Luca De Carolis; Giampiero Calapà Antonio Massari e Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano 1/6/2012, 1 giugno 2012
PRANDELLI: “40 SFIGATELLI” E ALBERTINI BLINDA GLI AZZURRI (di Luca De Carolis) Un ritiro che diventa un fortino, una squadra che urla quando non tace
PRANDELLI: “40 SFIGATELLI” E ALBERTINI BLINDA GLI AZZURRI (di Luca De Carolis) Un ritiro che diventa un fortino, una squadra che urla quando non tace. La Nazionale assediata da inchieste e sospetti cerca disperatamente una rotta a pochi giorni da un Europeo che doveva essere l’obiettivo e ora pare quasi un dettaglio, smarrito tra carte giudiziarie e sospetti. E si lamenta, per bocca del vicepresidente federale Albertini, sull’aereo che l’ha portata in Svizzera: “Basta, ora siamo stufi. Stiamo parlando di accertamenti, di ipotesi di sospetti. Le stesse notizie specificano che Buffon non è indagato”. Chiosa di un giorno da cani: iniziato con Prandelli che provava a ridurre uno scandalo de-bordante a “40-50 sfigatelli”, e proseguito con notizie in serie su Bonucci indagato e su Buffon che scommetteva milioni. Nervi a fior di palla Dopo essere quasi fuggita da una Coverciano immersa nella tensione, ieri sera l’Italia è atterrata a Zurigo, dove stasera giocherà contro la Russia. Niente allenamento in Svizzera, già fatto in ritiro, e niente zona mista. Voglia di parlare, sotto lo zero. Voglia di giocare, non pervenuta. L’amichevole di oggi, l’ultima prima dell’esordio europeo del 10 giugno contro la Spagna, sarà una prova di nervi, molto prima che tecnica. Nelle gambe e negli occhi gli azzurri avranno il peso delle notizie su Buffon e Bonucci, mischiate all’immagine di Criscito che lunedì scorso lascia Coverciano dopo che la polizia gli ha consegnato un avviso di garanzia all’alba: e buonanotte ai sogni europei. Prandelli è un ct, ma dovrà improvvisarsi psichiatra con laurea in miracoli. A conti fatti, ha tre giocatori su 23 che rosolano su una graticola che scotta come l’inferno. Uno, Criscito, è stato tagliato lunedì scorso. “Non lo porto perché subirebbe una pressione disumana”, aveva spiegato Prandelli. Bonucci invece, nonostante le voci fortissime che lo davano indagato, se lo è tenuto: “Non ha ricevuto nulla e a noi non risulta nulla”. Motivazione fragilissima, dopo le notizie di ieri, eppure ancora attuale per lo staff. A ribadirlo, il vicepresidente federale, Demetrio Albertini: “Bonucci non ha ricevuto alcun avviso di garanzia. Criscito invece ha ricevuto l’atto”. Logico? Mica tanto, secondo l’agente di Criscito, Andrea D’Amico: “Bonucci, anche lui indagato, farà parte dei convocati, per cui anche Criscito poteva rientrare nelle convocazioni. Nel momento in cui si decide di lasciare Criscito a casa, si dice che il ragazzo è colpevole”. Il ct “in imbarazzo” E il tema non è davvero solo di scuola, se anche il sito della Gazzetta dello Sport lancia un sondaggio così: “Bonucci, indagato come Criscito, dovrebbe essere escluso dalla Nazionale?”. Poi c’è la grana Buffon. Proprio lui, capitano della Nazionale e numero uno della Juventus, che due giorni fa aveva tuonato contro procure e giornalisti: “Uno parla con i pm e voi sapete il contenuto dieci minuti dopo, è una vergogna”. Ieri mattina a Coverciano il microfono se l’era preso Prandelli, provando a minimizzare lo scandalo: “Se proprio devo entrare in certi argomenti, mi sento in imbarazzo a difendere 40-50 sfigatelli. Quando giocavo io, se perdevo mi vergognavo e non uscivo di casa. E allora adesso mi indigno a vedere e sentire certe cose. Lo scandalo scommesse c’è stato anche negli anni ’80? Era diverso”. Parole in cui più d’uno aveva intravisto anche una presa di distanza del Buffon irato. Poi, in serata, Albertini. Ancora appeso all’assenza di un atto formale. Un pezzo di carta, come ultima bandiera. BUFFON, ASSEGNI E SCOMMESSE: “UN MILIONE E MEZZO IN 10 MESI” (di Giampiero Calapà Antonio Massari e Malcom Pagani) L’attaccante che si vanta di essere “uomo d’onore” e il portiere che butta via una fortuna in scommese: sintesi perfetta della storia che uccide il calcio italiano. Il capitano della Nazionale, Gianluigi Buffon, avrebbe scommesso un milione e mezzo di euro, non è reato, ma la giustizia sportiva non lo permette ai calciatori. Il difensore azzurro Leonardo Bonucci è indagato, come Domenico Criscito, già rispedito a casa. Ma incredibilmente Bonucci rimane in gruppo e viene inserito nella formazione che stasera affronta la Russia nell’ultima amichevole pre-Europeo. In porta Buffon, con tanto di fascia da capitano. Altre due partite di Serie A sotto indagine: Sampdoria-Brescia e Napoli-Genoa. Poi il nipote del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito da Africo, detto ‘u tiradritto, appunto, che si chiama Giuseppe Sculli. Non devia dal percorso. Lui non indietreggia. Mentre in Genoa-Siena 1-4 del 22 aprile, su ordine della curva, i compagni si denudano a metà gara, “Peppe” dice no. All’ultrà neofascista Massimo Leopizzi (già indagato e poi assolto per omicidio) che gli chiede spiegazioni sul rifiuto, Sculli risponde come in un film di Scorsese: “Se io oggi mi tolgo la maglia... sai che succede? La mia dignità... io Peppe Sculli persona di onore e di rispetto domani mattina vado, piglio le scarpe e me ne vado a casa e non gioco più, finita”. Eccolo l’indifendibile teatrino del calcio italiano. L’informativa della Finanza Un retropalco di scommesse, rapporti ambigui, ostentazioni di “celodurismo”, capitani della Nazionale indignati a comando, almeno fino a quando, la Guardia di finanza di Torino, in un’informativa agli atti della procura di Cremona da gennaio, non insinua una verità spiacevole. L’ipotesi che un milione e mezzo di euro dal conto corrente intestato a Buffon, dopo “aver registrato un’anomala movimentazione caratterizzata dall’emissione” tra gennaio e settembre del 2010 “di 14 assegni bancari compresi tra euro 50 mila ed euro 200 mila” per oltre un milione e mezzo di euro, servissero alle scommesse. Il beneficiario dei bonifici di Buffon (segnalati dal suo stesso istituto di credito che ipotizza si tratti di giocate illegali e vietate ai tesserati) si chiama Massimo Alfieri. È Il titolare di una tabaccheria a Par-ma, abilitata alle scommesse calcistiche . Il tutto - ieri - mentre davanti al procuratore federale Palazzi 23 indagati scelgono la via del patteggiamento, nelle alte stanze, si piagnucola. Demetrio Albertini, capo delegazione azzurra in Polonia e Ucraina, vince la Palma dell’umorismo involontario: “Siamo stufi”. Il legale di Buffon, Marco Valerio Corini tenta di ingentilire il quadro, senza peraltro fornirne prova, parlando di “operazioni” abilitate a salvaguardare il patrimonio del calciatore e transazioni immobiliari effettuate “con un vecchio amico, una persona fidata che conosce Gigi dai tempi delle giovanili del Par-ma”, il tabaccaio. Il fantasma del 2006 In serata, alla radio, affinando la strategia difensiva, l’avvocato spiega come Buffon sia stato punito per aver parlato: “È amareggiato per l’imboscata, sono certo che ripeterà quanto fatto nei Mondiali 2006. Anche in quel caso il suo nome fu accostato a pseudo notizie di scommesse”. Deve aver parlato con Andrea Agnelli, marziano a Torino, incontrato dalla Stampa, a cui prima tocca l’ingrato ruolo del dietrologo: “Singolare che quest’informativa esca oggi, che Buffon poi non sia neppure indagato, stupisce doppiamente”. Username e password Sfortunamente per Agnelli (che dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Antonio Conte scopre anche quella già annunciata di Leonardo Bonucci, anche lui della Juventus) la memoria, a Torino, sembra difettare. Nel 2006 Buffon venne accusato dalla procura della Repubblica di Parma di “scommesse sportive illecite”. In particolare, si legge nell’informativa della Gdf di Torino: “Avrebbe scommesso tramite broker non autorizzati”. Durante le indagini vennero appurate molte cose: “L’ammontare delle scommesse di Buffon raggiungeva i 2 milioni dì euro; il giocatore aveva una username ed una password per scommettere direttamente dal proprio computer; il denaro per le giocate era accreditato su siti specializzati da un amico di Parma per evitare di fare comparire direttamente il nome del giocatore”. Buffon si tutelò sostenendo “di essere un giocatore accanito in vari settori: casinò, biliardo, lotteria, cricket; di non avere mai scommesso sulla Juventus e su altre squadre del campionato italiano. Di aver scommesso sul calcio straniero e su altre discipline, perché in Italia non era possibile farlo, di aver scommesso solo fino al novembre 2005 (dal 23 novembre 2005, infatti, i giocatori non possono più scommettere nemmeno su partite dei campionati esteri)”. Gli credettero. Nel mese di maggio 2010, la procura di Parma ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale e anche la Figc archiviò il procedimento relativo all’inchiesta sulle presunte scommesse. “Gigi malato” Anche se nulla comunque sarà più come prima, del passato, rimarranno le parabole verbali di Fabrizio Cicchitto del Pdl che ieri ha difeso Buffon a modo suo: “Ha parlato ed è stato impiombato”. In principio era stato Nicola Santoni: “Buffon gioca 100, 200 mila euro al mese, lui, Gattuso e Cannavaro sono proprio malati”. Il 30 settembre del 2011, mentre con l’amico Maurinho Ernandes correva in macchina, l’ex portiere del Palermo non usava guanti bianchi. Solo dopo, quando in procura gli venne chiesto di spiegare la confidenza, tentò di parare i colpi. “Millanterie”. Adesso le parole dell’ex amico di Cristiano Doni (due anni dalla disciplinare) hanno un peso diverso. Santoni era in affari con il fu capitano dell’Atalanta. Quote de “I figli del sole”, lo stabilimento balneare di Cervia che secondo gli inquirenti funzionava da vera centrale delle scommesse. Adesso, mentre rischia di tramontare la leggenda sportiva dell’erede di Dino Zoff, nell’indagine entrano altre due gare della stagione 2010-2011 (Samp-Brescia e Napoli-Genoa ) e si scopre che Walter Mazzarri (contrariamente a quel che poteva apparire da un nostro titolo di ieri) rifiutava le pastette, ma citava “la legge non scritta” del calcio di fine anno (quando se un pareggio va bene per tutti che pareggio sia), agli atti dell’inchiesta di Cremona rimane molto altro. “Frey merda e Preziosi infame” Come i dialoghi tra l’uomo d’onore Peppe Sculli e l’amico-tifoso Lepizzi. È il 22 aprile 2012, Genoa-Siena è terminata da qualche ora. Leopizzi: Beppe tu oggi potevi rimanere in campo senza levarti la maglia ma non dovevi andare, dovevi fargliere raccogliere a quei nove sacchi, sono nove sacchi di merda, io ho visto in televisione Frey, quell’altro sacco di merda di Frey che andava tanto strano, no ha detto questa è la mia maglia non me la tolgo... se l’era già tolta... questo pagliaccio Sculli: Massì hai ragione pienamente ragione Più avanti, i due passano a parlare di Preziosi, il presidente del Genoa. Sculli: Poi ti dirò un’altra cosa... io, quando sono andato da Preziosi sai cosa gli ho detto? Presidente... Leopizzi: Ma che presidente è una carogna è una carogna, Beppe non è un presidente è un infame... tu sai cosa vuol dire infame no? Che tu vieni da una famiglia... Sculli: Sì Leopizzi: E lui è un infame Beppe, è un infame... Sculli: Ma le parole che gli ho detto io sai quali sono state? Gli ho detto presidente vai via perché più ti avvicini e più questi si inferociscono perché a te non ti possono vedere Leopizzi: Ma non è quello, è un infame, io te lo giuro domani mattina vado in procura e dico mi butto pentito come Buscetta (...) Tu prendi i soldi da un infame, questo porco, questo maiale: questo qua nel 2006 si è salvato dal carcere grazie a questo signore con cui stai al telefono. Rischiava 9 anni”. Il riferimento è a una combine del 2005 (Genoa-Venezia) per la quale, Preziosi, venne indagato anche a livello penale. Il processo sportivo si concluse con la retrocessione del Genoa. Quelle foto con le ragazze Peppe Sculli, parla con Safet Altic, pregiudicato bosniaco, dell’attaccante Luca Toni “il peperone”. A riguardo Sculli dice di essere in possesso di foto a loro dire compromettenti con ragazze e che possono essere utilizzate per “forzare” la volontà del calciatore nel caso in cui lo stesso non si fosse dimostrato accondiscendente su alcune richieste. Sculli: Peperone è qua ancora... ti giuro qua stasera lo vedo è rimasto qui. Il coglione è qui. Mamma che coglione. Ha detto Carabinierovic ho detto se ti piglia Carabinierovic... si incazza eh? ho detto guarda che le foto le ha ancora lui Safet: no non gli dire che non le abbiamo... tienile comunque... se non siamo più amici con questo peperone... gli recapitiamo alla signora.