Giovanni Stringa, Corriere della Sera 2/6/2012, 2 giugno 2012
MILANO —
Donna, laureata, tra i 30 e i 40 anni, due figli ancora piccoli e... tre offerte di lavoro in mano. Vale a dire: tre aziende diverse pronte ad assumere, con un ruolo da dirigente, la candidata che sembrava condannata dalle statistiche. Che sono certamente terribili (disoccupazione sopra il 10%, quella giovanile addirittura intorno al 36%), ma non devono nascondere alcuni casi dove — invece — sono le aziende ad avere difficoltà a trovare la persona giusta più che viceversa.
Il caso «controcorrente» della dirigente è un esempio fresco di questi giorni, a Milano. E, anche se le tre offerte di lavoro sono state recapitate a un indirizzo della capitale economica d’Italia, l’esempio è solo la «punta di diamante» di una situazione che abbraccia diversi annunci di lavoro (soprattutto nei ruoli più «manuali») ancora inevasi. Nonostante la crisi, i licenziamenti, la cassa integrazione e tanti piani di reclutamento annullati. Insomma, nonostante tutto.
Una mappa approfondita e dettagliata dei mestieri — per i datori di lavoro — più difficili da trovare sul mercato arriva dal Rapporto Unioncamere 2012. In «pole position» — limitandoci ai giovani sotto i 30 anni — ci sono i commessi: quasi 5 mila posizioni «difficili da reperire», per usare la definizione esatta della ricerca, a fronte di quasi 32 mila assunzioni programmate: siamo intorno al 15%. Seguono parrucchieri ed estetisti (1.890 offerte su 4.900 — il 38,6% — giudicate difficili da coprire), meccanici, riparatori e manutentori di automobili (1.820 annunci su un totale di 3.130, vale a dire più della metà), camerieri (1.680 su 7.320) e informatici e telematici (1.560 su 3.770). E la lista prosegue, con numeri più bassi ma comunque significativi, tra segretarie e tecnici, ingegneri e contabili. Per un totale di 45 mila offerte di lavoro dove, a quanto sembra, è il candidato adatto, e non l’azienda, a essere in una posizione di forza.
Allargando il campo d’azione a tutte le fasce d’età — giovani e meno giovani — gli annunci non facili da coprire diventano più di 90 mila: oltre 60 mila nelle piccole imprese e più di 30 mila nelle grandi aziende. Nel numero ci sono, per esempio, fabbri, ebanisti, matematici, ingegneri e personale paramedico.
I dati si riferiscono all’anno scorso, ma è difficile pensare che la situazione nel frattempo si sia stravolta. Gli ultimi mesi di crisi — è presumibile — hanno ridotto (e non poco) i numeri, ma sul mercato restano ancora diverse posizioni vacanti, soprattutto per i lavori più «semplici» o per alcuni ruoli di nicchia. Come, per citare due esempi, gli audioprotesisti o i responsabili amministrativi.
Resta naturalmente il fatto che il numero delle persone che cercano un impiego è ben più alto degli annunci di lavoro aperti. Chi può, quindi, guarda anche al mercato internazionale. Dove le competenze professionali più difficili da trovare — per le aziende — sono sanità, ricerca e sviluppo, ecosostenibilità, «information technology», gestione finanziaria e contenimento dei costi. Lo racconta un rapporto dei «cacciatori di teste» del gruppo Hays. Che, passando ai dettagli, mettono nella lista delle competenze più gettonate, per esempio, la conoscenza informatica di Java, Net e C++ o la bioedilizia.
Tornando all’Italia, secondo alcune statistiche, in Lombardia sono oltre 22 mila i nuovi posti di lavoro non temporanei che vengono occupati a fatica, dopo ricerche di diversi mesi. I posti offerti ma non raccolti al volo non sono certamente sufficienti a turare tutte le «falle», dalla disoccupazione alla cassa integrazione. Ma a mettere in piedi, annuncio dopo annuncio, quel numero da cinque cifre sarebbe in molti casi la mancanza di persone con le caratteristiche professionali richieste. Il punto, insomma, sembra essere la riqualificazione professionale che manca. Soprattutto in vista di quella che — prima o poi — sarà la ripresa del mercato.
Giovanni Stringa