Fabio Cavalera, Corriere della Sera 01/06/2012, 1 giugno 2012
I SUDDITI CELEBRANO LA LORO REGINA «È LA SECONDA ETA’ ELISABETTIANA?» —
Lunga, lunghissima vita a «Lilibet». Quando mai inglesi, scozzesi, gallesi e nordirlandesi (unionisti) troveranno un’altra sovrana di tale tempra? Elisabetta ha un fiuto che i politici più accorti si sognano: lei sa intercettare e capire gli umori dei sudditi con straordinaria abilità e furbizia, anche quando sbaglia, come fu il silenzio imbarazzante alla morte di Lady Diana che poi decise di correggere ascoltando la voce delle gente comune. È la dote che in 60 lunghissimi anni di regno ha imparato e coltivato meglio di tutte le altre.
Una regina popolare, forse la più popolare, per questa sensibilità particolare: è distaccata ed è lontana nei suoi palazzi e nelle sue corti, però se avverte che c’è bisogno di un tocco di semplicità va alla stazione come un comune pendolare e prende il treno per le vacanze. Ecco perché la amano: i monarchici e i vecchi aristocratici, ma pure i giovani, i ricchi e i poveri, l’impiegato e il manager. Simbolo di autorità, di continuità e di unità. Saggia amministratrice del patrimonio di famiglia. E saggia amministratrice del patrimonio di una nazione.
Quando fu incoronata, nel 1952, il leader laburista Clement Attlee così l’accolse: «La nostra speranza è che il suo regno possa essere glorioso quanto quello di chi la precedette, Elisabetta prima». Nei giorni del Giubileo di diamante (quattro giorni di festa nel Regno Unito) le parole si sprecano: la monarchia Windsor è all’apice dei consensi. E allora si pescano dalla memoria spunti di celebrazione. Inni alla gloria. Il Guardian si chiede se sia azzardato o no definire questa era di Elisabetta seconda, questi 60 anni, tanto grande quanto lo fu l’era di Elisabetta prima, i 45 anni dal 1558 al 1603, la figlia del terribile Enrico VIII.
Da William Shakespeare ai Beatles e ai Queen di Freddy Mercury. Dalla vittoria sull’Invincibile Armada spagnola alle Falkland, all’Iraq, all’Afghanistan. Da Francesco Bacone a Winston Churchill, a Margaret Thatcher e a Tony Blair. Le età elisabettiane. Età di «grandeur»? Il clima di eccitazione pro Windsor sta raggiungendo vette altissime.
Il professor Sergio Perosa, università di Venezia, anglista famoso, sorride al telefono: «Elisabetta prima? Elisabetta seconda? Quello di Elisabetta prima è stato un regno totalitario. Non mi pare che si possa dire altrettanto della attuale monarchia. Certo, Elisabetta prima fu a suo modo importante, costruì la grande nazione, costruì la grande potenza inglese, la affacciò all’Europa. Dunque viene ricordata con enfasi, giustamente. Il merito di Elisabetta seconda è stato quello di avere tenuto unito il Paese ed è quello di essere una sovrana flessibile che sa cambiare rotta quando è necessario e utile». Accostare le due età è azzardato? «Direi di sì. Fu un periodo di straordinaria fioritura e culturale quello di Elisabetta prima e lo è quello di Elisabetta, ma non andrei oltre».
Tutti ai piedi dei Windsor. Mai come oggi. L’età elisabettiana seconda vanta un record di consenso che forse la monarchia inglese e britannica non ha mai avuto. Gli scandali ci sono ma si dimenticano. Conferma il professor Perosa: «I Windsor sono bravi a mascherare e a nascondere, a superare le difficoltà. La regina è un punto di equilibrio e piace per questo. È a suo modo illuminata. Uno dei suoi meriti maggiori è senza dubbio l’avere saputo gestire l’integrazione di milioni di immigrati e di essere diventata anche la loro sovrana. Non è poco».
Forse, certe tradizioni e certi costumi ci fanno oggi sorridere. Ipocrisie: chi non butta l’occhio sulla tribù dei Windsor? Elisabetta seconda in pubblico sorride poco. Pare invece che in privato sia piuttosto allegra. Sembra gelida. Al contrario, dicono i biografi, è alquanto sensibile. È discreta e formale. Testarda fin da giovane quando se ne infischiò di Churchill e dell’arcivescovo di Canterbury che la sconsigliavano di dare l’assenso alle riprese televisive della cerimonia di incoronazione. Rispose: «È la mia corona, non la vostra». Dunque la Bbc fu ammessa. Poi, ha quel fiuto che le consente di cogliere come gira il vento.
L’ultimo esempio? I sudditi amano lei, Elisabetta, sopportano divertiti Filippo, rispettano Carlo e Camilla, adorano William e Kate, sono incuriositi da Harry. Ma tenete lontani gli altri membri dell’«azienda» reale. Allora «Lilibet», straordinario «amministratore delegato della monarchia» ha preso l’ultima decisione: alle celebrazioni del Giubileo accanto a sé vuole solo chi piace. Il nucleo stretto, in ordine di successione. I migliori di tre generazioni Windsor. Gli altri lontani. Furba: l’immagine conta. Altro che Elisabetta prima.
Fabio Cavalera