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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Hong Kong è il crocevia dell’arte – Un enorme porto franco senza tasse né sull’import né sull’export

Hong Kong è il crocevia dell’arte – Un enorme porto franco senza tasse né sull’import né sull’export. Un grande centro finanziario dove il denaro scorre a fiumi. Una città in pieno boom, economico e ora anche culturale. Tanto che si può ormai definire Hong Kong, enclave dorata della repubblica popolare cinese, il nuovo crocevia dell’arte mondiale. Lo scettro è stato conquistato a tutto scapito di Pechino, che pure, per il suo vivaio di artisti di spicco, per la rete di gallerie, centri culturali e case d’aste di lunga tradizione, avrebbe potuto essere favorita. Se non fosse per la legislazione troppo restrittiva e per il regime fiscale assolutamente dissuasivo. Così un gran numero di collezionisti della Cina continentale ha preso casa a Hong Kong. E la tendenza è destinata a continuare, anche se è stata recentemente avviata una trattativa fra il dipartimento del commercio di Pechino e le case d’asta cinesi per spingere il governo a ridurre le tasse. Intanto Hong Kong approfitta della situazione, con l’obiettivo di diventare al più presto l’ombelico mondiale del mercato dell’arte. Non è un caso che Sotheby’s, presente fin dal 1974, abbia appena inaugurato uno spazio di 1.500 mq al quinto piano dell’One Pacific Building. E che Christie’s ne abbia seguito le orme nel 2006, organizzando delle vendite, in ottobre e in maggio, che rappresentano attualmente il 18% del suo giro d’affari (contro il 3% nel 2008). E non è un caso neanche che, sulla scia del colosso americano Larry Gagosian, numerosi galleristi internazionali siano sbarcati in città: malgrado gli affitti proibitivi, infatti, non si contano le inaugurazioni. Il mercato dell’arte, si sa, tende a seguire il denaro e la più grande fonte di ricchezza in questo momento è proprio questa parte del mondo. La Cina, che vede nascere ogni giorno nuovi miliardari, occupa ormai, come ricorda Art Price, il 41,4% del mercato globale dell’arte, contro il 23,6% degli Stati Uniti e il 19,4% del Regno Unito. Sette delle prime dieci case d’asta sono localizzate nell’ex Celeste impero e sono cinesi sei dei dieci artisti Top Ten. Tuttavia, la sorpresa dell’ultima Hong Kong Art Fair, chiusasi lo scorso 20 maggio, è che la maggior parte degli acquirenti proveniva da tutta l’Asia (Taiwan, Malesia, Corea) eccetto che dalla Cina. Ma, nonostante ciò, l’evento è stato un successo. I più grandi collezionisti del mondo, da Budi Tech, che presto aprirà il suo museo a Shanghai, a François Pinault, erano lì. E tutto fa credere che sia solo questione di tempo perché Hong Kong diventi la capitale mondiale dell’arte. Nel frattempo l’ex colonia britannica, per scrollarsi di dosso l’immagine di città che si preoccupa solo dei soldi, si appresta a costruire un nuovo museo, l’M+, al centro di un gigantesco complesso artistico a West Kowloon. Il budget per l’edificio, che disporrà di una superficie espositiva di 20 mila mq (quasi il doppio della Tate Modern di Londra), è pari a 500 milioni di euro. Una gara di architettura sarà lanciata alla fine dell’estate sotto la supervisione niente meno che di Sir Norman Foster.