gim, Internazionalw 1/6/2012, 1 giugno 2012
Il ballottaggio scontenta i rivoluzionari egiziani – (pezzo da sistemare) Per molti egiziani si è concretizzato lo scenario peggiore
Il ballottaggio scontenta i rivoluzionari egiziani – (pezzo da sistemare) Per molti egiziani si è concretizzato lo scenario peggiore. “Sono uno peggio dell’altro”, ha detto il tassista che mi portava al lavoro. “Non tornerò a votare”. Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, che si è svolto il 23 e 24 maggio, in testa ci sono Mohamed Morsi, il candidato dei Fratelli musulmani, e Ahmed Shaiq, l’ex premier che gode del sostegno dei militari al potere. Entrambi hanno ottenuto circa un quarto dei voti e parteciperanno al ballottaggio del 16 e 17 giugno. Al terzo posto è arrivato il candidato nasserista Hamdin Sabbahi (con il 20,7 per cento dei voti) e a poca distanza, con il 17,1 per cento, l’islamico progressista Abdel Moneim Abul Futouh. La grande sorpresa del voto è stata proprio l’afermazione di Sabbahi, che ha vinto al Cairo e ad Alessandria (considerata una roccaforte dei salaiti e dei Fratelli musulmani). Ma non è l’unica novità di queste presidenziali, che hanno smentito tutti i sondaggi. I rilevamenti prima del voto davano in vantaggio Amr Moussa, l’ex segretario generale della Lega araba, e Abul Futouh. Per questo erano stati invitati a un dibattito televisivo che è stato trasmesso in contemporanea da alcune tv private. Il confronto televisivo però è stato una maledizione per i due candidati, che sono stati poco convincenti e hanno deluso i loro potenziali sostenitori. Sondaggi imprecisi La posizione di Morsi nei sondaggi avrebbe dovuto darci un’idea della loro imprecisione. Nessuno con un minimo di conoscenza dell’attualità egiziana poteva davvero credere che la Fratellanza, con la sua enorme rete politica e sociale e la sua impareggiabile esperienza e competenza organizzativa, avrebbe assicurato al suo candidato solo la striminzita percentuale che gli avevano assegnato i sondaggi. In ogni caso, mentre il primo posto di Morsi era prevedibile, l’insuccesso dei due favoriti è stato sorprendente, soprattutto per quanto riguarda Moussa, il candidato ideale dei moderati. I rivoluzionari hanno cercato di presentare Moussa come un feloul (un “relitto” del regime), paragonandolo ingiustamente a Shaiq. Da parte sua, Moussa non sembrava avere chiaro in mente a quale categoria di elettori rivolgersi e nel tentativo di piacere a tutti ha inito per convincere meno persone del previsto. Con l’avvicinarsi della data delle elezioni, il voto di chi voleva tornare alla stabilità, che Moussa sperava di conquistare, è chiaramente conluito su Shaiq. Hanno votato per lui non solo gli elettori dell’alta borghesia – soprattutto quelli appartenenti o legati alla rete di oligarchi che circondava i Mubarak – ma anche il sottoproletariato urbano e i contadini impoveriti desiderosi di un presidente “forte”, capace di fermare le rivolte e rimettere in riga i Fratelli musulmani. Inoltre, sembra che almeno una parte dell’elettorato copto abbia preferito Shaiq a Moussa. Prima delle elezioni, nelle città egiziane tutti dicevano di non volere “né i feloul né i Fratelli musulmani”. Oggi per metà dell’elettorato i risultati delle presidenziali sono un incubo diventato realtà. Dopo aver stupito il resto del mondo con la loro rivoluzione, molti egiziani sentono di essere tornati al punto di partenza. Tuttavia, si può dire che se un quarto degli elettori vuole i Fratelli musulmani, un quarto vuole tornare al passato, una metà della popolazione vuole ancora che la rivoluzione dia dei risultati concreti.