Massimo Franco, Corriere della Sera 2/6/2012, 2 giugno 2012
L’ ultima bava di veleno e di intrigo è filtrata nel primo pomeriggio di ieri. Dalle stanze che un tempo custodivano i segreti è arrivata la voce che la Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior si era spaccata sulla rimozione del presidente della «banca del Vaticano», Ettore Gotti Tedeschi; e che il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, era stato contestato
L’ ultima bava di veleno e di intrigo è filtrata nel primo pomeriggio di ieri. Dalle stanze che un tempo custodivano i segreti è arrivata la voce che la Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior si era spaccata sulla rimozione del presidente della «banca del Vaticano», Ettore Gotti Tedeschi; e che il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, era stato contestato. La Santa Sede ha fatto sapere che c’era stato solo un incontro informale; e che le «eminenze» si erano limitate a proseguire le consultazioni per trovare il successore. In più, quasi in contemporanea Benedetto XVI è andato a Milano per l’Incontro mondiale delle famiglie insieme con Bertone. E, per quanto la presenza del suo «primo ministro» fosse prevista, qualcuno ha voluto vedere una conferma della volontà papale di ribadire il loro rapporto fiduciario. Eppure, la sensazione di precarietà e di intossicazione rimane, fortissima nonostante gli sforzi del pontefice di riaffermare un’immagine di unità: anche perché cresce il sospetto che l’offensiva di questi mesi punti a destabilizzare il papato, non solo a colpire il segretario di Stato. Ma la prospettiva di affrontare altri mesi punteggiati da nuovi attacchi e rivelazioni sta creando una psicosi difficile da controllare. Con amara ironia, si sente dire che mai come negli ultimi mesi Oltretevere c’è stato un ritorno alla cultura orale: un modo elegante per spiegare la paura di lasciare tracce scritte, anche ai piani più alti, che un domani potrebbero essere usate contro chi le ha lasciate. La guerra dentro la Curia porta invece a fare incetta di documenti consegnati a notai e chiusi in cassaforte, per difendersi da congiure vere o immaginarie che molti temono possano scattare da un momento all’altro. C’è chi ha paura fisicamente, di fronte a tensioni e rotture anche personali che fanno risuscitare i fantasmi peggiori del passato papalino. Nessuno poteva pensare che le cinque celle fatte ristrutturare l’anno scorso nella Gendarmeria avrebbero ospitato di lì a pochi mesi il maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, indagato numero uno, e per ora unico, per le fughe di notizie e documenti riservati dall’«Appartamento» papale. Sarà interrogato a giorni, e in parallelo continua un’indagine interna destinata a produrre nuovi conflitti e diffidenze: sebbene si dia per sicuro che Benedetto XVI sia intenzionato a graziarlo. Ma i fronti aperti sono diversi. Basti pensare alla situazione che si è venuta a creare con gli ispettori di Moneyval, il gruppo di esperti legali e finanziari del Consiglio d’Europa chiamati a valutare i sistemi antiriciclaggio. All’improvviso, si sono trovati davanti uno Ior decapitato. Fra qualche settimana si dovrà decidere se andare avanti o no sull’inserimento della banca vaticana nella white list, la «lista bianca» degli istituti di credito ritenuti affidabili sul piano internazionale. Il giudizio non cambierà per la presenza di un presidente o di un altro, ma certo le modalità della destituzione non hanno fatto un buon effetto. Con un’operazione di trasparenza, la Santa Sede voleva realizzare quelli che con enfasi vengono definiti in privato «i Patti lateranensi del XXI secolo»: Vaticano e finanza internazionale che trovano un’intesa in grado di cancellare i sospetti sulle operazioni sporche compiute dallo Ior in passato; di mettere l’istituzione papale al riparo da inchieste imbarazzanti; e di evitare nuovi passi falsi, imponendo la «normalità» bancaria come tappa obbligata per la legittimazione a livello mondiale. Quando qualche mese fa gli esperti di Moneyval vennero a Roma, la Santa Sede offrì loro o di stare in un albergo vicino alla Città del Vaticano, o di essere ospitati nella residenza di Santa Marta: quella dove abitano i cardinali riuniti in Conclave. Gli ispettori, fra i quali un russo, un olandese, un canadese, un turco, uno scozzese, hanno scelto quest’ultima soluzione, senza per questo rinunciare a setacciare per giorni gli uffici. Nelle valutazioni che i vertici ecclesiastici dello Ior stanno facendo per trovare il successore di Gotti Tedeschi, pesa l’esigenza di scacciare qualunque sospetto di cambi di strategia finanziaria. Si tratta di un passaggio delicato. Per quanto esistano ancora molti punti da chiarire sulle dinamiche interne che hanno accelerato l’uscita di scena del presidente scelto dallo stesso Bertone nel 2009, la spiegazione istintiva è stata inevitabile. La sfiducia all’unanimità è stata vista come conseguenza di uno scontro durato mesi fra Gotti Tedeschi e gli uomini del segretario di Stato; e giocatosi sia nella partita tormentata del fallimento dell’ospedale San Raffaele, sia sulle norme contro il riciclaggio, sia sul modo di rapportarsi con Bankitalia e Banca centrale europea. Le operazioni dubbie compiute su conti correnti dello Ior, sulle quali sta indagando l’ufficio di informazione finanziaria della Banca d’Italia, sono un punto interrogativo: soprattutto per le sorprese che possono emergere da un pozzo finanziario del quale nessuno riesce a vedere il fondo. La trasparenza è un’arte difficile in un mondo che ha fatto del culto della segretezza il suo modo normale di operare. L’annuncio di nuove rivelazioni va preso seriamente. E c’è da scommettere che avrà ancora effetti destabilizzanti. Non è da escludersi che il Vaticano reagisca a una luce dei riflettori accecante, spesso strumentale, chiudendo gli occhi; e che prevalgano analisi fuorvianti. Sarebbe un riflesso difensivo naturale, ma rischioso: se non altro perché a svelare gli angoli più reconditi e privati del papato sono state persone troppo vicine a lui; e perché i mandanti di queste manovre fangose mostrano di saper manipolare le persone e la verità in modo tale da rendere irriconoscibili le une e l’altra.