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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

LE PRESSIONI DI ROMANI A BPM E LA TV DI BRUNETTA

L’editrice Sbressa, moglie di un big Mediaset, cercava prestiti facili
di Fabrizio d’Esposito
Brunetta, Romani, il canale fantasma della pubblica amministrazione (costata più di un milione di euro) e l’affaire Ponzellini, il banchiere finito in carcere. La storia inizia tre anni fa con un documento secco, di poche righe, che ha la data del 10 agosto 2009. L’intestazione è del ministero dello Sviluppo Economico e la firma è del direttore generale del dipartimento Comunicazioni, Michele Borelli. Oggetto: canale televisivo ABC.

POI LA STRINGATA e lieta comunicazione: “In riferimento alla richiesta inoltrata in data 2 agosto u. s., si partecipa che tra i soggetti a cui è stata rilasciata l’autorizzazione per fornitori di contenuti in ambito nazionale, ai sensi della delibera Agcom n. 435/01/Cons, non vi sono editori televisivi nazionali privati che offrono servizi dedicati principalmente alla pubblica amministrazione nelle stesse modalità in cui opera il canale ABC di codesto Consorzio”.

Il destinatario della lettera è infatti la società consortile a responsabilità limitata Alphabet con sede a Roma. L’amministratore delegato si chiama Ilaria Sbressa, classe 1972. Il canale ABC, numero 33 del digitale terrestre, diventa, senza bando, la tv della pubblica amministrazione, messa su per propagandare il ministero dell’energico Renato Brunetta. Il merito di tanta solerzia (richiesta del 2 agosto, risposta del 10, otto giorni dopo) è però dell’allora viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani, berlusconiano ortodosso e oggi pure consulente del tecnico Corrado Passera.

Sbressa e Romani, cioè lo stesso connubio che ritorna nella carte dell’inchiesta sull’ex presidente prodian-berlusconian-bossiano della Banca popolare di Milano (Bpm), Massimo Ponzellini, e sul suo assistente Antonio Cannalire. Questo il passaggio sui due, Sbressa e Romani, per ottenere finanziamenti senza requisiti dalla Bpm. L’ad di Alphabet vuole 500mila euro e tormenta Canna-lire, che a sua volta “ha ricevuto una sollecitazione da Romani, che gli avrebbe fatto pelo e contropelo per il fatto che la pratica di finanziamento della Sbressa è bloccata da un mese”. Mancano, appunto, le condizioni. E Canna-lire arriva a minacciare un funzionario della banca, Ercole Longoni: “Se ti fanno licenziare è che mi sono rotto i coglioni di te”. Alla fine, il colpo riesce a metà. In tasca alla Sbressa vanno 300mila euro. Ma la parabola del suo consorzio Alphabet si rivela fallimentare. Il canale ABC non riuscirà mai a partire. Solo qualche scialbo promo di Brunetta (poi scimmiottato da Crozza), Frattini e Matteoli. Al 12 gennaio 2011, la Sbressa risulta ad di altre tre società: Interattiva, Pubblì, I move. L’imprenditrice è sarda, è diventata nota per una campagna su Facebook contro Renato Soru ed è la moglie di Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi (associazione per il digitale che mette insieme Rai, Mediaset e Telecom) e soprattutto direttore delle relazioni istituzionali in Italia del Biscione. In pratica il braccio operativo di Fedele Confalonieri in materia di pressioni e lobbying nella Capitale.

INTERATTIVA possiede il 70 per cento di Alphabet, mentre il 25 è di Elea, emanazione della potente Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione, che si occupa di sanità con il logo Idi ed è vicina al cardinale Bertone , segretario di Stato vaticano. Nel 2009, la Sbressa si mette subito al lavoro per la tv digitale di Brunetta. Prende una sede di lusso in Piazzale delle Belle Arti, a Roma, e assume circa quaranta persone. Alphabet ha vinto la gara senza concorrenti ma si aggrappa subito alla Rai (che probabilmente avrebbe potuto benissimo garantire i servizi richiesti dal ministero delle Comunicazioni). La Sbressa va in giro dicendo di essere “partner” di Viale Mazzini e porta con sé un opuscolo che reclamizza la collaborazione tra ABC e la Rai. I tempi cominciano ad allungarsi. Nel maggio del 2010, lunedì 3 e martedì 4, il marito lancia l’iniziativa della moglie nella quinta conferenza DGTVi a Roma. Confalonieri, Romani e Ambrogetti siedono in prima fila. La Sbressa è in seconda, appena dietro. Il 4 maggio conduce Bruno Vespa che intervista Brunetta e Ambrogetti. I due fanno grandi annunci. Dice Brunetta: “Il mio sogno è di avere un bel canale digitale sulla pubblica amministrazione”. Vespa fa anche la battuta: “Brunetta 24 ore al giorno”. Poi tocca ad Ambrogetti: “È arrivato davvero il momento, come abbiamo sentito dire dal ministro Brunetta, di offrire il mezzo televisivo quale veicolo potente, attraverso i nuovi servizi, per avvicinare i cittadini alla pubblica amministrazione”.

IL “MOMENTO” però non arriva mai. Alla sede in Piazzale delle Belle Arti viene recapitato un avviso di sfratto. Al dicembre del 2011 l’Interattiva, socia di maggioranza di Alphabet, ha una procedura di fallimento in corso e le quote nel frattempo sono passate ad Alessandra Sbressa, sorella di Ilaria ed estetista in Milano. ABC resta un canale fantasma. In attesa di vendere le frequenze. Del resto lo stesso Romani, con il suo vecchio piano del dividendo digitale, avrebbe garantito più di due milioni in caso di restituzione allo Stato del canale 33. Chissà, forse l’obiettivo era proprio questo. Alla faccia della Brunetta Tv 24 ore su 24.