Chiara Beghelli, Il Sole 24 Ore 1/6/2012, 1 giugno 2012
COSÌ L’ANIMA «ECO» SOSTIENE IL BUSINESS
La domanda, semplice ma puntale, se l’è posta sul bel blog dedicato all’ambiente dell’università di Yale (http://e360.yale.edu) l’ecogiornalista Bruce Barcott: perché se le aree marine protette funzionano così bene, permettendo a tartarughe, balene e gamberetti di ripopolare un mare sempre più vuoto, ne esistono ancora così poche? Dati alla mano, per il Pew Environment Group solo il 6% della superficie terrestre, intesa come terra, è protetta, ma meno dello 0,5% degli oceani lo è. Certo, le aree marine protette sono passate dalle 3mila della metà degli anni 90 alle 5.880 del 2010 (dato Iucn) ma le cifre sono ancora lontanissime dal raggiungere entro il 2020 quel 20% di superficie acquea sotto tutela fissato dalla Convenzione sulla Biodiversità del 1992.
Con altrettanta ed efficace laconicità, di recente Enric Sala, ecologista marino di National Geographic, ha detto che «nessuna organizzazione riuscirà a salvare l’oceano da sola». Ecco perché la storica società britannica, a pochi giorni dall’imminente Giornata mondiale degli oceani dell’8 giugno, ha firmato una nuova collaborazione con il colosso della bellezza Coty, che tramite il marchio Davidoff, nello specifico la fragranza Cool Water, ha deciso di sponsorizzare il suo programma "Pristine Seas" con una spedizione nelle isole Pitcairn, nell’Oceano Pacifico, iniziata a marzo.
Un legame che è solo uno dei più recenti stretti fra marchi della moda, della bellezza e del lusso con cause ecologiste. Quelle legate all’acqua sono fra le più amate, forse anche perché si tratta di settori che vivono con un certo senso di colpa il consumo e l’inquinamento di questa risorsa preziosa ma sempre più scarsa: basti dare una scorsa ai dati del report "Dirty Laundry" pubblicato l’anno scorso da Greenpeace, che dimostrava come l’industria tessile cinese, in massima parte volta all’export, fosse fra le prime cause dell’inquinamento di ben il 70% delle acque del Paese.
A fronte di un’opinione pubblica sempre più sensibile al tema - da quando Al Gore nel 2006 trasformò il cambiamento climatico da argomento discusso nei panel Onu a motivo di preoccupazione globale - ecco anche spiegato perché i due colossi leader del lusso, Lvmh e Ppr, da anni fanno a gara a chi investe di più in sostenibilità e comunica meglio la propria evoluzione ambientalista. Con risultati spesso incoraggianti: Lvmh, per esempio, nel 2011 ha ottenuto la certificazione ISO 14001 per due laboratori Louis Vuitton (e in California ha installato 1.218 pannelli solari), per il quartier generale del gruppo e per tutti i negozi Guerlain a Parigi, diminuendo al tempo stesso il consumo di acqua della filiera di tutto il comparto Wine&Spirits (e invitando anche molti dipendenti di Hennessy a ripulire dai rifiuti il corso del fiume Charente).
Ppr, che nel 2010 ha creato Ppr Home, ramo dedicato alla sostenibilità e alla responsabilità sociale, fra gli ambiziosi obiettivi ecologici fissati per il 2016 ha messo anche quello di ridurre del 25% i consumi d’acqua dell’intero gruppo, target che sarà raggiunto anche grazie al coinvolgimento del responsabile del nuovo Comitato per la sostenibilità, Jochen Zeitz, nel consiglio d’amministrazione.
In quest’ottica per i brand tutte le «giornate mondiali di» sono un’occasione dorata per comunicare il proprio impegno. Dopo quella dedicata in generale all’acqua (quando Levi’s ha proposto ai suoi dipendenti di indossare lo stesso paio di jeans per cinque giorni, senza lavarli, e Giorgio Armani ha lanciato la seconda edizione dell’iniziativa Acqua for Life), per la prossima dedicata agli oceani si sono già mossi in molti, anche con prodotti ad hoc: la sera del 5 giugno al MoMA di New York, tempio del fundraising privato, gli appassionati e danarosi ecologisti David e Susan Rockefeller presenteranno l’ultimo eco-film di Susan, "Mission of Mermaids", insieme al nuovo orologio limited edition Girard-Perregaux, il Sea Hawk 1000 "Big Blue"; mentre La Mer, che da sette anni collabora con Oceana, la più grande organizzazione internazionale per la difesa degli oceani, ha lanciato l’edizione 2012 della celebre "Crème" World Oceans Day, e per ogni "like" sul suo profilo Facebook donerà 5 dollari ad Oceana. La Prairie, invece, premierà le migliori iniziative a tutela dei mari, mentre si trovano solo online, a 25 dollari, le speciali t-shirt firmate Nautica, che a New York organizza anche una ripulitura collettiva di un tratto del fiume Hudson per il 6 giugno. Perché le organizzazioni non ce le fanno da sole a salvare gli oceani, ma nemmeno i brand.
© RIPRODUZIONE RISERVATALA CRÈME DE LA MER - Torna nel 2012 la "Crème" in edizione speciale "World Oceans Day". Il vasetto da 100 ml costa 348 euro. Per ogni "like" sul suo profilo Facebook, La Mer donerà 5 dollari ad Oceana ACQUISTI PER SALVARE GLI ABISSI SEA HAWK 1000 GIRARD PERREGAUX – Sarà presentato il 5 giugno al MoMA di New York il nuovo orologio Sea Hawk 1000 “Big Blue”, con cassa in acciaio e cinturino blu in caucciù. Il suo prezzo è di 8.550 euro DAVIDOFF COOL WATER – La fragranza sponsorizza National Geographic. Dal 1° luglio i consumatori saranno coinvolti nella partnership ADVANCED MARINE LA PRAIRIE – Il marchio amplia la linea Advanced Marine Biology e lancia un premio per la tutela del mare con la Fondazione Alberto II di Monaco