probabile che il fenomeno sistema planetario sia un fenomeno comune, che forse tutte le stelle o certamente una buona percentuale di essa sia circondata da pianeti quindi solo nella nostra via Lattea ci saranno molte centinaia di miliardi di pianeti. Nell’universo abbiamo almeno cento miliardi di stelle, scusate, cento miliardi di galassie, e ciascuna con decine o centinaia o migliaia di miliardi di stelle, che quindi possiamo facilmente immaginare che nell’universo ci saranno miliardi e miliardi di pianeti, e quindi è ovvio domandarsi: siamo soli nell’universo? Certamente tra tutti i pianeti ci saranno anche delle terre, anche se per ora abbiamo scoperto pochissimi pianeti che possiamo definire terre, nel senso che hanno una densità comparabile alla terra e sono pianeti per ora riscoperti un po’ più grossi della terra e con Kepler e con Corot hanno scoperto qualche centinaio di pianeti terrestri. Quindi è probabile, o meglio possiamo domandarci se su questi pianeti vi sono delle condizioni tali da permettere l’apparizione di vita. Quindi non possiamo dire altro e parlare di probabilità, ma fra miliardi e miliardi di pianeti, certamente ci sono miliardi di pianeti terrestri e su qualcuno di essi ci saranno le condizioni paragonabili a quelle sulla terra e allora, se ci sono le condizioni adatte allo sviluppo sulla vita perché la vita si sarebbe sviluppata solo qua? Non siamo ancora riusciti a vedere l’immagine diretta di un pianeta e per questo c’è un progetto dell’emisfero australe, Eso, di un gigantesco telescopio da mettere a terra, che doveva avere un diametro di cento metri, poi per ragioni economiche si è ristretto a una quarantina di metri. Ne è responsabile proprio di questo studio un fisico italiano, Roberto Gilmozzi. È un telescopio a tasselli, fatto con tante piastrelle di vetro, come quelle di un pavimento, e vengon tenute nella forma geometrica perfetta, grazie a tanti sostegni collegati ad un computer, il quale ci dice in tempo reale come vanno spostati per mantenere continuamente la forma geometrica perfetta che permette di ottenere delle ottime immagini. Con questo telescopio si dovrebbe riuscire a vedere le immagini di pianeti anche piccoli come la terra che si trovino più o meno alla distanza dalla terra dal sole e non solo a misurare la luce riflessa dalla superficie del pianeta. Se questo pianeta ... la luce dovrà passare attraverso l’atmosfera la quale lascerà le sue impronte, vuol dire se un’atmosfera che contiene ossigeno, carbonio, qual è la sua composizione. Questo sarà un grosso passo avanti nello studio dei pianeti, ma cosa possiamo dire al riguardo alla vita, quali sono le condizioni necessarie. Intanto noi conosciamo solo la vita sulla terra, quindi non sappiamo se sia possibile avere delle forme di vita completamente diverse da quelle terrestri. Ci domandiamo, la nostra vita è fondata sul carbonio e sull’acqua, è possibile che esistano altre forme di vita basate su altre, non basate sul carbonio, è improbabile, perché il carbonio è quello che da le molecole complesse, il silicio pure da molecole abbastanza complesse, però l’universo si dic,e è venti volte meno abbondante del carbonio. Quindi è molto probabile che la vita sia passata sul carbonio e su che liquido? Sull’acqua? L’acqua è H2O, è formata dall’elemento di gran lunga più abbondante in natura, è l’idrogeno, e dall’elemento che la segue nell’abbondanza, è l’elio che è un gas nobile e non si combina, poi terzo elemento in abbondanza è l’ossigeno, quindi idrogeno e ossigeno molto probabile che questa vita sia... (30m1s) Una risposta forse un giorno l’avremo osservando il liquido che scorre nei fiumi di Titano. Titano è il più grande satellite di Saturno. È stato visitato recentemente dalla sonda Huygens, che è stata sganciata dalla sonda Cassini e atterrato da paracaduti sul suolo di Titano. Forse un giorno si riuscirà ad avere un robot che prenda dei campioni del liquido che scorre nei fiumi di Titano e che a quelle temperature di meno 200 gradi centigradi non può essere acqua, probabilmente è metano liquido e questo metrobot ci porti a terra delle ampolle con del liquido di Titano chi lo sa, forse fantascienza, forse un giorno ci riusciremo, potremo vedere se in questo liquido per caso ci sono delle forme elementari di vita, se la vita è possibile in un liquido diverso dall’acqua non lo sappiamo. E comunque il fatto, oggi possiamo dire che dato l’enorme numero di pianeti nell’universo, dato che tutte le leggi fisiche sono comuni a tutto l’universo, perché le leggi biologiche dovrebbero essere completamente diverse. È molto probabile che esistano altre forme di vita, direi la probabilità è quasi uno, però venire in contatto con queste eventuali altre forme di vita, come si racconta in fantascienza, questo credo sia destinato a restar fantascienza. Infatti le distanze sono enormi, se pensate il pianeta terrestre più vicino alla terra che hanno scoperto finora, si trova a circa venti anni luce da noi, cioè venti anni la luce impiega venti anni a giungere fino a noi, viaggiando alla velocità di trecento mila km al secondo, che vuol dire un po’ più di un miliardo di km all’ora. Riusciremo mai a viaggiare a un centesimo della velocità della luce? Non lo so, noi oggi la velocità più alta che facciamo è quella degli aerei supersonici, credo, quindi mettiamo un giorno si riesca a viaggiare a un centesimo della velocità della luce, invece di metterci vent’anni ci metteremo cento anni di più, cento volte di più, quindi duemila anni, e duemila anni è il tempo della nostra civiltà, duemila anni fa... dovremmo immaginare un astronave su cui generazioni e generazioni di esseri umani possano vivere, per arrivare ad un pianeta su cui forse non troveranno nulla, su cui forse troveranno una civiltà molto più evoluta, che ci tratterà come noi abbiamo trattato gli aborigeni dell’Australia. Chi lo sa, quindi la probabilità di venire in contatto con altri avi, con altre civiltà è praticamente zero, forse son troppo pessimista. Invece, quello che forse è l’unica possibilità non fantascientifica, anche se ha una bassissima probabilità di riuscita è il progetto SETI, Seti è un acronimo di parole inglesi vuol dire, Search for Extra-Terrestrial Intelligence, che sta operando ormai dal ’64 su idea di due fisici, fra cui un italiano, e per ora risultato zero, però questo non vuol dire che non ci siano altri...(34m53s) in tanto in cosa consiste questo, consiste nel cercare di puntare i nostri radio telescopi verso stelle simili al sole che possano avere dei pianeti, per vedere se per caso da questi pianeti ci arrivano dei segnali radio chiaramente artificiali. Tutti i corpi celesti, stelle, galassie... però questi robot, rumori radio, si sente anche senza alzare troppo il volume delle radio. Invece ci aspettiamo di avere dei segnali radio chiaramente artificiali. Possiamo immaginare un po’ una specie d’alfabeto Morse. Se un giorno riceveremo questi segnali vorrà dire che c’è qualcuno che vuol far sapere della sua esistenza. Certamente sarebbe un dialogo molto difficile perché tra la domanda e la risposta passerebbero dieci, venti, cento anni, perché il messaggio viaggia alla velocità della luce. Comunque è l’unico modo non fantascientifico che abbiamo. La probabilità di successo è molto bassa, perché bisognerebbe essere più o meno allo stesso grado di sviluppo, se un segnale ci fosse arrivato, che so io, all’inizio del novecento non avevamo mezzi tecnologici adatti a riceverlo, e poi bisognerebbe avere le stesse curiosità, gli stessi interessi, le stesse conoscenze scientifiche, comunque il progetto va avanti e si cerca di studiare soprattutto la lunghezza d’onda di 21 cm che è la lunghezza d’onda a cui emette l’idrogeno interstellare. Come l’idrogeno è l’elemento di gran lunga più abbondante e nello spazio...(37m21s) ci sono atomi di idrogeno che si comportano come minuscole radio trasmittenti sintonizzate... allora una civiltà che abbia stesse nostre conoscenze tecnologiche penserebbe che la lunghezza d’onda di ventun centimetri è più frequentemente osservata delle altre e quindi tenterebbe di farsi sentire a questa lunghezza d’onda, almeno questo è il nostro modo di ragionare, e pensiamo misticamente sia il modo di ragionare anche di questi eventuali extraterrestri. Quindi questo vi da un’idea di quali e quante sono le difficoltà che incontriamo per uscire dal nostro guscio, però quando si pensa che, nel giro di poco più di un secolo, da questo bruscolino che è la terra, siamo arrivati a capire che cosa sono le stelle, di cosa son fatte, come brillano, come si formano, qual è la loro vita, come nascono e muoiono, a capire com’è fatto l’universo, che cosa è successo quasi 14 miliardi di anni fa, in quello che chiamiamo il Big Bang, che chiamiamo l’inizio dell’universo, che non sappiamo se sia l’inizio ma è l’inizio di ciò che possiamo osservare, e veramente allora possiamo essere orgogliosi di noi stessi. Grazie tante. (39m19s) Grazie a Margherita per questa bella conferenza e la maniera con cui l’ha presentata. Passo ora la parola ad Alessandra che organizzerà le domande e dirigerà lei il proseguio della discussione. Grazie ancora. Grazie. 3. ALESSANDRA CELLETTI Allora innanzitutto ringrazio la professoressa Hack per questa bellissima conferenza che ci ha fatto viaggiare in infiniti mondi e infiniti universi. Grazie Margherita e vorrei innanzitutto fare qualche breve osservazione a complemento, c’è veramente molto molto poco da aggiungere a quello che ha detto la prof Hack, ma qualche breve considerazione riguardo alla vita nell’universo e quelli che sono i pianeti extrasolari. Io mi occupo di meccanica celeste quindi mi occupo dello studio della dinamica degli oggetti celesti, di come si muovono i pianeti, le stelle, ma prevalentemente i pianeti, i satelliti, naturali e artificiali, quindi qual è la dinamica e quali sono le traiettorie all’interno del sistema solare. Quando si studia il sistema solare dal punto di vista dinamico sembra veramente quasi un miracolo vedere come si muovono i pianeti, si muovono ordinatamente sullo stesso piano, su orbite quasi circolari, con una pochissima eccentricità, cioè quella che determina lo schiacciamento dell’orbita. Quello che noi vediamo nel cielo, nel corso della nostra vita e nel corso dei millenni della nostra civiltà, è sicuramente un movimento ordinato ma naturalmente la domanda è importante e focale del genere umano è: cosa accadrà tra migliaia di anni? A prescindere da quello che sarà il destino della civiltà umana, che cosa accadrà ai pianeti tra centinaia, migliaia o milioni di anni. Noi sappiamo che il nostro sole ha una vita di 5 miliardi di anni e altrettanti gli rimarranno da vivere. È una storia molto bella, permettetemi prima di passare alle domande di raccontarla brevemente. Il sole, la nostra stella, è una stella estremamente particolare perché ha le dimensioni giuste come diceva la professoressa Hack, per consentire la vita sulla terra, e, compie la sua esistenza, compie un infaticabile lavoro quotidiano, contraendosi ed espandendosi continuamente, come un palloncino. Ecco, proprio in questo meccanismo di contrazione ed espansione che innesca le reazioni termonucleari che consentono di trasformane l’idrogeno in elio ed eventualmente l’elio in elementi più pesanti, carbonio, azoto, ossigeno. Ora il sole non ha una massa grandissima quindi si ferma alla trasformazione degli elementi più leggeri, mentre le stelle più pesanti, quelle che si chiamano le supernove con masse dell’ordine di grandezza di dieci, venti volte più grandi del sole sono riuscite a trasformare non solo l’idrogeno in elio, carbonio, azoto e ossigeno ma anche in elementi più pesanti fino ad arrivare al ferro e poi in un lontano passato queste stelle pesanti sono esplose ed hanno lanciato nell’universo gli elementi di cui era composta tra cui per esempio il ferro. Ora il ferro, che noi tocchiamo, il ferro di questo computer, o il ferro di cui noi stessi siamo formati è appunto il frutto di questa esplosione delle stelle, che hanno lanciato gli elementi dell’universo, e sono arrivati fino a noi, ecco perché si dice noi siamo polvere di stelle. Ora, il nostro sole è quindi una stella particolare, una stella che riesce a sopravvivere fino adesso, riesce ad avere le dimensioni giuste e anche il nostro pianeta è un pianeta molto particolare, perché sta alla distanza giusta dal sole, in quella che si chiama la regione abitabile del sistema solare, una regione molto stretta, una regione che va da 0,95 a 1,37 unità astronomiche, dove un’unità astronomica è la distanza media sole-terra. Insomma in questa regione ci sta la terra, non ci sta nessun altro dei pianeti e questa è l’unica regione in cui si può trovare all’interno del sistema solare le condizioni di abitabilità, cioè l’acqua allo stato liquido che consente la vita, ma non è solo questo, questi non sono gli unici elementi di questa delicata alchimia che consente la vita nell’universo e in particolare nel nostro sistema solare. Ci sono tanti altri fattori. Allora concludo dicendone altri due. Il primo indubbiamente è la gravità, cioè quello che è il rapporto tra la massa della terra, la massa del sole e quindi la costante di gravità cioè la legge di gravitazione. In altre parole, se noi prendiamo un uomo che pesa 78 kg sulla terra e lo trasportiamo sulla luna quest’uomo peserà 13 kg. Quindi il peso, non la massa, il peso della persona dipende dall’effetto della gravità del corpo su cui si sta, se il corpo è più piccolo l’uomo peserà di meno se è più grande peserà di più. Ora, non è diciamo un punto, un elemento da sottovalutare, il fatto che sulla terra sembra esserci la gravità giusta, la gravità giusta per consentire la vita e questo naturalmente è legato alla legge di gravitazione di Newton, quindi alla meccanica celeste, perché è la gravità giusta per consentire la vita? Beh, ci sono tanti fattori a parte il peso che a qualcuno potrebbe far piacere a me per prima potrebbe far piacere stare sulla luna per pesare di meno, c’è lo sviluppo della muscolatura, sulla terra abbiamo la gravità giusta per mantenere la muscolatura sufficiente, se noi chiudiamo una spalla per una settimana e la teniamo ferma, dopo una settimana non c’è più muscolatura e come dire, sto sulla luna non ho la gravità sufficiente e quindi non c’è muscolatura. Poi ancora, ci sono nello spazio fenomeni di osteoporosi o il vestibolo che funziona in maniera ridotta, quindi condiziona l’equilibrio dell’uomo, il mal di spazio è proprio generato da questo effetto, non c’è gravità sufficiente per far funzionare nella maniera corretta il vestibolo e quindi l’equilibrio e pochi sanno che quando gli astronauti vanno sullo Shuttle, sulla stazione spaziale internazionale, la prima settimana soffrono terribilmente il mal di spazio che è qualcosa di molto ma molto più forte del mal di mare, qualcosa che per una settimana gli astronauti devono essere monitorati perché appunto stare in assenza di gravità e non troppo, perché stare su uno Shuttle vuol dire comunque stare vicino alla terra, non siamo nello spazio profondo ma siamo comunque vicini alla terra, quindi ancora risentiamo degli effetti, comunque diminuire la gravità è qualcosa che ci danneggia. E poi ancora, il sistema circolatorio, il sangue scorre verso il basso, noi non ce ne accorgiamo, è un circolo, e se non siamo in un ambiente con gravità cosa succede... L’ultimo effetto importante per la gravità e forse a mio avviso il più importante è, ho qui il prof Maffei, un esperto famoso internazionale di neurobiologia, quindi mi correggerà se sbaglio. Il nostro cervello è connaturato, è strutturato in modo tale da vivere in questa gravità terrestre o no? Questa è una domanda importante perché se io vado sulla luna, perdonatemi mi alzo un istante, faccio una pallina e la lancio a qualcuno questo qualcuno riuscirà a prenderla. Posso provare con la persona più giovane qui davanti? Lo prende, ok lei l’ha toccato perché sa, lei in questo momento sapeva che la gravità era quella terrestre, quindi il suo cervello ha calcolato il tempo di arrivo del salviettino, mi perdoni il gesto, ma insomma volevo essere più esplicativa possibile, il tempo di arrivo del salviettino, perché sa che c’è un certo tipo di gravità sulla terra. Ora, se noi andiamo sulla luna il tempo di arrivo del salviettino è notevolmente rallentato e se andiamo su Giove invece questo tempo di arrivo è estremamente aumentato, allora il nostro cervello su Giove riuscirebbe a prendere il salviettino o a schivare una freccia? Ecco, queste sono le domande fondamentali a cui, oltre al fatto di dire, esiste la vita nell’universo, esistono altri pianeti, ma anche se fossimo su altri pianeti, un supergiove, una superterra come diceva la prof Hack avremmo la possibilità di sopravvivere, ci sarebbe questa possibilità, se cadesse una mela da un albero riuscirei a schivarla? Ecco. Questo è un aspetto su cui naturalmente c’è un ampia interdisciplinarietà, come potete immaginare di argomenti che spaziano dalla biologia alla Medicina spaziale, alla meccanica celeste. Io ho interagito con persone, medici che lavorano nel campo della medicina spaziale e facendo degli esperimenti per vedere quale tipo di gravità è quella vera dell’uomo, si trova che il nostro cervello sembra essere quello giusto per avere questa gravità o viceversa questa gravità sembra essere quella giusta per farci sopravvivere sulla terra. Questo è uno dei fattori importanti e un’altra cosa che dal punto di vista del meccanico celeste vorrei sottolineare è l’importanza anche di avere un satellite molto particolare, la luna. Abbiamo visto prima che ci sono tanti fattori che condizionano l’esistenza del genere umano sulla terra, il fatto di stare vicino ad una stella come il sole che è grande abbastanza ma non troppo, di stare anche, che il sole sia in una distanza giusta nella galassia, non è troppo vicino al centro della galassia dove probabilmente ci sono buchi neri, non è vicino a sorgenti di radiazione e poi all’interno del sistema solare siamo nella regione abitabile, in cui c’è acqua, ma non è sufficiente, ci deve essere anche un’atmosfera, quindi una gravità sufficiente a mantenere l’atmosfera sulla terra, un atmosfera che ci schermi dalle radiazioni del sole, altrimenti non potremmo sopravvivere. Ecco, questi sono alcuni degli elementi che consentono la vita sulla terra e che si possono appunto studiare con gli strumenti della fisica e della matematica, ma ce n’è anche un altro, che è estremamente importante e spettacolare. Il nostro pianeta possiede un satellite molto particolare: la luna. È un satellite particolare indubbiamente perché la massa della luna è solo un 81imo di quella della terra, è un satellite grande. Come si sia creato non lo sappiamo, forse c’è stato un pianeta che in un lontano passato ha provocato una collusione, oppure la luna è stata catturata dalla terra perché passava lì vicino. Non sabbiamo bene, ma il fatto è che abbiamo il satellite giusto nel punto giusto e perché il satellite è giusto, ha la massa giusta, ha le dimensioni giuste, addirittura pensate, per farci vedere le eclissi di sole. Quando uno vede un eclisse di sole vede il disco della luna che passa di fronte al sole e quel disco è in proporzione la distanza, il disco della luna in proporzione alla sua distanza dalla terra è quello giusto per mascherare il sole che sta, è molto più grande ed è molto più lontano, ma questo diciamo non ci interesserebbe tanto, potremmo anche sopravvivere senza vedere l’eclisse di sole, immaginandolo introno ad altre stelle. Il fatto è che la luna ha un altro effetto estremamente importante per la sopravvivenza del genere umano, così come noi siamo in questa sala adesso e così come uscendo fuori troviamo sul nostro pianeta. Vale a dire, la luna, con il suo effetto gravitazionale, mantiene l’asse di rotazione della terra in equilibrio. Ecco, questa è stata una delle scoperte più sensazionali della meccanica celeste, anche questa fatta negli anni novanta ad opera di uno scienziato francese, Jacques Laskar de Bureau des Longitudes di Parigi. Ecco, lui ha scoperto che l’asse di rotazione terrestre è inclinato, non è perpendicolare rispetto al piano orbitale, supponiamo che la terra orbiti sul tavolo, non è perpendicolare, ma è inclinato di 23 gradi e 27 primi e questo fa sì che esistano le stagioni. Se non ci fosse la luna al posto giusto e con la massa giusta l’asse di rotazione della terra non potrebbe rimanere in questa posizione ma si comporterebbe come una trottola impazzita e quindi non ci sarebbero le stagioni. Ora, questo è un elemento estremamente importante, che unito al fatto che noi vediamo anche un armonia del movimento della luna si unisce al fatto che noi osserviamo quotidianamente, e qui concludo, un’armonia della luna, perché un’armonia, perché vediamo tutti i giorni la faccia della luna che non è la faccia oscura, ecco è un lapsus freudiano, c’è un disco dei Pink Floyd che si chiama The dark side of the moon, nulla di più sbagliato c’è in questo titolo perché la luna mostra sempre la stessa faccia verso la terra, ma non è che l’altra faccia è scura, l’altra faccia è nascosta, quindi il termine giusto sarebbe la faccia nascosta della luna e perché noi vediamo solo una parte della luna, perché c’è un’altra delicata alchimia che si verifica tra la terra e la luna, che rende appunto questa coppia terra-luna estremamente particolare, che fa si che la rotazione della luna intorno alla terra si compie in 27 giorni, quindi la luna compie una rivoluzione completa, un’orbita completa intorno alla terra in 27 giorni, e allo stesso tempo, nello stesso periodo cioè sempre in 27 giorni, la luna compie una rotazione completa attorno al proprio asse, quindi fa un giro intorno a se stessa nello stesso tempo in cui compie un giro intorno alla terra. Questo fenomeno si chiama risonanza in meccanica celeste e il termine è estremamente appropriato perché sottolinea questa armonia, questa melodia, tra il movimento di rivoluzione e il movimento di rotazione della luna. Ora è facile capire perché a questo punto la luna rivolge sempre la stessa faccia verso la terra, basta fare il giro di questo tavolo, anche a casa potete provarlo, guardando sempre il centro del tavolo allora vi accorgerete che dopo aver compiuto un giro intorno al tavolo avrete fatto un giro su voi stessi. Questo è il motivo per cui la luna rivolge sempre la stessa faccia verso la terra. Sono diciamo delle caratteristiche estremamente particolari di questo connubio sole-terra-luna, che fanno sì appunto che compaia e si mantenga la vita sul nostro pianeta. Allora direi che a questo punto siamo arrivati al momento di poter fare delle domande, allora lascio a voi l’onore di poter fare delle domande alla prof Hack. (Applauso) 4. DOMANDE 1. Buonasera professoressa. Volevo fare anche una domanda anche a seguito del... La terra è vero ha bisogno anche di luna ma anche di ferro e di Giove perché sono quelle composizioni che permettono la presenza delle fasce di van Allen e Giove che mantiene la possibilità di eliminare i pianeti o asteroidi che ci possono colpire. Può dire qualcosa a riguardo? Grazie. Di proteggersi da cadute di meteoriti, di pianetini. Sì, ha questa funzione. Certo da quella detta da Alessandra non sarà facile ambientarci su un altro pianete come sperano alcuno che dice eh dovremo lasciare la terra, stabilirci su Marte. Credo che la vita possa esistere su altri pianeti ma certamente non sarà come la nostra, saranno costruiti in maniera diversa per quanto riguarda il cervello, la circolazione del sangue e tutto l’apparato motorio... Bene ci sono altre domande... sì... 2. Nel contesto che ci è stato descritto che ruolo ha la materia oscura? Margherita. La materia oscura ha un ruolo a livello galattico, noi ci accorgiamo che nella galassia c’è una gran quantità di materia che non si vede e non emette nessun tipo di radiazione ma che costringe le orbite degli oggetti più esterni a seguire un andamento diverso da quello che ci si aspettava, da quello kepleriano, non credo a livello planetario sia sensibile almeno per quanto ne so... Alessandra. Posso dire una parola, un aneddoto che coinvolge anche la prof Hack a proposito della materia oscura. Qualche anno fa, nell’ottobre 2009 abbiamo organizzato insieme alla professoressa Baldoni, Strickland. e Corradini, una conferenza qui ai Lincei dal titolo Women On Space. Era ospite naturalmente la professoressa Hack e anche intervenne in video conferenza la professoressa Vera Rubin che è stata la persona che ha appunto scoperto la materia oscura. La materia oscura forma quasi la gran parte dell’universo. Noi conosciamo il 4%, la materia barionica di cui noi siamo formati è solamente il 4% perciò un 20% almeno in materia oscura e poi altrettanto di energia oscura. Ecco la professoressa Rubin ha compreso l’esistenza della materia oscura osservando delle curve di velocità delle Galassie, osservando che queste curve di velocità non corrispondevano a delle leggi note della fisica, cioè delle leggi di Keplero e quindi comprese appunto che ci doveva essere un fattore esterno, visto che si osservava un effetto gravitazionale non dovuto a materia visibile, ci doveva essere un fattore esterno che provocava questo fenomeno e chiamò questa materia materia oscura. Proprio in questa conferenza raccontò un aneddoto che vi trasmetto quindi, cioè che la materia oscura in realtà stava per non essere scoperta, (un quarto dell’universo) gran parte dell’universo stava per non essere scoperta perché la professoressa Rubin lavorò in condizioni talvolta piuttosto ostili. Pensate come cambia il mondo fortunatamente ma negli anni settanta aveva chiesto del tempo di osservazione all’osservatorio del monte Palomar, l’osservatorio allora più grande del mondo, e questo tempo di osservazione le era stato rifiutato, quindi lei non poté, dovette ritardare appunto questa scoperta eccetera perché l’osservatorio non era dotato di una toilette per signore! Ahimè Lo racconto come un aneddoto ma insomma io credo che sia... (applauso). Ci sono altre domande ecco. 3. Volevo solo chiedere qualcosa sui buchi neri perché non si sa niente, non si capisce, poi io sono ignorante, a parte questo... Margherita. Sui buchi neri. Si può immaginare un buco nero come una porzione di spazio sufficientemente piccolo in cui c’è abbastanza materia perché la velocità di fuga da questa ragione superi anche la velocità della luce. La velocità di fuga è quella che si deve dare ad un corpo per sottrarla all’attrazione di un pianeta, di una stella, per esempio, se io voglio lanciare un razzo fuori dalla terra gli devo dare una velocità superiore a undici e qualcosa km al secondo, che è la velocità di fuga dalla terra e che dipende dalla radice quadrata della massa diviso il raggio. Quindi se io posso immaginare di poter strizzare la terra fino a restringere il raggio a metà, la velocità di fuga diventerebbe radice di due volte più grande, quindi io posso immaginare di strizzare tanto la terra da ridurla a un diametro di un millimetro o di una frazione di un millimetro, anche la terra diventerebbe un buco nero, quindi la definizione è la regione da cui non può uscire nemmeno la luce, nemmeno la radiazione elettromagnetica cioè una velocità di fuga superiore a 300 mila km al secondo, e quindi la luce non esce, più nero di così non si può. Applauso Altra domanda, ce ne sono due tre... 4. Potrebbe avere degli effetti sull’asse terrestre il fatto che noi sottraiamo ogni giorno miliardi di barili di petrolio a una profondità e li immettiamo nell’atmosfera sotto un altro peso specifico, sotto un’altra forma cioè gassosa, vapore mentre prima invece era un liquido una sostanza... Mah penso sia trascurabile non so... Alessandra. Io credo che sia trascurabile perché in realtà, innanzitutto la terra è un sistema chiuso quindi il petrolio che prendiamo lo mettiamo da un’altra parte. Comunque abbiamo in questo senso la fortuna di ricevere tonnellate di meteoriti al giorno che non ce ne accorgiamo, la polvere interplanetaria e la polvere delle meteoriti cade quotidianamente sulla terra e ci sono appunto tonnellate di materia che arrivano e non spostano assolutamente l’asse di rotazione della terra, almeno da questo punto di vista per quanto riguarda l’asse della terra possiamo stare tranquilli, per altre problematiche non saprei forse sarei più dubbiosa... C’era un’ altra domanda da questa parte poi ritorniamo sì... 5. Buonasera io volevo chiedere se in futuro ci potrebbe essere un contatto con questi extraterrestri o se magari loro potrebbero venire nel nostro pianeta, non so... È estremamente improbabile, lo dicevo prima a parte le distanze enormi, la velocità della luce è un limite insuperabile e poi ci sono tutte le difficoltà pratiche di cui parlava la professoressa Celletti, di ambientamento, come avremmo noi difficoltà enormi di ambientamento su un altro pianeta anche gli extraterrestri forse sulla terra si troverebbero male. Scusi aspetti, c’è prima una domanda da questa parte la signora aveva già alzato la mano... 6. Grazie buonasera. Con questo fascino di trovarci nelle grandi aree del cielo, la storia di oggi ha un problema che chiediamo alla prof Margherita perché si parla di un asteroide secondo le rilevazioni Maya e anche la Cee del Lazio ha fatto un convegno. Vorrei chiedere a lei prof che cosa ne dice di questo asteroide che al 21 dicembre addirittura tutti pensano che debba cadere, cosa ne sa lei, grazie. Margherita. Parla di Apophis? - No, quello delle predizione Maya del 21 dicembre. Apophis è nel 2036. Margherita. Le predizioni Maya non ci darei troppa fiducia. (Risata e applauso) Più pericoloso potrebbe essere più pericoloso Apophis del 2036 che secondo i calcoli è un’orbita che dovrebbe venire a cadere sulla terra però oggi c’abbiamo metodi anche per difendersi. C’è stato un convegno proprio dell’Esa su vari metodi pensati per proteggerci da eventuali cadute di asteroidi. Beh, il metodo più semplice di mandarci sopra una carica nucleare e distruggerlo, poco ecologico, oppure di mandarci vicino una grossa astronave che funga da guinzaglio gravitazionale, lo sposti dalla sua orbita, insomma son state fatte tante proposte. Non so, chi vivrà nel 2036 lo vedrà, io non ci sarò quindi arrangiatevi. Applauso Un’altra domanda. Il signore... 7. Prima di tutto complimenti per la vostra conversazione così chiara che delucida molti aspetti che molti non sanno e poi volevo sapere se vengono i marziani non si meraviglierebbero un poco della nostra stazione eretta, direbbero ma guarda un po’ come sono strani questi animali, così patologici perché la stazione eretta implica un altro tipo di gravità e quindi fisiologicamente un altro tipo di risposta dinamica... poi dicevo per quanto riguarda la percezione, la stella compare però noi la percepiamo, quali sono i limiti della nostra percezione visiva, ad esempio ci sono marziani che potrebbero esplorare una forma a loro simile, venire nel sistema solare e non trovarla, non c’è forma di esistenza. Margherita. eheh beh intanto vedo marziani, più che qualche microbo forse, non c’è da aspettarsi... Alessandra. Faccio un breve intervento forse effettivamente per eventuali extraterrestri i marziani siamo noi ovviamente, dipende dal punto di vista, naturalmente la forma di vita che noi concepiamo può essere diversa in un’altra parte dello spazio, non so, nella fossa delle Marianne ci sono dei batteri, degli elementi di vita primordiali che sopravvivono a pressione altissima ci sono addirittura dei batteri, un batterio entrato nel guiness dei primati che sopporta radiazioni anche fino a 200 volte più letali, più grandi di quelle che sarebbero letali per l’uomo, riesce ogni poche ore a modificare e ad aggiustare il proprio dna, ecco questo io lo trovo eccezionale, una forma di vita estremofila si chiama, perché appunto estrema, per noi quello è l’extraterrestre, naturalmente noi non possiamo sapere, non conoscendo cosa è successo sugli altri pianeti e gli altri pianeti intorno ad altre stelle, non possiamo certo giudicare qual’é la percezione che gli altri potrebbero avere di noi. Margherita. Hanno trovato dei batteri nei sottoghiacci dell’Antartide per esempio, che non vedono mai la luce del sole e dei batteri soggetti ad acqua calda a 100 gradi, quindi batteri però, non omini veri. Allora c’è il signor e poi la signora sì. 8. Professoressa buonasera. Senta, cortesemente, cosa ne pensa di uno studio più matematico della natura del tempo, anche per comprendere meglio le leggi dell’universo, cioè il tempo poliomenale, tempo complesso, per avere una visione più complessiva dell’universo, degli eventi, ecco, cosa ne pensa quindi di una maggiore introduzione della matematica e quindi un livello maggiore di astrazione anche in astrofisica. Margherita. Mah, è un problema filosofico il tempo. Il tempo è un grosso problema, come diceva sant’Agostino, se penso al tempo so benissimo cos’è, però se devo definirlo, il tempo lo definirei con il fatto che tutto ciò che conosciamo è muta, invecchia, cambia non saprei come definirlo altrimenti. Alessandra. Se posso aggiungere un’informazione comunque ci sono degli studi, la matematica e la fisica sono strettamente collegate gli scienziati dialogano tra loro, anche su argomenti che all’apparenza potrebbero sembrare distanti, per esempio, pochi anni fa è stata approvata una congettura molto importante, la congettura di Poincarè, ad opera di uno scienziato russo tra l’altro molto particolare, perché, ho i brividi quando lo dico, perché lui ha avuto la medaglia Fields, ha avuto il premio di un milione di dollari del Clayn Institute per aver scoperto questa congettura, e ha rinunciato a tutti i premi perché lui non vuole nulla in denaro e perché pensa che il premio più grande sia aver scoperto questa congettura, aver trovato questi teoremi e quindi conduce una vita da contadino in Russia, è ritornato a fare il contadino. Questa è la più grande scoperta matematica di questo secolo, ed è una scoperta puramente teorica, se uno la definisce diciamo in maniera e con parole tecniche, dice qual è la figura geometrica che sia connessa e compatta nello spazio eccetera, è la due sfere, una cosa completamente teorica. Tuttavia gli astrofisici e i cosmologi hanno preso spunto da questa teoria per, eventualmente, cercare di capire se il nostro universo sia formato da una grande sfera, abbia una geometria euclidea o una geometria che noi possiamo percepire, oppure se invece sia formato da più universi che dialogano tra di loro, attraverso quelli che si chiamano i cunicoli spazio temporali. Ecco, queste teorie che collegano quindi la cosmologia e assurdamente la nozione di tempo sono strettamente collegate alle teorie matematiche, ci sono appunto i lavori di Perel’man dalla parte matematica e di Jean-Pierre Luminet dalla parte fisica. Sono naturalmente teorie complicate come dice la professoressa Hack, diciamo sì, in qualche modo si arriva anche a concezioni filosofiche, però ci sono, ma certamente noi siamo adesso agli albori della cosmologia. La cosmologia è nata cento anni fa, non si può pensare di comprendere la natura e la fine dell’universo in cento anni, ma sicuramente lo sforzo che si sta facendo è anche quello di unire le complicate teorie matematiche alla cosmologia e quindi anche alla nozione del tempo. Allora, avevamo altre due domande. 9. Salve, volevo dire, quel famoso scienziato inglese, di cui adesso non mi viene il nome a proposito degli extraterrestri, sosteneva che invece sulla terra queste altre forme di vita sono già arrivate, e diceva anche di salvaguardarsi perché possono essere pericolosi, sia da un punto di vista, perché non è che possiamo immaginarci che gli extraterrestri siano come Et, buoni e allo stesso tempo che sono anche pericolosi perché potrebbero portarci involontariamente anche delle malattie. Oltre a questo, leggendo da anni, sembra di capire che invece questi famosi extraterrestri siano già arrivati, secondo l’America, secondo, io poi non so se questo corrisponde a verità, oppure, volevo sapere lei cosa ne pensava... Margherita. Fantascienza, secondo me, nessuna evidenza, la fantasia galoppa quando si tratta di extraterrestri... Prego l’altra domanda 10. Professoressa buonasera. E’ un onore ascoltarla, io forse ora la farò arrabbiare. Ho due domande, allora la prima è questa: voi avete parlato di armonia, equilibrio, sorta di perfezione che si legge scrutando l’universo. Secondo lei l’anima esiste e dove è collocata, e dove andrebbe collocata. E un giovane oggi, come dovrebbe porsi nei confronti della vita? Seconda domanda: in America si ritiene che esista uno spazio segretissimo dove si conservi un corpo di un extraterrestre, cosa ci dice? Grazie. Margherita. L’anima secondo me, dal punto di vista di un ateo, l’anima per me è il software del nostro cervello, che sarebbe l’hardware. Un software che ci costruiamo con l’esperienza fin dal momento in cui nasciamo. Questa per me è l’anima, ma è una risposta fideistica, noi non siamo in grado di dimostrare che Dio c’è né che Dio non c’è, e quindi l’anima e tutte ste belle cose. Riguardo all’extraterrestre custodito, anche quello è un continuo di fantascienza che ci hanno dato in televisione qualche anno fa, anche quello fa parte delle tante favole, voglia di extraterrestri le chiamo io. Bene, allora mi dicono che dobbiamo arrivare alla conclusione, quindi un’ultima domanda, due... 11. È una domanda semplicissima, io vorrei sapere che cosa si intende quando si parla di universo e di universi, collegati. Margherita. Universo è tutto ciò che esiste, veramente la parola vuol dire questo, però, siccome abbiamo osservato che l’uomo pensava che la terra fosse il centro dell’universo e che la volta celeste abbracciasse e coprisse la terra, poi ha pensato che il sole fosse il centro dell’universo, poi che la galassia abbracciasse tutto l’universo, poi abbiamo scoperto che ci sono miliardi, centinaia di miliardi galassie, allora ci siamo cominciati a domandare ma quello che chiamiamo universo è davvero tutto ciò che esiste oppure esistono altri universi, cioè altri insiemi di stelle e di galassie da noi conoscibili, non lo sappiamo, parlava prima la professoressa Celletti dei multiversi, degli universi che comunicherebbero attraverso canali di energia, e son tutte fantasie, non abbiamo nessuna evidenza che esistano altri universi. È una possibilità che possiamo immaginare, però credo siamo destinati a studiare e a conoscere il nostro universo, credo, può darsi mi sbagli, sia difficile riuscire ad avere prove scientifiche dell’esistenza di altri universi. Applauso Ultima domanda. 12. Buonasera. Spero di riuscire a spiegarmi. Dunque, Il sole attraverso le reazioni termonucleari etc etc emette calore e anche luce, ma non dovrebbe esserci una parte dell’universo intorno al sole più chiara perché la luce del sole arriva sul nostro pianeta no e dalle foto dei satelliti si vede, però non si vede una parte più chiara al di là della corona del sole dell’universo, volevo sapere se c’è qualcosa che l’assorbe oppure se è una cosa campata in aria, non so se ho reso l’idea. Margherita. Intanto calore e luce son la stessa cosa, son due forme della radiazione elettromagnetica, tutti i corpi emettono radiazioni elettromagnetiche che vanno da quelle di altissima frequenza, raggi gamma, ics, su su fino alle onde radio, quindi non c’è differenza tra luce e calore. Noi percepiamo la luce con gli occhi attraverso la vista, percepiamo il calore attraverso il corpo, ma son della stessa natura, misuriamo radiazioni infrarosse come radiazioni visibili. il sole è una sfera che irraggia ugualmente in tutte le direzioni, e tutto lo spazio in maniera uguale, non è che ci sia una parte che è in ombra e una che ha più luce; è una sfera, pensate a un bulbo, a una lampada sferica che illumina la luce e la manda in tutte le direzioni. Alessandra. Bene, ora con la professoressa Hack si potrebbe continuare per ore a parlare e non ci si stancherebbe mai di continuare a porle domande, però dobbiamo chiudere qui questa magnifica il prof Maffei s’è dovuto assentare, quindi da parte sua porgo i suoi saluti a tutto il pubblico, ringraziandolo per essere intervenuti un sentito ringraziamento alla prof. Hack per questa magnifica conferenza. Applauso Saluto tutti e ringrazio Alessandra per aver fatto un’altra magnifica conferenza anche lei. grazie. Buonasera a tutti e buonanotte. Arrivederci Applauso FINE 1. Introduzione 2. Hack 3. Alessandra Celletti 4. Domande FINE. Le note al testo sono mie. mc