Omero Ciai, IL VENERDì 1/6/2012, 1 giugno 2012
MESSICO IL PAESE DELLE STRAGI ORA VUOLE UN PRESIDENTE DA SOGNO
CITTÀ DEL MESSICO. Ritorno al passato. Come seper uscire dalla barbarie di una guerra di mafieche ha fatto cinquantamila morti in sei anni l’unicasperanza fosse quella di tornare ad affidarsi al vec-chio Pri e alla «dittatura perfetta» del partito cheha governato il Messico per settant’anni di seguitofino all’alba del Duemila, quando fu battuto prima da un cow-boy, Vìcente Fox, e poi da un burocrate con tanti buoni propo-siti, Felipe Calderón. Insanguinato dai cartelli della droga chesi ammazzano fra di loro e ammazzano chi li combatte, il Mos-aico sembra deciso a scegliere il vecchio sistema, quello deicompromessi fra Stato e mafie, nella persona di Enrique PenaNieto, già governatore dello Stato del Messico, 45 anni, belloc-cio, laureato in legge, figlio e nipote di politici, una vita senti-mentale agitatissima e una bella moglie. Angelica Rivera, attri-ce star di telenovelas. L’uomo perfetto pe’r rifar® il trucco alPaese dei decapitati, dei cadaveri nei sacchL.dell’immodizia,dea sequestri, delle atrocità più impensabili. 3., Felipe Calderón, il presidente in cari-ca, ha sbagliato tutto dichiarando guer-ra ai cartelli della droga senza avere neun esercito capace di combatterla neiiiitì strategia per vincerla. Ha scatenatola furia del male senza poi sapere comeplacarla. Pena Nieto, invece, potrebbetornare al vecchio sistema, quello diCarios Salinas e dei governi del Partitorivoluzionario istituzionale (Pri), cheflirtavano con i cartelli, lasciando che siespandessero in (.’ambio della pace. Ma-gari no, ma magari si.Il peso dell’eredità di un ormai in-concludente Calderón ha già dissipatotutte le speranze di Josefina VàzquezMota, prima donna in corsa con qual-che possibilità di essere eletta che, par-tita lanciatissima grazie al vantaggio diessere la prescelta del partito al potere,si sta spegnendo in fretta, come una candela consuma-ta. A poche settimane dal vo-to, il primo luglio, Josefina èscivolata nelle intenzioni divoto degli 80 milioni di elet-tori messicani al 25 per cen-to, dopo essere stata per unpo’ gomito a gomito nei son- daggi con Pena Nieto. Nel breve volgeredella campagna elettorale si è trasfor-mata da «storica chance», la prima don-na presidente, a debole incognita. Unpo’ è colpa di Calderón, un po’ sua - di-cono in Messico -, un po’ del partito, chedopo averla scelta non l’ha sorretta. Iguai di Josefina hanno rimesso in pistaAirio, l’uomo per tutte le stagioni dellasinistra messicana. L’incendiario «Luia»caraibico. Andrés Manuel Lopez Obra-dor, per i seguaci e per i titolisti dei gior-nali «Amio», perse per una manciata divoti (e forse anche per numerosi brogli)lo elezioni del 2006 contro Calderón.Oggi veleggia dietro al belloccio (31 percento contro 39), ma da quando è scesoin campagna non fa che recuperare so-stenitori e crescere nelle rilevazioni de-gli istituti dei sondaggi. Così la campagna eletto-rale messicana ha preso unostrano sapore. Ricorda qual-cosa. Pena Nieto infatti è an-che il candidato delle tv, co-struito come personaggiodalle tv. Lo ha scritto persinoil Wall Street Joumal, denun-ciando che tra i due principa- li network del Paese, Televisa e Axteca,ci sarebbe stato un patto per imporre espalleggiare la candidatura di EnriqurPena Nieto. Lui e la moglie, una giovanoattrice star delle telenovelas, piaccionoalla tv perche sono una coppia da sogno.Quello di cui ha bisogno il Messico perdimenticare cinquantamila morti am-mazzati. E piacciono ancor di più perchémuovono soldi, pubblicità, contratti.In questi giorni. Reforma, uno deimaggiori quotidiani del Paese, ha pubbli-cato le prove dei versamenti di Pena Nie-to a famosi giornalisti di radio e tv affin-chè parlassero bene di lui durante le lorotrasmissioni. La sua faccia lucida e pati-nata ricorda molto da vicino un altro «at-tore» della politica latinoamericana co-struito dagli spin doctor della tv, Fernan-do Collor, il candidato di Rede Globo, chevinse le elezioni in BrasOe nel 1990 e fupoi cacciato con un impeachment a furordi popolo perché trascorreva le giornatein piscina con le sue amanti, a intascaretangenti. E infatti non tutti applaudono,tra i giovani della classe media e gli uni-versitari si fa avanti un movimento diprotesta sempre più forte, quello degli«annoiati», che ha fatto irruzione nella campagna elettorale denunciando la cor-ruzione di tutti i partiti.L’altra settimana a Monterrey, però,i cartelli della droga (non si sa se i LosZetas o i sicari di Joaquin «el Chapo»Guzman, che dirige quello di Sinaloa)hanno lasciato un chiarissimo segnaledelle loro preferen/.e. Il giorno dopo ilcomizio di Josefina Vàzquez Mota sonoapparsi fuori città 49 corpi decapitati.Cosi, tanto per gradire. L’orrore non de-ve stupire: i narcos quando uccidonopensano anche allo spazio che le lorogesta avranno sui giornali e in tv. Piùsono feroci, più avranno pagine e minu-ti. 1 cronisti messicani raccontano chequando si recano per lavoro sul luogo diun omicidio capita anche di trovare unmessaggio scritto con le indicazioni sucome impaginare l’evento. Per qualchegiornalista a libro paga, ce ne sono mol-ti altri che rischiano la vita, e altri anco-ra che la perdono, per inl’ormare suinarcos. Regina Martinez, 49 anni, corri-spondente a Veracruz di .Proceso, la rivi-sta principe del giornalismo investigati-vo, è stata trovata strangolata nel suoappartamento il 29 aprile scorso, gior-nata mondiale per la libertà di stampa.Una vittima «eccellente», tna la mag-gior parte dei giornalisti urcisi dai nar-cos (o dagli agenti di polizia corrotti checollaborano con le organizzazioni crimi-nali) sono cronisti locali di piccoli quoti-diani, che prendono stipendi fra i 400 ei 700 euro. In tutto il Paese dal duemilasono stati assassinati cento giornalisti.E capita anche che, per evitare proble-mi, le loro morti vengano rubricate co-me delitti «qualsiasi» e non come omici-di collegati con il loro lavoro.Spaventati dalle minacce, i piccolieroi dei diritti umani e della lotta ai nar-cos, lasciano il Paese. È successo a padreAle j andrò Solalinde, 67 anni, animatorenello Stato di Oaxaca di una ong, Her-manos en e1 camino, che presta assisten-za agli immigrati clandestini del Cen-troamerica che entrano in Messico viaGuatemala. Un ricco traffico gestito dal-le organizzazioni criminali dei narcos dicui Oaxaca è lo snodo: droga e immigratida Sud verso Nord, armi illegali nella di-rczione contraria. Padre Alejandro ha ri-cevuto molte minacce per il suo lavoro didenuncia dei responsabili del traffico. Fi-no all’ultima, quando una donna lo haavvicinato per la strada e gli ha sussur-rato all’orecchio: «Padre, la sua tomba ègià pronta, la uccideranno presto». Halasciato il Paese accusando le autoritàmessicane di negargli anche le minimecondizioni di sicurezza per svolgere lasua opera di assistenza umanitaria.Insieme a Pena Nieto, Amie e Josefi-na, nella campagna presidenziale messi-cana c’è anche un quarto incomodo, conun’organizzazione che un po’ ricorda il«grillismo» nostrano. È Gabriel Quadri,un ingegnere che ha scritto libri sullosviluppo sostenibile, si definisce am-bientalista, e fa propaganda immergen-dosi nelle acque dei Caraibi per denun-ciare il degrado dei fondali. Non superail 2 per cento nei sondaggi, ma nell’uni-co confronto che finora si è svolto in tvira i quattro candidati alla presidenza,Quadri è quello che ne è uscito meglio.